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Autore: ShairaKrane    22/09/2014    2 recensioni
"Non tutti gli umani sono uguali, mi sento più vicina a voi Autobot che a loro" Disse Keira, guardandolo negli occhi con serietà. Il suo sguardo ambrato, era piuttosto intenso e luminoso.
"Perchè sei stata cresciuta da lui...ma cosa penseresti di me, se fossi stata allevata normalmente dai tuoi genitori naturali?" Lui rispose con cipiglio severo.
"Non lo so...ciò che credo fermamente, è che se tu fossi umano, ti amerei."
Lui cercò di non mostrare sorpresa.
"Ami sviare i discorsi, Keira. -Si ritrovò tuttavia a pensare.- Umano...perdonami. non vorrei esserlo. Ho sbagliato a fidarmi degli esseri di questo pianeta."
"Sbagliare...è umano, Optimus. Hai semplicemente seguito il tuo cuore...o scintilla, in questo caso."
Una storia un po' lunga, che spero di continuare ad un certo ritmo, ambientata tra la fine del Terzo Film e gli eventi principali del Quarto.
Con l'inserimento di un personaggio Original, il mutamento di uno vecchio e la presenza di quasi tutti quelli classici, spero possa essere una lettura piacevole.
Genere: Azione, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bumblebee, Nuovo personaggio, Optimus Prime, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Wonder, mystery wherever my road goes
Early wake-ups in a moving home
Scent of fresh-mown grass in the morning sun
Open theme park gates waiting for “

 

"Keira, spostati da lì, devo saldare la sua spalla."
La ragazzina di tredici anni dagli occhi scuri e capelli color della notte, guardò l'Autobot medico e si scostò rapida dal corpo del Decepticon tornato in coma, se così lo si poteva definire.
Ratchet in quel momento iniziò con un saldatore a sistemare il corpo del suo simile.
"Bah, questo verme di un Decepticon...non avrei mai pensato che sarei finito con il ripararlo."
Keira si dispiacque per le parole di lui.
Dopo tutto quello che aveva passato, il Decepticon che ora stavano riparando, era il suo salvatore.
Aveva supplicato Ratchet di ripararlo, voleva dirgli grazie e voleva parlargli, si, parlargli e non fermarsi.
"Non parlare così di papà, ti prego..."
Si udì un sospiro provenire da Ratchet in quel preciso istante e dopo aver sistemato la spalla dell'altro, si girò verso di lei.
La guardò dalla sua altezza, con i suoi profondi occhi di luce cerulea.
"Perdonami...ancora non riesco a credere che questo...questo...tch, che lui sia stato in grado di compiere una buona azione e aiutarti!
Lo stavo per uccidere definitivamente, quando mi hai fermato. Pensavo fosse stato lui a eliminare i tuoi genitori."
Al solo nominare i genitori, la ragazzina si portò le mani alla testa. Le vennero nell'immediato le lacrime agli occhi e delle calde lacrime amare, iniziarono a rigarle il viso.
"I miei genitori... sniff no, non li ha uccisi, lui non lo avrebbe fatto. Non poteva, dato che era ridotto a un globo luminoso...sniff"
Abbassò la testa e l'Autobot si sentì in colpa per averla fatta piangere...di nuovo.
Erano passato ormai quattro mesi da quel massacro a Chicago, eppure, lui finiva sempre con il farla piangere o portarle alla mente brutti ricordi.
Anni sulla terra e ancora non aveva molto tatto nel dire le cose agli esseri umani.
Piangendo, Keira indicò il corpo che ora ricominciava a prendere forma, del Decepticon.
"Mi ha protetto da Megatron...solo papà lo avrebbe fatto, sarebbe stato forte a tal punto da affrontare quell'essere malvagio..."
Parlò con convinzione, alzando lo sguardo per guardare negli occhi Ratchet. Fissò poi il Decepticon e annuì.
"E' papà."
L'Autobot rimase ancora più sorpreso da quell'atteggiamento e si grattò la testa metallica, quasi imbarazzato.
Capì quanto quella ragazzina potesse aver subito lo shock della morte dei suoi genitori. La battaglia di Chicago aveva fatto troppe vittime e per quanto lui e Optimus, come anche gli altri Autobot, si fossero impegnati a riparare ogni danno, il dolore per la perdita di tutti quegli innocenti, rimaneva.
"Keira...costui se fosse stato ancora con il suo corpo, non ti avrebbe protetto, lo sai. Hai subito uno shock e lui non è per niente uno dei buoni.
Se lo riparassi, cercherebbe di farti del male. Sei ancora convinta che debba farlo?"
A quel punto la giovane dovette sbottare.
Aveva tredici anni, ma al contrario di molte altre della sua età, che oggi come oggi vogliono sembrare più grandi, nei suoi occhi presentava ancora purezza e sincerità.
Voleva dar fiducia a quel Decepticon, pur sapendo benissimo che lui non era davvero suo padre, ma era stato davvero protettivo nei suoi confronti.
"Si, ne sono convinta! E' buono in realtà, ti prego: fidati di me. Mi avrebbe lasciata morire altrimenti!"

