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Autore: Lucash99    18/09/2014    1 recensioni
Erano passati circa tre mesi da quel giorno speciale nel quale i ragazzi avevano salvato la loro amicizia finita sull'orlo di un precipizio, tutto era tornato alla normalità nel gruppo, che si era poi diviso durante le vacanze estive per ritrovarsi successivamente all'inizio dell'anno scolastico, Neiv non aveva più ripensato a quelle voci nella sua testa e si era lasciato quell'istante di malessere alle spalle, anche se in quel periodo non ne aveva compreso il significato. Dalla parte opposta c'era Dortmund, impegnato in tribunale per difendersi dalle accuse di corruzione, l'esito del processo era atteso impazientemente dai giovani giocatori di Cuballs di tutto il mondo, sarebbe stato un gran sollievo quello di sapere che colui che aveva cercato di bruciare Giv non avrebbe più messo piede ad alcun torneo.
Dopo 6 mesi arriva il continuo di "Cuballs", mi impegnerò al massimo con l'intento di soddisfarvi, emozionarvi e divertirvi anche in questa seconda storia della serie, buona lettura!
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cuballs'
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“Quella era la voce di Zadi, lei... é qui per me, per riavere me.”

 

Due entità che desiderano ardentemente incontrarsi si attraggono a vicenda e grazie alla forza sprigionata disintegrano ogni ostacolo, pure di dimensione mastodontiche, che a loro si frappone; se l’uno cerca l’altra o viceversa può capitare l’esito sperato non veda mai la luce, ma se entrambi si cercano allora la probabilità di successo è pressoché del 100 per cento. Zadi era a terra, segnata da una profonda ferita lunga tutta la gamba che però mai e poi mai l’avrebbe fatta demordere, che pure se di dimensioni mastodontiche non l’avrebbe potuta nemmeno lontanamente allontanare dal suo obiettivo; Giv era alla fermata del bus, distante eppure vicino all’amica, distante materialmente e vicino con la mente alla ragazza della quale, per poco ma per fin troppo tempo, aveva avuto un’idea sbagliata, pronto a correre... anche lui. Aveva in mano un ombrello prestatogli poco prima da un passante che aveva avuto compassione di lui, ma comprendendo che quest’ultimo l’avrebbe soltanto intralciato durante la ricerca lo gettò sul suolo lasciandolo in balia del vento e della pioggia; in balia delle intemperie era pure Zadi che, nel preciso istante nel quale il compagno partiva, si rialzava e si sforzava d'ignorare un dolore che invece si faceva sentire e non poco:

 

“Devo tirarmi.. chh... su, a questo stupido taglio ci penserò in seguito, adesso ho qualcosa di ben più importante da fare.”

 

E non erano soltanto loro ad inseguirsi, anche qualche altro impaziente si era mobilitato inconsapevole che sarebbe però rimasto a bocca asciutta:

 

«Signore si faccia da parte, abbiamo una situazione urgente da risolvere!»

 

Ma il lavoro purtroppo non transige eccezioni e se l’ordine é di non far allontanare nessuno allora nessuno s’allontanerà:

 

«Mi dispiace giovanotti, il mio incarico é di non lasciar passare alcuna persona e perciò, dovesse voi anche avere il compito di salvare l’intera umanità dallo sterminio totale, non potrò permettervi di trasgredire le regole. L’unico mio obiettivo é quello di evitare che i presenti mettano a repentaglio la propria salute facendo qualche imprudenza, ed inoltre dovreste anche afferrare che qualora vi succedesse qualcosa la responsabilità sarebbe esclusivamente mia, che subirei gli effetti negativi delle vostre scelte. »

 

Grey, facendo affidamento sulle sue abbondanti capacità nel dialogare, provava allora a persuadere quella guardia così lige al dovere:

 

«I nostri amici sono all’esterno dell’edificio e non sono dotati di alcuna protezione, quindi se intende davvero salvaguardare l’incolumità degli iscritti al torneo deve seguirci ed aiutarci nella nostra missione.»

