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Autore: Clawdia    20/09/2014    2 recensioni
La storia di Santana e Brittany dopo le vicende di "Insegnami ad Amare".
Tutti adorano le storie idilliche, perfette, in cui tutti si amano e vivono felici e sereni nel loro universo di cristallo vero? A quanto pare non proprio tutti. Vivere la loro vita insieme è tutto ciò che hanno sempre cercato e voluto, hanno lottato per il loro amore e continueranno a farlo sempre nelle loro strambe, complicate, divertenti, tristi, normali e pazze giornate. Perché chi ha detto che il matrimonio è la fine dell'amore non ha mai visto le due Signore Pierce-Lopez!
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Kurt Hummel, Nuovo personaggio, Quinn Fabray, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Insegnami a...'
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Il lavoro mi avrebbe presto ucciso. Ne ero convinta.
Non potevo continuare a barcamenarmi tra quelle cartacce, studiare i bilanci, controllare i cataloghi del nuovo anno e riuscire pure a stare in conferenza con i nostri soci europei.
ERA TROPPO. Ero sicura che sarei esplosa. Avrei preso lentamente fuoco a partire dalla mia coda dorata per bruciare completamente sino ai piedi e poi...BOOM. Di Brittany Pierce Lopez non sarebbe rimasto che un bel ricordo. 
Odiavo passare l'intera giornata in ufficio. Soprattutto a svolgere QUEI compiti.
Mi tenevano lontana dalla mia famiglia, dalla mia bambina, mi tenevano lontana da LEI.
Avevo dovuto lasciare Sanny ancora addormentata tanto mi toccava svegliarmi presto, ormai passavo sempre meno tempo con loro ed era tutta colpa di quel viaggio. O meglio...merito.
Avevamo incrementato le vendite, avrei a breve ricevuto un aumento considerevole nello stipendio e probabilmente per la prossima stagione ci saremmo ritrovate con dei disegnatori da urlo per la nuova collezione ma era veramente stressante. Mi ritrovavo catapultata lontano dalla mia realtà familiare, da un mondo che avevo cercato da tipo...SEMPRE.
Britt, stupida Britt. Avevo fatto così tante pressioni a San per costruire finalmente una nostra famiglia e poi mi ritrovavo a passare il tempo sommersa dalle carte. Tornavo stremata a casa quando ormai la giornata era passata e le mie due belle latine si piazzavano a guardare la televisione sul divano. 9 giorni su 10 io crollavo tra le loro braccia costringendo mia moglie a portarmi in braccio sino al nostro letto. Non che mi dispiacesse, solo che...quei turni extra mi stavano distruggendo lentamente. 
«Dai Britt, un ultimo sforzo!» mi gridò dall'uscio della porta una delle mie assistenti vedendomi con le mani tra i capelli e un espressione persa. «Ci provo Wendy.» sussurrai sofferente.
«Ancora due giorni e poi torneremo ai soliti orari. DAI!»
Alzò il pugno verso l'alto e poi continuò la sua camminata verso l'ufficio di un altra delle ragazze con in mano due bicchieri di caffè. ODDIO. Avrei veramente dato un rene per un caffè ma prima dovevo assolutamente finire il plico che stavo esaminando per portarlo a Sandy, l'unica in grado di salvarmi da quella situazione drammatica.
«Sandy ci sei?» ridacchiai premendo un pulsante dal telefono dell'ufficio ricevendo subito una risposta altrettanto disperata. «Più o meno. Tu?»
«Ho quasi finito questo suplizio. Posso passare poi?»«Sì. TI PREGO.»
Gridò afferrando stretta quella possibilità di svago e distrazione che l'avrebbe sicuramente aiutata a finire quella giornata decisamente fin troppo lunga.  
«Due minuti e arrivo!»
E furono veramente due minuti. Libertà. Gioia. Un volto amico in mezzo a tutti quei numeri, quelle curve di bilancio, quelle parole, quel...DIOS, pensai citando mia moglie.

«Giuro che se non finiamo subito con ste puttanate do fuoco all'ufficio!»
«SANDY!» le gridai accucciandomi sempre più sulla sedia che stava davanti alla sua ingombratissima scrivania. Le sue poltroncine erano sempre più comode delle mie, un ingiustizia per la quale San mi consigliava sempre di lamentarmi. Che deficiente!
«Britt son al limite della sopportazione...e così tu.» affermò guardandomi sbuffare chiudendo gli occhi per godermi ancora quella sensazione di pace che non sarebbe durata poi tanto.
«Già, ma almeno tu non ti stai perdendo le giornate della tua bambina.»
