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Autore: Jude02    21/09/2014    2 recensioni
Non siamo nell'Inghilterra degli anni 90 e Veronica non è la groupie nè la roadie degli Oasis.
Era iniziato tutto con una serata sbagliata, quell'incontro sulla terrazza sarebbe dovuto restare sospeso a 5 piani da terra, libero di essere dimenticato, eppure sembravano destinati a incontrarsi nuovamente..
Era solo desiderio di vendetta il sentimento che spingeva Liam verso di lei?
Ma un altro incontro era pronto a sconvolgere nuovamente la vita di Veronica..
Era soltanto desiderio di sicurezza e protezione quello che la spingeva verso Noel?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5;
 
Sabato mattina.
 
Mi svegliai di buon umore; nonostante l'inverno fosse ormai alle porte, un pallido sole faceva capolino tra le nuvole.
Mi alzai canticchiando spensierata, come non mi capitava spesso; fortunatamente la casa era vuota, completamente a mia disposizione.
Accesi lo stereo, alzando il volume al massimo e lasciando che le note invadessero le stanze vuote.
Dopo il primo caffè della mattina, mi gettai sotto la doccia e mi affrettai a prepararmi per non perdere l'autobus diretto in centro. 
Il piano della mattinata sarebbe stato: incontrare Annabell e liberarmi una volta per tutte della giacca di Liam e incontrare Cam, con la quale avrei dovuto distribuire più volantini possibile, per pubblicizzare l'imminente sfilata organizzata dal negozio di abbigliamento in cui lavoravo tre pomeriggi a settimana.
Erano settimane che Maura, la mia datrice di lavoro, era in fibrillazione in vista della sfilata: sarebbe stato il momento buono per lanciare la linea di vestiti disegnata da lei stessa. Aveva anche tentato di convincermi più volte a farle da modella, ma mi ero sempre opposta con fermezza: il pensiero di sfilare davanti a un pubblico, o di essere osservata da più persone facendo qualsiasi altra cosa, mi terrorizzava. Preferivo di gran lunga aiutarla con la parte pubblicitaria e restare dietro il palcoscenico a preparare le modelle. 
Così, infilai in borsa un centinaio di volantini, la giacca di Liam e mi diressi alla fermata dell'autobus.

