Hallooo! Ok,
lo ammetto, non resistevo più!!! Innanzitutto grazie
mille per il supporto!!! Me piange felice^^!!! E’ una fanfiction
assurda, sono io la prima a rendermene conto, ma sono felice che a qualcuno
piaccia^^!!! Allora, non so se domani riuscirò ad
aggiornare, ma farò del mio meglio, e poi si riparte…Scusate!
Per Layla
the Punkprincess: Ahaha!!! Jaja!!! Lo ammetto, la mia
mente è una cosa difficile da gestire! Ahaha!!! Comunque ovviamente lo interpreto come un bel
complimento e ti ringrazio di cuore! Spero che la mia storia non ti deluda^^! E
grazie ancora per il tuo supporto costante!^^
Per Angeli neri: Hallooo! Innanzitutto, apprezzo estremamente
il tuo commentare tutti i capitoli, perché così mi dai una visione di ciò che
provi, delle domande che ti fai, etc, cosa per me,
molto importante! Per la mia mente malata è importante capire se riesco ad
esprimermi bene! Quindi un mega Viel
Dank iniziale solo per questo^^!!!
Andiamo al tuo commento… Ah! Tom tenero!!! Ahaha! E’ inutile che tiri
fuori una rivista porno da dietro la schiena, tanto oramai non ti crede più
nessuno! Du bist sensibel!!! Ahahah!
(Dovresti vedere che sguardo omicida mi ha appena lanciato!) Ahahah! Per quanto riguarda Jossie…Effettivamente
si, ha quest’aria da tenero…E anche io lo adoroooooo! Jossie
ti adorooooo!!! Ahaha!!! Infine, come da tua richiesta, ho aggiornato
presto! Adesso non ci resta che scoprire se lo troveranno!!!
Buona lettura! E grazie ancora^^!!!!
Per Laulove90: Halloooo! Volevo ringraziare tanto anche te! Sei stata davvero
molto gentile e, dall’alto della mia presunzione, non dimenticherò mai quel tuo
complimento! Viel dank^^!!!
E in bocca al lupo!!!
Du bist alles was
ich bin…sieben
Uscimmo insieme. Bill era entrato, correndo, pieno di entusiasmo,
in salotto. “Andiamo a fare un giro!” aveva urlato, per superare il suono della
musica del suo mp3. Dopo avermi sorriso un istante, era sparito di nuovo, per
ritornare poco dopo, una giacca di pelle bianca addosso ed una nera, nella mano
destra, tesa verso di me.
Afferrandola, gli sorrisi,
alzandomi.
“Dov’è
che stiamo andando di preciso?”
Dopo aver posto questa
domanda, mi voltai ad osservare il volto dei due ragazzi. Bill,
al mio fianco, gettò un’occhiata preoccupata a Tom,
che scostò lo sguardo. Il rasta iniziò a ridacchiare.
“Piantala
di ridere!” esclamò il cantante esasperato.
Il chitarrista si asciugò
gli occhi con il dorso della mano, tornando a guardare il fratello in faccia.
Un secondo di serietà, poi ricominciò. Bill, sbuffò.
“Perché
Tom ride così?” chiesi a Bill,
non riuscendo a capire.
Lui mi sorrise, poi tirò una
pacca sulla spalla del fratello “Perché questo scemo che mi ritrovo per
fratello, si è ricordato di quando, per colpa sua, sono finito nei guai…”
Sbattei le
palpebre, un paio di volte “E cosa c’è da ridere?” chiesi ancora.
Bill alzò le sopracciglia “E che
ne so?!? Lo sai che gli scemi si divertono con poco…” terminò, strizzandomi l’occhio.
“Ehy!”
si lamentò subito Tom, tornando serio. Io e Bill ci scambiammo un’occhiata.
Scoppiammo a ridere.
“La centrale di polizia!”
esclamò Tom, indicandola, prima di concludere
con entusiasmo “Non ti viene in mente nulla, Billie?!?”
