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Autore: Lena Mason    22/09/2014    5 recensioni
“Era una fredda giornata di fine Ottobre, all’incirca verso mezzogiorno, quando una ragazza varcò le soglie dell’aeroporto di Narita, Tokyo, Giappone.”
L’arrivo di questa nuova ragazza all’accademia Ouran porterà parecchio scompiglio. Nuove amicizie, nuovi interessi e nuovi problemi colpiranno l’amato Host Club.
Riusciranno a salvarsi anche questa volta?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Haruhi Fujioka, Kyoya Ohtori, Nuovo personaggio, Tamaki Suoh, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo XVI

 

Rossana, mentre i suoi amici in Giappone festeggiavano il suo prossimo ritorno, si trovava in una albergo di New York, dove aveva alloggiato in vista del suo concerto che, come aveva sperato, era andato alla grande.

I suoi fan erano pieni di affetto nei suoi confronti e si sentiva appagata, ma ovviamente il suo pensiero andava al concerto di Tokyo: mancavano ancora due mesi alla data ed era già tesa. Il dover rivedere i suoi amici dopo quattro anni la rendeva nervosa: sapeva che Tamaki ed Haruhi erano felicemente fidanzati, così come Mori e sua cugina, addirittura sposati, e, non poteva negarlo, un po’ li invidiava.

E poi c’era lui: Kyoya Ootori. Aveva visto qualche foto, non molto chiara perché difficilmente si lasciava fotografare dai giornalisti, ma sapeva da fonti certe –leggasi Tamaki – che aveva fatto crescere i capelli, si stava sposando ed era uno dei ventenni più ricchi e affascinanti del globo.

Li aveva invitati tutti al concerto perché ormai erano passati quattro anni dall’ultima volta che si erano visti e lei aveva assicurato di non provare nulla per Kyoya.

Che bugiarda.

Non aveva mai detto a nessuno che leggeva i giornali di finanza, senza capirci nulla, solo per trovare qualche accenno a Kyoya: aveva cercato sue fotografie su ogni motore di ricerca conosciuto, trovandone solo alcune sfocate dove si capiva solamente che aveva tolto gli occhiali, forse per indossare lenti a contatto o perché si era sottoposto all’operazione di recupero delle diottrie.

Voleva vederlo dal vivo, sentire se la sua voce con gli anni era cambiata e se era diverso fisicamente: sperava di trovarlo meno affascinante di come lo ricordava, ma ci credeva poco.

Uno come Kyoya con gli anni migliorava, come il vino. E poi i suoi fratelli e suo padre, nonostante l’età, erano tutti molto affascinanti.

Sospirò pesantemente, prima di dirigersi alla porta della sua camera: il cameriere con la cena era arrivato, ma non aveva molta fame.

Dopo cena prese il necessario e lentamente si diresse alla SPA, che si trovava al piano interrato dell’albergo: la sua manager, che aveva assunto dopo aver licenziato il precedente, le aveva assicurato che a quell’ora non vi era molta affluenza e poteva rilassarsi un po’.

Decise di bussare alla camera della ragazza, che aveva solo qualche anno in più di lei, per chiederle di accompagnarla.

Le aprì una bella ragazza con capelli castano-miele e grandi occhi verde scuro: era leggermente più alta di Rossana e anche molto magra. Non perché lo volesse, ma lo era di costituzione.

«Oh Sana! Stai andando alle terme?» le chiese Stephany.

«Sì. Vuoi accompagnarmi?».

«Certamente. Dammi due minuti che mi preparo» rispose la manager, facendo accomodare la sua datrice di lavoro e prendendo il necessario.

«Andiamo. Ho proprio bisogno di un bell’idromassaggio! Organizzare questo tour è sfiancante!» le disse Stephany.

«Lo so, ma stai facendo un lavoro eccellente, Steph. Sono contenta di averti assunta come manager. Mio padre aveva ragione su di te».

«Con tutti questi complimenti finirai col farmi arrossire, Sana» le rispose l’altra, fingendo imbarazzo e facendo ridere la rossa «Sono contenta di vederti ridere. In questi giorni ti vedo un po’ giù: posso chiederti perché?»

«Sono un po’ tesa per la prossima data in Giappone. So che mancano due mesi, ma rivedrò i miei amici delle superiori e questo mi rende nervosa. Magari non gli piacerò più oppure mi troveranno troppo “diva” e non vorranno avere a che fare con me. Insomma mi spaventa la prospettiva di perdere la loro amicizia».

