Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Ricorda la storia  |      
Autore: shanir7511    22/09/2014    2 recensioni
Quarta era. L’epica guerra per la conquista dell’Unico Anello è finalmente terminata.
Almeno in teoria.
Le sue conseguenze infatti perdurano, ripercuotendosi su coloro che sono sopravvissuti. Ne sa qualcosa Faramir che, da nuovo sovrintendente della Bianca Cittadella, si troverà a dover fare i conti con il passato e con dei ricordi che credeva di poter seppellire, ma che invece torneranno per portare nuove verità che mai avrebbe creduto possibili.
Storia partecipante al contest "Quel momento difficile..." indetto da Paperetta@
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Denethor, Faramir
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
una scelta sbagliata

Storia Partecipante al concorso "Quel momento difficile..." indetto da Paperetta@  


Nick (sul forum e su EFP):
shanir7511 – shanir7511

Fandom (se non originale): Il Signore degli Anelli

Titolo: Una scelta sbagliata

Generi: introspettivo, triste

Rating: Giallo (per “l’atmosfera” non, per così dire, allegra)

Avvertimenti: Nessuno

Note: Missing moment

Introduzione:

Quarta era.
L’epica guerra per la conquista dell’Unico Anello è finalmente terminata.
Almeno in teoria.
Le sue conseguenze infatti perdurano, ripercuotendosi su coloro che sono sopravvissuti.Ne sa qualcosa Faramir che, da nuovo sovrintendente della Bianca Cittadella, si troverà a dover fare i conti con il passato e con dei ricordi che credeva di poter seppellire, ma che invece torneranno per portare nuove verità che mai avrebbe creduto possibili.

NdA:

Che dire, eccoci qua: io e la mia bizzarra creazione.
Già, bizzarra perchè ha come protagonista uno dei personaggi più detestati, insultati e che io stesso mal sopporto, dell’intero universo fantasy: il sovrintendente Denethor.

Perchè scrivere una storia su di lui?”, direte voi.

Puro masochismo?! Forse, ma non solo.
 Il mio intento principale è infatti quello di dare voce ad un personaggio che in poche pagine ha saputo mostrare una mente brillante ed una personalità ricca di sfaccettature (che fossero quasi esclusivamente negative è “un altro paio di maniche”).
Spero perciò di essere riuscita a rendere la complessità che “il Padre del fantasy” aveva voluto conferire a questa figura, analizzandolo attraverso i diversi ruoli che si è trovato a ricoprire durante tutta la sua esistenza: marito, padre e sovrintendente (il tutto combinando gelida razionalità, intrinseca nella sua natura, e una nuova follia, sopraggiunta con il rafforzarsi del nemico).

Non sarà solo la voce di Denethor ad essere ascoltata però: anche Faramir, l’immancabile “pecora nera” (solo secondo il padre) presente in ogni famiglia che si rispetti, avrà infatti una particina tutta sua... Ma non vi voglio anticipare niente.

Che dire allora... Ah sì, BUONA LETTURA!!!!!

Ps- i personaggi non appartengono a me, ma ovviamente al "Signore" indiscusso del fantasy: J.R.R. Tolkien

 

Una Scelta Sbagliata 014">

Bruciato, tutto bruciato.

Nulla era stato toccato da quel giorno.
La guerra prima, l’incoronazione poi ed infine anche l’opera di ricostruzione avevano occupato gran parte degli uomini della città e quel luogo, la stanza privata del Sovrintendente, era presto caduto nel dimenticatoio. Nessuno vi era più entrato, nessuno ne aveva avuto il coraggio: l’aria che si respirava era stantia, satura di una strana miscela di paura, rabbia e follia.

“Dipende da come tornerai”

Queste erano state le ultime lapidarie parole che ci eravamo scambiati, Denethor, figlio di Echetelion, e io, Faramir, suo erede.

Sovrintendente e Capitano della Guardia.

Padre e figlio.