 

Tentativi vani, l’uomo, che fingeva di essere un duro al proposito di tenerlo a bada, era irremovibile:

 

«Ragazzo, lo vuoi capire o no che non posso allontanarmi dalla mia postazione? Se non ci sarò io qui, chi svolgerà poi la mia mansione? Qui dentro ci sono tantissimi minori, compresi voi, ed é proprio per loro che sono state adottate certe misure di sicurezza.»

 

Udite quelle parole l’adolescente sembrava voler ancora insistere:

 

«Anch’io sto parlando di minori, i miei compagni sono soli per strada ed io non so...»

 

Ma dopo pochi secondi, comunque consapevole di aver agito per un buon proposito, riuscì a mettersi per un istante nei panni della persona che aveva di fronte e ad accettare la realtà dei fatti:

 

«No... ha ragione lei, li aspetterò pazientemente davanti a questa porta, spero almeno questo mi sia concesso.»

 

L’uomo lo guardò negli occhi e percepì subito qual era il suo stato d’animo, dai suoi 190 centimetri si calò alla sua altezza e allo scopo di incoraggiarlo gli poggiò una mano sul capo:

 

«Ti compatisco ragazzo, non é affatto bello stare in pena per chi ti sta a cuore, però devi farti forza ed avere fiducia in loro, sono sicuro che presto torneranno perché non vorrebbero mai provocarvi sofferenza. Lo avessi saputo prima sarei subito corso in loro aiuto, ma ora come ora non posso rendermi utile in alcun modo, e se devo dirti la verità... mi piange il cuore quando mi trovo con le spalle al muro come adesso e non posso soccorrere chi è in pericolo, perché è stato proprio per questo ideale che ho scelto di intraprendere questa carriera. »

 

Grey, con gli occhi colmi di lacrime, annuì e si voltò poi all’indirizzo di Gord e Mino comunicandogli:

 

«Voi potete tornare sugli spalti a seguire il duello di Oster e Boost, io rimarrò qui per un po’.»

 

E così mentre il giovane dalla capigliatura color cenere illustrava l’intera vicenda al suo nuovo conoscente, gli altri due che erano con lui andavano a farsi spazio tra i supporter dell’Oster Fan Club per continuare ad assistere al match in corso che era intanto entrato nel vivo:

 

«Scatena un tornado sotto di te così da cominciare a fluttuare nell'aria!»

 

La giovane non possedeva una Cuball dotata di simboli speciali o di mosse particolarmente potenti, eppure riusciva a colmare il divario con i cubi rivali grazie ad un ingegno molto sviluppato che le permetteva di sfruttare abilità di un certo genere in maniera completamente differente, un esempio lampante era quello del ciclone, tipicamente offensivo, adoperato per far divenire la propria Cuball mobile e dunque ardua da colpire: "caro Boost, potrai anche essere il più forte della classe sulla carta, ma sul campo é il mio spirito da guerriera a vincere!"

 

La sua controparte tentava in vano di centrare il bersaglio i quali movimenti si facevano ogni volta più imprevedibili:

 

«Usa un missile esplosivo... ancora un altro ed un altro!»

 

Nessun attacco si concretizzava, ogni iniziativa risultava velleitaria ed Oster aumentava progressivamente il ritmo della sfida:

 

«Collega, beccati questa serie di razzi!»

 

Ognuno partiva da una posizione diversa e prendeva una direzione diversa, Boost non aveva neppure il tempo di riflettere che il suo cubo veniva colpito da una scarica di colpi, aveva in mente di usare i suoi scudi ma non sapeva né quando né in quale momento farlo, stava finendo completamente nel pallone... mentre la sua avversaria ammirava invece lo svolgimento dello scontro con espressione compiaciuta; nessuno lo aveva mai messo alle corde in quel modo, nemmeno il tremendo ed invincibile Dortmund, nessuno... esclusa una sua inesperta coetanea che era al suo primo torneo ufficiale e che aveva da poco avviato la sua avventura di "cuballer". Poteva essere la fine, poteva concludersi dinanzi ad una scarica di razzi il viaggio del possente adolescente nel Cuballs International Tournament, e quando in un duello di Cuballs sta per giungere l'epilogo rimane sempre e soltanto una soluzione... rischiare il tutto per tutto effettuando la trasformazione:

 

«In sfera!»

