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Autore: DarknessGirl_95    20/09/2014    2 recensioni
Questa fanfic parte dall'episodio 39!
Che cosa succede se Kisshu viene soccorso da una umana dopo essere stato abbandonato dai suoi colleghi per ordine di Profondo Blu? Chi è la sua soccorritrice?
Leggete per sapere e fatemi sapere cosa ne pensate! Grazie!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kisshu Ikisatashi/Ghish, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Kisshu era seduto su un tetto di un edificio e pensava alla sua umiliazione. Sconfitto e ferito da lui, il suo più acerrimo nemico che gli voleva soffiare la sua gattina.
Ora era immerso nei i suoi pensieri senza accorgersi che il proprietario dell'edificio, una ragazza per la precisione. Non si era nemmeno accorto che stava parlando ad alta voce nelle sue riflessioni.
-Gli umani sono creature stupide, rovinano la Terra con colate di cemento! Da migliaia e migliaia di anni la mia gente sogna di ritornare sulla Terra, il suo luogo di origine! I nostri amici e i nostri cari ci hanno mandato qui perché il sogno si tramuti in realtà! Finora io ho fatto tutto il possibile per non deludere le loro aspettative, mi sono impegnato al massimo! Eppure...nonostante i miei sforzi mi è andato tutto storto! I miei piani erano perfetti, studiati nei minimi dettagli affinché andassero a buon fine anche in presenza di nemici e ostacoli imprevisti! Come ho potuto fallire così clamorosamente?- riflettè affaticato dalla grave ferita che aveva al petto.
-Vuoi continuare ad autocommiserarti così?- disse una voce e lui inizia a guardarsi intorno senza capire da dove venisse, poi vede un albero accanto al tetto della casa e una figura che si muove appena. Era di sicuro una umana. E infatti...
-Avevano parlato che in un futuro non molto lontano gli alieni sarebbero tevenuti a conquistare il pianeta Terra ma non così presto! Non me l'aspettavo, così come non mi aspettavo che uno di loro fosse un perdente!- disse la giovane ragazza uscendo di li e salendo sul tetto.
L'alieno le rivolge uno sguardo di odio puro e fa apparire i suoi sai per ucciderla, o almeno provarci, ma appena si muove urla di dolore per la ferita. La ragazza lo guardava divertita e si avvicina a lui che cerca di trascinarsi il più possibile lontano da lei essendo vulnerabile e solo.
-Tranquillo...- gli disse lei per indurlo a fidarsi, ma lui non si sarebbe mai fidato di un umano.
-Cosa vuoi da me?- chiede l'alieno un po curioso, ma la sua diffidenza era più grande e quindi non si lasciava avvicinare.
-Sei preso piuttosto male! Vorrei provare a curarti se tu sei d'accordo...- rispose lei con sincerità. I suoi capelli neri danzavano al leggero vento creando sfumature di luce blu su quei capelli, a prima vista, neri come la pece. Gli occhi strani della giovane, rosso intenso, sembravano brillare di luce propria mentre con dolcezza scrutava i suoi occhi color giallo-ambra o giallo-oro.
-Sei un umana...- disse lui distogliendo lo sguardo ma appena torna a guardarla si ritrova a fare i conti con una scarpa proprio sul volto.
-Cosa vuol dire con questo "sei umana..."?- gli urla lei nervosa.
-Voi alieni avete una visione del mondo così limitata che mi stupisco di me stessa a essere venuta in tuo soccorso, quando voi invece, cercate di stermin...- viene interrotta da un rantolo dell'alieno. Si blocca e si volta a guardarlo vedendolo riverso a terra che ansimava e gemeva. Si avvicina a lui e lo prende tra le braccia ignorando le deboli proteste dell'alieno. Se lo mette sulle spalle e lo porta dentro all'edificio in una stanza da letto.
-Ora riposa e sta buono!- gli consiglia lei poi gli prende il braccio e infila un ago di una siringa di anestetico sotto la pelle arrivando facilmente alla vena.
