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Autore: ProudRavenclaw    22/09/2014    0 recensioni
Oliver Baston: Grifondoro, Purosangue, Quidditch-addicted, coraggioso, altruista, altezzoso, popolare, malleabile (ma lui ancora non lo sa).
Alyssa Green: Serpeverde, Purosangue, combattiva, glaciale, ambiziosa, tagliente, solitaria, misteriosa, inguaribile romantica nel profondo del cuore.
Un mix esplosivo ed imprevedibile e un risultato ancora più sconcertante.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Oliver Wood/Baston, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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4. CAMBI DI PROSPETTIVA
 
La McGranitt, seduta alla sua scrivania, li osservava attentamente attraverso i suoi piccoli occhiali, mantenendo un silenzio quasi innaturale.
All'improvviso parlò: "Bene. La punizione di oggi prevede la pulizia di ogni singola aula della scuola adibita alle lezioni. Senza magia." la professoressa si sentì in dovere di fare quella precisazione, visto che con studenti come loro due le raccomandazioni non erano mai troppe.
La McGranitt continuò: "Mi aspetto un lavoro adeguato da parte di entrambi e non ammetterò altri litigi che prevedano il lancio di incantesimi. Sono stata sufficientemente chiara?"
I due ragazzi annuirono con arrendevolezza.
"Molto bene. Potete iniziare."
Alyssa e Oliver uscirono dall'ufficio dell'insegnante e si diressero verso i Sotterranei: avrebbero iniziato a sistemare l'aula di Pozioni.
Giunti sul luogo, prima di cominciare, la giovane Serpeverde parlò: "Ascoltami, Baston. A nessuno dei due fa piacere ritrovarsi qui a sistemare le aule. Vediamo di rendere la faccenda il meno fastidioso possibile: io non disturberò te, tu non disturberai me, non ci parleremo neanche per passarci gli stracci, così tutto finirà presto ed entrambi potremo tornare felicemente ai nostri affari". Il tono di Alyssa sembrava non ammettere repliche ma, per Baston, quell'atteggiamento era decisamente troppo strano, più strampalato del dialogo che avevano avuto quella stessa mattina. La situazione si stava facendo sempre più critica e il ragazzo non sarebbe rimasto a guardare: avrebbe indagato a fondo, aveva l'occasione giusta per scoprire finalmente che cosa l'aveva fatta cambiare così all'improvviso.
I due ragazzi si divisero le aree per incontrarsi il minor numero di volte possibili e per ottimizzare il lavoro.
Oliver si stava impegnando a fondo, anche se la sua testa era da un'altra parte: stava pensando a che domande porre ad Alyssa per la sua indagine ma voleva essere sicuro che non gli procurassero danni fisici dovuti ad uno Schiantesimo.
"Bè... ecco..." iniziò incerto il ragazzo "come va?" Come va? Ma che razza di domanda era? A cosa sarebbe potuto servirgli? In quel momento, Oliver si sentiva un vero idiota.
Alyssa lo guardò con aria smarrita e confusa, poi rispose: "E come potrebbe andare? Sono rinchiusa nei Sotterranei con te, costretta a pulire le aule della scuola. Non mi sembra che le cose vadano particolarmente bene. Inoltre, avrei molte faccende da sbrigare..."
Gli occhi di Oliver si illuminarono: forse sarebbe arrivato dove avrebbe voluto. Colse la palla al balzo: "Che genere di faccende?" chiese con aria innocente e apparentemente disinteressata.
"Un genere di faccende che non ti riguarda" fu la secca replica della giovane Serpeverde, particolarmente abile nel dare il benservito agli impiccioni come Baston.
Alyssa continuava a strofinare gli stracci sui banchi, tentando di rimuovere ogni traccia di Muco di vermicoli o Sangue di Salamandra. Ogni minuto che passava, l'energia con cui la ragazza cercava di lustrare la superficie aumentava, forse perché, in qualche modo, sperava di sfogare la sua rabbia e la sua frustrazione.
Oliver notò il fatto: "Ehi, se continui così finirai per consumare il banco!"
"Baston, non ho bisogno dei tuoi consigli per sopravvivere a questa odiosa punizione"
Il ragazzo sbuffò: ormai si stava stancando, avrebbe messo da parte tutte le buone maniere e avrebbe costretto la serpe a confessargli ogni cosa.
"Senti, ora mi dici che ti prende" sbottò Oliver.
"Se stai pensando che io abbia qualche problema, ti sbagli di grosso"
"Avanti, Green. Ti conosco da troppo tempo, so benissimo quando sei tesa per qualcosa"
"In ogni caso non sono affari tuoi. Penso che dovresti abbandonare la vita degli altri e concentrarti sulla tua".
L'ultima risposta fece ammutolire il portiere, che decise di lasciar perdere: non avrebbe sprecato tempo ed energie per una come lei, non ne valeva la pena.
In uno schiocco di dita, l'aula di Pozioni tornò a splendere: i banchi puliti, gli ingredienti riordinati negli armadietti, il pavimento lustrato.
Il pomeriggio trascorse lentamente tra aule da sistemare, sguardi furtivi e stanchezza sempre più opprimente.
Finalmente i due ragazzi, con grande gioia, terminarono la punizione e il loro lavoro rese la McGranitt sufficientemente soddisfatta.
"Molto bene. Vedo con piacere che, con impegno e collaborazione, anche due persone così distanti dal punto di vista caratteriale riescono a trovare l'energia giusta per affrontare situazioni difficili" il tono della professoressa sembrava sinceramente colpito, come se non si aspettasse un simile risultato da loro due.
Con un lieve sorriso, l'insegnante di Trasfigurazione li congedò dal suo ufficio, non senza un'ultima raccomandazione: "Spero per voi che non abbiate intenzione di far scoppiare ulteriori litigi in giro per i corridoi della scuola. Perché, se così fosse, non esiterei a costringervi a riordinare le stanze della professoressa Cooman per tutto l'anno". Dopo una breve pausa aggiunse con distensione: "Buona serata".
Oliver e Alyssa iniziarono a dirigersi verso la Sala Grande per (lo speravano ardentemente) una sostanziosa e abbondante cena.
Per un attimo Alyssa si era dimenticata di Nicholas, ma gli tornò subito in mente quando trovò dentro la sua borsa il calamaio. Ormai non aveva più tempo per cercarlo, inoltre la punizione aveva prosciugato tutte le sue energie. Pensò che sarebbe stato meglio rimettersi in forze cenando e riposando: avrebbe ripreso la sua ricerca il giorno seguente.
All'improvviso si ritrovò a chiedersi come mai, in sei anni abbondanti, non lo avesse mai notato. Insomma, un paio di occhi così non passa di certo inosservato. La soluzione all'interrogativo le fu subito chiara: in tutto quel tempo era sempre stata impegnata a concentrarsi su se stessa, sullo studio, sui suoi nemici. Con fastidio, si rese conto che aveva passato più tempo a farsi detestare dai suoi compagni piuttosto che cercare di fare amicizia con loro. Soprattutto si accorse che aveva perso il conto dei minuti sprecati a litigare con Baston: come aveva potuto essere così stupida e ingenua? Il suo onore le impediva di far passare le miriadi di provocazioni che quotidianamente l'idiota le rivolgeva, ma forse (lo intuì solo in quel momento) sarebbe stato meglio dimostrarsi superiore e ignorare ogni cosa.
Questa nuova prospettiva la sconvolse: per tutta la sua vita Alyssa aveva pensato di poter contare solamente su se stessa, che gli altri non la influenzassero minimamente. Invece si sbagliava: la sua intera esistenza era basata sulle altre persone. Aveva trascorso gli anni nascondendosi e difendendosi da esse, senza calcolare che magari, tra di loro, qualcuno di a posto c'era.
Alyssa decise di interrompere immediatamente quel flusso di pensieri che la stava facendo letteralmente impazzire. Stabilì, comunque, che avrebbe riflettuto a fondo più tardi.
La cosa che capì all'istante, invece, fu che doveva trovare Nicholas e dimostrarsi amichevole con lui, evitando le sue solite figure di Cioccorana.
 
