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Autore: Gelidha Oleron    20/09/2014    2 recensioni
"Sai, Alison, la gente che viene qui spesso vuole solo essere confortata. Possono essere affetti dalla malattia più grave del mondo, ma ti basterà prendergli una mano e sussurrargli che va tutto bene e loro saranno felici.
Buffa la natura umana, vero? Perennemente in cerca di illusioni, possono tirare a campare anni interi dietro quelle che sembrano promesse di salvezza, nonostante abbiano la morte davanti agli occhi.
Il fatto è che diventano ciechi. Non riescono più a distinguere la realtà. E allora sperano, sperano di guarire anche quando sono spacciati, vorrebbero farcela anche quando hanno già esalato l'ultimo respiro, anche quando ormai gli effetti del disastro nucleare di St. Paul sono ormai intrinsechi nel loro DNA.
Ma sai che ti dico, piccola? Io sono uno di loro. Pur essendo un medico e conoscendo le conseguenze di certi tragici avvenimenti, anch'io spero che un giorno tutte le vittime delle calamità, tutti gli ammalati e i sofferenti, per tutti loro possa esserci un bellissimo e roseo miracolo dei ciliegi"
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chopper, Hiluluk, Kureha, Nuovo personaggio, Trafalgar Law
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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"Vedendo Londra, ho visto tutta la vita che il mondo può presentare."
 
(S. Johnson)
 
 
 
La metropolitana era un'invenzione strabiliante: non l'avevo mai vista prima di allora, era veloce, rumorosa, ma efficiente e soprattutto coloratissima: le stazioni erano piene di graffiti, manifesti e persino musica!
Mi guardavo attorno, per l'ennesima volta, estasiata "Wow... " mi lasciai sfuggire, incantata.
Trafalgar Law si era liberato della giacca fin troppo elegante e ora entrava assieme a me, nel treno della stazione di South Kensington, soltanto in camicia bianca e pantaloni neri, raffinato ma sexy come sempre.
"Si sieda, signorina Smith" m'invitò accanto a lui nel vagone abbastanza affollato, invito che accettai immediatamente, nonostante fossi ancora un po' confusa da tutte quelle novità insieme.
"Ha ancora il mio ipod con sé?" mi sussurrò all'orecchio, mentre il treno partiva.
"Sì" annuii subito, cercandolo nella mia borsa "Ecco" glielo porsi.
Non me n'ero mai staccata: per me era presenza incessante, conforto costante, come se nelle note della sua musica preferita fossero nascoste le dolci parole che, nei miei sogni ovattati, venivano sussurrate alle mie orecchie per consolarmi.
"Ci servirà" mormorò, accendendolo e porgendomi una cuffia "Ci aspettano un bel po' di fermate"
Feci per afferrare la cuffia, ma improvvisamente il dottor Law cambiò idea e fu proprio lui ad infilarla nel mio orecchio, ennesimo contatto minimo che mi fece sussultare.
Tutt'a un tratto, un meraviglioso pezzo al pianoforte mi deliziò l'udito... era struggente, malinconico, stupendamente in stile dottor Law.
Cominciai a guardare le persone sedute in metropolitana: tutte sembravano affaccendate, annoiate, ansiose di arrivare a destinazione. Rividi me stessa, se fossi riuscita a trasferirmi in quella città a studiare.
Tutto sarebbe stato diverso, forse migliore, chissà... intanto le note mi riempivano l'anima, me le sentivo dentro, erano immense e bellissime.
Mi ritrovai a scavalcare le nuvole, quanto più la canzone saliva di tono, la mia salvezza era la libertà, finalmente potevo viverla e respirare a pieni polmoni la mia nuova vita, che mi avrebbe portato cose belle o cose brutte non importava: anche nei momenti peggiori c'era qualcosa da apprezzare perché anche quelli facevano parte della nostra breve, ma ricchissima vita.
Mi venne da pensare a Brook: anche lui diceva di andare in estasi con un pezzo suonato bene al pianoforte e così, probabilmente, si estraniava come me dal mondo esterno per concentrarsi soltanto sulla voce del proprio spirito.
Diedi un ultimo sguardo alle persone che, pur dovendo arrivare in altre destinazioni e prendere vie diverse dalle mie, in quel momento si trovavano sulla mia stessa strada: quante persone e quante esperienze meravigliose, in questo modo, si perdeva l'umanità! Destini di gente incrociata per caso sulla stessa via ma che per uno strano gioco del fato non dobbiamo conoscere, vite di sconosciuti incontrati per caso in metropolitana che possiamo soltanto immaginare! E così, se mai ci dovesse essere qualcuno che potremmo amare, non siamo destinati a scoprirlo...
Chiusi gli occhi e poggiai la testa sulla spalla del dottor Law: ma cos'altro avrei voluto scoprire? Tutto ciò che volevo era lì accanto a me, non dovevo fare altro che prenderlo.
Questa smania immensa di voler conoscere le persone, di voler fare esperienze, insomma di vivere la mia vita, era una voglia che passava immediatamente in secondo piano nell'istante stesso in cui mi soffermavo a contemplare i sentimenti che provavo nei suoi confronti.
La musica andava avanti... e così, spinta dalle mie riflessioni e contemporaneamente dall'abbandono della mia mente, lo baciai lì, all'improvviso, davanti a tutti.
Trafalgar Law ricambiò il bacio, ma non gradì: lo sentivo sulle sue labbra, quel gesto pubblico ed istintivo lo aveva infastidito non poco, persona talmente fredda da non concedersi completamente nemmeno nel privato.
Ma arrivò ben presto la nostra fermata e né io né lui aprimmo bocca...
 
