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Autore: _yoursong    20/09/2014    3 recensioni
«Okay, sputa il rospo. Il tuo ex sta con una troia?»
«No, certo che no, non ne sarebbe capace, troppo santo!» sbottò irritata.
«E allora che diavolo è?!»
«Se mi facessi parlare, cazzo!» urlò.
«Okay, parla.»
«Ashton è tornato.» Sbiancai immediatamente. Non era possibile.

***
Da quando Ashton Irwin, vicino di casa rumoroso e amore adolescenziale di Abbey Walker, se n’era andato da Richmond per studiare all’università di Sydney, le cose erano finalmente cambiate: Abbey era diventata più carina, e di conseguenza più apprezzata dai ragazzi, e il resto sembrava procedere per il meglio. Ma quando Ashton ritorna in paese, è come se tutto fosse ritornato agli antipodi. Ma se fosse troppo tardi?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era iniziata da una bella mezzora la lezione, ma non riuscivo a rimanere attenta. I pensieri che si erano impossessati di me tutta la notte erano stati ribaltati. Mentre quella notte l’avevo passata quasi insonne continuando a pensare a lui e a quello che era successo ora non riuscivo a togliermi il continuo vociferare che si trovava nella mia testa. In continuazione mi ripetevo che era tutto sbagliato.
 Il bacio più bello della mia intera vita era sbagliato.
La situazione era sbagliata.
Lui era sbagliato.
Non potevo cedere. Non potevo tornare a quei tempi. Anche se di un minimo tutto era cambiato. Anzi, più di un minimo. Tutto era cambiato, apparentemente. Ma sapevo che non andava bene tutto questo.
Non avevo chiuso occhio e ora, oltre alla confusione che abitava la mia mente e il mio corpo, anche il sonno prendeva il sopravvento. Mi ero addormentata col sorriso e mi ero svegliata con un tormento quella mattina.
Dovevo chiudere tutto.
Se tutto questo fosse accaduto due anni prima e lui non fosse stato un tale coglione, forse, le cose sarebbero andate meglio. Ma ora, non poteva di certo accadere.
Non dovevo assolutamente ritornare a quei tempi. Quei giorni in cui era praticamente persa di lui; quei giorni in cui soffrivo e mi rintanavo nella mia camera a piangere perché non sopportavo quello che mi aveva fatto.
Come mi aveva rovinato la vita.
Lui era un problema per me. Lo era sempre stato e sempre lo sarà. Lui se entra nella mia vita la rovina, la distrugge come una minima vibrazione distrugge un castello di carte, come un’onda distrugge un castello di sabbia. E io ovviamente ero sempre il castello.
Un castello che ormai era rinato, si era rafforzato e che aveva creato una barriera, delle mura. E non potevo assolutamente permettere un’altra volta di farle distruggere dalla stessa persona.
La felicità che si era creata nell’ultimo tempo non poteva essere spazzata via. Non dovevo permetterlo.
Quindi l’unica soluzione era chiudere tutto. Tutto quello che si stava creando: lui, i bei momenti insieme, il continuare a vederlo e parlarci. Dovevo assolutamente tornare agli antipodi. Perché ormai era troppo tardi per lui e per me. Non ero più la ragazza fragile di un tempo e come tale dovevo assicurarmi di non ricadere di nuovo. Perché ora sapevo rialzarmi ma non sapevo fino a quanto potevo sopportare, e sicuramente un’altra situazione come quella non l’avrei combattuta.
Dovevo prevenire.
Ero riuscita a rafforzarmi solamente quando lui se n’era andato. Dovevo far finta che lui non esisteva più, come mi ero convinta due anni prima. Pensarlo a Sydney, lontano da me. Lontano dal farmi soffrire di nuovo. Tanto non sarebbe rimasto molto, solo per l’estate probabilmente o anche meno, dovevo solo aspettare e convivere per quel poco tempo restante.
Quel bacio, quello che aspettavo da anni, quello che ormai era arrivato troppo tardi doveva essere cancellato.
Mi prefissai questo obbiettivo. Non dovevo pensarci, anche se sarebbe stato difficile.
Lui ora era tornato e stava di nuovo sconvolgendo tutto. Avevo pensato che  fosse una benedizione il suo ritorno negli ultimi giorni ma non potevo sapere se era realmente cambiato. Sembrava di sì, ma nulla me lo avrebbe assicurato. Magari mi stava solo usando. E  la cosa mi spezzava il cuore. Uno stupido trofeo. E non ero un oggetto.
Mi distruggeva questa cosa, ma andava fatta. Lui non doveva averla vinta anche questa volta. Mi ero illusa che tutto potesse andare bene ma grazie a dio avevo realizzato che  tutto era sbagliato.
Vanessa non sapeva nulla ancora. Non avevo fatto in tempo a parlargliene. Lo avrei fatto sicuramente al cambio dell’ora. Sapevo già che lei mi avrebbe detto di non essere pessimista, che sembrava cambiato e che ormai era cresciuto di testa. Però non potevo lo stesso convincermi che sarebbe stato tutto rosa e fiori. Che poi, che cosa sarebbe successo?
Nulla, ovviamente, nulla.
Vanessa poi sicuramente avrebbe accettato la mia scelta, mi avrebbe capita. Era l’unica a sapere come ero stata, cosa avevo provato e sapeva anche che ne ero terrorizzata. Terrorizzata di ricaderci.
Infatti appena cambiò l’ora la incontrai al solito posto e le raccontai con calma. Sapeva del bacio, le avevo subito scritto appena salita in casa ed era stata super felice ed emozionata. Non credeva che la mattina dopo mi avrebbe trovata in quelle condizioni.
«Sei sicura?» mi richiese.
«Sì» dissi con rammarico.
«Penso che sia normale che la pensi così. Non è stato facile tutto quello che ti ha fatto passare.»
Annuii.
«Però non voglio assolutamente che tu ti penta di questa scelta. Pensaci per bene. Non affettare le cose» mi consigliò.
«Ho pensato fin troppo. Poi non era ancora nato nulla di concreto. Quindi lo allontanerò semplicemente. Poi capirà e si stuferà» dissi abbassando lo sguardo sulle mani e incominciando a torturarle per non far scendere le lacrime che minacciavano di uscire.
«Certo, hai ragione» mi disse per poi stringermi in un abbraccio spacca costole, quelli che mi rassicuravano sempre.
 
