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Autore: Elissa_Bane    22/09/2014    1 recensioni
"Sebastian Moran era figlio di un uomo potente.
Sebastian Moran era stato un uomo potente, in Afghanistan.
Sebastian Moran era un assassino.
Il migliore in circolazione, naturalmente.
Non mi sarei accontentato di meno."
*******************************
Storia scritta a quattro mani con seeyouthen.
[SebastianMoran/JamesMoriarty]
Genere: Angst, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jim, Moriarty, John, Watson, Sebastian, Moran, Sebastian, Moran, Sherlock, Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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ECHO.

Capitolo sesto.

Goodbye my lover.


 

JM

Scappai da casa di Kitty la notte seguente, inseguito da Holmes. Quella giornalista non mi avrebbe rivisto mai più.

Corsi alla moto, e poi da Sebastian.

La farsa di Richard Brook era penetrata nelle menti delle persone più di quanto credessi. Per un attimo avevo visto il dubbio fare capolino anche negli occhi del fedele John Watson. Avevo vinto. Rimaneva solo l'ultimo scontro tra me e Sherlock, un faccia a faccia nel quale avrei definitivamente trionfato. La soluzione del nostro problema finale.

Sebastian sedeva irrequieto sul divano, torturandosi i polsini di quella vecchia felpa bucata che aveva indossato per girare nella periferia di Londra senza essere notato.

Aveva portato i bambini in quella vecchia fabbrica di dolciumi insieme al falso Sherlock Holmes. Si era camuffato per non farsi riconoscere dalle troppe persone che avevano fatto caso alla nostra vicinanza più volte.

«Basta», gli dissi con voce ferma. Mi stava dando sui nervi.

Lui mi fulminò con lo sguardo e cercò di calmarsi. Iniziò a tamburellare con le dita sulle ginocchia.

«Sebastian!», lo ammonii una volta, ma non demordeva. «Sebastian!».

«Non riesco a stare calmo, va bene? Non finché quel bastardo non si fa sentire», ringhiò tra i denti.

«Andrà tutto bene. Ormai è rovinato. Abbiamo fatto un lavoro perfetto creando Richard Brook. Nessuno capirà che si tratta di un falso», cercai di tranquillizzarlo con ben pochi risultati. Il mio tono era troppo acido e secco per poter calmare me stesso, figuriamoci Sebastian. La realtà era che non riuscivo ad aspettare di incontrare Sherlock.

L'avrei indotto al suicidio. Sarebbe morto. I nostri tre uomini migliori erano pronti, con il telefono sul comodino e lo smoking sulla sedia. Si sarebbero occupati dei suoi amici se non si fosse ucciso.

Il telefono squillò. Sebastian trattenne il fiato.

«Vado al Bart's», gli dissi semplicemente dopo aver letto il messaggio. Sebastian si avvicinò a me, catturandomi le labbra con le sue.

Il suo bacio aveva il sapore di un addio.

Risposi con foga, le nostre lingue che danzavano una melodia lontana, quella stessa che avevamo ballato molto tempo prima, che mutava proprio come noi. Ci cercavamo, ci allontanavamo, ci abbracciavamo, ci stringevamo per poi allontanarci di nuovo e ricominciare da capo. Ma andava bene così.

Strinsi un'altra volta le ciocche scomposte dei suoi capelli biondi tra le dita, mentre con l'altra mano lo avvicinavo a me, tirandolo per un fianco. Posò le mani sul mio viso e le nostre labbra si separarono.

«Torna presto», disse in un soffio sulla mia bocca, che tremò lievemente. I suoi occhi mi scavavano il viso, come per memorizzare ogni minimo dettaglio, poi si tuffarono nei miei. Mi sentivo quasi nudo sotto uno sguardo così sincero e profondo.

«Lo farò», promisi.



 

SM

Non sarebbe tornato.

Non riuscivo a capire perchè questa sensazione mi attanagliasse le viscere, ma sapevo che sarebbe successo. Che non avrei più rivisto il viso di James.