 
Ad Oliver piaceva la notte. Adorava uscire dal castello per concedersi un giro sulla sua fidata Comet.
Quella sera gli pareva particolarmente adatta ad una delle sue evasioni segrete, soprattutto perché avrebbe avuto la possibilità di starsene un po' da solo, senza il sottile umorismo dei gemelli Weasley, senza la montagna di libri scolastici che torreggiavano sulla scrivania del dormitorio, lontano da schemi e tattiche di Quidditch o da fastidiose punizioni.
Quando saliva sulla sua scopa, Oliver sentiva di poter essere completamente se stesso. In quei momenti, non aveva bisogno di nascondersi dietro un'aria da duro perché aveva la possibilità di essere libero.
Troppe volte si era sentito imprigionato tra le mura di Hogwarts, costretto a non abbandonare per nessun motivo il suo atteggiamento freddo e irremovibile. Quelle uscite notturne, quindi, erano per lui indispensabili: era come se risultasse ricaricato di nuova energia, si sentiva più pronto ad affrontare con decisione le intricate situazioni che spesso caratterizzavano la vita ad Hogwarts.
Quella sera seguì, come sempre, il passaggio segreto che conduceva all'esterno, tenendo saldamente tra le mani la sua Comet. Giunto nel grande parco della scuola, salì a cavalcioni sulla scopa e si alzò gradualmente dal terreno, sollevando i piedi.
Ben presto fu ad un'altezza tale che riusciva a scorgere l'infinità di luci che illuminavano il castello e, nonostante non fosse la prima volta, ne rimase stupito. Restò a contemplare il panorama per qualche minuto, poi si decise a partire: sorvolò il Platano Picchiatore, il Lago Nero e la Foresta Proibita, fino ad arrivare in una piccola radura che costeggiava il grande lago. Si fermò, scese dalla scopa e si distese sull'erba soffice, assaporando gli ultimi momenti di un'estate che stava per volgere al termine.
In particolare, Oliver rimase colpito dalla stellata che si presentava sopra alla sua testa.
Circondato da un ambiente del genere, il giovane Grifondoro tornò a ripensare alla giornata appena trascorsa: l'atteggiamento di Alyssa era decisamente sospetto ma a lui cosa doveva importare? Valeva davvero la pena sprecare tempo prezioso per cercare di scoprire quale diabolica macchinazione avesse partorito la sua mente perversa? Oliver si stava convincendo ogni minuto di più che quella situazione non dovesse interessargli.
Tuttavia c'era sempre qualcosa che lo frenava, che gli faceva cambiare idea: era sicuro che, in qualche modo, lui e Alyssa fossero legati. Sentiva che tra di loro esisteva una connessione fortissima, che, però, non riusciva a spiegare.
Per un attimo ebbe il folle pensiero di poterne parlare con la diretta interessata, ma poi realizzò che, se l'avesse fatto, la Serpeverde non avrebbe esitato a ridergli in faccia e a umiliarlo davanti all'intera scuola. No, decisamente non era una buona idea.
Allora perché non era del tutto convinto del fatto che dovesse lasciar perdere? Questo, Oliver non lo sapeva spiegare.
Inoltre, pensò, non era nel suo carattere demordere: era sempre stato abituato a lottare per ciò che gli interessava, a non mollare mai, neanche nei momenti più critici. Dopotutto, era stato quel lato della sua personalità ad averlo reso il capitano della squadra di Quidditch.
Improvvisamente, una nuova forza gli invase il petto, come se fosse stato investito di un'aura soprannaturale che gli avesse rinvigorito i sensi. Una sensazione quasi inebriante.
Si alzò dal terreno, salì sulla sua Comet e si diresse verso il castello: demordere non era sicuramente la decisione giusta. Dopotutto, lui era Oliver Baston.
 