 
 
 
Una volta scesi a Westminster, una folata di vento freddo mi fece tossire "Forse sarebbe meglio andare subito dal dottor Crocus" mormorò preoccupato il dottor Law.
"Oh, no" ci tenni subito a minimizzare "Sto bene, davvero. Ci terrei tanto a vedere il parlamento... ho sempre sognato di visitare Londra!" quasi lo supplicai, posando di nuovo il suo ipod nella mia borsa.
Dopotutto, ero soltanto una ragazzina della Cornovaglia che non era mai stata in città e, oltretutto, il mio futuro era talmente incerto... insomma, quante altre occasioni mi sarebbero capitate?
"Questo non è un viaggio turistico, signorina Smith" mi rimproverò, stizzito "Siamo qui per necessità"
"Lo so" feci spallucce "Ma dev'essere proprio qui vicino, lo sento... magari è di strada!" insistetti ancora, quasi con le lacrime agli occhi.
Il dottor Law sbuffò, estraendo il cellulare dalla tasca e allontanandosi per telefonare, al che io cominciai a camminare, sperando che mi avrebbe seguita, infilandomi di nuovo le cuffie nelle orecchie.
London calling to the faraway towns... now war is declared and battle come down...
I Clash suonavano nella mia testa, mentre proseguivo voltandomi a destra e a manca, affascinata dalle strade addobbate, dagli autobus rossi fiammanti, persino dai passanti!
"Tutto questo avrebbe potuto essere mio" pensavo con rammarico, ma ora anche con gioia, mentre l'aria fredda del mese di gennaio mi sferzava la pelle.
The ice age is coming, the sun is zooming in, engines stop running and the wheat is growing thin, a nuclear error but i have no fear 'cause London is drowning and I... i live by the river...
La strofa sull' "errore nucleare" non poté che farmi sorridere amaramente e, prima che me ne rendessi conto, mi ritrovai nel bel mezzo di Trafalgar Square.
L'immensa piazza inglese si stagliava di fronte a me: grande, affollata, imponente. Era proprio come l'avevo sempre vista in foto: c'erano due enormi fontane ai lati, in fondo la National Gallery e al centro un'altissima statua dell'ammiraglio Nelson.
Mi tolsi lentamente le cuffie e restai a bocca aperta: tutta quella bellezza non poteva essere vera! E pensare che avrei potuto...
"Finalmente!" mi sentii afferrare per un braccio "Rischiavo di perderla di vista! Ma si può sapere cosa le è preso?" il dottor Law era agitato e, ovviamente, arrabbiatissimo "Non lo faccia mai più o alla conferenza di stasera non mi presenterò e la farò operare da quel macellaio del dottor Hogback!"
Parole che mi avrebbero fatta tremare solitamente, adesso venivano recepite dalle mie orecchie come soavi minacce "È meraviglioso, dottor Law... " fu l'unica frase sensata che riuscii ad articolare "È tutto ciò che ho sempre sognato... "
Mi guardò in cagnesco, aveva l'affanno: probabilmente mi aveva corso dietro per non so quanto tempo "Le devo ricordare che si tratta di un viaggio professionale?"
Dolci i suoi rimproveri nel vento di gennaio, il mio angelo della morte sapeva bene cosa stessi provando e, mascherandosi di autorità ed impassibilità non faceva altro che assecondarmi: così facendo, mi avrebbe permesso di vedere il mio sogno, anche solo per un attimo, a prezzo di ascoltare le sue ramanzine.
Dopo un momento di distratto silenzio, come se fossi in un'altra dimensione, dissi la cosa più banale che si potesse dire in una simile circostanza "Trafalgar Law è a Trafalgar Square"
Lui, per tutta risposta, si portò una mano sulla fronte "Oh Cristo, è proprio andata... " ma avrei giurato di aver visto spuntare un malizioso sorriso nascosto tra le dita che gli coprivano il volto.
Sorrisi, al settimo cielo "Guardi, dottore: da qui si vede il Big Ben!" indicai giusto di fronte a me, contenta e ricca di speranze, trovando persino il coraggio di prenderlo per mano e farlo correre assieme a me verso il parlamento di Westminster.
Per la prima volta, l'angelo non si oppose: non fece resistenza all'invito della mia mano, semplicemente si lasciò guidare, coinvolto dalla mia straripante gioia, pur continuando a mascherare la sua dietro un cipiglio austero ed impenetrabile.
Soltanto io, soltanto io potevo affondare le unghie affilate della felicità e del sole all'interno del suo cuore tetro e freddo! Soltanto lui, soltanto lui era stato capace di penetrare la mia anima nera e riportarla alla vita con misteriose insinuazioni ed involontario amore!
Arrivammo al Tamigi ridendo, entrambi. Ma non appena si accorse che me n'ero accorta, cancellò immediatamente l'espressione di gaiezza dal suo volto.
I timidi raggi del sole illuminavano The Houses of Parliament in modo suggestivo e facevano sì che si rispecchiassero con scintillii rossastri nel Tamigi: ormai era quasi il tramonto.
Ah, Londra! Se tu potessi svegliarti, anche solo per un attimo, e cingere con le tue braccia questa coppia di amanti che finge di non essere tale! Se potessi immedesimarti nei loro sguardi innamorati e chiederti per quale razza di motivo si costringono a mentire, scommetto che immoleresti te stessa per vederli finalmente felici!
...e non stai forse già dando il meglio di te, con i tuoi aromi, le tue luci e la tua insuperabile atmosfera?
Mi sporsi oltre il ponte per osservare le increspature del fiume e, perdendo l'equilibrio per un istante, afferrai la mano del dottor Law.
Ci guardammo a lungo... Ti amo, ti amo, ti amo, gridavano i miei occhi. Dichiarazione forse troppo esplicita, pur essendo muta, per essere ricevuta da lui.
I suoi occhi, invece, per un estraneo probabilmente sarebbero risultati inespressivi ma per me, che ormai avevo imparato a conoscerlo, avevano significati molto più profondi e nascosti di quanto potessero dare a vedere.
Avrei tanto voluto baciarlo lì, in quelle condizioni, ma lui ruppe il momento dicendo "Si sta facendo tardi. Dovremmo andare"
"Oh... va bene... "
 