Ma ora eccomi lì, in quella camera che per anni era stata il suo regno e che da questo momento in poi sarebbe tuttavia appartenuta a me. Almeno quel che ne restava. Le crudeli fiamme appiccate da mio padre avevano infatti divorato tutto: delle spesse tende in prezioso tessuto damascato rimanevano solamente fetidi stracci, mentre le solide librerie in quercia, orgoglio di mio padre, erano ormai nient’altro che lugubri scheletri.

Mi guardavo intorno: non vi erano ricordi positivi che potessero tornarmi alla mente, nessun pensiero gioioso, solo freddo; il mio sguardo vagava tra quelle che ormai non erano altro che rovine con un’espressione assente, come perso in un sogno, o per meglio dire un incubo.

Un incubo in cui mio padre non aveva mai una parola gentile per me.
Un incubo in cui niente, non importa quanto mi impegnassi,  riusciva mai a togliere quell’espressione delusa dal suo sguardo, quasi fosse la mia stessa esistenza a disgustarlo. Un incubo che sfortunatamente per me coincideva con la realtà.

-Siamo tutti stanchi. Ci occuperemo domani di rimuovere il resto del mobilio. Andate pure a riposarvi!- concessi, non riuscendo più a sopportare quella sgradevole sensazione di malessere che il ricordo della mia infanzia mi aveva procurato.

-Mio signore Faramir vi prego aspettate!-

Era stato Beregor, il risoluto soldato che con la sua determinazione aveva letteralmente salvato la mia vita, a richiamarmi.

-Parla pure mio buon Beregor: spero che tu abbia una valida ragione per trattenerci tutti qui quando persino il sole si concede finalmente un po’ di meritato riposo – sospirai stanco.  

Vidi l’espressione del mio sottoposto incupirsi.Gli sorrisi: sapevo che non era colpa sua se la mia nausea sembrava aumentare ad ogni minuto in più passato tra quelle lugubri pareti.

-Forse le interesserebbe vedere questo- disse indicando un enorme forziere sorretto da due robusti uomini in divisa, -Le ante dell’armadio sono massicce e lo hanno protetto dalla furia dell’incendio- spiegò pragmatico.

Esaminai l’oggetto: era essenziale, ma comunque ben fatto, con delle splendide bordature intagliate che si avviluppavano intorno a tutto il perimetro come eleganti rampicanti metallici.

-Chiamate il fabbro - esclamai infine.

Mio padre durante tutta la sua vita aveva radunato una considerevole collezione di manufatti risalenti persino alla perduta civiltà di Numenor: si vociferava infatti che in alcuni di essi fosse ancora imbrigliata parte dell’antica magia elfica che li aveva forgiati.
Era perciò mio compito controllarli: sarebbero potuti tornarci utile in qualche modo.

Il vecchio fabbro arrivò trafelato: sicuramente non si aspettava di essere convocato a quest’ora. 
Efficiente come al solito però non fece commenti e si impegnò a forzare il baule: il maestoso manufatto si aprì immediatamente, spandendo fastidiosi cigolii per tutta la stanza.

Fummo immediatamente colpiti dall’incantevole contrasto creato dal lussuoso velluto che ne rivestiva l’interno e l’unico oggetto che ivi trovammo: un libro, uno di quegli enormi volumi rilegati in pelle su cui io e Boromir trascorrevamo ore e ore, studiando sotto gli occhi vigili del maestro di palazzo.  Ricordo ancora il loro odore antico e i titoli altisonanti, vergati alternando lettere dorate e grifi di pregevole fattura: riposavano beatamente stipati sugli imponenti scaffali della biblioteca reale come saggi dormienti, in attesa solo di essere consultati.

Non persi tempo e lo aprii.

Le pagine erano ruvide al tatto, realizzate con una pergamena molto costosa, pensata proprio per resistere all’inarrestabile usura del tempo. Riconobbi immediatamente la calligrafia di mio padre: quante volte lo avevo osservato redigere documenti ufficiali e avevo ammirato la marziale sicurezza con cui tracciava quei segni, evitando qualsiasi fronzolo o abbellimento superfluo.

