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Autore: Engel_Aranel    19/09/2014    1 recensioni
Questa merda di nebbia non mi permette di vedere dove sto andando. Sto guidando lentamente mentre lo sfrigolio della radio mi tiene compagnia. Non si vede nulla. Sembra di essere immersi nel vuoto più totale. Non ho idea di dove mi trovo in questo momento, ma continuo a proseguire lungo la strada che man mano prosegue dentro la nebbia. Non ho idea di quanto tempo mi ci vorrà, ma tanto non ho fretta. Anche se ancora non capisco come merda ho fatto a ritrovarmi in questa situazione del cazzo.
Genere: Azione, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Questa merda di nebbia non mi permette di vedere dove sto andando. Sto guidando lentamente mentre lo sfrigolio della radio mi tiene compagnia. Non si vede nulla. Sembra di essere immersi nel vuoto più totale. Non ho idea di dove mi trovo in questo momento, ma continuo a proseguire lungo la strada che man mano prosegue dentro la nebbia. Non ho idea di quanto tempo mi ci vorrà, ma tanto non ho fretta. Anche se ancora non capisco come merda ho fatto a ritrovarmi in questa situazione del cazzo.

Domani ho gli esami di maturità e non dovrei proprio essere nel bel mezzo del nulla alle tre di notte, ma alla fine chissene importa, sono la più brava della classe, non possono bocciarmi proprio all'esame!

La ragazza accanto a me si lascia sfuggire un lamento mentre si sistema sul sedile mantenendo gli occhi chiusi, credo sia stata vicina a collassare, ma per fortuna è viva.

«E' colpa tua se sono in questa merda!» esclamo anche se so che non mi sente e batto i palmi sul volante nervosa. Comincio a perdere la calma, non capisco dove mi trovo e ho bisogno di dormire.

Dopo circa un'altra mezz'ora, in lontananza, compaiono alcune luci sfocate mentre la nebbia inizia molto con calma a diradarsi. Ora posso vedere qualche metro di strada davanti a me. Sento un grugnito provenire dal sedile accanto a me e quando mi volto vedo Carolyn che finalmente si è svegliata.

«Dove...dove siamo?» Domanda strofinandosi gli occhi.

«Dove siamo? E che cazzo ne so io?» Le rispondo senza alzare troppo il tono mentre lei mi guarda confusa.

«Carolyn, non ne ho idea, siamo immersi nella nebbia da ore ormai...» Aggiungo poi.

«Ma cosa ci facevi tu lì?» Domanda poi.

«Non ci facevo un cazzo lì, mi hanno chiamato per venirti a recuperare! Di quanta roba ti sei fatta stasera?» Rispondo cominciando ad alzare i toni.

«Io... non lo so...» Ammette tornando a guardare la strada davanti a se e ravvivando alcune ciocche dei suoi capelli ramati.

«Ecco, appunto.» Chiudo il discorso non volendo più aggiungere nulla.

«Evelyn...» Mi chiama con voce bassa.

«Cosa c'è?».

«Mi dispiace e... grazie.» Quasi sussurra.

«Sono o non sono la tua migliore amica?» Le ricordo.

«Già, ma hai un sacco di pazienza con me...» Continua forse ancora sotto l'effetto dell'alcool o di qualche altra sostanza. «Io non ho mai fatto nulla per te, oltre che rovinarti le serate come stasera...».

«Tranquilla, Rob mi stava già troppo appiccicato per i miei gusti...» Commento.

 

Finalmente, dopo altri svariati minuti di totale silenzio, il cartello di Schwerin ci accoglie nella città.

«Era ora! Cominciavo a dare i numeri!» Esclamo esausta dirigendomi verso casa nostra.

«Quanto ci abbiamo messo?» domanda Carolyn.

«A tornare? Tre ore e qualcosa... Non ho guardato bene l'ora quando siamo partite...» Rispondo mentre lei mi osserva con gli occhi spalancati.

«Così tanto?!» Esclama. «I ragazzi ci hanno messo un'oretta e mezza...» Aggiunge poi.