 

Ironia della sorte... l'unica scelta possibile si rivelava essere pure la più geniale, la palla che rimbalzava in maniera casuale da un lato all'altro del terreno di gioco bloccava alcuni dei missili sparati dall'oppositore schiacciandoli sulla parete e facendoli ripartire a velocità raddoppiata, così da arrecare danni ed inoltre bloccare la sortita dell'altro cubo. Grazie ad un fattore intermedio, inaspettato dallo stesso Boost che aveva gridato l'ordine esclusivamente perché obbligato, il contesto era adesso stato stravolto e chi era prima avvantaggiato si ritrovava a questo punto a doversi tirare fuori da un bel guaio, ma Oster non era affatto una sprovveduta ed infatti precedentemente non s'era esclusivamente goduta un gradevole spettacolo dove era stata temporaneamente padrona della partita, ma aveva anche elaborato un'efficace contromossa utile per difendersi ed aggredire in rapida successione, e questa contromossa nient'altro era che il solito ciclone, stavolta quindi adoprato come mezzo per respingere l'assalto altrui:

 

«Scatena di nuovo la tromba d'aria e rispedisci quei siluri al mittente!»

 

Si fermò per un istante e poi aggiunse:

 

«Che in verità non è proprio il mittente perché... in origine li avevo lanciati io e perciò... e perciò... e perciò lasciamo perdere questa riflessione.»

 

Oltre la simpatica scena c'era assolutamente da sottolineare il triplo utilizzo, ogni volta per uno scopo differente, del tornado, prima impiegato come supporto per il proprio cubo e poi in contemporanea come scudo e spada; e mentre Boost incassava una vera e propria "raffica" di cannonate, lei coglieva anche l'occasione per scherzare sul corrente andamento della gara:

 

«Collega, farai meglio ad usare meglio il tuo cervello, mi sembra leggermente assonato.»

 

Il cervello di cui qualcun altro si serviva molto bene e, contrariamente a ciò che spesso si insinua, in perfetta collaborazione col cuore, che le permetteva di proseguire nonostante i tagli presenti sul corpo e nell'animo, perché una volta caduti non si può restare a terra a fissare le proprie ferite, queste non guariranno con lo sguardo, anzi faranno solo più male, conviene rialzarsi e puntare all'orizzonte... dove c'è qualcosa di più bello che le farà dimenticare; due amici che miravano allo stesso obiettivo, allo stesso fine, ad incontrare l'altro che credevano d'aver perduto, non concependo che era invece impegnato nella stessa ricerca e che era anch'egli pentito per gli errori commessi, e in un litigio ognuno commette errori... ma é nella fase nella quale occorre riappacificarsi che li si è compresi e rifiutati, che si è volenterosi di abbatterli per finalmente oltrepassare quel muro che divide da chi ne ha malauguratamente pagato le conseguenze.

 

«Zadi... io vorrei dirti che... »

 

Venne immediatamente interrotto:

 

«Giv... sono qui non a nome mio, ma a nome di tutti coloro che avvertono la tua mancanza, a nome dei tuoi compagni preoccupati per ciò che ti potrebbe accadere e che vedono in te una parte di loro che non vogliono sparisca nell'oblio, perciò... se anche tu non volessi perdonare me e non volessi rivolgermi più la parola io lo accetterei, però fai marcia indietro... sono sincera... fallo per loro, ti supplico.»

 

Qualche lacrima, mista a pioggia, scorse sul suo viso e commosse colui che l'aveva perdonata già da tempo e che ora più che mai desiderava riabbracciarla, colui che per rendere quell' attimo ancor più speciale un'ultima volta voleva sottoporla ad una prova:

 

«No, attualmente non m'interessa nulla delle loro motivazioni, io pretendo ricevere le tue scuse e rilevare il dato che farebbe meritarti la mia assoluzione.»