Studiai con attenzione il manoscritto: non vi erano sigilli che potessero certificarne l’ufficialità, né elenchi che permettessero di identificarlo come un registro; i fogli riportavano però una datazione, susseguendosi metodici e puntuali senza saltare nemmeno un giorno.

Ero perplesso.

Cos’era dunque quel libro e perché era stato tanto importante da spingere mio padre ad aggiornarlo con una tale precisione?!

Un pensiero mi folgorò all’improvviso: possibile, possibile che fosse il suo diario?!

Sfogliai freneticamente l’intero volume, sino a raggiungere l’ultimo foglio.

Iniziai a leggere.

Terza Era   - Anno 3019

La guerra incombe.

I nemici sono alle porte e persino qui, nell’alta torre che da tempi immemori appartiene alla dinastia dei Sovrintendenti, si odono le loro urla immonde.
Sono giorni che non tacciono. Giorni che attendono, in agguato come lupi affamati pronti ad avventarsi sulla preda: sento lo stridere delle loro fauci affamate, lo scricchiolare delle zanne che non vedono l’ora di affondare in tenera carne mortale. Nella tenera carne degli uomini di Gondor.

Oh Gondor non senti il pianto dei tuoi figli, mentre l’oscuro artiglio nemico incombe e i suoi occhi di fuoco trafiggono la bianca cittadella di Elendil?!  
Presto le candide mura cederanno...  È solo questione di ore, giorni al massimo, e poi l’ombra calerà su tutti noi e sarà la rovina per il mondo degli uomini.
Il nostro popolo è prossimo alla sconfitta, io lo so, l’ho sempre saputo.

Gandalf, quel ciarlatano da strapazzo, crede invece di poter fare qualcosa, crede di essere ancora in tempo.

Folle!

Usa con gli uomini parole di speranza, li esorta a combattere per difendere un miraggio e farcisce le loro teste con sciocche illusioni e ideali ormai privi di significato.
 Non c’è più rimedio per ciò che è stato fatto, nè possibilità di recuperare ciò che è perduto.

Ma lui si ostina a non capire. Non è in grado di udire il cozzare delle armature di quei mostri infernali mentre, sotto lo sguardo compiaciuto del loro signore, attraversano il nero cancello per riversarsi sui popoli liberi come un fiume in piena. 
Lui non può capire. Ma io sì. Io l’ho visto.

Molti hanno provato a dissuadermi: le perdute pietre del tempo sono manufatti ingannevoli, dicevano. 
Ipocriti imbecilli!  Approfitterebbero di una qualsiasi debolezza per soppiantarmi e prendere ciò che è mio di diritto. 
Ma io non lascerò che questo accada, non soccomberò alle loro mire: d’altronde come potrebbero mai avere successo quando perfino l’Oscuro Signore di Mordor ha fallito?!
Ha tentato di irretirmi con degli infidi trucchi, provando a rendermi suo schiavo; la mia volontà è però rimasta ferma, permettendomi di trionfare dove neppure i re Eärnil ed Earnur avevano osato spingersi. 
È stata la paura a renderli cechi, la stessa paura che però non ha fermato la mia mano: ho sconfitto il nemico e domato il Palantir, soggiogandolo per i miei scopi.
Ho così potuto osservare con i miei occhi e sentire la terribile potenza che il nostro avversario stava radunando e che ormai è pronto scatenarci contro.

E ora sono qui, io, Denethor figlio di Ecthelion II, in questa notte senza stelle: la mia mente non trova pace e il sonno pare un dolce nettare che mi è impossibile assaporare.
Rimugino senza sosta interrogando il mio animo inquieto, chiedendomi cosa fare ora che la mia esistenza non mi sembra altro che un superfluo spreco di energie, un patetico trascinarsi tra fango, sangue e lerciume.