«Caro, i ragazzi con cui sei andata l'avranno fatta ai 300 chilometri orari, io non ho potuto grazie a questa bellissima nebbia che è scesa e che si è decisa a farmi vedere qualcosa solo negli ultimi due chilometri.» Rispondo decisa.

«Oh...» Sospira quando ormai sono parcheggiata davanti a casa nostra.

«Forza, scendi! Vediamo di recuperare almeno un paio d'ore di sonno prima degli esami...» Lei spalanca gli occhi.

«Merda! Sono domani?! Non ho studiato un cazzo!» Esclama lasciandosi prendere dall'ansia.

«Ma se non hai aperto libro fino ad ora e ti è andata sempre alla stragrande!» Le faccio notare io mentre apro la porta dell'appartamento ed entriamo.

Carolyn è sempre stata una di quelle ragazze che non ha mai avuto bisogno di aprire un libro, ma a cui basta sentire la spiegazione di un professore per stamparsi le informazioni nella testa. Io, invece, sono costretta a passare un paio d'ore sui libri prima di farmi entrare qualcosa in zucca, ma almeno non mi pesa la cosa, mi piace imparare e avere buoni voti tanto quanto amo andare alle feste e agli eventi della zona. Qui ci conoscono tutti, non inizia una festa se non ci siamo io e Carolyn, anche se sinceramente non ne capisco il motivo.

«Buonanotte Caro!» Le dico entrando nella mia stanza mentre lei entra nella sua.

 

La sveglia suona e maledico mentalmente Carolyn per la nottata quasi in bianco. La spengo strofinandomi gli occhi e poi mi alzo andando in bagno. Faccio una doccia veloce e mi vesto. Guardandomi allo specchio noto due spaventose occhiaie sotto i miei occhi che forse è meglio coprire un po', così prendo la trousse e inizio a mascherare le ore mancate di sonno.

Sento un rumore dall'altra parte del muro, così corro a vedere. Caro è seduta a terra mentre si massaggia il ginocchio.

«Cosa diamine è successo?» Domando.

«Sono caduta dal letto, merda!» Scoppio in una rumorosa risata sotto il suo sguardo omicida.

«Forza muoviti, mezz'ora e dobbiamo andare!» L'avviso.

Scaduto il tempo siamo entrambe nella mia auto dirette verso la scuola. L'ultima volta che varcheremo quel portone, mi auguro.

«Cazzo, ho paura di non spiccicare parola...» Commenta Carolyn.

«Ecco, vedi di farlo allora perchè se cominci a parlare come una mitraglia che nessuno può fermare, ti ammazzo con le mie mani.» Affermo nervosa.

«Hey! Ma tu da che parte stai?».

«Dalla tua, ovvio, ma detesto quando dici così e poi esci con il massimo dei voti!» Rispondo chiara.

«Questa volta non credo...» Aggiunge, beccandosi una mia occhiataccia mentre chiamano il mio nome.

«Augurami buona fortuna!».

«In bocca al lupo Ev!» Urla mentre entro nell'aula che ospiterà gli esami orali quest'anno.

 

Mi tengono dentro tre lunghissimi quarti d'ora, ma alla fine la signora Meyer mi fa cenno di uscire accompagnato da un sorriso incoraggiante.

«Cazzo!» Esclamo appena uscita «L'hai fatto tu questo solco?» Domando ironica a Carolyn che sobbalza, tornando poi a fare avanti ed indietro per il corridoio. «Rilassati...» aggiungo abbracciandola velocemente prima che chiamino il suo nome. Entra nella stanza in piena ansia. Ha davvero paura, possibile? L'aspetto fuori sedendomi su una delle sedie poste in fila apposta per chi aspetta amici oppure il proprio turno. Arriva un ragazzo di corsa e con il fiatone, se non sbaglio è Josh.

«Chi c'è dentro?» Domanda senza neanche salutare.

«La Koch» Rispondo chiamando Carolyn per cognome.

