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Autore: KH4    22/09/2014    4 recensioni
Un titolo semplice per una raccolta di quattro one-shot con le coppie AstralxYuna e VectorxYuna come protagoniste, di cui una quinta che decreterà il finale con la coppia da voi più amata.
N.b: Gender Bender/ Triangolo/ OOC.
 
1)Love. (Keyshipping.)
2)Disdain. (Negativeshipping.)
3)Fear. (Keyshipping.)
4)Madness. (Negativeshipping.)
5)Kindness. (Negativeshipping.)
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Asutoraru /Astral, Bekuta/Vector, Yuma/Yuma
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: Gender Bender, Triangolo
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Madness.
/Obsession./


 
Senza parlare sei arrivata come una vera regina, 
di nascosto hai posato i piedi dentro l’anima.
 (Rabindranath Tagore).




Non vi era ragione capace di spiegare il prolungarsi di quegli attimi flemmatici.
Insensatezza pura, che di empietà non ne aveva neppure la forma,
folle per l’essere accaduta con sentimento contrapposto alla bramosia.
 
In tanti secoli di sotterfugi e attesa, Vector non si era mai fatto mancare nulla.
Vendette, piaceri, soddisfazioni personali…Sfizi goduti con ogni genere di perversione, indossati come gioielli e subito buttati via per altri più allettanti. Comprendere cosa egli stesso desiderasse per sé, al dì fuori del potere che attorcigliava fra gli artigli accumunati, chiedeva come prezzo l’affondare della propria integrità in pensieri malati d’acerbo sentimento.
Parte del disgregarsi dell’anima di Yuna era dovuta a tale ricerca, un lento e cadenzato frammentarsi studiato perché la sua vitalità, ora ridotta a resistere per pura inerzia, sopravvivesse a ogni sferzata pungente, imprigionata in un torpore fisico che le permetteva giusto di issarsi dritta con la schiena. Lontano dallo splendore che non gli apparteneva più, Barian era alla stregua di un organo lasciato al bisogno che assorbiva ogni essenza estranea, sgusciandone la vita un morso alla volta.
 
- Ciaooo, Yuni-chaaan. -
 
Come? Come si era arrivati fino a quel punto?
Spingersi fino a risvegliare anfratti di tale consistenza…
Cos’era quella sofferenza?
 
La ragazza boccheggiò accaldata, i polmoni raggrinziti e la vista offuscata da un velo che le ostacolava il discernere la realtà dal sogno. Il consueto incrociarsi dei loro occhi spezzava ogni divagare silente, allontanando perfino il fragore dei fulmini che si abbattevano sulla terra lastricata di cristalli sanguigni. Fremette languida a quel saluto sibilante: il volto liscio e spigoloso di Vector sostava di fronte al suo, le iridi piccole più di due briciole sature di malignità derisoria brillavano fra le carni grigie, perforate da squadrati rubini scarlatti.
 
- Ti sono mancato? Scusa, ma sai com’è…Da quando Nash è tornato al comando, non si riesce più ad avere un attimo di quiete. E’ così frustrante… - Sedutosi a gambe incrociate davanti a lei, il Bariano cacciò indietro il collo con sbuffo annoiato, gli occhi rivolti al soffitto in penombra – Bè…Lasciamolo fare, per ora! L’importante è che non ci disturbi, vero? -

Gongolante, si dondolò con le mani strette alle caviglie, gli zigomi sollevati in quello che doveva assomigliare un ampio sorriso. La gabbia sospesa nel vuoto oscillò appena, le sbarre illuminate da opachi riverberi che ricoprivano parzialmente l’interno spoglio e acuminato.
Da quanto tempo era chiusa lì dentro? Da quanto tutto ciò continuava? Sarebbe bastato cogliere un minimo di tediosità nell’attenzione che lui le riservava per intuirlo, ma quell’insana euforia singhiozzante di risate perverse a stento perdeva intensità, al contrario di lei, vacillante e senza forze che l’aiutassero anche soltanto a mettersi in piedi.
 
Sussultò, colta alla sprovvista, non appena avvertì le gelide punte delle dita di Vector scorrerle lungo il viso, solleticandone i lineamenti e la pelle graffiata.
 
- Che c’è, Yuni-chan? Non mi sembri tanto felice di vedermi! – Si angustiò l’Imperatore, sondandola da vicino – Oh, giusto! – Aggiunse, battendo il pugno sul palmo della mano – Ti spavento con questo aspetto! -
 
Rei? Che cosa c’è? Rei! –
 
Un gioco, ecco cos’era: una finzione di macabra palpabilità dove la regola principale era non mostrarsi mai con le sue reali sembianze, quelle che facevano tanto rabbrividire la sua ospite per lo spaventoso contrasto fra l’illusione creata per assicurarsi i suoi sorrisi e la cruda realtà d’incontenibile malvagità con cui la distruggeva e ricomponeva per sminuzzarne l’animo un pezzetto alla volta. Dare forma o nome ai suoi intenti era impresa pressoché impossibile, non vi era ragione di logica comprensione che aprisse uno spiraglio sulla volontà di Vector nel tenere con sé – viva, oltretutto - quella che era, a conti fatti, la sua più pericolosa avversaria.
 