 

Colse la vena comica di certe dichiarazioni, dove Giv pretendeva addirittura scoprire se lei meritasse realmente "l'assoluzione", ed accettò la sfida facendosi trovare con la risposta pronta:

 

«Questa basta per farti realizzare che tengo molto a te?»

 

Affermò con tono provocatorio indicando la recente lesione, ed oramai sì... entrambi lo avevano realizzato, avevano realizzato di esser voluti bene:

 

«Adesso ti riconosco, sei tornata ad essere quella di sempre... la vera Zadi che io conoscevo. Mentre ero solo ho meditato molto ed ho capito... che siamo stati due stupidi.»

 

Si unirono in un abbraccio, erano finalmente tornati ad essere quelli di sempre, erano tornati a scherzare, a sorridere ed... a volersi bene, che era il principio dal quale il resto delle belle sensazioni nascevano e che non sarebbe dovuto mai più venire a mancare, e adesso sì, si poteva fare marcia indietro, si era tornati alla normalità.

 

Mentre l'acqua si posava ancora sui loro capi, la nebbia s'era invece pienamente diradata, quasi come fosse stata davvero sconfitta e distrutta dal loro ardente desiderio di rincontrarsi che aveva trionfato su ogni peripezia, su ogni intralcio; si camminava... ma senza fretta, ora il cammino era chiaro, come era il loro legame, ora non c'era nessuno da salvare, ci si poteva godere con calma quei minuti, ci si poteva rilassare in attesa di fondersi nuovamente col resto del gruppo.

 

«Dà l'impressione di bruciare molto quella, eppure non hai né emesso lamenti, né fatto smorfie per il dolore, come mai?»

 

«Il graffietto sulla mia gamba? Fa appena il solletico e poi... di solito piango per problemi ben più gravi, non per le sciocchezze.»

 

Era strano irridesse le sue stesse debolezze che fino a poco prima l'avevano fatta star male, ma era forse proprio quello il primo passo da compiere per debellarle e farle diventare solo un vecchio e brutto, ma forse neppure troppo brutto dato che se ne faceva beffe, ricordo.

 

Tutto può sfuggirti in pochi istanti ed un'atmosfera quasi idilliaca può divenire catastrofica senza neanche un preciso motivo, un episodio sgradevole tira l'altro e succede che da un piccolo screzio viene a formarsi un disastro di dimensioni colossali che in un batter di ciglia ti allontana da quel che è realmente importante per te, dalle persone più care che possiedi, queste sono le conseguenze del non saper gestire gli eventi; ma stavolta no, i due interpreti non avevano lasciato libertà di manipolazione ad elementi interni ed esterni, non erano stati succubi delle loro fragilità, ma avevano al contrario reagito decidendo di modellare il loro destino con le loro stesse mani e non con quelle degli altri, avevano ripudiato quelle loro stupide debolezze servite quasi soltanto a minacciare la loro tranquillità e ad intralciarli nella prosecuzione del loro stupendo legame, quasi... perché in fondo li avevano anche ulteriormente forgiati nello spirito per il futuro. Perché se é vero che le debolezze causano afflizione e creano tanti dubbi in chi le possiede, è forse anche vero che in molti casi, dopo eliminate, aiutano chi ha convissuto con elle a crescere ed a prevenirle nel caso si riproponessero di nuovo facendo ancora una volta la corte; sono come una malattia, che alla prima occasione coglie alla sprovvista, ma che alla seconda e alla terza viene contrastata dal vaccino che abbiamo iniettato per combatterle, il vaccino contro le debolezze è lo studio delle stesse e dei suoi sintomi, da riconoscere subito nel caso in cui venissero a bussare alla porta del nostro cervello così da farle intrattenere sul pianerottolo fino al momento nel quale non avranno appreso che ogni tentativo di conquista è vano; Zadi e Giv erano tornati ad essere felici, e forse l'aver vissuto la sensazione opposta faceva apprezzare ancor di più a loro quella felicità, che sembra così comune quando la si possiede ma così rara quando si allontana da noi, perché ogni attimo, persona o cosa non ha un effettivo valore, ma assume quello che noi vogliamo attribuirgli, ed è per questo motivo che un individuo che ha sempre condotto un'esistenza serena ed agiata non potrà mai spiegarsi il sorriso di un povero che, pur guadagnando meno di lui, si è dichiarato in certe occasioni allegro; a fare la felicità non sono i soldi e forse, anche se sembra un paradosso, neppure la stessa felicità, è avere di più di quello che si aveva prima che fa la vera felicità.