In classe ci siamo sempre fatti i cavoli nostri, nessuno ha imparato i nomi degli altri, conosciamo i cognomi solo perchè i professori ci chiamavano così, nulla di più. Non siamo stati la classe più socievole della scuola, ma almeno eravamo quella che aveva meno problemi.

«Oh, meno male, sono arrivato in tempo!» Sospira sedendosi accanto a me, ma lasciando una sedia libera.

«Per un pelo direi...» Sussurro mentre mi avvicino a Carolyn che esce quasi con le lacrime agli occhi.

«Hey, che è successo?» Chiedo a Caro mentre si lascia abbracciare e sento la Meyer chiamare Josh.

«Non lo so, non sono andata un granché...» Commenta.

«Cosa vuoi dire?».

«Che ho paura di non essere passata...».

«Mi stai prendendo in giro? Se bocciano te devono bocciare tutta la classe!» Esclamo per farla ragionare, non credo che il suo esame sia andato così male e poi dovranno pur tener conto dell'impegno di questi anni...

«Dai, torniamo a casa, tanto fino alla prossima settimana non abbiamo i risultati...» Le dico cingendole le spalle con un braccio e dirigendomi verso l'uscita. «Ti va di pranzare da qualche parte?» Domando e lei annuisce.

Mi fermo al primo fast food ed entriamo a mangiare. Detesto cucinare e questi posti sono adatti a me. Ordiniamo e in pochi minuti abbiamo tutto ciò che abbiamo chiesto. Non parliamo da quando siamo usciti dalla scuola e questa cosa m'innervosisce.

«Allora, dobbiamo decidere per il viaggio di maturità...» Provo a cominciare io.

«Se lo passiamo entrambe...» Commenta lei.

«Se inizi così ti porto ai Caraibi per affogarti nel mare!» Esclamo seria e sa che non sto scherzando.

«Scusa...» Mi dice e io annuisco «comunque te l'ho detto, i miei zii ci ospiterebbero a Los Angeles...» Aggiunge.

«Già, ma i soldi?».

«Chiedili ai tuoi, in fondo avrai passato la maturità, te lo devono!» Dice come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

«Non lo so, non ne sono molto convinta e poi non mi piace chiedere soldi, lo sai...».

«Sì, ma vuoi mettere una vacanza in quel di Los Angeles?».

«Già... Ci penso su, ok?» Rispondo mentre lei annuisce sorridendo.

 

Continuo a passeggiare per il salottino della nostra casa sotto lo sguardo attento di Carolyn. Sono agitata, queste cose mi agitano ogni santissima volta e il tutto perchè so che finiremo con il litigare.

«Allora? Ti muovi? Chiami o no?» Domanda Caro spazientita.

«Un attimo, lo sai che è una cosa delicata!» Affermo io come se dovessi affrontare chissà cosa, eppure per me era molto di più di qualsiasi mostro. Parlare con i miei era un impresa che superava qualsiasi cosa. Mi sarei buttata con il paracadute, avrei fatto il bagno in una vasca con degli squali, ma chiamare i miei l'avrei evitato molto volentieri. Digito il numero velocemente e premo il tastino verde prima che cambi idea. Il telefono comincia subito a squillare. Uno. Due. Magari non sentono il telefono. Tre. Quatt...

«Pronto?»La voce stridula di mia madre entra nel mio orecchio, procurandomi brividi lungo la schiena.

«Ehm, Ciao mamma...» Rispondo sempre meno sicura di ciò che sto facendo.

«Evelyn! Ciao tesoro! Come sta?».

«Ehm, tutto a posto. Ho finito ieri gli esami...».

«Oh e come sono andati?».

«Presumo bene, ma i risultati li avremo la prossima settimana.».

«Bene».

«E' proprio della maturità che volevo parlarvi...».

«Dimmi...» Il suo tono è più duro.

«Io e Carolyn pensavamo di andare a Los Angeles per il viaggio di maturità...» Le dico tutto d'un fiato.

«E?» Domanda aspettando che io prosegua.

