Anime & Manga > Inazuma Eleven
Segui la storia  |       
Autore: marinrin    21/09/2014    3 recensioni
{ Simple crossover con Pandora Hearts ♥ } { co-autrice Iris }
{ long - fic } { leggero ooc -voluto- } { fluff; angst; azione; comico (?) }
{ KyoTaku | RanMasa | SaruFey | Taiichi | e altre pair accennate}

— Ognuno di noi ha qualcosa che tende a nascondere e solitamente il vero terrore è affrontare la realtà. E tu, rivuoi i tuoi ricordi? Vuoi davvero soffrire ancora? Ti aggrapperai davvero a quest’ultima speranza? Stai tentando di scappare, lo vedo. —
— E’ questa la realtà? I miei ricordi ne facevano e continuano a farne parte? Non sono sicuro di essere pronto ad accettare tutto in… così poco tempo. Sempre che io abbia la possibilità di scegliere. —
— ”Tempo”. Che parola strana, non trovi? Ogni essere umano ne ha, eppure è così fragile, può essere spezzato facilmente dalla lama del destino. Allora, perché cerchi di scappare, perché cerchi la luce o un suo piccolo bagliore nel buio che ti circonda? —

hope you like it ♥
Mary
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Soul of Eternity Pandora Hearts

 
Image and video hosting by TinyPic

Terzo capitolo:

§  Ricordi  §




 
 
§ ✶ §

 
Shindou era in preda alle convulsioni.
Si contorceva sulla terra battuta di quel vicolo poco frequentato di Osaka, dove i petali di ciliegio ormai secchi si accumulavano ai piedi delle case vicine.
Urlò, mentre il fragore della battaglia davanti a sé non dava segno di resa.
Kyousuke, falce in mano, si spostò il mantello scuro dietro le spalle ed attaccò.
Il chain di fronte a lui già presentava numerose ferite, che gli laceravano il corpo verde.
Il suo contraente ne stava subendo le conseguenze: la ragazzina era accasciata a terra ed ansimava con sempre più affanno in cerca di ossigeno.
Il blu non ebbe pietà.
Si lanciò ferocemente contro il nemico e ne schivò i colpi: spesse radici fluttuanti che si schiantavano con forza nel terreno.
 Indietreggiò.
 Fece roteare la falce e sferrò due colpi decisi ai “tentacoli” del chain che si paralizzò dal dolore. Kyousuke non attese la sua ripresa e lo immobilizzò ulteriormente con le catene magiche che portava ai polsi.
Altre di queste sbucarono da terra, stavolta elettriche ed appuntite al culmine. Affondarono nel corpo del nemico, squarciandolo.
Sangue violaceo uscì a fiotti dal chain ormai esanime.
Il suo contraente urlò ed anche Shindou.
L’atmosfera si fece più intensa.
 Il cielo divenne più sfocato e coperto da nebbia viola che impediva di vedere a più di un palmo dal naso. Kyousuke non si mosse, preso com’era dalla foga di bersagliare ancora di colpi ciò che rimaneva del suo avversario.
Tuttavia, venne bloccato.
Forze oscure aprirono lo squarcio per l’Abisso e il chain nemico con la sua contraente ne erano al centro. L’ennesimo urlo ruppe il silenzio inquietante che s’era creato, più straziante e insopportabile del solito. Il blu osservò l’orripilante scena che seguì assolutamente indifferente.
 La ragazza iniziò a sprofondare lentamente, come spinta da mani invisibili che fremevano per trascinarla con loro nell’oscurità.
L’espressione che aveva sul volto era terrificante, il viso solcato da rughe che esprimevano tutto il dolore che stava provando, ma Kyousuke non si mosse, non finché non scomparve completamente nell’Abisso ed altre grida di dolore non attirarono la sua attenzione.
Si girò di scatto, il terrore negli occhi, mentre le sue iridi sembravano prese dal panico.
Takuto era a terra, privo di forze e continuava repentinamente a toccarsi il petto come se volesse trafiggersi con la mano stessa.
Preoccupato, si avvicinò a passo veloce, prendendo a mano a mano un ritmo sempre più rapido. Stavolta temeva per la vita di quell’idiota.
Si chinò su di lui, sollevandogli di poco la testa, scorgendone così il viso arrossato e percependone il caldo respiro. Lo scosse leggermente, cercando di fargli riprendere conoscenza.
Funzionò. Takuto sollevò le palpebre.
 Per minuti che parvero indefinibili, rimasero a fissarsi, guardandosi negli occhi l’uno dell’altro, poi la classica reazione alla Shindou: mise a fuoco l’immagine, ritrovandosi davanti un ragazzo dalle iridi color cremisi, che lo fissavano con aria poco rassicurante.
 