Fu in quell'istante che il corpo, apparentemente senza vita del Decepticon, sussultò.
Ebbe uno scatto improvviso, in cui il suo braccio ancora ridotto in brandelli di filamenti, si alzò rivoltò con il palmo della mano verso il tetto del capannone.
La testa si mosse come se fosse percorsa da una scarica elettrica, infine il braccio tornò disteso come il resto del suo corpo.
Ratchet non esitò a mettersi di scatto davanti a Keira, alzando un'arma a difesa.
Fissò il "cadavere" nemico per qualche minuto, mantenendo alta la guardia, pronto ad ucciderlo in ogni caso, anche contro la volontà della ragazza stessa, se lui avesse attaccato.
"Questi dannati Decepticon..."
Disse con amaro disprezzo nella voce roca e profonda. Il suo odio non era minimamente immaginabile dalla ragazza, quella dannata fazione nemica, aveva sempre e solo provocato morte, distruzione...e un'odissea nello spazio, lontano dal loro pianeta d'origine.
Da sempre era uno degli Autobot più calmi, ma dopo aver visto il tradimento di Sentinel e aver perso Ironhide, uno dei suoi più fidati compagni sin dall'inizio di quella serie di battaglie, era diventato mal fidente quasi verso chiunque.
Soprattutto verso anche solo le spoglie di qualunque Decepticon.
Vi fu silenzio, poi una voce profonda, provenne dal “cadavere” in ricostruzione.

Lui, stava riprendendo finalmente conoscenza, dopo tanto tempo di torpore.

