Distance: doesn't matter. ♬
34. Meglio prima che mai
Mentre Leila ripiegava paia di biancheria nella valigia aperta sul materasso, io ero alle prese con gli elastici: sparsi per la mensola, tra il filo attorcigliato dell'MP3, il Pokégear, il telefono e le mollette in disordine.
«Bye bye.» Strinsi al petto Mister Kori-Miro e Pikachu, prima di girarli su un lato e inserirli dentro la tasca esterna in basso dello zaino. Metà dei libri erano compattati all'interno, insieme alla pistola giocattolo.
«È strano dover mettere tutto via…» commentai, fissando il lampadario a campanula.
«Mi riviene in mente il nostro primo incontro» confessò la biondina, fermandosi un istante. Ancora qualche secondo di riflessione e tornò alla propria valigia.
Sembrava un tempo così remoto, eppure erano passati soltanto otto mesi. Mi sarebbe mancata la mensola alla portata del letto, la scrivania e il letto stesso. Chissà se la mia compagna del prossimo anno sarebbe stata silenziosa, oppure iperattiva. Chissà se nella mia vita, prima o poi, avrei rivisto gli occhi gelidi di Leila Blues… La avvolsi senza preavviso in un abbraccio di cui avevo veramente bisogno. Dopo un secondo di smarrimento ricambiò e gliene fui grata.
«Avete già messo via la roba?»
«Più o meno. La mia valigia non si chiude!» si lamentò Elena, a braccia incrociate.
«Saltaci un po' sopra, ahaha!» le consigliò Naomy, allegra per l'arrivo imminente delle vacanze. «Un'ora fa ho detto a Plusle di usare la mia come trampolino, ci sta ancora giocando.»
Trattenni un sorriso.
«Oggi espongono i tabelloni, no?» domandò Azuma, con curiosità.
Annuimmo tutt'e tre.
«Verso mezzogiorno, se non sbaglio» precisò Miky, avendoci sentite anche da qualche posto più a destra.
«Speriamo in bene.» Sospirai, gustandomi l'ultima cucchiaiata di budino alla crema dell'anno.
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«E fammi passare!»
«Levati!»
«Ehi!»
Si sentivano frasi di questo genere quando esposero i risultati in bacheca, dentro cupole trasparenti di vetro. C'era fila fin sopra la scalinata principale.
«Siena» mi sussurrò Jeanne, alle mie spalle. «Guarda tu per me, per favore.»
Annuii, ricordandomi quanto fosse sensibile l'udito dell'albina e la sua tendenza a evitare il caos.
«CE L'ABBIAMO FATTA!» Miky saltò così in alto, a braccia spalancate, che tra un po' arrivava al soffitto. «Ce l'abbiamo fatta!»
Arrancai fino al suo snello corpo che ancora saltellava. «Qualcuno bocciato?!»
«Nessuno!» gridò, in preda alla gioia e senza più fiato nei polmoni. «Siamo passati! Tutti!»
Saltellai anch'io, innalzando le mani. Era come se si fossero spalancate le porte del paradiso! Ci saremmo rivisti tutti! Un altro meraviglioso anno ci attendeva a braccia aperte!
Federico rimase in un primo frangente interdetto, poi rilesse con ossessiva attenzione. Cominciò a urlare dalla gioia: dopo tre bocciature, per qualche miracolo divino, ce l'aveva fatta. Abbracciò chiunque fosse nel suo raggio d'azione, un affettuoso Achille di passaggio compreso. Quando si trovò a stringere mia cugina, però, la sollevò da terra per poi stamparle un bacio sulle labbra dall'emozione.
«Allora?» soggiunse Naomy, quando riuscii a infilarmi fuori dalla massa spintonante e mi ritrovai nel corridoio delle prime.
«Siamo passati! Tutti!»
«È fantastico!» esclamò, battendo le mani. «Vicine anche l'anno prossimo, eh?»
«Ovvio!» risposi, quasi commossa.
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Mancavano una decina di minuti all'arrivo dei genitori. Dopo aver ritirato le pagelle saremmo andati, finalmente, a casa. Mi sarei riabituata a far colazione con brioche alla crema, svegliandomi alle dieci sul lettino a due piazze, con i raggi del sole che bussavano alla finestra?
Accarezzai il pelo azzurro di Shinx, accucciato sugli scalini accanto a me. «Chissà chi penserà a noi, eh, bello?»
«Guardate lassù!»
«Cos'è?»
«Un aereo!»
Le mie orecchie si drizzarono come antenne di Kricketot, in sincronia al mio Pokémon. Le eliche di un elicottero mimetico inclinato mulinavano aria nel cielo terso.
«Può essere…?» chiesi a me stessa, mentre si levavano borbottii e falsi pettegolezzi tra il mare di gente con il capo rivolto all'alto.
Venne calata una scaletta a pioli da cui scese un uomo dai capelli biondi e brizzolati, in divisa da servizio. Mentre il veicolo si avvicinava a terra i ragazzi avevano creato uno spazio per l'atterraggio, data la forte corrente che costringeva a ripararsi il viso con le braccia.
«Papà!» esclamai, sorpresa. Mi sentivo la protagonista assoluta in quel momento, mentre gli altri guardavano stupiti. Al vederlo, Moni si mise diligentemente in riga.
Piegò una mano in cenno di saluto, mentre balzava a terra con agilità. «Sono venuto a prenderti, Siena.»
Ero indecisa sulla reazione da assumere. Mi avvicinai, alzandomi sulle punte per dargli un abbraccio veloce e pratico: ci stavano fissando tutti.
«Un po' in anticipo.»
«Meglio prima che mai.»
Sorrisi, emozionata. Era tornato vivo anche stavolta e finalmente si era ritagliato un minimo di tempo per me.
«Se desideri, puoi tornare nella tua vecchia scuola. Penso di averti punita abbastanza, ormai.»
Trasalii, presa alla sprovvista. Pensai a tutti i miei nuovi amici. La mia classe, unica e insostituibile… I professori, un po' pazzi ma in fondo che non avrei mai sostituito… I corridoi, il refettorio pieno la mattina, le bandane… Non ero pronta a dare l'addio definitivo a tutto ciò.
«No.» Mostrai un sorrisino sereno, quasi spigliato, complice a quello sul musetto di Moni. «I want to go in this school!»
HO FINITO UNA LONG DI 34 CAPITOLI!!!!!!!!!!!!!!! Cioè, vi rendete conto?! *le somministrano un tranquillante*
Beh, è arrivato il momento di spiegarvi il significato del titolo.