Ma perché capitavano sempre dei maschi? Una ragazza, no, eh? Magari formosa e bella? No?!
 
Il chain lo fissò perplesso.
Una catasta di capelli rosa lo raggiunse poco dopo, al seguito della volpe bianca.
Se quello era Kirino, allora il tizio doveva essere Kyousuke.
Aspetta, Kyousuke con gli occhi rossi?
Gli rivolse uno sguardo interrogativo, ma appena fece per muoversi una fitta al petto lo colpì per l’ennesima volta.
Ebbe solo il tempo di toccare il viso del blu con una smorfia dolorante in volto, nel tentativo di chiedere aiuto.
Il chain, d’altra parte, arrossì per la sorpresa.
Eppure, quel rossore ci impiegò poco a svanire, quando Takuto perse i sensi tra le sue braccia. Kirino non perse tempo e si fiondò accanto al suo padrone per poi utilizzare il suo potere per donargli un po’ di pace.
 

 
§ ✶ §
 

— E quindi, mi spieghi perché continui a chiamarlo padrone? —
Il chain pareva infastidito, seccato da qualcosa che Kirino interpretò come la sua semplice presenza. Il suo viso non poté far a meno di incupirsi, mentre veniva sballottato qua e là nell’abitacolo della carrozza.
Cercava di tenere il corpo inerme di Shindou accanto a sé, ma il risultato non era granché; il blu glielo strappò dalle braccia e pensò bene di distenderlo, in modo che il capo del castano stesse sulle sue gambe ed evitasse di colpire oggetti spigolosi.
Il rosa mandò giù un boccone amaro pensando a come rispondere.
— Be’, è passato molto, molto tempo ormai… Tuttavia, una volta ero il suo servo, nonché il suo migliore amico — riuscì a dire, torturandosi le mani sudate e graffiate.
— Ed ora in che in rapporti sei con lui? Continui a comportarti come se fossi al suo servizio.  — riprese Kyousuke, che evidentemente non aveva alcuna intenzione di concludere lì il discorso. Kirino poté vedere i suoi occhi brillare di desiderio di sapere.
— Infatti, non ho mai smesso di esserlo… — spiegò, dopo un momento di esitazione.
— E cosa ne pensi del fatto che ora sia legato a me? —
Il blu rivolse uno sguardo che il rosa trovò indecifrabile al viso di Takuto, profondamente addormentato.
Lo vide accarezzargli dolcemente i riccioli color cioccolato, come una madre apprensiva al figlio esausto dopo un pomeriggio di giochi estenuanti ed infiniti.
Ranmaru scosse il capo, gli occhi che scheggiavano da un lato all’altro dell’abitacolo nel tentativo di risparmiarsi quella scena che stava facendo riemergere ricordi che desiderava non vedere mai più. Quando aprì la bocca per rispondere, si accorse di essere tremendamente arrabbiato e disgustato, ma non capiva quale fosse la causa. 
— Non posso dire di esserne contento. Già è piuttosto orripilante pensare di legarsi ad un chain per così dire… normale. Tu mi sembri anche peggio: ragioni. — pronunciò quelle parole con la voce carica di sentimenti completamente diversi l'uno con l’altro: ira, tristezza, gelosia e, addirittura, ansia e terrore.
— Ho notato, comunque, che  sei molto affezionato a quella specie di volpe. E’ come me, lo sento. Anche se non mi pare abbia tutte le rotelle a posto — continuò il blu, assolutamente indifferenze alla reazione di disappunto del rosa.
Per Kirino, quella era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso, la lacrima nel mare di sofferenza che aveva riacceso la memoria.
Osservò il chain albino accanto a sé e desiderò pugnalarlo col coltello che portava nella cintura dei pantaloni.
— Ed è proprio per questo che non ti vedo come un amico. E’ proprio questo coso ad aver provocato tutte le mie sofferenze.  — rispose, la voce che tremava.
— Quindi un chain provoca sofferenze, in questo mondo? —
Kyosuke pareva seriamente interessato agli umani, pensò il rosa.
Nelle sue iridi scorreva una curiosità  pericolosa, quasi mortale, di chi sfrutta tutto il tempo che la corta vita gli riserva per sapere quanto più può.
— Vorrei non doverlo dire, ma sì. — disse Ranmaru, con l’amaro in bocca e le lacrime agli occhi.
— Posso farti una domanda? — chiese il blu.
— Dimmi —
— Anche Takuto rischierà di finire di nuovo nell’Abisso? —
Kirino rimase sorpreso da quella domanda: ad un chain che poteva importare?
Erano proprio loro la causa del prosciugamento dell’anima degli umani nel corso della durata del loro legame.
— Non avete stipulato un contratto legale, c’è un’alta probabilità. —
— Io non voglio, non voglio fargli del male, anche se è un idiota. Sento di essergli legato, non so perché, ma è come se lo avessi sempre conosciuto. Mi fa stare bene. —
La voce del blu risultò strozzata, dispiaciuta e, almeno così parve al rosa, impaurita, in cerca di protezione o di un aiuto che non sarebbe mai potuto arrivare.
— Credo che lui non provi lo stesso. — ribatté, quasi soddisfatto di vedere il chain distrutto dalla notizia. Certe volte, non poteva sopportare nemmeno la vista di quegli essere sovrumani e vederli soffrire era un’immensa goduria.
 Poi, il suo pensiero sbatté contro Shindou e i ricordi che aveva di lui e si sentì incredibilmente stupido.
— Sai, sono egoista, non m’importa di ciò che prova lui, voglio proteggerlo. —
Kirino distolse lo sguardo, troppo basito per rispondere.
 
