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Autore: Ariana_Silente    21/09/2014    1 recensioni
"Si sentiva confuso, il suo vero padre non aveva detto niente per difenderlo quel giorno, quando era stato portato via; lord Stark, anche se era il bastardo che aveva contribuito alla morte dei suoi fratelli e alla sconfitta di suo padre, aveva detto poche parole, ma erano bastate a difenderlo da quanti avessero dei conti in sospeso con gli Uomini di Ferro."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Theon Greyjoy, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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​II. Accolto

Aprì gli occhi.

La stanza era buia e pochi suoni arrivavano al di là della porta.
Il silenzio tutte le volte gli stringeva il cuore, era opprimente e gli pesava nelle orecchie e non c'era nessuna onda che potesse distrarlo da quella pressione.
Più volte a casa si era immerso nel mare con i fratelli più grandi ed Asha e avevano fatto a gara a rimanere sotto per più tempo. La pressione sui timpani diventava ben presto difficile da sopportare, ma il mare e la vita che nascondeva lo affascinavano talmente tanto che era un prezzo che era disposto a pagare.
Lì, invece al Nord, nel cuore di Grande Inverno, quella grande prigione di pietra e terra, nessuna onda poteva fargli compagnia durante il giorno o cullarlo alla sera. Infatti era sempre dura addormentarsi. Non faceva altro che rivoltarsi nelle coperte e nelle pelli, ascoltando il rumore del suo respiro che si perdeva nel silenzio o il battito regolare del suo cuore. E le storie che quella stupida vecchia donna, che veniva chiamata Nan, raccontava non erano nemmeno lontanamente belle o spaventose come quelle che raccontavano a casa. Tutte parlavano di Estranei, sciocchi cavalieri a cavallo, pronti a partire alla ricerca e a salvare principesse idiote che venivano rapite – e lui era ormai convinto che lo facessero apposta a farsi rapire. Nessuna donna delle Isole di Ferro si sarebbe fatta rapire dal primo mostro che passa – per tornare vittoriosi.
Nessuno sapeva del Giovane e del Vecchio Pescatore, della Ballata del Kraken e della Fanciulla* o le leggende sulle Acclamazioni di Re e, ovviamente, nessuno narrava dei fenomenali arrembaggi e degli attacchi delle letali navi degli Uomini di Ferro o delle mogli del sale.
Anche il cibo era molto diverso da quello cui era abituato, lì quasi nessuno sapeva cosa fosse il pesce e quanto buoni fossero i crostacei. Si era sempre divertito a sgusciare i gamberi e le cozze, facendo poi volare quelle inutili protezioni addosso ad Asha che immancabilmente si metteva a strillare. Ma aveva rinunciato a sperare di vederli comparire nei piatti che la cucina di lord Stark proponeva.
Il bambino rimase disteso a pancia in su, lo sguardo perso al soffitto.
Sospirò.
Era passato già un mese.
Un lungo, terribile mese in cui aveva vissuto sempre nella paura che potessero decidere di fargli del male. I motivi potevano essere i più disparati: dal fatto che facesse qualcosa che non volevano, che suo padre decidesse di fare qualcosa – e nella sua mente riecheggiarono le parole del Cervo: “qualche sciocchezza” – o semplicemente che lord Stark fosse di cattivo umore. O che qualcuno lo persuadesse di ricordare a suo padre dove fosse suo figlio.

Suo padre.