 
 
Ero già sul marciapiede fuori scuola che mi stavo avviando verso casa. Speravo che Ashton non fosse venuto a prendere i suoi amici oggi, sarebbe stato terribile ritrovarmelo d’avanti.
Ma come non detto pochi minuti dopo aver pronunciato la preghiera sentii la sua voce chiamarmi.
«Abbey!» sentirlo mi fece incredibilmente male. Una fitta al cuore mi scosse e mi fece girare istintivamente verso di lui.
Stava venendo verso di me ed era solo. Non vedevo da nessuna parte Luke e Calum. Probabilmente saremmo stati soli se mi avesse chiesto di darmi un passaggio.
«Ehy!» disse mentre mi stampò un bacio sulla guancia.
Dio, scherziamo? No no no no. Non doveva andare così. Abbey!
Sorrisi a malapena.
«Dai vieni che ti do uno strappo a casa.»
Ecco che pronunciò le fatidiche parole.
Non potevo rifiutare ormai mi aveva praticamente fatto salire in macchina. Guardarlo mi faceva male, molto male. E pensare che tutto stava finendo- anzi era già finito- mi squarciava a metà. Distolsi immediatamente lo sguardo da lui, non potevo resistere.
Cercò di fare conversazione ma risposi solamente a monosillabi e con un leggero sorriso, quasi invisibile, ogni volta che si girava per guardarmi. Portava una bandana rossa in testa che gli teneva lontano i capelli dal volto. Potevo vedere benissimo i suoi occhi vigili osservare meticolosamente la strada. Le sue grandi mani che impugnavano il volante e la sua bocca a formare una linea dritta. Era tutto quello che avevo sempre desiderato ma era arrivato il momento di rinunciare. Rinunciare a lui per il mio bene.
«Come mai così taciturna?» mi chiese mostrandomi uno dei suoi sorrisi migliori. Era una tortura, una fottuta tortura.
«No, niente. Pensavo» risposi.
«Wow, Abbey Walker che pensa» mi prese in giro per provocarmi. Ma non risposi.
Fortunatamente eravamo già arrivati a casa. Fermò l’auto proprio d’avanti al mio vialetto e si girò verso di me.
«Allora, ci vediamo» disse sporgendosi verso di me.
 Sapevo che cosa voleva fare. Sapevo che voleva baciarmi. Era a pochi centimetri da me. Dovevo allontanarmi immediatamente. Infatti, all’ultimo mi voltai e lui mi scoccò un leggero bacio sulla guancia.
«Grazie, Ash.»
Scesi di corsa dall’auto e per la prima volta non mi rigirai verso di lui. Lo sentii fermo dietro di me e insieme a lui anche ogni possibilità tra noi. Dovevo chiudere tutto.
Dopo poco sentii il motore riaccendersi e percorrere gli ultimi metri per arrivare di fronte al suo garage.
Appena davanti alla porta di casa mi rigirai per guardarlo. Lui era voltato dall’altra parte e mi dava le spalle intento a cercare qualcosa nel vano porta oggetti.
Scostai subito lo sguardo ed entrai in casa dove incominciarono a scendere le prime lacrime di un lungo pomeriggio.

 


 
 
HIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!

I'M BACK
Okay, è incominciata la scuola e voglio morire. *si lancia dal balcone*
Ma per ora no, magari dopo che ho finito di pubblicare il capitolo ahhaha.

Mi dipiace per tutte che la s uola sia iniziata e mando un grandissimo in bocca al lupo a tutte! love.

Questo capitolo, beh, non ho molto lungo ma è mooooooolto importante, come si può notare. Sconvolge un po' il tutto.
Non saprei che altro dire ahhaha, è tutto scritto lì.

VI RINGRAZIO! Ogni singola persona che apre la pagina del capitolo e che lo legge, che segue la storia, che gli sputa sopra, che recensisce e tutto. LOVE YOUUU! <3

Spero che anche se è incominciata la scuola potrete continuare a seguire la storia, probabilmente è più difficile, e  vi capisco, perchè anche io avrò un po' di difficoltà a scrivere visto che ho ripreso anche gli allenamenti (ma non vi interessa) quindi, spero lo stesso che amgari qualcuno si metta a leggere la storia e che la metta tra le seguite, preferite o ricordate, e che magari lasci una recensione dove mi insulta o mi dice se le è piaciuto il capitolo.

VI AMO TUTTE!

Love

Giulz
  
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