 

 
§ ✶ §
 

 
— … può veramente, un chain, provare sentimenti? —
Ranmaru entrò nella sua stanza così pensieroso, che non si accorse nemmeno di star parlando a voce alta. Il suo chain, la volpe bianca, riprese forma umana: un ragazzo albino, la cui età era indefinibile, col volto etereo e gli occhi di una tinta che variava dal cremisi al viola, in sfumature sempre varie, che Kirino non era mai stato in grado di cogliere dalla prima all’ultima. 
— A che stai pensando? — gli domandò, con un sorriso beffardo. Era appoggiato allo stipite della porta, probabilmente consapevole che il rosa non lo avrebbe degnato di un’occhiata. Fece roteare le due lame ricurve che fino ad un momento prima sostavano sulla sua schiena.
— Niente, Ibuki. Stavo riflettendo… — ribatté, facendo un cenno di congedo con la mano, che, con ogni probabilità, non sarebbe stato preso in considerazione.
— Odio quando lo fai, non mi presti mai attenzione. —
L’albino si passò una mano tra i capelli che, ribelli, si risollevavano subito dopo che il suo palmo si spostava altrove. Avanzò verso il rosa, che imprecò mentalmente.
Indossava una lunga giacca bianca, che Kirino amava definire “mantello con le maniche” ed un’armatura argentea che nascondeva la corporatura muscolosa; della volpe manteneva invece le due code e le orecchie, però nascoste nella chioma candida.
— Dovrei prestarti attenzione? — continuò, infastidito come sempre dal comportamento saccente ed odioso del compagno.
— Be’, credo di sì, sono il tuo chain in fondo! — rispose questo, sorridendo sornione.
Ranmaru trattenne tutti gli insulti pensanti che aveva sulla punta della lingua.
— Dopo tutto quello che mi hai fatto passare, non dovrei nemmeno parlarti. —
I ricordi emersero per la seconda volta in quella giornata e lo trovò incredibilmente estenuante. Si sentiva distrutto dal peso di tutta quella tristezza mentre il replay di quell’incidente gli passava davanti agli occhi.
E lui dovette sorbirsi fotogramma dopo fotogramma.
Voleva morire.
— Ho fatto solo ciò che andava fatto, nel vero senso della parola. — ribatté l’albino, tornando quasi serio. Kirino non poté credere a ciò che aveva appena udito, era sconcertato.
— E secondo quali parametri decidi? —
Ibuki fece un altro passo verso di lui, gli occhi che brillavano quasi di perfidia.
 Rabbrividì.
— Perché, mio caro, ti sarò legato per l’eternità: che ciò ti garbi oppure no. Preferisco che nessuno si intrometta —
Il rosa non osò controbattere, consapevole che, per un certo verso, aveva ragione.
Tuttavia, non avrebbe permesso a quel… mostro di continuare su quella strada.
— Uff, rimani il solito noioso! — lo schernì alla fine l’albino.
— Io sarò anche noioso, ma tu sei intrattabile! —