Oltre agli incubi su quel viaggio che lo aveva portato nelle terre verdi, lo perseguitava anche quel sogno.
Suo padre che lo scrutava irato dall'altra parte della sala, mentre lui se ne stava con gli invasori. E poi l'uomo diventava il Dio Abissale per accusarlo. Per condannarlo all'esilio.
Come se avesse dovuto fare qualcosa che non aveva fatto, come se avesse dovuto prendere un pugnale o una spada dai foderi dei nemici e combattere e ucciderli. I suoi fratelli l'avrebbero fatto?
Così avrebbe fatto un vero figlio delle isole di Pyke? Il figlio di re Balon?
Era per questo che nessuna nave di ferro era arrivata per trarlo in salvo e riportarlo indietro?
Suo padre avrebbe mai potuto ritenere di poter fare a meno di lui, di Theon?
Erano queste le domande che gli ronzavano in testa quando rimaneva da solo, che gli riempivano gli occhi di lacrime, ma le lasciava sempre nella piccola camera che abitava ormai da un mese. Era tempo di alzarsi e affrontare il nuovo giorno. Sì vestì alla cieca, poi andò ad aprire le finestre. La luce e il vento tiepido investirono il piccolo e spoglio ambiente. Il bambino scrutò il paesaggio e il movimento delle persone, quindi uscì con un sorrisetto sulle labbra.
Aveva notato che a lady Stark dava fastidio il suo atteggiamento ed era anche per questo che aveva preso quell'abitudine
L'unica arma che avesse era non far capire i suoi veri sentimenti, la sua unica protezione.
Non poteva dare anche quella soddisfazione ai suoi carcerieri.
Non sapeva bene spiegarsi perché, ma lord Stark aveva imposto che gli si continuassero a impartire lezioni di scrittura e lettura con maestro Luwin, che lo annoiavano parecchio, e gli venne anche concesso l'addestramento alle armi e all'equitazione. Quindi durante il giorno non aveva mai veramente tempo per rimanere solo a riflettere. 
Eppure verso la fine della giornata, quando tutti i suoi allenamenti erano finiti e bisognava aspettare la cena, la nostalgia lo attanagliava così forte che sentiva quasi una sofferenza fisica.
L'assenza del sottofondo del mare si faceva sentire così forte da odiare tutto quello che gli stava attorno, persone e cose e animali.
Allora iniziava a gironzolare senza una meta precisa e andava sempre a finire che arrivava in alto sui bastioni interni a scrutare l'orizzonte. A vedere tutto lo spazio di prati, boschi e infinita monotona terra verde che lo separavano dal suo mare, dalla sua casa.
Era l'ora che precede il tramonto, languidi raggi di sole rosso si allungavano su Grande Inverno e le ombre raddoppiavano la loro lunghezza sulla terra.
La figura minuta di un bambino era ben visibile dal basso, dal cortile di fronte alla grande sala dei pasti.

Eddard Stark mentre entrava nella sua sala notò la figurina nera sulle mura e richiamò ser Rodrick.
«E' Theon quello lassù, vero?» l'anziano cavaliere osservò il punto indicato dal suo signore.
«Credo sia lui, mio signore.» annuì.
Eddard si avviò verso le mura, il ser lo seguì.
«Mio signore?» gli chiese, mentre avanzavano spalla a spalla.
«Dimmi, ser Rodrick.» il giovane lord rallentò.
«Mio signore, tu sai che morirei per servire te e la tua famiglia.»
«Lo so, mio buon amico. E so che c'è qualcosa che vorresti dirmi. Sii dunque libero di parlarmi, così come lo eri con il lord mio padre.» l'uomo si rilassò.
«Mio signore, sarò franco: io credo sia eccessivo ciò che stai facendo per questo ragazzino. È un ostaggio. È figlio dell'uomo che voleva ribellarsi al controllo del re. Insegnargli a maneggiare le armi, dedicargli il tuo tempo... C'è il rischio di insinuargli qualche strana idea in testa, io credo.»
Eddard Stark riflesse un attimo su quelle parole, il suo buon maestro d'armi voleva solo essere prudente e consigliarlo. Poi rivolse lo sguardo in alto, verso il cielo.
«Dimmi, ser Rodrick. Cosa vedi lassù?»
«Vedo il tuo ostaggio.»
«Quanti anni può avere, nove, dieci? Non molti di più delle tue nipoti, non credi?» osservò il lord, lanciandogli uno sguardo quieto. L'altro sollevò un sopracciglio.
«Non vi seguo.»
«Continua a insegnargli a maneggiare la spada, ser. Sta già pagando per una colpa che non lo riguarda.» e si avviò per le scale delle mura.