Il suo sorriso sarcastico.

La piega ironica delle sopracciglia.

La curva morbida del suo fianco nudo in quel punto che amavo mordere.

La cicatrice sul petto, che sfioravo sempre con le dita, Sebastian.

Sapevo che non sarebbe tornato.

Ma lo lasciai andare lo stesso.


 

*.*.*


 

Aveva detto che sarebbe stata una cosa da pochi minuti.

Lo chiamai.

Avevo bisogno di sapere che stesse bene.

James non rispose.

Lo chiamai ancora, l'ansia che saliva.

E lui mi ignorò.

Abbandonai l'imboscata che stavo tendendo a un politico malesiano, uno dei compiti assegnatimi da James, e incomincia a correre verso il Bart's. Correvo verso l'ospedale con il terrore nel petto e il cuore in gola.

Tentai nuovamente di chiamarlo.

Il cellulare squillò vuoto.


 


 


 

JM

I'm waiting...

JM


Attesi sul tetto del Bart's che Sherlock Holmes venisse ad affrontarmi per l'ultima volta, prima di morire.

Mi sembrava già di vedere la sua figura buttarsi dal cornicione, insieme al quel cappotto nero che si apriva come un paio d'ali, giù fino a schiantarsi a terra. Un povero angelo sarebbe caduto, quel giorno.

La porta di fronte a me si aprì nello stesso istante in cui il telefono iniziò a squillare.

Sebastian, recitava il display.

Non risposi.

«Oh, eccoci qui finalmente. Tu ed io. E il nostro problema. Stayin' alive. È così noioso, no?». Riattaccai. «È qualcosa... di piatto. In tutta la mia vita ho cercato delle distrazioni, e tu eri la migliore. E ora non ho più neanche quella, perché ti ho battuto. E sai una cosa? Alla fine è stato semplice. Elementare. Ora devo tornare a giocare con le persone comuni e quanto pare anche tu sei come loro», passai una mano sul viso, prima di ricominciare a guardarlo. «Oh be'...», aggiunsi alzandomi, «ti sei chiesto se io esistessi davvero? Te l'ho quasi fatta?».

«Richard Brook».

«Divertente. Nessuno sembra capire la battuta. A parte te». E Sebastian, pensai.

«Ma certo».

«Ah-ha. Che bravo».


 


 


 

SM

Dio. Cazzo, dovevo fare più velocemente. Veloce, prima che sia tutto perduto.

Cristo santo, lui era lassù, sospeso.

Corsi.

I muscoli urlavano per il maltrattamento che stavano subendo, i tendini si tendevano faticosamente, sempre più doloranti. I polmoni bruciavano, l'ossigeno pareva fatto di vetri rotti e aghi che mi trafiggevano violentemente.

Ma io continuavo a pensare a lui.

Alla sera prima, quando, dopo aver fatto sesso ( fantastico, caldo, magnifico sesso sulla prima superficie orizzontale disponibile- nel nostro caso il pianoforte di James) lo avevo trascinato con me nel letto e per una volta lui non se n'era andato via.

Era rimasto, stretto al mio petto, i suoi capelli che mi solleticavano piano il viso.

Il suo profumo di violetta venne richiamato prepotentemente nei miei pensieri.


Si era accoccolato contro di me, il suo braccio intorno alla mia vita, per stringermi.

James. James, che non mi aveva mai detto nemmeno che gl'importava se ero vivo o morto, mi stringeva stretto. Come a non volermi lasciare andare.

Avrei dovuto capire.

Avrei dovuto fare più attenzione, osservarlo e non guardarlo.

Corsi veloce, tra le strade piene di gente.

Gente inutile.

Erano solo aria, sangue, ossa e muscoli che presto si sarebbero decomposti. Corpi morti.

Corpi morti che camminavano.

Corpi morti che mi separavano da James.