Tentò di troncare così quella conversazione. Si sedette su letto e  si prese il viso tra le mani, sfinito.
— Intrattabile, io? Senza di me non saresti nulla. —
— Meglio nulla che così. — rispose, accorgendosi di come la sua voce fosse diventata fievole.
— Questo è solo il tuo parere, ma di fronte agli altri stai diventando importante: hai ottenuto l’eccellenza! —
Ibuki sorrise, soddisfatto.
— Io non volevo l’eccellenza, ciò che desideravo ormai l’ho perso… —
— Ti ho aiutato, allora! — ribatté il chain, guardandolo come se si aspettasse un complimento per questo grande “aiuto”.
— Parlare con te è inutile. — tagliò corto, non facendo altro che sputare la vera e propria verità, impregnando quella frase di tutto l’odio che aveva in corpo.
— Eppure, pensaci, ti ho fatto un favore. Amare ti rendeva vulnerabile. —
“Vulnerabile”? Che importava, se non poteva essere felice.
— Ho mai chiesto di non esserlo? —
— Non ho intenzione di finire nell’Abisso per colpa di tuoi sentimenti, mio caro. Amare è da deboli — rispose l’albino.
Il rosa rise, scoprendo finalmente che era proprio l’egoismo del suo chain ad aver distrutto tutto, di nuovo.
A differenza tua, un cuore io ce l’ho però.
— Tsk —
 
 
 
 § ✶ §
 
Qualche ora prima
 
Shindou non sapeva dove si trovava.
Attorno a sé il buio l’avvolgeva e di luce non ce n’era nemmeno un bagliore.
Poi, però, nell’oscurità due occhi oltremare presero a fissarlo, brillando, come suo unico riferimento. D’un tratto dei fili ramati lo circondarono e, per alcuni secondi, parve non riuscire a prendere il respiro, mentre una figura si delineava davanti ai suoi occhi.
Nient’altro che un mantello grigiastro e un orecchino cremisi al cui culmine vi era un cuore. Lo incitava a prendere la mano che gli porgeva, mormorando che così si sarebbe salvato, ma non ebbe il tempo di provarci che un lampo quasi spettrale li divise, portando alla luce ricordi di quanto accaduto precedentemente.
La carrozza continuava imperterrita, ormai vicina al tanto atteso villaggio.
Kyousuke però non era perfettamente in sé.
L’aria che aveva non gli piacque per niente.
Quell’idiota non faceva battute, segno c’era qualcosa che non andava.
Kirino dormiva placidamente appoggiato alla sua spalla e la volpe biancastra sonnecchiava tranquillamente sulle sue gambe.
Notò delle occhiate fugaci del blu e gli balenò in mente l’idea che fosse geloso, idea che svanì dopo che quest’ultimo emise uno sbuffo, riprendendo a fissare il cielo come in cerca di risposte. Una volta arrivati, non fu difficile capire la causa di tutta quell’agitazione.
Scesero il più velocemente possibile, notando una figura rosata scappare via tra i vicoli.
Ovviamente, i tre la seguirono senza farsi troppe domande, intuendo cosa sarebbe successo poco dopo.