Il bambino si girò di scatto, si era sentito osservato.
Lord Eddard in persona era appoggiato alla stipite della porticina che dava alle scale interne.
«Mi hanno detto che non è la prima volta che vieni quassù, Theon.» gli disse. Non sembrava minaccioso, ma il bambino sentì comunque un altro brivido di paura.
«Non sapevo non potessi farlo. Non verrò più qui, lo prometto.» mormorò, chinando il capo.
«Non ho detto che non puoi venire qui. Mi hai dato la tua parola che non avresti provato a scappare. Stai guardando i boschi?» il bambino lo guardò con un moto di stupore.
«Io... Sto guardando tutta questa terra. È...» ma la voce gli si spense in gola. L'uomo era appoggiato alla pietra, anche lui scrutava l'orizzonte.
«Si stende per molte miglia, di boschi e colline. Sai che su alcuni monti abitano dei popoli che non vivono nei castelli?» il piccolo scosse il capo.
«Anche a casa nei boschi ci sono dei selvaggi che...» ma per la seconda volta, gli mancò la voce.
Eddard Stark vide che stava cercando di trattenere le lacrime.
«Non puoi vedere il mare da qui, Theon, mi dispiace.» per un po' il bambino rimase in silenzio e l'uomo lo rispettò ascoltando il suono della foresta.
«Lo senti?»
«Cosa?»
«Il fruscio delle foglie.» il bambino gli lanciò un'occhiata divertita.
«Non durerà per sempre, quando il vento smetterà di soffiare le foglie rimarranno ferme. La voce del mare invece è infinita.» ribatté il piccolo e, evidentemente, si rese conto solo allora di cosa avesse detto. Una lacrima sfuggì dall'eroico controllo della sua volontà e si affrettò a dare le spalle al lord di Grande Inverno.
Lord Eddard abbassò lo sguardo su quelle pietre mastodontiche e passò le dita sulla superficie rovinata dalle intemperie, riflettendo.
«Sai una cosa? Qui a Grande Inverno non ci sono tante cose cui sei abituato, ma anche la voce di un torrente non si interrompe quasi mai. C'è una camera libera che da sul canale che porta l'acqua nel pozzo nell'area ovest, certo, la vista è meno suggestiva... Vorresti andare lì?» il bambino sollevò lo sguardo lucido e studiò l'uomo per un po'.
«Perché?» chiese.
«Perché cosa?» ribatté l'uomo
«Sono il tuo ostaggio. Perché mi tratti come se fossi un ospite?» era piccolo, non stupido.
«Sai cosa vedo quando ti guardo?» Theon si agitò, Eddard lo vide bene.
«No.» la sua voce tremò, aveva lo sguardo basso.
«Vedo un bambino, vedo il mio protetto.» gli sollevò il mento con l'indice. «Ora è molto difficile, lo so, ma sono sicuro che quando Robb e Jon saranno cresciuti diventerà più facile. E potrai avere dei compagni per allenarti e giocare.» si guardarono ancora per qualche attimo, l'uomo ritrasse la mano improvvisamente, come se si fosse appena accorto di quello che aveva fatto.
«E' ora di andare a cena.» concluse e gli indicò di scendere prima di lui.