«E non c’è altro?» le chiese la ragazza, sorridendo furba.

«Oh, sì che c’è dell’altro. Uno di loro, ai tempi, mi piaceva e parecchio, ma mi ha rifiutata ed ora sta per sposarsi. Il rivederlo mi spaventa, perché potrebbe riaccendere la vecchia scintilla, che porterebbe solo tanta tristezza».

«Ce la farai, Sana. So che puoi e io sarò lì per te, se ne avrai bisogno. Sono proprio curiosa di vedere chi sia questo ragazzo che ti ha fatto perdere la testa. Non l’hai persa nemmeno per certi fighi che avevi nei video con te…» le disse Stephany facendola ridere di nuovo.

«Questo perché nessuno di loro era una sfida, ma questo ragazzo lo è, eccome. Non si sa mai cosa pensa o cosa farà. Non si riesce a comprendere fino in fondo com’è in realtà ed è una cosa che mi innervosisce e affascina allo stesso tempo».

«Non hai mantenuto i contatti con lui?».

«Ho preferito troncare qualsiasi contatto con lui quando ho lasciato il Giappone quattro anni fa, perché mi aveva fatta soffrire» disse Rossana, spiegando alla sua manager della scommessa e tutto quello che era successo poi.

«Ah, ora capisco. È il classico bastardo super sexy… Non pensavo potessi essere così cliché, Sana».

«Fidati che non è solo quello. Kyoya Ootori è molto di più».

«Intendi quel Kyoya Ootori che a diciannove anni ha preso in mano le redini dell’azienda di famiglia salvandola dalla bancarotta? Uh, che pesce grosso, Sana. Ma non si sta per sposare con Kimie Maruyama, l’erede della Maruyama Pharmaceutical Industry?».

«Appunto. E devi sapere che quella ragazza è praticamente impossibile da odiare. Se si fosse trattato di Camille Kaori Bourgeois-Nakaria l’avrei odiata con tutto il cuore, ma Kimie proprio non ci riesco».

«Ah sì. Conosco Camille per fama. È una vipera viziata, ma so che ha sposato un uomo più grande di lei. Ha avuto la punizione che meritava per averti tagliato i capelli».

«Ormai è passato. Adesso la capisco: era gelosa, perché convinta che Kyoya provasse qualcosa per me. Ormai avrà capito di essersi sbagliata, vista la piega che hanno preso gli eventi» concluse il discorso Rossana, poiché erano arrivate alle terme che erano, miracolosamente, quasi vuote a parte pochi clienti.

Rossana si immerse nella vasca idromassaggio con Stephany, in compagnia di una donna dai capelli scuri, che aveva sul viso una maschera al cetriolo e un uomo poco più grande.

Rossana vide la donna lanciarle qualche sguardo, ma lo registrò come semplice curiosità verso una celebrità.

Non aveva riconosciuto chi fosse quella donna, forse per via della maschera e perché era passato qualche anno: Fuyumi Ootori, invece, aveva riconosciuto che quella ragazza altri non era che Rossana, la cantante e la ex compagna di classe di suo fratello minore Kyoya.

*

«Non vedo come possa interessarmi, Fuyumi» le disse la voce di Kyoya all’altro capo del telefono.

«Non mentirmi, Kyoya. So che ti interessa sapere qualcosa su di lei: ti posso dire che è in splendida forma e ho sentito che parlava di te e dell’Ouran con la sua manager».

«E quindi?».

«Oh fratellino, mi pare ovvio che provi ancora interesse nei tuoi confronti!».

«Fuyumi, ho altro da fare che star qui a sentire le tue assurde ipotesi. Va’ a letto. Buonanotte» le rispose il fratello, prima di appendere.

«Antipatico!» disse alla linea muta, facendo sospirare suo marito.

«Fuyumi non è ora che rinunci ai tuoi intenti? Tuo fratello non mi pare abbia tutto questo interesse verso quella ragazza, il che mi fa pensare: non è gay?».

«Non dire assurdità! Con tutte le scappatelle che ha avuto mentre era fidanzato con Kimie, non credo proprio. È semplicemente incapace di ammettere che, nonostante siano passati quattro anni, Rossana è ancora una grande fonte di interesse per lui, ma quando si rivedranno sono certa che succederà qualcosa».

«Non esserne troppo sicura o resterai delusa se andrà altrimenti» le rispose il marito, facendole cenno di mettersi a letto e dormire.

Fuyumi ubbidì, ma fece fatica ad addormentarsi: doveva far si che quei due si chiarissero una volta per tutte e aveva bisogno di tutto l’appoggio possibile.

