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Autore: Tom Kaulitz    21/09/2014    2 recensioni
La prima volta che lo vide era a dicembre, a Magdeburgo pioveva. Tom stava passeggiando infreddolito abbracciandosi per cercare di bagnarsi meno possibile.
Un'ombra. Un ragazzo dai lunghi capelli neri. Anzi, a pensarci bene era tutto nero, niente escluso: i vestiti, le scarpe, i bracciali e le collane che portava. Aveva la pelle bianchissima, e, quando Tom guardò meglio, aveva alcune meches bianche. Era un ragazzo dai lineamenti abbastanza femminili, gli occhi truccati. Lo guardava, da dietro un albero distante almeno cento metri da lui. Quando l'ombra notò che il rasta lo aveva visto, esibì un sorriso, ma un ghigno malefico, raccapricciante. Poi si dissolse, insieme a tutta la figura, in una polvere nera.
***
Tom rigirò quei fogli nelle mani. Li aveva tutti collezionati nel giro di alcune settimane, trovandoli sulla scrivania la sera, dopo la scuola. Un pennarello nero, tramite la stessa scrittura, aveva scritto alcune frasi inquietanti.
"Non scappare"; "Ho bisogno che tu sia solo"; "Ci riuscirò"; e "Sei molto bello" erano i più interessanti. Nessuna firma, nient'altro, a parte una piccola ciocca di capelli neri e bianchi, ogni volta.
***
Sorrise. «Proprio come lo Yin e lo Yang...»
Genere: Fantasy, Fluff, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bill Kaulitz, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest, Tematiche delicate
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6.


C'era qualcuno che gli accarezzava la guancia. Sentiva un respiro vicino al suo viso, percepiva la vicinanza di un corpo al suo. Aprì gli occhi. Era Bill. Non potè reprimere un sorriso sornione.
«Buongiorno Tomi, stai meglio?» sussurrò il moro.
Tom annuì e si stiracchiò inarcando la schiena, mentre Bill lo osservava. Un lembo della maglietta scoprì la sua pancia graffiata, e un brivido lo percorse quando la carne venne in contatto con l'aria fresca. Gemette e alzò le spalle quando vide Bill rabbuiarsi leggermente mentre si alzava per raggiungere l'armadio.
Inutile rivangare ciò che era successo.. a parte un piccolo particolare.
«Bill..» mormorò, disegnando cerchi immaginari sul lenzuolo. Era troppo timido per guardarlo negli occhi.
E poi cambiò brusco argomento, forse era ancora troppo presto per parlarne seriamente, nonostante potesse ancora sentire le labbra del moro sulle sue, il ricordo delle coccole del giorno prima era vivido in lui e gli procurava una strana sensazione allo stomaco.
«Stasera abbiamo la festa da Dirk, vero?» ora alzò lo sguardo.

Bill sorrise e annuì, in mano una gruccia a cui era appeso un capo nero. Era una maglietta con una stampa bianca davanti. Molto carina, convenne Tom, senza però dare voce ai propri pensieri. Bill la poggiò su una sedia e poco dopo fu raggiunta da un jeans -rigorosamente nero-, delle sneakers alte -bianche... strano- e da vari accessori borchiati. Perfetto insieme. Finito l'outfit, Bill si girò verso il fratello con sguardo interrogativo.
«Te che ti metterai?»
Alzò le spalle. «Il solito immagino. Andrà bene?»
Bill si astenne dall'aggiungere un "sarai sempre bellissimo" che gli ronzava in testa e si limitò ad annuire.
«Bill, dimmi una cosa.. Anche Dirk è morto, perciò? Insieme alle altre persone che verranno alla festa?»
L'altro annuì di nuovo con aria lugubre e poi chiese, più allegro: «Cosa vuoi per colazione?» Tom rise.
«Pranzo, Tom..»
«In effetti..»
Tom si alzò e lo seguì in cucina. Solo ora si accorse che avevano ancora addosso i vestiti della sera precedente, maglietta sporca del liquido porpora inclusa. Fece una smorfia. Forse era meglio cambiarsi, dopo.
«Poi devo farmi una doccia.»
«Anche io.»
Tom arrossì leggermente, senza saperne realmente il motivo.
«Pizza? Pasta? Carne?»
«Vada per la pizza.»