Eppure, per l’ennesima volta, un’altra entità passò loro davanti e questa aveva dei capelli verdi turchesi.

Ranmaru perse un battito; rimase fermo come un palo, mentre il chain prese ad inseguirlo.
Dopo qualche minuto di sbando, il rosa si decise a imitare la volpe, ricorrendoli alla massima velocità possibile.
Infine, ormai distanti dal castano e dal blu, sembrarono riuscire ad intrappolare quella figura dal lungo mantello nero.
Questa si voltò, rivelando le iridi color dell’oro, ammiccando un sorrisetto soddisfatto.
— Non preoccuparti, verrò presto a distruggerti. Ti ho aspettato a lungo. — disse poi, con particolare enfasi, mentre un serpente d’oscurità di abnormi dimensioni lo avvolgeva.
Scomparve senza lasciare traccia, mentre il rosa s’inginocchiava a terra cominciando a piangere senza riuscire a fermarsi.
— Non sarebbe mai dovuto accadere! — mormorò tra i singhiozzi. — Non lui! — confermò, cercando di riprendersi.
Intanto, una sagoma dai capelli verdini gli si avvicinò tremante, porgendogli un foglio di carta strappata per poi fuggire via.
 
 




 § ✶ §

 
 
Shindou non ricordava molto, se non due occhi cremisi nelle sue color cioccolata o forse semplicemente evitava a se stesso di ricordare.
Sollevò leggermente le palpebre, finalmente in grado di mettere a fuoco la stanza dove si trovava, alias quella degli ospiti della villa di Beta.
Istintivamente, guardò nel letto di fianco al suo, non notando la presenza del chain.
Perché si stava preoccupando? Domandò a se stesso.
 Il fatto era che, per qualche strana ragione, si sentiva davvero legato a lui.
 
 Non in quel senso, a lui piacevano le ragazze, le femmine!
 
Che eterosessualità stentata!
Si massaggiò le tempie, scacciando dalla mente quei pensieri.
Riavvolse mentalmente il nastro a quello che era accaduto solo poco tempo prima, ma che a lui parvero giorni.
Si sentiva così stanco che anche rimanere seduto era gran dispendio di energie, così si lasciò cadere sul morbido cuscino mentre le immagini dell’accaduto scorrevano rapide.
La ragazza che aveva causato tutto quel trambusto doveva avere più o meno la sua età e, secondo la sua opinione, non aveva gran controllo del suo chain.
Quest’ultimo pareva quasi averla posseduta e Shindou rabbrividì al pensiero che anche Kyousuke potesse fare lo stesso.
 Deglutì a fatica.
Non aveva molti dati sulla storia di quella fanciulla, tuttavia da ciò che aveva visto poteva intuire le pessime condizioni di vita in cui si trovava.
E pensare che, poco prima della battaglia, le aveva persino parlato.
Sembrava dolce, troppo innocente per poter domare una creatura spaventosa come quella. Proveniva, si ricordò, da un orfanotrofio e da sola aveva tentato di mantenere i suoi fratellini, morti proprio qualche mese prima in un attentato al conte dei Kuro, residente nella cittadella di fianco. Ne parlava ostentatamente, forse ancora distrutta dal trauma. Si domandò come avesse conosciuto quel chain, dato che gli aveva spiegato che era impossibile agli essere umani finire nell’Abisso o meglio da vivi e senza scadenza di contratto.
Lui era l’eccezione alla regola e per qualche istante pregò di non ritrovarsi più lì con quei mostro pronti ad attaccarlo.
Una lacrima solcò la sua guancia, in ricordo di Sakura, quello era il nome della ragazza, della quale ora era svanita ogni traccia, dimostrazione della fine della sua esistenza.
E se anche Kyousuke si ribellasse?
Una paura immane prese possesso del suo cuore: gli occhi cremisi che aveva visto parvero fissarlo nuovamente.
Per quanto tentasse, quelle iridi rimanevano persistenti nella sua mente.
Il chain,  Kyousuke, il nero e poi il rosso.
Parole che apparentemente non avevano senso, come dettagli d’un mantello di cui è impossibile vedere la fattura. Digrignò i denti un intenso scatto di rabbia.
Si era dimostrato debole, inutile in quella battaglia.
Ripensava al suo orgoglio perso, al suo finto coraggio e a quei sorrisi beffardi che non avevano concluso niente.
Il dolore che aveva sperimentato era insopportabile, sembrava che fiamme infernali lo avvolgessero nel tentativo di bruciargli l’anima stessa.
Gli toglievano l’aria e non facevano che pugnalarlo con ricordi lontani di cui non aveva memoria, come una punizione divina peri suoi peccati.
Temeva Shindou, temeva che la pioggia della misericordia non sarebbe più scesa in suo soccorso e che la sua agognata forza di vivere potesse abbandonarlo lì, da un momento all’altro.
La cercava, la bramava quella speranza, quell’ultimo filo di salvezza a cui aggrapparsi, ricco di spine e tormenti che portavano il nome della sua disperazione e della sua verità.
 Si domandò più volte, quella notte, se esistesse un perché alle sue sofferenze ma, come risposta, ottenne solo un rombo di tuono in lontananza.
 