«E beh, non ho tutti quei soldi.» Aggiungo sospirando.

«Non vorrai chiederli a noi?».

«Come se non ne aveste, avanti mamma!».

«Non se ne parla, lo sai quanto ci costi mantenendoti un appartamento?» Domanda.

«Avanti! D'accordo, io mi trovo un lavoro per mantenermi, così non dovrete più pagare l'affitto per me, ma voi mi pagate il viaggio!» Esclamo cercando di arrivare ad un compromesso.

«Non lo so, sai che devo chiedere a tuo padre...» Dice non del tutto convinta.

«E fallo allora!» Quasi urlo.

«Non è qui, Ev. Ma lo farò non appena torna a casa, d'accordo?» Chiede tranquilla.

«Va bene, ma chiamami subito dopo.» Dico poi riattaccando senza salutarla.

«Non mi pare il modo migliore di chiedere qualcosa...» Commenta Carolyn.

«Non ti mettere in mezzo tu, ha detto che deve sentire mio padre, sono fottuta.»

Io e mio padre non ci parliamo da un paio anni e se lo facciamo è sempre tramite mamma. Se n'è sempre fregato di me, preso dai suoi affari è già tanto se considera la mamma. Non ho mai ricevuto complimenti per i miei risultati, anzi, l'anno in cui sono stata bocciata ho dovuto sorbirmi una di quelle paternali infinite, urlava a squarciagola neanche avessi commesso un omicidio! È stata l'unica volta che mi ha rivolto la parola in questi ultimi due anni e facendolo ha azzerato la mia voglia di averci a che fare.

Sono stata bocciata in quarta per via di un giro di amici non proprio tranquilli e diligenti, avevo perso interesse nello studio passando i pomeriggi e le serate a fare festa. In quell'anno ho conosciuto Carolyn, siccome cambiando classe ho dovuto cambiare tutti i compagni, non che m'importasse più di tanto. Ci siamo subito attirate a vicenda, come quando due anime sono fatte per stare insieme non come amore, ma come amicizia. Siamo una l'opposto dell'altra, ci completiamo. Nel momento in cui ho bisogno di essere fermata c'è lei e nel momento in cui Carolyn ha bisogno d'incoraggiamento ci sono io.

«Quando lo saprai?» chiede Carolyn distogliendomi dai miei ricordi.

«Non ne ho idea, spero presto...».

«Io credo che accetteranno, è un'esperienza unica!» Esclama entusiasta «Fanculo! Te li anticipo io!» Conclude poi.

«Cosa? NO! Non mi anticiperai i soldi! Se poi mio padre non me li da? Come te li restituisco? Non ci pensare neanche!» Caro annuisce, ma sorride e questo non mi fa star tranquilla «Chiaro?» Domando per farle entrare bene il concetto mentre continua ad annuire.

«C'è una festa da Barney stasera...» Aggiunge cambiando argomento.

«Tu non eri quella preoccupata per gli esami?» Domando stupita del cambiamento nel giro di qualche ora.

«Sì, ma ormai sono andati, inutile star qui a deprimersi per il risultato, tanto vale uscire a far festa, no?» Dice allegra facendomi l'occhiolino. Effettivamente condivido il suo pensiero e sorrido di rimando.

«Allora cominciamo a decidere che mettere!» Ricambio l'occhiolino.

Corriamo velocemente verso le nostre camere, anche se so che tra pochi minuti Carolyn sarà nella mia con mezzo guardaroba dietro. È così che finisce ogni volta, ci dividiamo per scegliere gli abiti e ci ritroviamo nella mia stanza con vestiti e accessori sparsi ovunque mentre controlliamo le nostre crisi isteriche nel momento in cui non troviamo nulla che ci aggrada.

«Ev! Che ne dici?» Ecco, come non detto, Carolyn che entra con addosso un tubino scuro, ma che non mi convince, mentre in una mano a quattro o cinque grucce con altrettanti vestiti.

«Nah, è orribile! Perchè l'hai comprato?!» Chiedo facendo una smorfia di disgusto.