E ovviamente gli unici che potevano aiutarla erano gli ex membri dell’Host Club.

Doveva intervenire per la futura felicità di suo fratello minore, perché altrimenti sarebbe rimasto solo. Non lo avrebbe mai ammesso, quel piccolo testardo, ma lei lo sapeva per certo: l’unica che suo fratello voleva al fianco era Rossana Crowe.

 

Rossana, ignara dei piani di Fuyumi e del resto dell’Host Club, partì alla volta di Orlando, Florida per un altro concerto. Poi si spostò in Europa dove tenne concerti a Parigi, Londra, Milano, Roma, Berlino e Oslo.

L’ultima tappa prima del Giappone fu la splendida e gelida città di Mosca.

Una volta fatti i due concerti in programma, Mosca e San Pietroburgo, venne il momento: la data del concerto in Giappone era fissata per il sedici novembre, pochi giorni prima del compleanno di Kyoya.

Salendo sull’aereo, che l’avrebbe riportata a Tokyo, Rossana iniziò a sentire la tensione crescere: di lì a un paio di giorni avrebbe rivisto i suoi amici e provava un misto di felicità e terrore al pensiero.

Aveva organizzato un incontro con loro qualche giorno prima del concerto, per salutarli e parlare con loro. Sarebbe stato bello e spaventoso allo stesso tempo vedere com’erano cambiati. Aveva mantenuto i contatti, ma era convinta che vederli di persona sarebbe stato diverso, molto più intenso.

Decise di dormire per tutta la durata del volo, per stemperare la tensione ed essere pronta: non sapeva ancora se Kyoya sarebbe venuto, ma il solo pensiero di rivederlo le faceva stringere lo stomaco e battere il cuore.

 

Dopo quasi undici ore di volo, l’aereo atterrò a Narita, lo stesso aeroporto che aveva visto arrivare e partire Rossana quattro anni prima: ad attenderla vi era suo padre, che viveva a Tokyo quasi in modo stabile, e qualche guardia del corpo.

Erano le undici di sera e le strade di Tokyo erano ancora molto trafficate e così, per arrivare all’Hotel nel quale alloggiavano, ci misero quasi due ore: non stava a casa del padre perché i giornalisti l’avevano già presa d’assedio, convinti di poterla vedere.

Alloggiava al Park Hyatt, uno degli Hotel più belli di Tokyo dove suo padre le aveva riservato una delle Park Suite King: all’inizio voleva farle riservare la suite presidenziale, ma Rossana si era rifiutata e, in ogni caso, era già occupata.

Quando entrò nella sua camera Rossana si ritenne soddisfatta: non era troppo grande né troppo lussuosa, come piaceva a lei.

Voleva avere poco spazio dove poter mettere in disordine.

Si buttò a peso morto sul letto e ci rimase una mezz’ora, il tempo che il cameriere entrasse per portarle la cena, nonostante l’ora tarda.

Lo ringraziò con il poco giapponese che ricordava, cenò e si infilò nella vasca da bagno.

Dopo essersi preparata si infilò nelle profumate coperte del suo letto e cadde in un sonno senza sogni: il jet leg stava già avendo effetto.

Si risvegliò la mattina seguente alle nove: non aveva impegni in programma quella mattina, così fece con calma. Mangiò, si lavò e si diresse verso la camera di Stephany per parlare degli impegni del pomeriggio.

«Oggi pomeriggio alle due hai un incontro nella scuola di arti figurative di Tokyo: è il luogo dove vengono coltivati i talenti musicali, un po’ come la scuola che hai frequentato tu in Inghilterra, ma meno conosciuta. I professori si sono rivelati entusiasti di averti come “insegnante” per un giorno e così anche gli alunni. Sappi che hanno un’età che va dai quindici ai diciannove anni, quindi vacci piano con loro, soprattutto con quelli più piccoli, ok?»

«Rilassati Stephany, andrà bene. Quindi avrò un’ora con gli alunni di prima, seconda e terza e una con quelli di quarta e quinta, se ho capito bene?»

«Esattamente. Saprai sicuramente che alcuni di loro ti faranno domande personali, quindi ricordati di rispondere in modo vago senza entrare nel dettaglio, ok? Non vogliamo che i paparazzi marcino sopra a qualche tua frase sconsiderata»

«Steph. Se non ti dai una calmata, ti verrà un infarto prima dei trenta…» disse la rossa che si salvò da una possibile rimostranza grazie al lieve bussare.