Annuncio di tempesta.
 
 
 § ✶ §


 
Correva. Correva così forte da non sentire più nemmeno il vento fischiargli nelle orecchie.
I muscoli bruciavano e le gambe scattavano in avanti senza che lui volesse.
Si sentiva così stanco che pareva non avesse dormito da settimane intere, ma la paura e il terrore avevano la meglio e lui avanzava imperterrito.
Nella borsa che portava a tracolla, qualcosa emise un gemito.
Idiota di un coniglio, pensò, senza fermarsi per controllare che aveva quello stupido chain.
 Il cappuccio scivolò dal capo, rivelando la brillante chioma verde che era come un lampo che squarciava la notte, un’insegna luminosa in un vicolo buio.
Se lo rimise come meglio poté senza arrestare la sua fuga, la pioggia che batteva insistentemente sul suo viso già rigato di lacrime.
Scivolò nel fango, imbrattando il mantello da cima fondo, si rialzò per mettersi in piedi e ripartì più rapido che poté.
Qualcosa gli afferrò la caviglia, ma non si fermò.
— Ehi, sei ancora tra noi? —
Fey alzò il capo, per guardare negli occhi il rosa e ricordare cosa stava facendo.
L’atmosfera nel locale era calda ed impregnata di odore di cane bagnato.
Il verde riprese la conversazione con Kirino.
— Sì, ci sono. — lo rassicurò, tossendo.
— Be’, ci credo. Dopotutto, sei stato tu ad invitarmi qui. 
Kirino parve accigliato, la bocca tirata in una smorfia tutt’altro che sorridente.
— La Pandora deve sapere… — spiegò il verde, incupendosi.
— Cosa succede esattamente? — domando il rosa, stringendo i palmi al bordo del tavolo, come a prepararsi ad una notizia che avrebbe potuto trascinarlo via.
— Eternity. —
— Eternità…? —
— No, Eternity. Non posso spiegarti molto, perché mi seguono e lui ascolta ciò che dico. E’ pronto per una battaglia di cui so poco e nulla, ma dovete prepararvi. — disse il verde, guardandosi attorno per rassicurasi che nessuno oltre al rosa gli stesse prestando attenzione.
— Cosa ti insegue? — chiese Kirino, con la voce strozzata.
—  Un Nameless. Sono creature d’ombra, composte da incubi e paure, il cui compito è quello di catturare i sentimenti umani. Attaccano senza avere pietà per nessuno, risultando insaziabili. Inizialmente non hanno una vera forma, poi, dopo aver assorbito il cuore dell’umano, sono in grado di prenderne l’aspetto. — spiegò, nervoso.
— Allora anche lui era un…—.
Fey lo interruppe con un gesto della mano.
— No. Lui non lo era prima e non lo è adesso. E' solo un mostro, ancora più terribile dei chain stessi. —
 
 
  § ✶ §

 
Uscì di fretta e furia fuori dal bancone, nel tentativo di riprendere fiato.
Si sentiva oppresso da qualcosa.
S’incupì quando quella sensazione di chiuso lo riavvolse, come incatenandolo in una morsa fatale. Ebbe solo il tempo di aggrapparsi al parapetto.
Al tatto rabbrividì e le dita affusolate si strinsero intorno a quell’unica presa di salvezza.
Il buio lo avvolse, mancò un battito.
 