Il cantante gli gettò un’occhiataccia, poi sbuffò, facendo strada.
Nascosto dietro Tom, seguii i due ragazzi all’interno, guardando preoccupato
a destra e a sinistra. Era la prima volta che entravo in una stazione di
polizia.
Tom si voltò
un secondo, sentii il suo sguardo duro addosso. I nostri occhi si incontrarono. Realizzando che
avevo più paura di fare arrabbiare lui, che della polizia, deglutii. Un secondo dopo il ragazzo mi sorrise, mentre appoggiava per un
istante la mano sulla mia testa. Anche io
sorrisi.
“Stiamo cercando un
ragazzino…”
Giunto davanti ad una
poliziotta, seduta dietro una scrivania, Bill si era
fermato. Voltandosi, aveva gettato uno sguardo veloce a Tom.
Il suo gemello aveva annuito, poi si era avvicinato al bancone e aveva esordito
così.
La poliziotta spostò lo
sguardo da Bill a Tom,
sgranò gli occhi poi, ancora esterrefatta, guardò anche me. “Oddio!” esclamò un
attimo dopo “Avete lo stesso volto di quel ragazzino…” terminò, fuori di sé,
portandosi le mani al viso.
Tom si voltò, dandole le spalle,
sorrise a me e a Bill “Abbiamo trovato il
fratellino…” concluse.
La donna, a quelle parole,
si alzò di scatto, correndo fuori dalla stanza. Aspettammo fermi lì un paio di minuti, poi lei riapparve da
una porta, facendoci cenno di seguirla.
Entrammo in un’altra stanza.
Seduto su una sedia, in una posizione scomposta, c’era lui, un cappellino in
testa. Non appena ci vide, sgranò gli occhi, iniziando a fissarci. Io, metà nascosto dietro la schiena di Tom,
mi spostai, salutando lievemente con la mano. Il suo viso, rivolto verso di
noi, rimase duro.
“Bene” esclamò una voce
maschile all’improvviso. Tutti e quattro ci voltammo.
Un poliziotto si avvicinò, fermandosi davanti a noi. Io, dietro Tom, deglutii. “Prima avevamo solo un ragazzino…ora ne abbiamo quattro…” concluse sarcastico, sbuffando.
“Siamo venuti a prendere
lui.” Rispose subito Tom, la voce dura, chiaramente
infastidito dal commento dell’uomo.
“Sei
maggiorenne almeno?” rispose l’altro, ricominciando a ridere.
Il ragazzo, fermo davanti a
lui, sbuffò, poi estrasse il portafoglio dalla tasca dei
jeans e porse al poliziotto la propria carta d’identità. L’altro l’afferrò e dopo
aver controllato, fece una smorfia. “E tu?” domandò,
spostando l’attenzione su Bill.
Il viso del cantante rimase
di marmo mentre rispondeva “Siamo gemelli, abbiamo la
stessa età…Si fida o vuole controllare?”
Il poliziotto lo scrutò un
po’, in silenzio, poi si spostò per guardare me, nascosto dietro la schiena di Tom “Tu però sei più piccolo, vero?” domandò, un leggero
sorriso che appariva sul suo volto. Io annuii.
Il poliziotto si rimise in
piedi “Bene! I maggiorenni con me, che sistemiamo
questa faccenda, mentre i minorenni restino qui, possibilmente senza combinare
danni… Brigitta, dagli un’occhiata ogni tanto, ok?”
si raccomandò, prima di iniziare ad allontanarsi.
Tom e Bill
mi gettarono un’occhiata veloce, prima di seguirlo. Un attimo
dopo, anche la poliziotta di prima tornò al proprio lavoro, come se niente
fosse, lasciandomi da solo con la mia “copia”.
Deglutii, sentendomi
stranamente agitato. Da quando tutti gli altri si erano allontanati, lui aveva
iniziato a fissarmi, senza scostare un secondo lo sguardo. A disagio, mi
mordicchiai le labbra.
“Sono i tuoi fratelli?”