 
 
 
 
"Queste radiografie sono perfette, signorina Smith" mi tese la mano il dottor Crocus "È stato un piacere conoscerla e le auguro ogni bene. Sappia che noi stiamo facendo del nostro meglio per risolvere il suo caso e soprattutto questo qui" si rivolse al dottor Law "Ci vediamo alla conferenza di stasera"
Si strinsero la mano, in modo estremamente freddo e professionale "A stasera, dottor Crocus" mormorò Trafalgar Law, glaciale "Grazie di tutto"
Un'altra, terribile, lunga e disperata attesa mi aspettava quella sera per l'ultima conferenza sul "caso Smith", che avrebbe portato alla decisione definitiva sul mio destino: quel magico pomeriggio ero riuscita a dimenticare tutto, non avevo più niente di niente, ero perfettamente sana e di resistente salute.
Ma quella sera, improvvisamente, tornò tutto: l'incidente, la morte dei miei genitori, il carbonio 14 e la possibilità del trapianto di organi.
Sospirai e sprofondai nella stessa poltrona di quella mattina: almeno Doflamingo e Ceasar erano stati catturati©




 
Undicesimo capitolo e gita a Londra! Spero vi sia piaciuta, ci tenevo tanto ad inserirla! La cosa che m'interessava di più era dare l'impressione di essere veramente lì e, almeno per quanto riguarda me, posso dire che mi è sembrato veramente di tornarci! *-*
Ho fatto -di nuovo- l'errore (oppure no?) d'inserire qualcosa di molto privato e personale: in prima persona mi sono ritrovata a "gridare" un ti amo con gli occhi e qui ho cercato, almeno in parte, di descrivere cosa si prova.
Infine, concedetemi la battuta "Trafalgar Law a Trafalgar Square", anche se squallidissima, perché non potevo non inserirla! XD
Qui vi metto il link di "London Calling" dei Clash e della canzone al pianoforte che Alison e Law ascoltano in metro "Bella's lullaby" di C. Burwell (a quattordici anni mi piaceva "Twilight", ora l'unica cosa che mi piace è questo pezzo al piano!).
Momento confessione, pericolo SPOILER: Ora che Oda sta rivelando, poco a poco, il passato di Trafalgar Law ho quasi paura che non mi piaccia... ho provato così tante volte ad immaginarmelo, nelle tante (troppe?) storie che ho scritto su di lui, che ora che ci avviciniamo a scoprire davvero la verità sul suo conto, è come se una parte di me non volesse saperlo...  non so, probabilmente è soltanto un mio limite mentale! Voi cosa ne pensate? : )
Vi lascio con delle immagini di Londra (nella prima la visuale del Big Ben da Trafalgar Square, cosa che mi ha emozionato tantissimo quando ho visitato la città)! Alla prossima!







  
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