 
  § ✶ §

 



Onii-chan, non trovo il mio pupazzo! ammiccò il piccolo Kyousuke sorridendo allarrivo del suo fratellone, il quale, contento, per consolarlo, lo strinse in un piccolo e caldo abbraccio. 
Gli accarezzò la nuca, scompigliando i capelli bluastri, eppure, per qualche strana ragione, quella figura non era del tutto chiara.
Poi, unaltra si aggiunse ai tre, con loggetto del desiderio del minore.
Questo aveva dei cappelli arancioni, ma, come per laltro, non era possibile scorgere i dettagli del volto.
Yuuichi-kun, Kyousuke-kun, che ci fate ancora in giardino? Dovreste essere al ballo, no? Dopotutto siete della famiglia Tsurugi! continuò il nuovo arrivato, mettendosi in una posa piuttosto buffa, con le mani sui fianchi, iniziando ad atteggiarsi da superiore, provocando la risata dei due.
Neh e con chi dovrei ballare? Magari con la giovane figlia degli Otonashi?ammiccò  il maggiore dai capelli blu, provocando uno sbuffo infastidito dellinterlocutore.
Poi, porse il pupazzetto al piccolo: un orsetto beige dal fiocchetto rosso con una gemma color ambra.
Kyousuke sorrise sornione, prendendo il giocattolo e stringendolo a sé.
Una figura si avvicinò ai tre ragazzi, infastidendo sia il piccolo Tsurugi che lamico.
Neh, neh, Tsurugi-kun, ce lhai una fidanzata?ripeté la ragazza dai capelli e gli occhi rossi, sventolando un ventaglio per farsi aria, sperando forse in una risposta negativa.
Oh, certo, ne ho una! concluse con un sorrisetto beffardo che si riuscì a delineare mentre i due dietro sussultavano.
Ah, davvero e com’è? mormorò Natsumi, con tono canzonante.
Dovresti proprio vederla, ha dei meravigliosi occhi da gatta color azzurro cielo e dei stupendi capelli arancioni, che sembrano riflettere i raggi del sole! rispose divertito Yuuichi, premendo sulla parola "vederla".
Kyousuke notò la figura del ragazzo accanto sé andare completamente in panico e urlare per lesasperazione, con il viso color cremisi.
Non riuscì a trattenere una risata.
 
 



 § ✶ §

 
 
Takuto si precipitò a soccorrerlo non appena notò la sagoma di Kyousuke accasciarsi a terra.
Preso dal panico, aveva chiamato aiuto e così, grazie ad Aki e ad a Ichinose, lo aveva trasportato sul letto. Tuttavia, il blu non aveva ripreso conoscenza e ciò fece salire l’ansia del povero castano.
Quando il chain riaprì gli occhi si sorprese della luce che invadeva la camera, constatando che doveva essere mattina.
Fece per alzarsi, notando un leggerlo peso al  lato sinistro del letto.
Shindou riposava placidamente con il respiro lento che trasmetteva un serenità impressionante. La testa era appoggiata sul letto, con accanto, piegate, le braccia.
Era inginocchiato. I riccioli gli ricadevano morbidi sul viso, coronando quell’espressione così sorniona. Sembrava persino dolce e decisamente bellissimo.
Poi, lo vide dischiudere le labbra in ennesimo sospiro che fece immediatamente avvampare Kyousuke.                         
Il blu si fece forza con tutto sé stesso e così si decise a scuoterlo per svegliarlo.
Un mugolio irritato non si fece attendere seguito da uno sbuffo irritato.
Dischiuse le iridi, massaggiandosi la fronte per tentare di mettere a fuoco ciò che stava succedendo. Dopo pochi attimi scattò, saltando letteralmente dal materasso.
Un urlo stridulo si diffuse per la camera, provocando uno sbuffo annoiato di Kyousuke.
— O-ohayo. — pronunciò il chain, sistemandosi al meglio e notando che gli mancava la camicia.
Shindou non riuscì a non fissarlo e il blu, letteralmente imbarazzato, si portò sotto le coperte, imprecando e tentando di capire chi diamine gli avesse tolto l’indumento.
— Aki ha detto c-che era s-sporca, c-così l’ha l-lavata… — mormorò Takuto, spezzando inconsciamente le frasi, mentre l’altro tirava fuori la testa dalle lenzuola.
Controllò che avesse almeno i pantaloni e ringraziò mentalmente la provvidenza e la sua fortuna sfacciata, anche se, constatò, quelli non erano decisamente i suoi. 
— E che cavolo! — bofonchiò Shindou. — Cerca di riprenderti! —
Kyousuke però non era della stessa opinione e rimase in quel bozzolo di coperte.
— Schiavo, vammi a prendere qualcosa per coprirmi! — disse poi, con una certa nota di autorità che fece irritare non poco il castano.
— Se sua ‘maestà’ non me lo chiede con cortesia, potrei non portarle nulla! — ribatté con tono sadico.
— Allora, saresti costretto a vedermi mezzo nudo! —
Takuto avvampò.
 