*

Era pomeriggio inoltrato. Bill si stava preparando con almeno tre ore di anticipo, mentre Tom stava appoggiato allo stipite della porta del bagno. Lo osservava mentre si truccava, chiedendosi cosa l'avesse spinto a farlo. Era perfetto anche senza. Sospirò. Era innamorato davvero? Nel vero senso della parola? Forse. All'improvviso l'immagine di Lise gli balenò davanti agli occhi e sussultò.
«Bill! Devo chiederti una cosa.»
Bill sorrise e si allontanò dallo specchio, l'eyeliner a mezz'aria. «L'ennesima. Ma dì pure.»
Il rasta sbuffò una risata e parlò. «Ti ricordi quando avevo chiesto cosa volesse dire quando qualcuno ha le iridi rosse e il bianco dell'occhio nero? Mi dici cosa vuol dire?»
Bill lo guardò stralunato. «Qualcosa di brutto di sicuro. Nel nostro mondo si dice che i demoni hanno gli occhi in quel modo. Quelli cattivi, per intendersi.»
Tom restò immobile a fissare il pavimento, gli occhi sgranati. Lise non poteva essere un demone. Impossibile.
«Perchè? Ne hai visto uno, Tom?» si voltò, allarmato.
«No» mentì.
Non ci credo, pensò Bill. Ma poi non ne parlarono più.

*

Tom si vestì. I soliti jeans larghi, la maglietta di cinque taglie più grande, la felpa altrettanto enorme e il suo cappellino preferito.
«Bello, Tomi.» commentò Bill, già pronto da mezz'ora. Inutile dire che Tom arrossì e si voltò dall'altra parte. Mai quanto te.
Si guardò allo specchio e si sitemò il piercing e il cappellino. «Sono pronto. Quanto è lontano da qui il posto?»
«Pochi minuti a cavallo.»
«A CAVALLO??»
Bill rise. «Qui si usano anche i cavalli. Anzi, principalmente. Essendo morti anche loro..» portò un angolo della bocca in alto in una smorfia strana.

Tom deglutì. «Ma io non so andare a cavallo..»
Bill lo fissò, pensieroso. Alzò le spalle.
«Vorrà dire che stai dietro di me.»
Il rasta non era del tutto rassicurato.
«Dove lo tieni, 'sto cavallo?»
«Nella stalla poco lontano. Vieni, andiamo.»
Gli prese la mano in un gesto brusco e lo trascinò fuori casa, i gonfi capelli corvini al vento.

*

«No, non ci salgo!» Incrociò le braccia.
«Dai Tom!»
Tom fece orecchie da mercante e continuò testardo a fissare diffidente l'animale. Era un cavallo abbastanza basso, dal mantello bianco e i crini neri. Perfetto per Bill, ma magari non per lui.
Lo guardava curioso e interessato, forse chiedendosi perchè un tipo con le liane in testa lo guardasse male. Mosse la coda e quello sussultò.
Bill rise ancora. «Non avrai paura?» lo guardò di traverso. Tom arrossì e fece un movimento determinato verso l'animale.
«Non è assolutamente vero, Bill! Mi chiedo solo perchè qui non esistono macchine.»
«Le macchine non muoiono...»
«Neanche le case, se è per quello.»
Bill alzò gli occhi al cielo e mise le redini sul collo del cavallo, sospirando. Serviva una scaletta. Si guardò intorno e avvistò uno sgabello accanto al deposito di fieno. Prese una mano di Tom e la poggiò veloce sulle redini.
«Bill, sei pazzo! E se morde?»