«Quello è vero ma non credere che George ci vada per il sottile. Litighiamo praticamente ogni giorno da quando son iniziati questi stupidi turni!»«Se ti può consolare anche Santana è abbastanza acida in questo periodo ma è colpa mia, non facciamo l'amore da almeno 5 giorni.»
«Nuovi record eh? Povera Santana, già me la vedo in crisi d'astinenza! Be pensa che io e G. non lo facciamo da ben due settimane!»
«Oddio...» esclamai seriamente colpita «Probabilmente tornerei ad essere una donna libera per un periodo di astinenza simile. Mi dispiace tanto!»
Sandy ridacchio quasi divertita scuotendo la testa.
«Tranquilla, stiamo insieme da quasi otto anni ormai è normale non darci più dentro come prima e non appena finiranno questi turni infernali mi farò perdonare. Non tutti abbiamo una Santana Lopez come compagna di vita!»
«Pierce Lopez.» rimarcai. Possibile che tutti si dimenticassero il nostro doppio cognome? 
Era veramente fastidioso. Io e San passavamo ore a ripeterlo a chiunque sbagliasse e in questa categoria rientravano perfino i nostri migliori amici. 
«Giusto. Giusto. A che punto sei?»
«Con i bilanci? Lasciamo perdere. Odio essere il pezzo grosso e dovermi occupare anche di queste cose! Era così semplice quando mi limitavo ai cataloghi...»
Sandy sbuffò probabilmente tornando indietro a quei giorni in cui ci divertivamo come pazze senza preoccuparci di tutti quei numeri che ora ci stavano lentamente uccidendo. 
«Perché non torni a casa prima? Ti copro io.»
«Grazie S. ma non mi sembrerebbe giusto. Anche tu hai qualcuno da cui tornare.»
«Ma non è certo una bambina! Immagino che San abbia bisogno di aiuto no?»
Sorrisi immaginandomela tirar fuori valanghe di panni dalla lavatrice che aveva imparato ad usare solo qualche mese prima o intenta a insultare il microonde e tutti i fornelli.
«Non se la cava poi tanto male.»
Sandy sgranò gli occhi facendomi letteralmente scoppiare in una risata liberatoria.
«Stiamo parlando della stessa donna? L'amore ti da alla testa!»
«Lei mi da alla testa!»
«Brittany ti prego. MIELE. Risparmiami.»
Si lanciò su di me ignorando le montagne di fogli che rotolavano giù dalla sua scrivania e prese a farmi il solletico. Cosa che io odiavo. E che lei sapeva bene. MALEDETTA.
«Basta...Basta...Sandy ti preg...MI ARRENDO.»
Nemmeno ci accorgemmo dell'uomko che si osservava sulla soglia della porta con quello sguardo deluso e allo stesso tempo divertito. Quando i nostri occhi incontrarono i suoi era ormai troppo tardi.
«Vi guadagnate da vivere così voi due? TORNATE A LAVORO.»
Alex non era mai così duro. E il tono tradì quella falsa autorità ma non ci lamentammo dopotutto stavamo veramente perdendo troppo tempo in chiacchiere. Ricomponendosi mi alzai per tornare al mio ufficio strascicando un debole "subito" che si perse tra le risatine sommesse di Sandy. Ancora qualche ora e sarei tornata a casa e giuro, GIURO che stavolta non sarei crollata sul divano come le sere precedenti.
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Santana
Mi crollò tra le braccia come ogni notte. 
Tornava ogni sera così tardi che appena toccato divano, appena lasciata la testa adagiata sul mio petto non riusciva nemmeno a resistere alla pubblicità che si intervallava tra una parte e l'altraa del film che io e Sara avevamo scelto. Si stringeva a me, mi lasciava un umido bacio sul collo e poi la sentivo rilassarsi completamente e addormentarsi su di me.
«Dorme?» chiese Sara a bassa voce voltandosi verso di me. Io annuì debolmente tentando di fare più silenzio possibile e subito la vidi sparire oltre la cucina. Sapevo già cosa stava andando a prendere, ormai la tenevamo direttamente al primo piano tanto eravamo preparate a quell'evenienza. Quando riapparve con la copertina non riuscì ad impedirmi di sorridere. Vedere quella nanerottola che si preoccupava di non far prendere freddo alla sua mammina stanca mi costava ammetterlo ma era una scena spaventosamente dolce.
«Abbassa un po' il volume non vorrei che si svegliasse.» sussurrai scostandole un ciuffo dalla fronte. Era così bella quando dormiva. Così tranquilla. Così pacifica. L'avrei guardata per ore, avrei perso tutta la mia giornata a stare al suo fianco a guardarla dormire.