 


 


 

JM

«Sherlock, né tuo fratello né tutti i cavalli del re potrebbero farmi fare cose che non voglio».

Neppure Sebastian, alla fine, non ce l'aveva fatta. Nemmeno lui era riuscito a non farmi arrivare a quel punto, al punto di non ritorno. Non c'era riuscito semplicemente perché io non volevo farlo. Dovevo risolvere il mio problema finale, anche a costo di morire.

«Sì ma io non sono come mio fratello, ricordi? Io sono come te. Pronto a fare qualunque cosa. Pronto a bruciare. Pronto a fare ciò che le persone comuni non farebbero. Vuoi che ti stringa la mano all'Inferno? Di certo non ti deluderò».

«Nah, fai solo lo sbruffone. Nah, sei così ordinario. Sei una persona ordinaria dalla parte degli angeli».

«Sarò anche dalla parte degli angeli, ma non pensare neanche un secondo che io sia uno di loro, Moriarty».

«No... non lo sei. Ora capisco. Non sei ordinario, no, tu sei me. Sei me! Grazie... Sherlock Holmes». Gli strinsi la mano, mentre l'altra si posava sulla pistola.

Fredda, gelida, metallica. La stessa con cui avevo sparato per la prima volta, con Sebastian. Potevo ancora sentire la sua mano sulla mia.

Come molto tempo prima, anche questa volta mi avrebbe accompagnato fino a premere il grilletto. C'erano ancora così tante cose da dire. Troppe, che non avrei mai detto. «Grazie... che Dio ti benedica. Fin quando sarò in vita potrai salvare i tuoi amici, hai una via d'uscita. Allora, buona fortuna».


 

Scusami, Sebastian.


 


 


 

SM

Forza ascensore, apriti.

Muoviti, lui è lì sopra.

Suonò il cellulare, cantando “Live and let die”.

Risposi in fretta «Moran».

«Sono io, Seb.»

«Peter.» la troppa agitazione mi faceva parlare a monosillabi.

«Ci siamo ritirati» disse, proprio mentre le porte dell'ascensore si aprivano con un delicato dling «Holmes è morto, si è buttato».

Sospirai rassicurato, ringraziandolo e salendo in ascensore..

Il cuore rimbalzò nel petto per la gioia. Ce l'avevamo fatta.

Sarei salito su quel tetto e avrei visto Londra con occhi nuovi. Avrei abbracciato James e lo avrei baciato con tutta la forza che avevo, respirando il suo profumo dolce, dandomi dello stupido per essere stato in ansia inutilmente.

Gli avrei detto che lo amavo e lui mi avrebbe risposto.

Potevamo essere felici.

Potevamo andarcene, magari trasferirci nella casa in campagna. James avrebbe potuto continuare a lavorare anche da lì e io ogni sera sarei tornato a casa e lo avrei visto ad aspettarmi in sala, sulla sua poltrona rossa, con i suoi fascicoli aperti sul tavolino, con Bach che suonava dallo stereo. E avremmo dormito insieme, tutte le sere per tutta la vita.

Saremmo stati felici.

Ma le porte dell'ascensore si riaprirono sul tetto, infrangendo tutti i miei sogni.

Perchè a terra c'era un corpo.

James.







NdA: ED ECCOCI QUI! All'ultimo capitolo! (Sì, manca solo l'epilogo e Dan è molto triste al pensiero di salutarvi).
Beh, chi ha visto la serie tv sicuramente sapeva che cosa sarebbe successo, ma speriamo di essere riuscite a rendere bene le emozioni del nostro amato Seb, attualmente col cuore a pezzettini molto piccoli (peggio di noi alla 9x23 di Supernatural).
Cooooomunque, grazie ancora a tutte (tutti?) voi.
Davvero.
Ci vediamo presto, più presto di quanto immaginiate. ;)

-Una Danae depressa dall'aver scritto il POV di Seb e una seeyouthen che tenta di consolarla patpattandola.

  
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