Bill si era già allontanato. «Preferisci che scappa e che MAGARI ti travolge?» Sapeva benissimo che Fiammabianca non l'avrebbe mai fatto, ma era per spaventare suo fratello. Non che ce ne fosse bisogno, era già abbastanza spaventato di suo.
Quando Bill tornò con lo sgabello vide Tom che esaminava la sella di cuoio e il sottosella, anch'essi neri. Ammiccò e poggiò lo sgabello per terra, accanto al cavallo.
«Sali»
Era un ordine, e Tom obbedì dopo avrgli lanciato un'occhiataccia.
«Ora?»
«Poggia il piede sinistro nella staffa e issati su. La gamba destra deve andare al di là.» spiegò il moro.
Dopo alcuni battibecchi Tom eseguì e si trovò improvvisamente sopra, un po' terrorizzato. Era strano da lassù, poteva vedere al di sopra della testa del cavallo.. E Bill era molto, molto basso..
I moro sorrise e lo raggiunse. Si sedette dietro di lui, prendendo le redini e stringendosi al corpo del rasta, che avvampò.
Sentiva il fiato di Bill sul collo e il suo mento era a pochi millimetri dalla sua spalla, i suoi capelli gli incorniciavano gli zigomi.
Questa vicinanza contribuì a fargli scordare tutto il resto e non si era accorto che avevano iniziato a camminare. Dopotutto era piacevole.
«Alla fine... non è così male..» mormorò, giocando con la criniera di Fiammabianca. Gli ricordava i capelli del moro. Lucenti e forti. Quello doveva essere l'alter ego di suo fratello. Decisamente. Tom trattenne i fiato quando percepì la risata di Bill vibrargli sulla schiena.
«Te l'avevo detto.» ridacchiò di nuovo. «E c'è di meglio. Passeremo fuori dalla città, per evitare di attraversarla tutta.»
Tom era tesissimo.
I
l moro avvicinò la bocca all'orecchio del rasta e sussurrò parole rassicuranti, ignaro del fatto che a Tom era venuto un mezzo infarto a causa dei brividi. Avere Bill così vicino gli veniva voglia di baciarlo di nuovo, di abbracciarlo e di buttarlo sulla prima cosa che somigliasse vagamente ad un materasso. Chiuse gli occhi e si lasciò cullare dal movimento del cavallo, come Bill gli stava suggerendo all'orecchio.

Bill's POV

Non l'aveva fatto apposta. Non aveva semplicemente potuto resistere allo stare appiccicato a suo fratello, e neanche all'avvicinare le labbra alla sua pelle. Fiammabianca era tranquillo, galoppava senza mostrare fatica, con un piacevole ritmo regolare e molto lento. Il moro lo fece scedere al passo. Allora sentì Tom rilassarsi e sorrise. Gli strinse le mani tenendo anche le redini, cercando di rassicurarlo ulteriormente e Tom reclinò leggermente la testa all'indietro. Quello fu il colpo di grazia per Bill, che si morse un labbro e baciò Tom sul collo, guadagnandosi un roco gemito sussurrato da parte sua. Bill aveva gli occhi puntati sul sentiero, anche se non c'erano ostacoli difficili da scansare.
«Bill...» mimò Tom con la bocca. Non aveva quasi prodotto suono, ma il moro l'aveva recepito. Scostò i suoi capelli dal collo del fratello,il vento li faceva volare dappertutto.
«Hm...»
Tom ridacchiò piano, facendo vibrare il collo.
«Attento anche a dove andiamo..» aveva sussurrato sorridendo. Bill sorrise e si staccò concentrandosi sulla strada.
Erano quasi arrivati, era in vista la stalla dove potevano mettere Fiammabianca. Quando il rasta non percepì più Bill sul suo collo sospirò, leggermente dispiaciuto.
Bill spronò il cavallo e quello partì al trotto. Era un'andatura piuttosto scomoda. Ma poi dopo poco -per fortuna- cambiò.
Però poi Tom constatò con orrore che quello era di nuovo galoppo.
«OMIODIOOBILLTIPREGORALLENTA» riuscì a strillare il rasta tenendosi stretto ai polsi di Bill che lo abbracciava.

