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Autore: Marte97    20/09/2014    1 recensioni
L'amore ha diverse forme e qui ci sono forse le due più nobili: l'amore, proprio come lo si intende, verso una persona, e l'amore verso una figlia, venuta al mondo nel bel mezzo di un terribile dolore, ma circondata d'amore.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il sole tiepido di marzo penetrava dalle finestre della sala e inondava tutta la stanza di luce. 
Era indubbiamente una magnifica giornata, uno di quei pomeriggi adatti per un pic-nic con gli amici. Anche quel giorno però non sarei uscito: e chi ne aveva voglia?
Emma dormiva tranquilla nella sua cameretta, i suoi respiri andavano al ritmo della musichetta del carillon a forma di cagnolino.
Sembrava solo ieri che io e Grazia c'eravamo seduti sul divano a gambe incrociate, uno di fronte all'altro, per decidere il nome della nostra futura bambina.
Chiara, Sara ma soprattutto Veronica erano i miei preferiti mentre Grazia sosteneva con passione Emma. 
Quanto amava quel nome e come si illuminavano i suoi occhi al pensiero di chiamare così quella piccola creatura dentro di lei!
Peccato che a me non piacesse per niente.
Dopo varie discussioni ci accordammo per Valeria, nome che a me ricordava vagamente Veronica, mentre per Grazia era un tributo alla sua amata nonna.
In quell'ospedale entrammo in tre ma ne uscimmo solo in due: io e mia figlia.
Una grave complicazione durante il parto aveva provocato un fatale arresto cardiaco a Grazia che, purtroppo, non ce l'aveva fatta.
Ricordo bene la faccia del medico appena uscito dalla sala parto e le sue poche parole affilate come coltelli: « Mi dispiace sua moglie è deceduta, però sua figlia sta benissimo, è davvero una bella bambina ».
Non piansi, il dolore era troppo grande, non c'erano lacrime per esprimerlo. Per un istante pensai che non volevo nemmeno più mia figlia, siccome la ritenevo la causa della morte di mia moglie.
Due ore dopo mi trovavo nella nursery con indosso un orribile camicione verde mentre al di là del vetro c'erano un sacco di uomini, padri e zii tutti contenti che indicavano i bambini.
Un'infermiera mi si avvicinò con in braccio un fagottino, avvolto in una coperta rosa, che indossava una tutina gialla.
« Signore, è sua figlia giusto? » mi domandò.
Mi guardai intorno: era l'unica neonata senza un nome.
« Ehm sì...credo » balbettai.
Delicatamente la donna mise la bambina tra le mie braccia.
« Oh bene! E come la chiamiamo questa bella signorina? »
Osservai quella cosa minuscola che dormiva tra le mie braccia: aveva una boccuccia a forma di cuore, un bel paio di guance paffute e rosate, lunghe e folte ciglia nere come quelle delle bambole ed un'infinità di capelli neri, proprio come sua madre.
Sbadigliò e strinse il mio pollice con la sua manina.
« Allora il nome? » mi ripeté l'infermiera.
Pensai a quanto le sarebbe stato bene il nome Veronica.
« Ehm....Emma. Sì, lei si chiama Emma » affermai con convinzione.
Quante cose le avrei raccontato quando fosse cresciuta! Le avrei detto come avevo conosciuto sua madre e che donna eccezionale fosse, di come lei era bella in quel momento, piccola e fragile ma, soprattutto, di quanto io e Grazia l'avessimo desiderata.
In quel momento pensai a ciò che aveva detto mia moglie tempo prima "Chissà come sarà Marco..." ed in quel momento pensai "Non ti preoccupare amore; è bellissima proprio come te".
   
 
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