Sapevo che lei lo avrebbe odiato, che avrebbe preferito resistere alle braccia di Morfeo per poter passare del tempo con noi ma a me non dispiaceva. Ero al corrente del duro lavoro che stavano svolgendo, di quei turni terribili e di quanto fosse stanca una volta tornata a casa, era logico che la supportassi anche così. Anche se lei pensava che cominciassi ad innervosirmi. Dios, forse pensava addirittura che di questo passo l'avrei lasciata.
Non l'avrei fatto nemmeno sotto costrizione.
Restammo così almeno per un altra oretta, almeno sino alla fine del film e al momento in cui Sara si fiondò in camera sua per dormire. Quella bambina riposava troppo poco per la sua età ma sapevo che sarebbe comunque rimasta sveglia, da sola, forse a leggere qualcosa per cui preferivo passare più tempo con lei piuttosto che svitarle la lampadina per costringerla a dormire prima. Come ogni sera portai Brittany in camera prendendola tra le braccia in un gesto che mi ricordava sempre la prima volta che eravamo passate per la porta di casa. 
Non ero amante delle tradizioni, mai stata, ma mi era piaciuto molto.
La posai delicatamente a letto o almeno ci provai dato che appena la sua testa sfiorò il cuscino vidi uno dei suoi bellissimi occhi blu aprirsi lentamente. Mugolò qualcosa che non compresi con la bocca impastata e quando finalmente mise a fuoco qualcosa riuscì anche a trovare la voce perduta.
«Che...che ore sono?» sorrisi guardandola stroppicciarsi gli occhi come una piccola bambina, proprio come Sara aveva fatto qualche ora prima quando della polvere le era finita in faccia.
«Mezzanotte...» sussurrai. 
«Oh no. Mi son addormentata di nuovo?»
Si lamentò, arrabbiandosi con se stessa mentre constatava di essere ancora vestita.
Io mi cambiavo lentamente senza distogliere gli occhi da lei, ancora confusa e rintontita dall'oretta di sonno che aveva assaporato.
«Amore tranquilla...» sussurrai ancora avvicinandomi finalmente e andandole a stampare un bacio sulla guancia. «Sei stanca, hai bisogno di dormire.»
«Mi sto perdendo tutto!» si lamentò mettendosi a sedere e incrociando le braccia al petto.
Era sinceramente dispiaciuta e la cosa mi faceva veramente sorridere. Lei notò quel mio compiaccimento e tentò di ribellarsi quando mi misi a cavalcioni su di lei, gentilmente.
Le presi il viso tra le mani e anche se avrei voluto baciarla con passione e farla mia, ora, in quel momento, con ancora quell'espressione da cucciolo bastonato, mi limitai a posare le labbra sulle sue dolcemente. Restammo così per quelle che mi parvero ore poi quando mi allontanai e le cinsi il collo con le braccia vidi finalmente gli angoli della sua bocca rivolgersi verso l'alto mentre avvertivo le sue mani sui miei fianchi.
«Ti stai rammollendo. Un tempo  se una ragazza ti avrebbe lasciata così tanto sola l'avresti lasciata dopo una manciata di giorni.» 
«Vero. Ma sai le cose son cambiate...» mormorai ridacchiando.
«Ah si? In che modo?»
«Sai mi son ritrovata in una cosina chiamata...matrimonio. 
Com'è che dicevano le promesse? In salute e malattia.» dissi imitando il vocione di qualche improbabile prete visto in tv i giorni precedenti. Brittany ridacchiò a sua volta unendosi alla recita.
«In ricchezza e in povertà!»«Meglio in ricchezza però!»
«Nella buona e nella cattiva sorte...» continuò la mia bionda facendosi più vicina e permettendomi di finire quella frase sulle sue labbra «Finché morte non ci separi.»
Ci baciammo. Un vero bacio. Uno di quelli che ti assorbono completamente.
Lasciai vagare le mani sulla sua schiena in estati, ammaliata da NOI.
«...che speriamo arrivi il più tardi possibile...» ansimò Britt spostandosi sul mio collo.
I brividi che mi percorsero il corpo furono veloci e quasi mi paralizzarono ma riuscì comunque a metterle una mano tra i capelli. «Molto, molto, mooolto tardi.»
Sussurrai roca. Ancora qualche bacio umido sino alla scapola e poi si fermò, tornano con i suoi occhi chiari sui miei. 
«Prometto che mi farò perdonare.»
«Ma finiscila! Non hai nulla di che scusarti, lavori e porti a casa i soldi come tutti e poi io ho sempre avuto molto più tempo libero di te!»