Stavano uscendo dalla città, e il sentiero non asfaltato non faceva quasi rumore sotto gli zoccoli dell'animale. Poi raggiunsero un prato. La vista sulla città era magnifica, alcune case di campagna gli passavano accanto.
Stavano rallentando, prima di fermarsi davanti alla porta della scuderia. Bill scese con grazia e tese le braccia al fratello, così che potesse seguirlo.
«Grazie a Dio..»
Appena toccò terra barcollò, ma c'era Bill a sorreggerlo. Si sorrisero, e Bill parlò.
«Aspettami qui, vado a metterlo dentro.»

Tom annuì e iniziò a passeggiare in circolo sul prato che stava inziando a sfumare verso lo sterrato. Stava iniziando a fare buio, le stelle spuntavano una per una, mentre la luna era quasi piena.
Bill prima aveva preso da solo quell'iniziativa... sembrava veramente convinto di ciò che faceva.. non aveva nessun tipo di pensiero negativo, al contrario di Tom... improvvisamente si sentì malissimo. Debole. Fragile. Gli dispiaceva.. illuderlo... no, non era la parola giusta. Dopotutto lo sapeva bene che era attratto da lui. Lo sapeva molto, molto bene. Ma c'era sempre QUELLA cosa che lo tratteneva dal sentirsi sereno. Ovvio, avrebbe ripetuto il bacio del giorno prima all'infinito, magari anche con qualcosa di più. Anzi, di sicuro.
Guardò gli alberi muoversi al vento, svuotando la mente. Non ci riuscì, la scena delle coccole di prima continuavano a farlo sorridere. Sospirò calciando un sasso.
Sentì dei passi, era Bill. Di sicuro. Due mani gli coprirono gli occhi. Scoppiò a ridere, era evidente che era il moro. Le unghie lunghe e la freddezza dei palmi erano tutti suoi. «Bill» disse fra le risate. «siamo solo io e te in questo prato.»
Le mani si staccarono e Bill gli comparì davanti con un finto broncio.
«Mannaggia. Meglio andare.» rise poi prendendolo per mano.

*

Il locale era pieno zeppo. La musica era altissima, era quasi buio, se non fosse per fasci di luce colorata che illuminavano la polvere come raggi di sole nel mare.

Tom era un pò insicuro. Chissà che faccia aveva questo Dirk...
La risposta arrivò, perchè il biondo comparì davanti a loro con un ghigno non proprio da sobrio. Aveva un bicchiere in mano e una tipa gli stava attaccata al braccio -probabilmente era troppo ubriaca per stare in piedi da sola. Il ragazzo fece la radiografia a Bill con uno strano brillio negli occhi, e Tom se ne accorse e irrigidì soltanto la mascella. Iniziava ad odiarlo. Ufficialmente.
«Ehi, Bill! Sono felice che tu sia potuto venire» gli fece l'occhiolino.
«Hem.. si... Buon compleanno, Dirk» gli sorrise, ma gli occhi restavano seri.
«Grazie. Questo chi è..?» chiese poi il biondo squadrando Tom in modo velatamente ostile. Bill si affrettò a rispondere.
«E' mio fratello Tom. Tom, lui è Dirk.»

Il rasta fece un cenno col capo, troppo occupato a stare vicino a Bill per sembrare cordiale. Santo cielo, sembrava che quel ragazzo si volesse mangiare suo fratello da come lo guardava..! E non era affatto contento. Affatto.