 

Una ragazza bussò alla porta d'uscita dello stadio, l'uomo che era di fronte a quest'ultima le fece spazio e lei, alla visione di Grey, volle esordire con fare burlesco:

 

«Ho raccattato... questo vagabondo!»

 

Il suo compagno di scuola era però troppo entusiasta e non stette neanche ad ascoltarla, saltò dalla gioia e con grande euforia disse:

 

«Devo portare la lieta notizia a tutti, anche loro vorranno accogliervi!»

 

S'accorse solo un secondo più tardi, quando l'amica ormai sfinita dallo strazio si chinò sul pavimento, che era evidente sulla sua gamba una ampia escoriazione:

 

«Ma... la tua gamba sta sanguinando, va medicata immediatamente!»

 

Corse via veloce come una saetta, mentre la guardia Delph poté liberarsi di tutta l'ansia accumulata in quel periodo d'attesa:

 

«Non immaginate quanto sia sollevato adesso che siete qui, sono stato molto in pena per voi nonostante non avessi noto neanche il vostro nome. Grey mi ha raccontato quel che oggi vi ha coinvolti e... devo dire che mi ha colpito non poco, mi è dispiaciuto non poter essere stato a voi di sostegno. Quello che posso assicurarvi invece é che potete contare su una persona dal cuore d'oro, non l'ha mai sfiorato l'idea di abbandonare questo luogo, ha pazientato per minuti e minuti senza mai abbandonare la speranza, ha sempre creduto in voi ed avete avuto modo di ammirare quale reazione ha avuto alla vostra vista, tenetevelo stretto uno come lui, è raro incontrarne di così giusti e premurosi.»

 

No, non erano frasi di circostanza quelle, Delph le aveva enunciate con consapevolezza, aveva voluto inviare loro un messaggio significativo che suggeriva di non eseguire la sua stessa ingenuità, la sua ingenuità costatagli fin troppo cara in passato: "non ho avuto il fegato di narrare a questi piccoli di quel fatidico giorno, quando da imbecille patentato consentì a Huffson di avventurarsi da solo nel bosco in cerca della cena abbandonandolo agli animali che lo popolavano e che poi lo sbranarono, li avrei soltanto traumatizzati e non lo meritano. Quell'estate in campeggio mi segnò indelebilmente e fu da allora che volli intraprendere questo mestiere con l'aspirazione che nessuno più pagasse con la vita delle banalità, la vicenda di oggi rievocava in me quella terribile sera ed ero terrorizzato al solo ipotizzare una stessa tragica risoluzione, nascondevo la terribile angoscia per non caricare d'ulteriore pressione il giovanotto, ma ammetto che più trascorreva il tempo più mi sentivo mancare, fortunatamente il finale è stato lieto ed è l'unica cosa che realmente conta. Sono bambini all'apparenza, ma sono già assai maturi, non come lo ero io, non inciamperanno in tali leggerezze."

 

Già, i "bambini" non meritavano un'altra mazzata, era meglio tenerle segrete certe notizie lasciando loro il diritto di celebrare quel tanto agognato ricongiungimento senza troppi tarli per la testa, anche se prima di qualunque festeggiamento c'era un arto da medicare:

 

«Dov'è la paziente?»

 

L'infermiera si diresse verso di lei, si piegò sulle ginocchia ed iniziò ad analizzare l'abrasione, rimase esterrefatta:

 

«Come ti sei procurata una roba di tali dimensioni?»

 

«Ha strisciato lievemente sull'asfalto bagnato, ma non ne farei una tragedia.»