Sentendolo parlare
all’improvviso, sgranai gli occhi, appoggiando il mio sguardo su di lui. In
silenzio, continuava a fissarmi, in attesa di una
risposta.
“Si, diciamo di si…” risposi, non volendo mentire.
I suoi occhi scuri, fissi
nei miei, sembravano scrutarmi l’anima. “Perché siete
qui?”
A quella domanda,
impallidii, abbassando lo sguardo. “Loro sapevano che eri nei guai…” risposi.
Il ragazzo sgranò gli occhi, un secondo, spostando lo sguardo verso la porta,
dietro la quale, i “legalmente adulti” stavano “risolvendo la faccenda”.
Il silenzio regnò per alcuni
secondi.
“Volevi chiedermi qualcosa
vero?” domandò poi lui.
Rialzai lo sguardo,
incrociando il suo. Imbarazzato, abbozzai un sorriso “Perché
sei…” iniziai.
“…qui?” terminò lui, l’ombra
di un sorriso che illuminava il suo viso “…Ti piacciono
i murales?”
Sgranai
gli occhi, impiegando un nanosecondo per capire poi, senza controllo, esclamai allegro “Hai fatto un murales! Che figata!”
“Una figata
illegale…”
Riconoscendo la voce di Tom, provenire dalle mie spalle, mi voltai di scatto, il
sorriso sulle labbra. Bill e Tom
ricambiarono il mio sorriso.
“L’hai sentito?” iniziò Bill, scoppiando a ridere “Sta
già cercando di instradarlo!”
Il ragazzo, ancora seduto
sulla sedia, gettò un’occhiata scrutatrice anche a Bill,
cercando di capire se, dietro alle sue parole, si nascondesse
approvazione o scherno. Il cantante mi si avvicinò, ignorando lo sguardo che
sentiva addosso “Andiamo a mangiare, che ho fame, Jossie?”
domandò.
Sorridendo, saltai subito in
piedi “Mi porti al fast food, Bill?” iniziai,
mostrando un paio di occhioni
imploranti. Il ragazzo rise. Un secondo dopo mi voltai
verso Tom, ripetendo lo sguardo “Tom?”
Il rasta
annuì, poi appoggiò una mano sulla spalla del ragazzo.
I loro sguardi si incontrarono. Si fissarono
a lungo, poi lo sconosciuto afferrò il braccio di Tom
con la propria mano, appoggiandosi per tirarsi in piedi. I due si sorrisero. Il
rasta, appoggiò un braccio sulle sue spalle,
spingendolo verso di noi. Io e Bill davanti, Tom e lo sconosciuto dietro, uscimmo dalla stazione della
polizia.
“Come ti chiami, ragazzo?”
domandò Tom, non appena fummo sufficientemente
lontani.
Io e Bill
ci voltammo. Il ragazzo, il cappellino in testa, alzò
un secondo lo sguardo, abbozzando un leggero sorriso. “Alexander”
rispose.
Gli sorrisi “Allora, Alex!” iniziai, pieno di entusiasmo
“Alex! Posso chiamarti, Alex,
vero?”
Il ragazzo mi gettò uno
sguardo esterrefatto. Bill e Tom
si scambiarono un’occhiata, scoppiarono a ridere.
“Allora, posso?” continuai,
avvicinandomi al ragazzo. Lui sbatté un paio di volte le palpebre “Se vuoi…”
concluse, chiaramente preso alla sprovvista.
“Evviva!!!”
esclamai, ricominciando a saltare. Bill e Tom scoppiarono a ridere mentre, anche sul volto di Alex, appariva un sorriso.
“Bene, Alex…”
ricominciò Tom, il sorriso accattivante “…A proposito
del piccolo guaio in cui ti sei cacciato, permettermi
di darti una dritta per la prossima volta…”
Io e Bill
scostammo lo sguardo, ricominciando a guardare
davanti. Mentre Tom spiegava a
Alex il modo migliore per non farsi sorprendere con
le mani nel sacco, io e Bill, tornammo a ridere.
Continua…