Mi sento come imprigionato, un misero insetto tragicamente finito nella trappola di un ragno.
Si contorce in un ultimo disperato tentativo di aggrapparsi alla vita non facendo altro che peggiorare la propria situazione: muove le ali, mentre la ragnatela si stringe sempre più intorno a lui, soffocandolo con le sue stesse energie.
Sarà solo a quel punto che l’infido predatore sopraggiungerà per banchettare trionfante con la sua preda.

È questo il funesto destino che ci attende se scegliamo di opporci all’oscuro sovrano di Mordor?!
Non c’è altro futuro per noi se non diventare carne da macello per orchi?!

Forse allora sarebbe meglio fuggire, seguendo l’esempio di chi ha deciso di abbandonare questo mondo corrotto prima che diventasse troppo tardi.

Mia amata Finduilas tu sei stata la prima ad andartene e con te si è spento anche l’ultimo bagliore di felicità che dava luce alla mia esistenza. Ricordo ancora il tetro pallore del tuo viso quando il medico mi comunicava che, pur avendo tentato tutto il possibile, pe te non c’era più alcuna speranza.
Morendo, mia adorata, hai portato via tutto: i colori, i suoni, i sapori.
Quando sei scomparsa ho perduto la capacità stessa di amare

Poi è toccato a te Boromir, figlio mio prediletto: e di chi è la colpa se non di questo tuo ottuso e ingenuo genitore che ti ha mandato allo sbaraglio, per inseguire una stolta chimera?!
Ti ho lasciato solo nelle mani di quegli esseri ingannatori, gli elfi, che in memoria di un lignaggio ormai corrotto/decaduto credono di poter decidere del destino di noi poveri mortali: ti hanno costretto ad un’impresa suicida e non si sono minimamente curati di te, dei tuoi uomini che già attendevano il tuo ritorno con le armi in mano, né di tuo padre, privandolo così del suo erede.
Oh Boromir, ricordi il tuo sedicesimo compleanno e il corno che ti regalai?
Avevi appena combattuto nel tua prima battaglia e come il più valoroso dei condottieri ti eri trattenuto fino all’ultimo per aiutare i compagni che erano rimasti indietro.
“Ecco, così se per caso decidessi di fare nuovamente l’eroe potrai sempre chiedere aiuto” ti dissi fiero come solo un genitore può essere.
Questo tuo ultimo ricordo però giace ora spezzato, come spezzato è anche il mio cuore e la fiducia che ancora riponevo nel futuro: gli uruk con le loro frecce non hanno ucciso solo te ma anche il mio orgoglio di padre.

Ed infine, Faramir. Osservo la tua scintilla vitale assopirsi inesorabilmente e questo mi ha dato modo di riflettere. 
Un pensiero allora ha invaso la mia mente, propagandosi dall’interno come un subdolo veleno: e se avessi sbagliato tutto con te?
Povero figlio, solo adesso mi rendo conto dell’enormità del mio errore: ti credevo personalmente responsabile per le idiozie che fin da piccolo hanno attraversato la tua mente e che ti hanno spesso portato a compiere delle azioni sconsiderate. 
Ma non è così. Ancora una volta il colpevole è solo lui: Gandalf. 
Con diaboliche stregonerie ha plagiato la tua inesperta  mente di fanciullo, distorcendo il tuo giudizio e rendendoti simile a una marionetta nelle sue mani.
Ora però ho realizzato il mio sbaglio capendo finalmente che, nel profondo, mi sei sempre stato fedele: lo prova il tuo eroico tentativo di riconquistare ciò che il nemico ci aveva sottratto, per la gloria della tua patria e per la gioia di tuo padre. 
Ma anche tu ormai sei in procinto di lasciarmi: ti appresti a seguire tua madre e tuo fratello ove riposano i nostri avi, lasciandomi qui, circondato da sole serpi.

Finduilas, Boromir, e adesso Faramir, perché mi avete abbandonato tutti?

Il fato mi perseguita! Cosa sono ormai se non un bozzolo senza più sentimenti?!
Amore, orgoglio, speranza, mi hanno derubato di tutto!