 

Lei si sforzava d'ignorare totalmente il fastidio impersonando il ruolo della temeraria, mentre l'operatrice sanitaria la invitava invece a non prendere esageratamente "sotto gamba" la faccenda:

 

«Nemmeno io ne farei una tragedia, ma ti consiglio comunque di non sminuire troppo un taglio simile, ha bisogno di essere disinfettato immediatamente. E ti consiglio anche di cambiare quella maglia fradicia, altrimenti domani rischierai seriamente di lottare con le coolballs.»

 

Zadi rimase basita:

 

«Una freddura nel vero senso della parola, una coolballs... che signorina simpatica.»

 

La simpatica signorina poi dopo aver spruzzato lo spray e stretto la fascia si congedò da loro:

 

«Ah, converrebbe anche al tuo... uhm... fidanzatino cambiare la maglia. Leice vi saluta!»

 

Abbondantemente divertita deviava cambiando direzione, e Zadi nel frattempo poneva quesiti esistenziali:

 

«È mai possibile che ogni ragazzo e ragazza debbano sistematicamente essere inquadrati come fidanzati? Forse sono i film che abituano a questo tipo di pensiero, ma attenzione... perché poi senza accorgersene si diventa come Gord.»

 

Delph ridacchiava:

 

«Haha, non dipende da ragazzi e ragazze o da fidanzati e fidanzate, Leice si comporta così in ogni occasione, lei adora punzecchiare chiunque le capiti a tiro. Da quando sono entrato in questo staff, rivoluzionato successivamente al caso Dortmund, ho incontrato persone meravigliose e semplici come me, ognuna con delle particolarità e con una storia diversa alle spalle, una delle più incredibili è stata proprio Leice, ho potuto subito avvedermi del fatto che è la meno seria dell'intera banda ed è proprio per questa sua caratteristica che è amata da tutti.»

 

Successivamente alla breve parentesi sulla sua socia sollecitò i due adolescenti a muoversi:

 

«Adesso credo ci sia qualcuno voglioso di rivedervi, o sbaglio?»

 

Zadi si mise in piedi con un lesto balzo, perseverando nel suo voler sottovalutare la lesione, e incitò Giv ad emularla:

 

«Dovrei essere io quella lenta e non tu, su svegliati!»

 

Il compagno le andò dietro, nel tragitto svelò la ragione per cui si era precedentemente distratto:

 

«Prima stavo riflettendo, mi chiedevo cosa fosse tanto esilarante in culballs? Aver aggiunto una elle era esilarante?»

 

Lei rimase allibita di fronte a tale domanda ed era ora divisa fra due forti tentazioni, poteva immedesimarsi nell'arrogante maestrina d'inglese oppure scegliere la più classica, da lei sempre gradita, via del sarcasmo; inevitabilmente optò per la seconda, come al solito troppo allettante:

 

«Già, chissà dove era situato l'umorismo in culbals... figurati, l'ho giudicata simpatica puramente per non risultare sgarbata e per darle soddisfazione.»

 

«Lo immaginavo.»

 

La sua missione era stata portata a termine, Giv ci era cascato in pieno:

 

«Complimenti sinceri, stai per farmi rimpiangere la vecchia versione di Gord.»

 

"Il sarcasmo consiste nel fingere di prendere in seria considerazione un'affermazione ritenuta errata per sottolinearne l'assurdità, come potrei non adorarlo?"

 

Zadi aveva rinnegato Giv, Delph si era curato troppo poco della protezione del più giovane ed inesperto Huffson, la prima lo aveva perso temporaneamente, il secondo purtroppo permanentemente, entrambi non s'erano accorti di quanto fondamentale fosse l'altro per loro, solamente posteriormente a determinate inadempienze avevano imparato l'essenziale lezione: non sottovalutare ciò che oggi possiedi, perché quando un domani te lo vedrai sottratto non potrai fare altro che piangerlo, conviene che lo valuti giustamente quando sei tu a detenerlo e non soltanto quando lo hai smarrito, a quel punto potrebbe anche essere tardi.

  
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