Era sera, la porta della nuova camera chiusa ma la finestra aperta. Il bambino era sdraiato supino sul letto di coperte e pelli. Fermo ad ascoltare meravigliato l'acqua che scorreva. Non era la voce del mare certo, ma era un suono amico e costante. Rifletteva.
Nei giorni precedenti aveva chiesto a maestro Luwin che differenza c'era tra la parola ostaggio e la parola protetto. Il vecchio maestro gli aveva lanciato uno sguardo indagatore.
Gli aveva poi risposto che un ostaggio era una merce di scambio. Un protetto era una persona che riceveva protezione da qualcun altro, era una sorta di ospite. Allora lui aveva chiesto se fosse per quello che suo padre non lo riscattasse, perché era un protetto e non un ostaggio. Il vecchio sapiente gli rispose di sì, che un protetto non può essere riscattato... Quindi non sarebbe mai più tornato a casa. Era stata la sua conclusione.
Due mesi prima si sarebbe sentito morire, ma ora... Cosa stava cambiando?
Lì, a Grande Inverno, il lord lo proteggeva e non lo costringeva a una vita meschina. La sua sorte sarebbe stata diversa se a trattenerlo fosse stato il Cervo anziché il Lupo?
Da chi o cosa lo stava difendendo, il lord Lupo?
Suo padre era rimasto a guardare fuori dalla finestra. Aveva gridato quella terribile frase. A volte gli echeggiava ancora nelle orecchie.
Ciò che è morto non muoia mai... In quei due mesi si era convinto che fosse la sua condanna, il modo di suo padre di gridare la sua delusione per il suo pavido e deludente ultimo figlio, per bandirlo...
E questo Lupo del Nord lo aveva preso con sé. Durante il lungo viaggio per arrivare, gli uomini del Nord avevano parlato molto e avevano riso e scherzato su tutto, dalle ferite subite alle donne che li attendevano a casa. E alcuni di loro gli avevano detto che sarebbe stato rinchiuso in qualche cella segreta e tenuto in catene. A eterno monito di cosa succede a chi osa infrangere la pace del Re. Ma di tutte le mezze voci e le mezze minacce, l'unica cosa che si era rivelata vera, era che non avrebbe mai più rivisto la sua casa.
Il lord era stato subito chiaro con i suoi uomini: Theon Greyjoy era il suo protetto e qualsiasi cosa gli fosse successa, era lui a risponderne. E di conseguenza si era comportato: gli aveva dato quanto poteva, nella misura in cui un futuro boia si possa permettere.
Era come un qualsiasi ragazzo della sua età che veniva mandato a corte da un altro signore.
La sua mente stanca venne distratta dal suono del torrente. Non era la voce possente del mare, che andava e veniva dalla spiaggia, certo. Ma era pur sempre acqua che scorre.
E l'acqua dei torrenti non arriva forse ai fiumi? E l'acqua dei fiumi non si getta forse nel mare?
Mentre scivolava nel sonno per la prima volta senza ansia, la voce calma e sicura del lord Lupo gli risuonò nell'orecchio... vedo un bambino.
Si sentiva confuso, il suo vero padre non aveva detto niente per difenderlo quel giorno, quando era stato portato via; lord Stark, anche se era il bastardo che aveva contribuito alla morte dei suoi fratelli e alla sconfitta di suo padre, aveva detto poche parole, ma erano bastate per difenderlo da quanti avessero dei conti in sospeso con gli altri Uomini di Ferro.
Sperò che il piccolo Robb, l'erede di Grande Inverno, crescesse in fretta, per avere un amico con cui giocare.

 

Lord Stark era l'uomo che gli aveva dato l'unico sottile legame che poteva esserci tra la tana e l'antro.


 

§§§

AS' space.

*non affannatevi a cercare queste canzoni, non siete stati distratti, le ho inventate io di sana pianta ;) avevo bisogno di differenze sostanzili e tangibili tra il vecchio universo e quello nuovo del Theon bambino a Grande Inverno.

Scusate le imprecisioni, purtroppo non ho i libri sotto mano e questa storia abbraccia tutto l'arco della vicenda che lo riguarda: all'inizio di A game of throns, si dice che il protetto di Stark ha diciannove anni, mentre Robb ne ha quattordici. Di conseguenza è legittimo, oserei dire matematico, che Robb e Jon abbiano all'incirca 5 anni quando Theon arrivò al Nord e che quindi debba "aspettare" un po' prima di poter relazionarsi con Robb: sopratutto con lui, l'erede, il primogenito, perché Theon è così. Solo dopo essere stato sotto le amorevoli cure di Ramsey credo che la sua prospettiva cambi.
 

 

  
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