*

«Bill, a quanto sei, scusa?» biscicò Tom. Anche Bill sembrava vagamente confuso.
«Non ci pensare, Tomi.» disse con voce sconnessa. Poi si prese la fronte la testa fra le mani e iniziò a canticchiare una melodia inventata, ridacchiando. «La notte è giovane, Tomiii...»
Tom rise ancora più forte del fratello, tirando su col naso. Era ubriaco fradicio, quel cocktail era decisamente più forte del previsto.
«Ho bisogno di...» iniziò a parlare il moro con voce sommessa. Ma qualcuno lo interruppe. Dirk. Tom non incrociò il suo sguardo e ordinò del succo, aveva bevuto abbastanza. E non solo lui, però era l'unico ad essersene accorto.
«Vedo che hai apprezzato il drink hehe» ridacchiò il biondo avvicinandosi al moro. Gli prese il mento con le dita.
«Mi ero scordato quanto tu fossi carino... hmmm... Bill»
Bill divenne rosso.
«Tutto merito di mio fratello, Dirky»
Tom alzò lo sguardo e lo fissò. Cosa c'entrava lui? Quello era tutto merito dell'alcol, altrochè! Dirky?? No, non andava per niente bene. Improvvisamente si alzò scostando Dirk in maniera poco garbata.
«Bill, andiamo in bagno, forse è meglio se ti sciacqui il viso. Forza!» cercò di alzarlo prendendolo per il braccio. Ma quello all'ultimo momento si avvicinò a Dirk e lo baciò, ignorando completamente suo fratello. In quel momento Tom si sentiva ribollire il sangue nelle vene. Ecco perchè Bill aveva quella faccia strana quando lo aveva telefonato! C'era qualcosa...
Dirk apprezzò, decisamente, e lo strinse a sè passandogli una mano lungo il fianco. Bill strattonò via il bracciò e mise le mani fra i capelli biondi dell'altro.
Tom non vide più niente. Li separò con fatica e trascinò Bill via. Via da quella persona che, ci avrebbe messo la mano sul fuoco, l'aveva fatto soffrire o comunque l'avrebbe fatto di sicuro. Se lo sentiva. Bill continuava a ridacchiare.

«Tom, guarda le luci! Sono così belle!» alzò lo sguardo verso il soffitto e camminò impotente dietro al fratello, il polso stretto nella sua mano.
«Bill, MUOVITI!»
Entrarono nel bagno -per fortuna vuoto. Bill rise.
«Tom, avevi paura di andare in bagno da solo?»
«No.»
«Volevi guardarti allo specchio?»
«No..»
«Aaah, eri geloso!» Lo guardò con gli occhi ridotti a fessure.
«No, Bill.»

...Bugia, Tom.

«Allora volevi stare solo con me!» lo guardò più intensamente.
«No, Billy.»

...Bugia, Tom!

«E' che sei ubriaco! Fai cose che non dovr... faresti!»
Bill ridacchiò. «Fammi continuare, no? Dopotutto se faccio qualcosa sono giustificato, no? Non lo farei veramente! Dai, fallo anche tu!» sussurrò alla fine, avvicinandosi. Tom lo guardò senza capire, la fronte aggrottata.
«Bill, io volevo solo che tu-» Il moro lo interruppe premendo le labbra sulle sue. Tom chiuse gli occhi. Quanto gli era mancato quel contatto, quelle mani che ora gli accarezzavano il collo... Quel profumo, leggermente alterato a causa dell'alcol...
In quel momento Bill lo spinse verso il muro e fece aderire i loro bacini. Tom aprì gli occhi e il suo cuore perse un battito. Non erano mai arrivati così in fondo. Lasciò che il piercing giocasse con la sua lingua per gli ultimi, lunghissimi tre secondi e poi decise.
Gli prese i polsi e allontanò suo fratello da lui.
«Bill, no.» Il moro aveva un'espressione delusa. «Non voglio che accada perchè non sei te stesso.» c'era una nota triste nella sua voce.
Si guardarono per lunghi istanti e poi Tom interruppe il silenzio.
«Vuoi tornare a casa?»

Bill annuì, e il rasta si fece passare un suo braccio intorno alle spalle e uscì dal bagno e quindi dal locare.
Prima che la porta si chiudesse Tom guardò verso la pista. Notò Dirk che si stava facendo una ragazza. Fece una smorfia, schifato. «Che stronzo.» sussurrò, più a sè stesso.

 

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MI SPIACEEE RAGAZZIII(eee)♥
Avevo un sacco di beghe col pc... E non potevo postare xc
Eccomi però. Spero che il capitolo sia decente (L'ho scritto veloce perchè ora devo fare le valigie... sto tre giorni in gita scolastica.. :o  Mercoledi torno :))
Grazie a tutti, riuscite sempre a mettermi di buon umore con una recensione ♥ ILY♥
A presto!♥


 

  
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