"Sei scortese...Ratchet."
Parlò a tratti, i processori vocali non erano ancora a posto dopotutto, ma non sembrava per niente minaccioso.
La sua voce rispetto a prima, sembrava anche molto più gradevole da sentire e Ratchet lo notò praticamente subito.
Provò a muovere un bracciò, ma si ritrovò pervaso da dolori.
"Hn...Cosa...io...posso parlare?"
Ratchet ripose l'arma, realizzando che l'altro era ancora incapacitato a muoversi nonostante ora avesse le giunture tutte collegate al sistema centrale e alla scintilla di vita.
Gli si avvicinò, ma venne preceduto all'istante dalla ragazzina che si sedette sull'enorme piano da medico, costruito da Ratchet per curare il Decepticon, con un sorriso solare sulle labbra.
"Finalmente sei sveglio, papà! "
La testa di lui si girò in direzione di Keira e i suoi occhi luminosi, puri rubini apparentemente malefici, la fissarono per qualche minuto prima di formulare una frase.
"Papà? Io non capisco...chi sei, mocciosa?"
Chiese quasi acido e lei ci rimase decisamente male, ma prima che potesse dire qualcosa, Ratchet intervenne a spiegare, anche se con aria sfrontata, dato che sentiva il dovere di proteggere la ragazza da eventuali offese verbali del Decepticon.
"Mocciosa? Dai della mocciosa a colei che ha fatto in modo di tenerti in vita? Hai davvero una bella gratitudine nei suoi confronti e io che pensavo che dalla tua scintilla avessi visto tutto, hmpf.
Molto probabilmente non ti sei nemmeno accorto di averla salvata."
Spostò Keira e la mise seduta su una sedia.
"Ti avevo detto che non era buono, non è tuo papà."
Lei però gonfiò le guance e dopo aver sospirato lo guardò con serietà.
"Ratchet...non sto scherzando, lui mi ha salvata e...mi ha detto di chiamarlo papà, da quel momento in avanti.
Mi ha promesso che sarebbe stato insieme a me."
L'autobot si ritrovò sorpreso da tale serietà e...maturità, in un certo senso. Quella Keira era una continua sorpresa, iniziava a pensare che potesse avere un grande futuro.
"Salvato? Io ho salvato...qualcuno? Hn...temo che questa ragazzina abbia sbagliato individuo. Ahahah, io sono un Decepticon, non un Autobot.
Molto probabilmente era un'altra scintilla quella con cui hai parlato... - Si bloccò tuttavia all'improvviso. Stava provando a pronunciare una delle parole che più gli venivano naturali da dire a un umano, ma stranamente non ci riusciva.
Perchè non riusciva a chiamarla schiava?- ...cosa mi hai fatto, Ratchet?."
Se avesse potuto fare espressioni in quel momento, di sicuro ne avrebbe fatta una furiosa, anche se sapeva non avrebbe fatto paura ad alcun Autobot.
"Fatto? Mi pare che sia tu a non riuscire nel tuo intento di dare un nomignolo a Keira."
Sorrise, quasi soddisfatto del fatto, il medico dalle fattezze di un gigante. La ragazza si avvicinò nuovamente al Decepticon e questo la guardò all'istante.
Aveva qualcosa di familare quella Keira...
"Ehi papà...ti sei già dimenticato di me?"
Lui si ritrovò nuovamente confuso, soprattutto dal fatto che quell'umana non avesse paura di lui, anzi, lo trattava addirittura come un familiare...come suo padre.
La fissò a lungo, cercando un qualsiasi indizio che potesse fargli capire qualcosa di quella che lui aveva definito mocciosa, che non riusciva a chiamare schiava.
"Non so chi tu sia, umana...pertanto non mi parla-hn..."
Avvertì in quel momento una fitta al petto e la sua scintilla brillò di luce più intensa, avvertì un forte dolore al petto ancora squarciato, o meglio, i processori nella sua mente ulularono di dolore di nuovo, come quando quel Witwicky gli fece esplodere la testa.
Ratchet si ritrovò incredulo a osservare la scena, non riusciva a credere ai suoi occhi, tanto che penso che fosse qualche malfunzionamento nel proprio apparato visivo a far si che vedesse tutto ciò.
Ma si ritrovò a constatare che invece era tutto vero.
"Questa...è la memoria della scintilla..."
Keira lo guardò con aria preoccupata.
"Gli sta facendo del male?"
Gli chiese, tremando per l'ansia. Ma il movimento di negazione di Ratchet, la tranquillizzò.
"No, Optimus Prime me ne parlò tempo fa...quando di uno di noi non rimane che la scintilla, questa registra gli avvenimenti che succedono attorno ad essa.
Solo quando un Cybertroniano viene riparato e ricomposto, mette il proprio possessore a conoscenza di tutto ciò che è successo. -sorrise a Keira e tornò a guardare la scena.- penso che adesso potrai capire e ricordare tutto."
Disse, rivolto a un Decepticon mugugnante.
La luce infine andò affievolendosi e egli si riprese con un sussulto, che gli fece alzare entrambe le braccia ancora in fase di ricostruzione.
Seppur sdraiato, si fissò le mani e infine tornò con lo sguardo sui due presenti.
I suoi occhi tuttavia, si posarono sulla ragazzina che ora nascondeva metà corpo dietro l'enorme gamba di Ratchet.

"...Keira..."