«Chi può essere? Tuo padre ha un impegno e il cameriere è già passato a ritirare i piatti della colazione…»

«Se non vai ad aprire non lo saprai mai, Baka» le disse Rossana, vedendo che la sua manager alzava un sopracciglio e si dirigeva verso la porta.

Di fronte alle due ragazze vi era una donna dai capelli scuri, con un bel viso: Rossana la guardò un attimo prima di spalancare la bocca in segno di sorpresa.

«Fuyumi Ootori-san!» la chiamò, vedendo che la donna le sorrideva «Falla entrare Steph, non è una stalker» disse alla sua manager.

Fuyumi entrò e prese elegantemente posto sul divano bianco presente nella suite.

«Ti trovo in splendida forma, Fuyumi-san» le disse Rossana.

«Anche io, Rossana-chan. Mi dispiace esserti piombata in camera, ma alloggio qui con mio marito, poiché la nostra casa ha avuto qualche problema e quando ho saputo del tuo arrivo ho cercato di scoprire dove alloggiavi per vederti».

«Meno male che non era una stalker» disse Stephamy.

«Stephany lei è la figlia di Yoshio Ootori…» disse Rossana, guardando la manager in modo eloquente, aspettando che ci arrivasse.

«Oh! Quindi lei è la sorella di Kyoya Ootori?» .

«Esattamente» rispose Fuyumi, sorridendo.

«Mi dispiace per te. Non è famoso per la sua simpatia» aggiunse Stephany, senza peli sulla lingua, facendo sghignazzare Fuyumi.

«Non che gli altri miei fratelli siano uno spasso… Comunque non parliamo di quei tre, sono venuta per vedere come stai, Rossana!».

«Sto bene, Fuyumi-san. Sono un po’ scombussolata dal jet leg, ma passerà. Tu invece?».

«Oh, sono in splendida forma e anche mio marito. I miei fratelli stanno tutti bene, anche se Kyoya lavora un po’ troppo. Akito, essendo il suo medico, gli ha praticamente ordinato di prendersi almeno un giorno di vacanza e lo ha obbligato a venire al tuo concerto!»

Quindi verrà. Bene. Sono nella merda.

«Oh, sono felice di saperlo».

Come no! Vorresti buttarti dalla finestra piuttosto che rivederlo in compagnia di Kimie.

Rossana scosse il capo per scacciare la fastidiosa vocina nella sua testa, la quale, per inciso, aveva fatto la sua ricomparsa solo una volta tornata in Giappone: forse quel paese le faceva male.

«Non so dirti se verrà all’incontro di domani con il resto dell’Host Club, ma non possiamo pretendere troppo da quello stacanovista» le disse Fuyumi, registrando ogni singola reazione della ragazza: era brava a nascondere il suo turbamento, ma lei aveva Kyoya come fratello e sapeva leggere bene le persone. Aveva capito che un eventuale incontro con il ragazzo la spaventava, ergo sentiva ancora qualcosa per lui, anche dopo quattro anni.

«Ho sentito il tuo album e, nonostante non sia proprio il  mio genere, è molto bello, Rossana. Adoro la canzone “A Thousand Mile”»

«È una delle mie preferite» ammise la rossa.

«E non l’hai dedicata a nessuno?»

«No, non c’è nessuno di così importante nella mia vita a cui dedicare una canzone» rispose la cantante, sorridendo.

Col cavolo che mi freghi, Fuyumi. Non ammetterò nemmeno sotto tortura che quando scrivevo quella canzone mi veniva in mente tuo fratello…

Di nuovo quella voce. Rossana sospirò, guardando l’orologio. Invitò Fuyumi a rimanere per il pranzo, ma la donna reclinò l’invito, poiché doveva vedersi con tutti i suoi uomini. Avrebbero pranzato al ristorante dell’hotel, cosa che fece paralizzare Rossana.

Alla una doveva scendere per andare alla scuola e se lo avesse incontrato?

Una volta che Fuyumi fu uscita, la ragazza di voltò verso la sua manager, spiegandole il suo problema.

«Rossana. Prima o poi dovrai affrontarlo. Sai già che si sta per sposare e che, di conseguenza, non succederà nulla di eclatante tra di voi. Quindi datti una calmata. Se lo vedrai, lo saluterai, gli chiederai come sta e poi te ne andrai come se niente fosse, d’accordo?».

«Una volta in macchina poi potrò urlare?».

«Avvisami prima, così mi metto i tappi. Con la tua voce potresti rendermi sorda».

 

   
 
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