Un'ora più tardi mi trovavo in centro, percorrevo a grandi passi la piazza dove il sabato si svolgeva il mercato, circondata da bancarelle che brulicavano di ragazze e signore di ogni età a caccia di capi di vestiario a basso prezzo.
Raggiunta la fine di quel labirinto, attraversai la strada per raggiungere quella che tutti chiamano la montagnola, uno spazio verde simile ad una collinetta, luogo di ritrovo di molti giovani, nonché mio e di Annabell. Qui vi si svolgeva un altro tipo di mercato, con un altro tipo di clientela: la strada in salita che dovevo percorrere per arrivare in cima era costeggiata da bancarelle che esponevano dilatatori per orecchie di ogni colore e misura, borchie da applicare ai vestiti, magliette di gruppi rock e metal, coloratissimi vestiti vintage, ma anche stoffe e incensi indiani. Camminavo controcorrente, mentre mi passavano a fianco ragazzi e ragazze di due tipologie, quelle che una volta sarebbero stati comunemente definiti come punk e hippy: gli uni con i capelli di tinte e creste impossibili, piercing al naso o al sopracciglio, ai piedi gli immancabili anfibi, sulle spalle la giacca di pelle; gli altri acconciati con rasta, fitte treccine o capelli lunghi e incolti, tirati indietro da una fascia, vestiti con magliette vintage, gonne lunghe a coprire i sandali, pantaloni larghi e colorati, con il cavallo così basso che li faceva assomigliare a gonne.  Nonostante alcuni di loro rischiassero di risultare perfino conformisti, nel loro anticonformismo, quel posto mi piaceva davvero: nessuno al tuo passaggio si soffermava squadrandoti, alla minuziosa ricerca di un difetto, come succedeva, invece, camminando per i corridoi di scuola.
Arrivata in cima, mi diressi verso il centro del parco, mi sedetti su una panchina in legno e accesi una sigaretta, in attesa dell'arrivo di Annabell.
I minuti passavano e le sigarette diventarono due, poi tre: era sempre in ritardo, ma quella volta stava esagerando! Telefonarle sarebbe stato inutile: avevo il telefono perennemente scarico o in silenzioso. Tirai fuori il cellulare, controllando per l'ennesima volta l'orario; insolitamente, sullo schermo era apparso un messaggio di Ann "Vi, scusami tanto, ma ho avuto un imprevisto! Puoi lasciare la giacca al ragazzo della seconda bancarella, quello che ci ha venduto la maglietta dei Beatles qualche settimana fa, io la passerò a prendere più tardi. Scusami ancora!"
Dovevo aspettarmelo. Ormai ero abituata alle buche dell'ultimo minuto. Stavo ancora espirando, quando il mio telefono vibrò nuovamente: "Dimenticavo, sistemati capelli e trucco e mi auguro che tu non sia vestita da stracciona!"
"Non posso credere che l'abbia fatto veramente..." pensai. Restai un attimo interdetta, ma ormai ero caduta dritta dritta nella trappola che mi aveva teso e c'era ben poco da fare; mi lasciai sfuggire un sorriso arrendevole. Non era proprio il tipo che si arrendeva lei. Mi restavano solo due cose da fare: potevo stare al suo gioco e darle per la prima volta una piccola soddisfazione, o potevo andarmene.
Finalmente mi decisi a dirigermi verso la bancarella indicatami, ma mi mossi molto lentamente, per avere il tempo di osservare ogni persona nei dintorni, alla ricerca di un viso.
Fu quando ormai ero prossima al banco che lo vidi. 
Si distingueva tra la folla grazie alla sua "particolare" camminata, al suo atteggiamento sfrontato e, dovevo ammetterlo, alla sua singolare bellezza.
Trattenni il fiato, stringendo più forte la sua giacca tra le mani, mentre il mio cuore accelerava i battiti. Era tanto inevitabile quanto involontario l'effetto che Liam Gallagher provocava su di me.
Cercai di darmi un contegno; pochi istanti dopo lui si voltò dalla mia parte.

Mi sarei aspettata ogni tipo di espressione di sorpresa nel suo sguardo, meno quella che assunse posando gli occhi nella mia direzione: lo vidi storcere la bocca in una smorfia, aggrottare le sopracciglia riducendo gli occhi a due fessure e stringere i pugni. Non era soltanto infastidito, pareva decisamente arrabbiato, come se avesse visto un fantasma, o uno scheletro che preferiva lasciare sepolto nel suo armadio.
Non ebbi nemmeno il tempo di formulare un pensiero in proposito che Liam si voltò di scatto e si allontanò a grandi passi.

Una reazione spropositata, tanto da farmi rimanere di pietra. Non potevo credere che il solo fatto di rivedermi gli potesse risultare a tal modo sgradito, eppure sembrava l'unica spiegazione a quell'insolito comportamento. 
Con un gesto spazientito, mi liberai della sua giacca, buttandola sul bancone e mi allontanai a mia volta, scuotendo la testa per non farmi assillare da pensieri negativi. Come al solito, non ci riuscii. Nella mia mente, continuavo a rivivere gli avvenimenti del compleanno di Annabell, in vista di quelli accaduti poco prima, chiedendomi se avessi fatto qualcosa di sbagliato. 

Se soltanto mi fossi voltata e fossi stata un po' meno egocentrica nella mia pessimistica insicurezza, mi sarei resa conto che il suo sguardo non si era fermato su di me, ma era rivolto oltre, in un punto alle mie spalle. 
Se soltanto mi fossi voltata verso quel punto, avrei scorto un ragazzo dagli occhi azzurri, in piedi accanto a una fontana. Indossava una camicia, anch'essa azzurra, un paio di jeans e scarpe da ginnastica. Con la mano sinistra portava regolarmente alla bocca una sigaretta, sul cui filtro era impresso il marchio "Benson&Hedges".
   
 
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