Mormorò dopo che la confusione nella sua testa si calmò. Partando una mano al capo, cercò di muovere anche le gambe, ma l'Autobot presente lo fermò prima che potesse provarci.
"Non tentare, devo ancora sistemartele ed è un lavoraccio."
Gli diede stranamente ascolto e tenne fermo l'intero busto.
"Un avvenimento del genere non è possibile...la scintilla ci ha sempre dato solo la forza di combattere...perchè ora ricordo tutto quello che è successo?"
La risposta non tardò ad arrivare da parte dell'ufficiale medico degli Autobot, il quale bofonchiò con aria superiore.
"Voi Decepticon vi siete sempre chiusi sulle vostre credenze: la scintilla è in realtà sia la nostra fonte di vita, sia ciò che mantiene vivi i nostri ricordi.
Saremmo uguali ai computer se essi vivessero solo nei nostri circuiti cerebrali.
Gli umani penso la definirebbero come...il nostro cuore, ecco"
Il Decepticon stranamente non lo interruppe e lo lasciò parlare senza fiatare, nè obiettare. Ascoltò invece con estrema attenzione.
"Non sono sicuro di comprendere ciò che hai detto...ma non sono neanche nella posizione adatta per permettermi di bisticciare con te.
Ho sempre faticato a credere alle belle storielle di Prime sull' onore, sulla giustizia, sentimenti e altro, per questo su Cybertron scelsi Megatron...anche se era noioso pure lui."
Sospirò alzando persino gli occhi scarlatti al cielo.
"Ma ora che ho i miei ricordi, vedo anche la fine che quel dannato ha fatto...e per colpa di essi, non posso nemmeno ordinarti di ripararmi per tornare e prendere io il suo posto come capo dei Decepticon."
Sembrò vagamente sbuffare, mentre ancora provava a inviare segnali di movimento alle gambe, le quali non avevano la minima intenzione di rispondere al suo comando.
"Per quale motivo?"
Boffonchiò di nuovo Ratchet, il quale sapeva perfettamente la risposta.
Keira, che al momento non riusciva a seguire i suoi discorsi, si sedette di fianco a un braccio del Decepticon e glielo toccò con una grande delicatezza, quasi per paura di fargli male.
Egli la guardò e fece una risata sommessa.
"Come mi sono ridotto...sto parlando con Autobot e un'umana.-Rise quasi istericamente, ma poi si portò una mano sul petto, sopra la scintilla.- Per quale motivo mi chiedi? Beh, perchè mi sono preso un impegno, a quanto pare, nei confronti di questa pulce."
Guardò Keira e questa sorrise solarmente.
"E' come mi hai chiamata la prima volta!"
Affermò intusiasta, mentre il Decepticon sorrideva.

 

Riding the day, every day into sunset
Finding the way back home

 

Si incantò a guardare la giovane ed internamente si sentiva estremamente felice di vederla, ora.
Non capiva il motivo della felicità, nè perchè le sue memorie gli mostrassero come avesse fermato Megatron dal schiacciare quella giovane.
Lo vedeva nitidamente, aveva usato solamente le parole, ma il capo dei Decepticon si era adirato talmente tanto che molto probabilmente, se non fosse stato ferito, neanche Prime sarebbe riuscito a metterlo al tappeto.
Quei ricordi chiari, veloci sotto certi punti di vista...una semplice e piccola scintilla parlante, che teneva testa a un capo Cybertroniano adirato.
Il tutto per cosa? Proteggere un'umana, una schiava.
Questo era uno dei fattori chiave che ancora non capiva.
L'aveva protetta senza pensare che sarebbe potuto divenire una poltiglia sotto i piedi di Megatron, se non fosse stato per l'intervento di Optimus Prime quel giorno.
Non capiva, che fosse stato un ultimo gesto disperato per ottenere la redenzione? Anche un Decepticon la poteva desiderare?
L'unica cosa che capiva in quel momento è che il semplice sorriso di quella ragazzina lo faceva sentir bene. Lui, che da sempre era stato crudele e subdolo, avvertiva per la prima volta una sensazione diversa dalla rabbia, dall'invidia e tante altre emozioni negative, pervaderlo.
Ora ricordava anche la frase detta a quella Keira, mentre teneva a bada verbalmente Megatron...