«Ma mai così tanto.» si lamentò lei lasciandomi un altro bacio vicino al labbro inferiore.
«Oh andiamo. Ancora qualche giorno e poi ti riavrò tutta per me.»
«E per Sara!»
Solo quando la nominò capì la vera preoccupazione di Brittany. Le catturai di nuovo le labbra in un bacio che la fece mugolare di piacere prima di staccarmi e rotolare al suo fianco.
«Sara non è arrabbiata con te così come non lo sono io. Abbiamo voluto un figlio e non credere che mi dia fastidio il fatto che in questo periodo tu non sia presente.»
«Ma dovrebbe. E lei mi vede così poco...»«Lei ti adora. Ti mette ogni notte la coperta per assicurarsi che tu non prenda freddo Britt. Sara è una bambina sveglia, capisce perfettamente per quale ragione tu stia facendo tardi e sia sempre così stanca.»
«Mmmmm...»«A meno che tu non stia nascondendo qualcosa anche a me...»
Lanciai quella frecciatine per farla sorridere ancora, questa volta maliziosamente. Naso contro naso mi sporsi di poco in avanti per baciarla una volta, poi due, poi tre. 
«Non ne avrei proprio il tempo.»«EHI! Vuoi dirmi che se ne avessi mi tradiresti così?»            
 Brittany scoppiò a ridere vedendomi fare la finta offesa, sapeva bene che stavamo giocando al nostro solito gioco. «Oh be non con la prima che passa. Magari con una rossa...»
«Una rossa? Da quando abbiamo queste passioni? Mi devo preoccupare?»
«IDIOTA.» disse dandomi un pugno alla spalla. Ma non feci in tempo a gridare per il dolore, o almeno a fingerlo che la sua bocca me lo impedì. DIOS quanto la amavo!
«Sai bene che sei l'unica donna che voglio.»
«Idem» sussurrai al suo orecchio ricevendo però in cambio un altro colpo, questa volta al petto. «AHI. E ora perché?»«Non si risponde idem ad una frase così!»
«Ti faccio vedere io come si risponde!»
E glielo feci vedere. Oh se glielo feci vedere. La portai via dalle braccia di Morfeo per alcune ore prima di permetterle di dormire con quel sorriso soddisfatto sulle labbra gonfie. Non mi sarei mai stancata di quella donna. MAI. Quando si addormentò rimasi ad osservarla per una decina di minuti prima di crollare a mia volta e di sognare la persona che stava al mio fianco.

«Ehi.»
Il suo respiro profumato e la sua voce mi riportarono alla realtà. 
Addio Europa, addio splendido hotel. Aprì gli occhi ritrovandomi davanti la mia bionda preferita vestita di tutto punto. Era elegante, professionale e dannatamente sexy.
«Ehi.» momorai roca stiracchiandomi.
«Sto andando a lavoro, volevo solo salutarti.»
«Ed è così che mi saluti?» chiesi tirandola per la camicetta e dandole un lungo bacio.
Si era messa pure il lucidalabbra che mi piaceva tanto. Se non fosse stata già pronta per andare a lavoro l'avrei costretta a letto ancora per un po'. 
«La tua giornata che prevede?» mi chiese allontanandosi e finendo di riempire la sua cartelletta da lavoro. La notte prima non ne aveva avuto il tempo. Feci mente locale, che cazzo dovevo fare quella mattina? Odiavo non ricordare.
«Accompagno Sara poi devo passare a lavoro e...OH GIUSTO. Oggi conosco il mio nuovo collega!»«Ah si? Quello di cui mi hai parlato qualche sera fa?»
«Esatto. Tim non fa altro che parlarne dunque son proprio curiosa...e poi...riprendo Sara.»
Tentai di collegare i miei pensieri. Che altro dovevo fare?
«Ah e ci son Quinn e Beth a cena da noi! Ci sarai?»
«Mi pare me lo avessi accennato ma non so se farò a tempo. Mi lasciate qualcosa?» chiese chinandosi per darmi un bacio sulla fronte. «Certo.»
«A dopo amore.» sussurrò dolce aprendo la porta. «Falli secchi tigre!» ridacchiai io tirandomi su le lenzuola per coprirmi istintivamente anche se mia moglie mi aveva vista nuda un numero di volte che era impossibile da contare. «Ti amo.»
Il suo "Anch'io" rimbombò giù per le scale e finchè non sentì la porta di casa chiudersi dietro le sue spalle rimasi sull'attenti. Poi mi limitai a lasciarmi cadere sul letto e a pensare all'inesistente voglia di uscire che avevo quel giorno. DIOS, sarebbe stata dura!

 
  
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