Ma a lui bastava non smettere di essere al centro della sua attenzione per sentirsi pieno come mai gli era capitato di essere.
 
Un principe, un Re senza corona.
Labilità di un piccolo mondo deteriorato da un ferocia malata
 che improvvisamente avverte inappropriata al suo essere.
Lo assalgono alla sprovvista, la testa
urla di scricchiolii pressanti
e morsi violenti gli strappano la carne dalle ossa.
Parlami, Rei. Dimmi cos’hai! -
 
- Ecco! Meglio, no? Adesso sono di nuovo il tuo Rei! - Lo squittire con sogghigno sadico non cancellò la trepidazione pari a quella di un cucciolo appena nato. 
 
Eccolo, di nuovo, quel visetto che di angelico aveva soltanto la superficialità, una facciata che in Yuna viveva ancora d'inspiegabile e altrettanta minuscola sincerità.
 
Smettila… -
 
Non c’era attimo dove non lo chiedesse, rattristata, ma non per quel suo destino che le aveva sbarrato ogni via d’uscita. Avrebbe preferito non vedere, credere anziché imputarsi, ma mai la razionalità era riuscita a imporsi sul suo istinto. Come convincerlo, se ad accoglierla vi era soltanto amarezza? Era un uccellino ingabbiato fra sbarre argentate, uno scricciolo dalla chioma nera e rossa, la pelle ambrata e gli occhi inermi davanti a tanta angoscia.
Sì, angoscia. Un alito muto e flebile, nascosto sotto il rancore dominante senza che questo fosse a conoscenza della sua esistenza.
 
- La tua mano… - I rubini indolenziti dallo spossamento s'illuminarono debolmente, cogliendo qualcosa che prima non c’era.
 
Il dorso della mano destra di Vector era solcato da un profondo taglio che lo attraversava diagonalmente, la pelle tirata ai lati mostrava i tessuti interni a luccicare di sangue non raggrumato. A quella distanza ravvicinata, il profumo ferroso era ancora percettibile. L’Imperatore lo adocchiò, battendo due volte le palpebre, per poi porgerglielo con broncio bambinesco.
 
- A Nash non piace essere contraddetto. Mi curi tu, Yuni-chaaan? –
 
Il fuoco del tramonto è inteso,
divampa di ombre e luci soffuse che inondano l’orizzonte arancione.
E’ un Inferno cremisi che lo dilania dall’interno, con violenza inaudita.
Sente male, tanto, e ogni resistenza non fa
che accentuare quella tortura.
 
L’aveva fatto apposta, a lasciare l’arto in quelle condizioni, sforzandosi di contenere la voglia di affondarci la faccia ed estrapolarne le poche gocce non ancora assorbite per rivivere l’inebriante estasi di appagamento che gli aveva carezzato il cuore nero con irresistibile piacere represso. Nash…Non vi era fonte d’odio più fulgida che minasse la sua indole instabile, un’ombra che puntualmente lo copriva e lo spingeva nell’angolo con la spudorata convinzione che lì dovesse stare. La sua rinascita e il disgraziato ritorno erano stati tutto fuorché benaccetti, ma la fortuna aveva voluto che la sua natura aliena fosse incompleta e che gli antichi ricordi alberganti nel suo corpo giacessero ancora assopiti. Non poteva ritenersi più soddisfatto di così, Vector, seppur non perdesse l’occasione di rimuginare con vivo furore sull’attuale sottomissione a quel perdente, ma lasciarsi trattare con malleabilità adesso avrebbe reso ancor più dolce la resa dei conti, molto più vicina di quanto gli altri Imperatori credessero.
 
Rei, ti prego… -
La sente, finalmente.
Lei è lì con lui, con una preoccupazione
che lo getta in acque fresche e ne lenisce l’agonia.
 
- Dovresti smetterla. - La voce debole e atona di Yuna lo richiama a sé.
- Di fare che cosa? – Vector inclinò la testa sulla sinistra.
- Mentire -, proseguì lei, tamponandogli con attenzione la ferita con un lembo di gonna strappato – Fingere a te stesso, oltre che ai tuoi compagni. Finirai col perdere ogni cosa. –
- E’ il tuo modo di dirmi che sei preoccupata per me? Pensavo ti fidassi ciecamente dei tuoi amici -, ridacchiò il Bariano.
- Non è una questione di fiducia né di preoccupazione: vorrei soltanto capire perché ti diverte tanto farti del male. – Lo voleva davvero, nonostante nei loro diversi incontri fosse riuscita sempre e solo cogliere un’avventatezza superante qualsiasi istinto di conservazione.
- Ma il fatto che tu mi abbia chiesto di smettere, significa che mi consideri ancora il tuo Rei –, replicò lui con sorriso sferzante.
- Tu non sei Rei. – Doveva ripeterselo, anche se ciò serviva unicamente ad acuire il gelo penetratole nel cuore sotto forma di lame appuntite.
- Davvero? – Di getto, la schiacciò ancor di più contro le sbarre d’acciaio, artigliandole il collo e costringendola ad alzare la testa – Allora ripetilo, ma guardandomi negli occhi. –
 