 

Once upon a night we'll wake to the carnival of life
The beauty of this ride ahead such an incredible height
It's hard to light a candle, easy to curse the dark instead
This moment the dawn of humanity
Last ride of the day


"Si Keira, quando ho promesso di proteggerti...non potrei mai dimenticare quella frase, quel :'Ti proteggerò, pulce. Da qui in avanti chiamami pure papà, sono stanco di sentirti frignare. Finchè scintillerò, ti aiuterò.
Non ho più nulla da perdere'. "
Lei non riuscì a trattenere le lacrime in quel momento e si appoggiò al petto dell'enorme Decepticon, al confronto del quale, lei sembrava davvero una pulce.
Finalmente lui si ricordava ogni singola parola. Pianse di gioia, bagnando con qualche lacrima anche la scintilla nel petto di lui.
"Papà...finalmente ricordi..."
Singhiozzò, sotto gli occhi increduli di Ratchet. Come poteva essere che un Decepticon fosse capace di tali sentimenti?
Non ci credeva, non riusciva per niente a crederci e se lo avesse detto ad Optimus? Lui cosa ne avrebbe pensato?
Ma forse dirglielo non era la cosa giusta da fare...o sì?
Intanto però, osservava il Decepticon guardare e sfiorare con delicatezza la testa di Keira con un dito. Lo vide persino sorridere quasi soddisfatto.
"Accidenti...penso che dovrei maledirti Keira...tu e quella feccia del tuo amico Autobot, se non mi aveste riparato sarei morto da essere subdolo quale ero..."
Disse sarcastico, buttando l'occhiata a Ratchet.
"Cosa vuoi fare ora, sei ancora intenzionato a finire di ripararmi, a tuo rischio e pericolo?"
Quella frase non convinse l'Autobot, ma in un certo senso, guardando Keira, sentiva di poter andare avanti a ripararlo.
"Voglio fidarmi di lei, è una ragazza gentile e ti è stata vicino tutto il tempo...ti riparerò solo per renderla felice, ma una volta fatto...non provare a torcerle un solo capello, o ti ridurrò a polvere Cybertroniania insieme alla tua scintilla, Starscream."

Dai processori vocali del Decepticon fuoriuscì una risata un po' grutturale, ma per niente maligna o fastidiosa come quelle che faceva una volta.
"Starscream...non pensavo avrei sentito ancora qualcuno chiamarmi in quel modo...-Rise ancora, ma stavolta fu una risata naturale e nitida.- Starscream è morto a Chicago, Ratchet...da ora in avanti, come padre di Keira, dovrò trovare un nuovo nome e...si, penso che inizierò una nuova vita. -Guardò Keria mentre le stava accarezzando la testa.- ora l'unica cosa che ho da perdere, è lei. Quindi non posso portarmi dietro ciò che ero, mi disgusterei da solo...

 

Starscream non c'è più, sono Alphatron da ora in avanti.

Un nuovo essere"

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L'angolo dell'autrice:
Neanche a distanza di un giorno, eccomi qua.
Avevo già scritto parte di storia, per cui non mi ci è voluto molto a completarla. Ho fatto riferimento, per quanto riguarda la scintilla, ad alcune frasi di Optimus Prime, nei vari film.
Queste mi hanno ispirato molto, per cui ho voluto strutturare il tutto in questo modo.
Vorrei aprire una piccola parentesi su Starscream, dicendo che è un personaggio che personalmente adoro nonostante il suo comportamento e non mi è piaciuta la sua morte nel terzo Film, per cui ho voluto un po' riscattarlo con questa sua redenzione/rinascita.
Spero che nessuno mi tiri qualcosa addosso per questo, ma ho lasciato vagare la mia fantasia e beh...eccomi qui!
Buona lettura e al prossimo capitolo!
 
Un abbraccio,
XamuPrimeOakenshield
   
 
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