«A me piace! Ma forse hai ragione, non va bene per una serata come stasera...» Commenta rubandomi la visuale nel mio specchio per guardarcisi.

«Io pensavo ad una cosa del genere...» Affermo sollevando l'appendino che sorregge un vestito blu con una gonna larga leggera non troppo corta, ma comunque sopra il ginocchio.

«E' molto carino!» Esclama osservandolo nei dettagli, ammirando alcune pietre argentate che lo rendono più luminoso. Sorrido mentre do un'occhiata ai suoi.

«Metti quello nero!» Le dico indicando il secondo. «E indossa queste!» Le prendo un paio di scarpe con il tacco dalla mia scarpiera. Sono rosse con una catenella d'oro al posto del cinturino.

«Sei seria?!» Domanda incredula. Era da qualche mese che mi chiedeva in prestito quei tacchi e io non glieli ho mai lasciati. Detesto dare la mia roba agli altri, anche se si tratta della mia migliore amica, inoltre quello era il mio paio di scarpe preferito, quindi era ancora più difficile cederle a qualcuno anche solo per una sera, ma un eccezione non mi farà male.

«Sì, sono seria, tieni!» Le confermo porgendole le scarpe.

«Però cosa ci abbino?» Chiede poi con un'aria i supplica.

«Non ci pensare neanche! Le scarpe sono già abbastanza!» Esclamo capendo la sua intenzione di farsi imprestare qualche collana o pochette.

«Va bene, va bene!» Annuisce stringendo a sé le scarpe come se avesse paura che potessi cambiare idea.

«Thè, doccia e poi ci prepariamo... che ne dici?» Propongo vendendo Carolyn annuire e così facciamo. Andiamo insieme nella cucina e mentre io preparo uno scodellino con l'acqua, Caro recupera due tazze, lo zucchero e i biscotti.

Ci sediamo al tavolo tranquille mentre facciamo due chiacchiere sorseggiando il thè caldo. Poi alternandoci andiamo a farci una doccia, a vestirci e a prepararci. Ormai sono le otto e ci incamminiamo verso l'auto. Per arrivare alla casa della festa ci va una mezz'oretta, ma per abitudine è d'obbligo passare al pub lungo la strada. Facciamo sempre un veloce aperitivo prima di dirigerci alla festa di turno.

«Hey, Mark!» Saluto il ragazzone dietro al bancone del locale.

«Hey, ragazze! Festaccia stasera?» Domanda conoscendo già la risposta.

«Speriamo! Quelle di Barney non sono le migliori...» Commenta Carolyn.

«Ma se ci sarete voi sarà sicuramente stupenda!» Esclama ammiccando «Il solito?» Chiede poi cominciando a preparare due bicchieri e alcune ciotole con degli stuzzichini.

«Tu sì che ci conosci!» Aggiunge Carolyn mentre Mark prepara il suo spritz ed il mio mojito.

«Ecco a voi, ragazze!» Dice poi posando i bicchieri sul bancone davanti a noi.

Facciamo tintinnare i bicchieri urlando insieme un “Prost!” e cominciamo a bere. Ci facciamo preparar un secondo giro, poi paghiamo e salutiamo Mark, lui non è solo il nostro “barista di fiducia”, ma anche uno dei nostri migliori amici, se non un qualcosa di più. Usciamo dal pub e ci dirigiamo verso la casa di Barney.

 




RIECCOMI TRA DI VOI!
Ho aspettato dei secoli per un banner, alla fine la ragazza non so che fine abbia fatto e io non ho sbatti per farmelo ahahaha
Se qualcuna ha qualche idea e vuole offrirsi è ben accetta, cercatemi su twitter (@Engel_Aranel) così ne parliamo!
Per il resto eccovi una nuova storia con la speranza che possa piacervi e che riesca a portarla avanti in modo costante! Nel prossimo capitolo vi lascerò le foto di Carolyn e Evelyn!
Baci,
Aranel ♥
   
 
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