-C...che mi stai...facendo...- sussurra l'alieno con sguardo stanco e cerca di ribellarsi ma inutilmente. Poco dopo si addormenta profondamente. Guardandolo la ragazza sorride e inizia a curarlo e infine lo copre per non fargli prendere freddo. Era dolce quando dormiva, non sembrava più l'alieno scorbutico e ribelle di prima, bensì un agnellino indifeso. Se ne va dalla camera e va in cucina iniziando a preparare un buon stufato per il suo ospite alieno.
Passarono le ore, e l'alieno iniziò a dare i primi segni di risveglio. Sbatte appena le palpebre e inarcò le sopracciglia poi aprì lentamente gli occhi. Il dolore era passato, non sentiva nulla. Muovendosi notò di avere ancora un ago infilato nel braccio collegato a una specie di bottiglia di vetro messa per giù con del liquido trasparente dentro, era un antidolorifico. Studiando un po gli umani aveva visto quelle cose solo in ospedale eppure quella sembrava la stanza di prima.
-D...dove sono...?- chiede ancora assonnato. Non se ne era accorto ma di fianco a lui, seduta su una sedia, la ragazza di prima lo guardava ancora sveglia e sorridente.
-Sei a casa mia! Fortuna tua che mia madre è un infermiera e mio padre un medico! Come ti senti?- tende una mano verso di lui ma lui rifiuta di farsi toccare.
-Sto bene...- risponde solamente guardandola con freddezza.
-Stai bene perché hai dell'antidolorifico in corpo...- dice sorridendo. Poi si alza e va via di li andando in cucina. Torna poco dopo con una grande pentola piena di stufato. Tira fuori vassoio e piatti e mette su un piatto dello stufato ancora caldo.
-Te lo riscaldato...assaggia...- gli porge il vassoio con piatto e cucchiaio. L'alieno, anche se molto diffidente, si mette seduto e inizia a mangiare senza dire nulla ma sembrava gli piacesse molto visto come lo mangiva.
-Vai piano...così ti soffochi!- ridacchia guardandolo ma lui nemmeno l'ascolta, era troppo impegnato a gustarsi lo stufato. Quando finisce la guarda e indica la pentola.
-Il gatto ti ha mangiato la lingua? Parla!- lo guarda sorridendo.
-Posso ancora, per favore...- chiede con falsa gentilezza, era umiliante farsi aiutare da un umano ma che altro poteva fare ora? Aspettare di guarire! Sospira mentre la ragazza si alza e gli porta altro stufato sempre sorridendo.
-Come mai eri lassù da solo?- cerca di intavolare una conversazione ma l+'alieno non le risponde. Continua a mangiare in silenzio ma con gusto.
-Ti terrò qui finché non sarai del tutto guarito!- sorride la giovane ma lui non vuole.
-Non mi farò aiutare oltre da una umana...- sussurra e finisce di mangiare.
-E invece si! Ti terrò qui finché non guarirai! Hai da ridire?- alza la voce e l'alieno la guarda sorpreso, perché tanta voglia di aiutarlo? Perché si ostinava così tanto? Non dice nulla ma si limita ad annuire.
-Molto bene! Allora, io sono Clio! Mi sono trasferita qui pochi mesi fa! E tu sei...- inizia a pensare dilettandosi ad indovina e per lo sforzo fa facce buffe, ma lo faceva apposta per farlo ridere e riuscì a fargli scappare una risatina da quelle sue labbra.
-Non sforzarti troppo!- ridacchia l'alieno guardandola poi le fa un leggero occhiolino con un sorriso sulle labbra un po più sincero. Poi si presenta atteggiandosi a grande alieno.
-Io sono il mitico Kisshu! Intelligente, bello e forte!- ride guardandola e presentandosi. Poi si rimette disteso.
-Ora riposa, nobile alieno!- gli sorride lei e se ne va dalla stanza.
Dopo qualche ora decide di vedere come stava ma appena apre la porta della camera in cui aveva portato l'alieno la trova...vuota...
"C-che è successo?!" pensa allarmata, ma non c'erano segni di combattimento né nientaltro che facesse pensare a un rapimento. E di certo non poteva chiedere aiuto alla polizia. Lui se ne era andato...
  
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