 
Era notte inoltrata quando il giovane capitano rientrò nel castello. Era molto tardi ma non si sentiva per niente stanco, sembrava aver recuperato tutte le energie spese durante quella faticosa giornata.
Era sul punto di mettere piede all'interno delle mura quando udì dei singhiozzi lontani. Tese le orecchie per capire da dove provenissero: erano certamente lamenti di una ragazza.
Incerto, poggiò la sua Comet appena all'ingresso e tornò sui suoi passi per scoprire qualcosa di più su quella bizzarra situazione. Perché mai qualcuno dovrebbe mettersi a piangere nel bel mezzo della notte, nel parco di Hogwarts? Forse era successo qualcosa di grave, magari la ragazza si era addentrata nella Foresta Proibita ed era stata attaccata da qualche creatura magica. Oliver si domandò se la fanciulla fosse una studentessa di Hogwarts. In tal caso, che ci faceva fuori dal castello a quell'ora? Poi si ricordò della sua situazione e si fece scappare un lieve sorriso.
Svoltò qualche angolo fino a che raggiunse l'origine dei singhiozzi: una ragazza dai lunghi capelli biondi era seduta per terra, con la schiena appoggiata ad un albero e il viso tra le mani. Stava piangendo.
Con immenso stupore, Oliver si accorse che la sagoma che stava osservando apparteneva ad Alyssa Green.
Trovarla in quello stato non fece altro che accrescere dentro di lui la consapevolezza che qualcosa in lei non andasse, che fosse, in qualche modo, tormentata da un serio problema.
Sentì l'impulso di dirigersi verso di lei e chiederle che cosa le stesse accadendo, ma si fermò, certo che quella non fosse la cosa migliore da fare.
Come avrebbe dovuto comportarsi? Oliver proprio non lo sapeva.
L'unica cosa certa era che la connessione fra i due ragazzi, lo sentiva, si stava rafforzando. Ma che tipo di legame li teneva uniti? Di che genere? Tutte domande alle quali il ragazzo non riusciva a trovare risposta.
Era certo che ad ogni singhiozzo di Alyssa, il suo cuore diventasse sempre più buoi, come se non fosse in grado di sopportare tutto quel dolore che la sua acerrima nemica stava provando.
Strano, pensò Oliver. Quella stessa sensazione, di solito, lo prendeva nei momenti di estrema soddisfazione di Alyssa. Ora, invece, la situazione si era capovolta. In qualche modo Oliver sentiva, rimanendo lì fermo ad osservarla, di poter condividere con lei la sua sofferenza, di poterla aiutare a sopportare quel terribile fardello che la ragazza continuava a tenere nascosto.
 
 
 
 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE
Ciao a tutti! Questo è un capitolo di transizione, non succedono grandi cose ma ci sono rivelazioni importanti: Alyssa non è la ragazza sicura che poteva sembrare, Oliver non è l'irremovibile capitano che gode delle sofferenze altrui.
Penso che le riflessioni siano abbastanza chiare, se avete bisogno di chiarimenti chiedete pure.
oggi parlo poco perché sono stanca, spero possiate capirmi.
Voglio ringraziare le persone che hanno messo la storia tra le seguite/preferite/recensite, ricordatevi che per me significa molto.
Al prossimo capitolo! :)
  
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