Sono stanco, nel corpo e nello spirito.
Stanco di lottare, di pianificare una resistenza che tanto si rivelerà inutile e di replicare ad un destino già segnato.
Cosa mi resta ancora?
Esiste qualcosa per cui valga la pena lottare?
Per cui valga la pena vivere?

Tante domande. Troppe.

Ma io ho la soluzione. Ho finalmente preso la mia decisione.

Quegli insulsi nobili di città la riterranno certamente una barbarie, un’usanza ormai obsoleta, ancora diffusa solamente tra i primitivi popoli dell’ovest; ma è il loro sangue, indomito e selvaggio, quello che scorre nelle mie vene e intendo celebrarlo con un ultimo atto: il fuoco e le sue fiamme, ardenti come l’occhio del nemico, ne saranno gli assoluti protagonisti.

Bruceremo.
Sì Faramir, bruceremo, io e te: quando ti ho inviato a difendere il Pelennor e la Muraglia del Rammas Echo il nemico ti ha preso perché io non ero lì con te. Non farò il medesimo errore. Questa volta ce ne andremo insieme, figlio e padre. 

 

Chiusi il libro.

Il sole se ne era già andato da un pezzo, così come i miei uomini; solo Beregor era rimasto e ora sonnecchiava pigramente appoggiato al davanzale di un gigantesco finestrone istoriato.

-Possiamo andare. Scusa per l’attesa- esordii io laconico.

Il fedele milite si riscosse immediatamente.

-Dovere- disse semplicemente, stiracchiando le membra intorpidite, -Se mi posso permettere: avete trovato qualcosa di interessante fra le memorie del nostro defunto signore?-

Mi voltai di scatto, incrociando il suo sguardo: un tumulto di emozioni a cui non sapevo dare nome si agitava dentro di me.
Rabbia per la stoltezza che mai avrebbe dovuto muovere le azioni di un governante.
Compassione per la follia che aveva minato uno degli intelletti più brillanti della Terra di Mezzo senza che se ne rendesse nemmeno conto.
 E sì, infine, nell’anfratto più intimo e profondo del mio essere, in quell’angolo del mio cuore che credevo dimenticato, sentivo il bambino che ero stato traboccante di orgoglio di fronte a quello che, seppur in un modo perverso e distorto era l'unico gesto d'amore che suo padre gli avesse mai mostrato.

-Parlava di una scelta- dissi semplicemente, non trovando risposta migliore.

-Un scelta?!- mi chiese lui interdetto.

-Già- feci io in tono amaro.

Mi avvicinai alla finestra e guardai giù: un albero si ergeva orgoglioso al centro dell’ampio cortile lastricato che conduceva alla sala del trono: l’aria era limpida e potevo vedere i suoi candidi rami protendersi verso il cielo con inaspettata fierezza e lì, sul ramo più alto, ecco un piccolo bocciolo.
Un bocciolo che sembrava segnare la fine del gelido inverno.
Un bocciolo che profumava di primavera e di speranza.
Un bocciolo come simbolo di un nuovo inizio, per Gondor, per noi e per tutti i popoli liberi.

Espirai.

-Una scelta, una scelta sbagliata-

- Angoluccio dell'autrice:

Era da molto che volevo scrivere qualcosa sul Signore degli Anelli ma veramente niente di quello che componevo riusciva a rendere giustizia a questo capolavoro ("FAN-ACCANITA-DEL-FANTASY" modalità ON ^.^) ; poi finalmente ecco, "l'illuminazione" (si fa per dire) che unita ad un contest che sembra "ricamato" per questo racconto (SANTA SCADENZA!! senza penso proprio che non sarei in grado di arrivare alla fine di una storia... Sono un po' il tipo "tutte idee e poca sostanza" XD) mi ha portato a scrivere tutto questo. 
Mi piacerebbe perciò sapere cosa ne pensate (anche critiche e soprattutto consigli =D): un Grazieeeeeeeee a tutti quelli che lasceranno un commentino <3
 

                             

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: shanir7511