 
Dannato chain che gli faceva pensare cose imbarazzanti!




 



 
Angolo delle autrici prossimamente in seduta psichiatrica Image and video hosting by TinyPic

*Piccolo appunto: ohayo vuol dire buongiorno uu <3

Allura, nonostante io sia alla ricerca dei pinguipandanicorni... (3v)
Spero che sia venuto decente perche boh, stavolta ho avuto pochissimo tempo- I compitiiiiiii
SE CI SONO ERRORI PERDONATEMI T-T


Eccomi qui, soffernte davanti al libro di inglese che implora di essere aperto ---SOFFRO.
NON HO AVUTO MOLTO TEMPO PER CERCARE GLI ERRORI, PERDONATEMI T-T (P2)

Piccolo avviso piccino picciò(?).
Visto che beh, oramai siamo a scuola, abbiamo deciso di postare il capitolo ogni due settimane, così da trovare il tempo per scrivere e voi -volendo xD- per recensire, che ne pensate?

DRADRADRADRADRADRADRADRA (?)
Si, parole alla cavoluuuus xD
-mistorimbambendooooo-
Se non pubblicavo in tempo, oggi IRIS mi uccideva sul serio  ah ah... ah.
*fuggeH*
 
In questo capitolo io e Iris:  VI ABBIAMO MOSTRATO LA DUBBIA(?) ETEROSESSUALITà DI SHINDOU-
Ma stavamo godendo troppo nel fargli fare la figura del defi xD
E POI VI ABBIAMO FATTO APPARIRE UN KYOUSUKE PUCCIOSO E UN KYOUSUKE IMBARAZZATO DI ESSERE A PETTO NUDOH (???)
*nosebled*
Un po' di ooc si noterà, ma stavolta è voluto (?)//linciaggio-
Non linciateci, stiamo provvedendo per i pacchi Lines ultra da dare a Shindou ( Io opto per i lines è notte conb Ali éwé)

Iris: Speriamo che il primo capitolo vi sia piaciuto e che via abbia quantomeno incuriosito! *sventola pinguino*
Mary: Gli aggiornamenti saranno costanti, una volta ogni due settimane, di sabato/domenica BD
*porge biscotti e gelato alla vaniglia(?)*

 
Donate una recensione alla fic, salverete tanti pinguipandanicorni in via di estinzione/ e mandare le autrici in un manicomio con qualche confort-What(?)
Inoltre ci impegneremo a mandare  Shindou da un bravo psicologo per confermare la sua eterossessualità stentata(?)
E visto che ci troviamo, anche per comprargli dei boxer nuovi EWE
- sa tanto di perverso lol -

 
//ognimessaggiosubliminaleèpuramentecasuale(?) 
 
 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inazuma Eleven / Vai alla pagina dell'autore: marinrin