Allungò le mani arrivando a toccare con i polpastrelli le guance di quel viso chino sul suo,
gli occhi corallini a brillare di un cielo pieno di pagliuzze lucenti.
Yuni-chan. -
 
Il colpo la stordì appena, acuendone la vulnerabilità già messa in luce dall’esitazione a rispondere.
Quanto avrebbe voluto farcela, possedere glacialità a sufficienza perché la sua determinazione fosse credibile, ma a stento era l’ombra di se stessa e ogni secondo trascorso in quella gabbia era servito soltanto a incrementarne la triste consapevolezza.
 
Non riusciva a odiarlo, non poteva.
Anche se sarebbe stato giusto – e lo era -, anche con mille motivazioni dalla sua parte – e ne aveva -, non era in grado di lasciarsi avvolgere da un così rancoroso sentimento, non nel modo con cui andava fatto. Da inguaribile stupida quale era, scavava laddove altri non avrebbero mai guardato, con ragioni che affondavano nella convinzione che tutto non potesse essere come ciò appariva, e si biasimava - ogni volta che la pazzia danzante in quel lilla egocentrico la colpiva come stava facendo in quel frangente -, non potendo fare a meno di chiedersi come avesse fatto il suo cuore a riempirsi d’amore per un’illusione tanto dolce quanto falsa. Lui l’aveva tradita, ferita, umiliata, e si stava adoperando per prolungarne la tortura fino a quando ne avrebbe avuta voglia, ma per quanto male volesse infliggerle ancora o per quanto la bontà di quell’anima artificiale fosse stata tutta una menzogna,  Rei, il suo Rei, era esistito, era stato reale, per lei.
 
Ed era ancora lì, schiacciato da strati e strati di malvagia aberrazione che avevano dato vita a quel mostro freddo e senza scrupoli che ne assumeva le sembianze affinché i momenti trascorsi con lui continuassero a farle pesare la troppa fiducia riposta.   
 
E’ un attimo e le sue dita la tirano verso il basso con ansito bisognoso.
Lo aveva desiderato a lungo, quel bacio, troppo intensamente,
e cogliere la sorpresa di lei rende ancor più impellente l’assaporare i secondi
 che lo uniscono a quelle morbide e ingenue labbra.
 
- Ti amo tanto, sai, Yuni-chan? – I loro respiri si scontrarono a pochi millimetri dalle rispettive bocche, la mano ancora a premere sul collo di lei con dita ferree – E lo so che è strano, io voglio ancora distruggerti, ma solo perché non piace che la tua testolina si preoccupi per qualcun altro al dì fuori di me. Sono sempre stato molto possessivo con le mie cose e mi fa impazzire…L’idea di doverti spartire. – Una rabbia gutturale gli incrinò la voce e Yuna dovette ricacciare a viva forza in gola il gemito di dolore provocato dalle stretta del Bariano, che le tirò con la mano libera una ciocca color ebano - Ah, ma non devi temere: non voglio mica ucciderti! – Squittì poi allegro – Altrimenti, cosa dovrei fare qui, tutto solo, una volta che saranno tutti morti? Perché moriranno, credimi, dal primo all’ultimo, che provino a battermi o a venire a salvarti –, sorrise di melliflua malignità - No, Yuni-chan: tu rimarrai con me, al mio fianco, e mi prenderò cura di te come meglio meriti. Non sei contenta?!? -
 
R-Rei… -
Ancora. –
Non le lascia prendere fiato, che subito si mette dritto, cingendole vita e nuca con le braccia.
Sente di poter respirare di nuovo, meglio,
il dolore si attenua e la paura scivola via al permearsi del suo corpo di calore rassicurante.
E’ sbagliato quello che prova, totalmente,
di un’immoralità che sfiora il proibito con audace provocazione, ma di un giusto per il suo spirito
che finalmente realizza cosa si nasconde dietro all’incessante scalciare in petto.
 
Yuna affondò le labbra già strette all’interno della bocca fino a lacerarne la carne morbida con i denti per la frustrazione salitale da quel ridacchiare di insensatezza opprimente. Piangere avrebbe dato maggior soddisfazione a quell’essere abbietto e il lieve pizzicare che le puntellò la pelle degli occhi, annacquatasi con respiro d’ansia trattenuta, calcò sulla debolezza scoperchiata da tutte le difese erette.
Non ce la faceva più, così, da sola, a costringere quel poco che rimaneva del suo cuore  - per metà sprofondato nelle tenebre eterne – a negarsi il dovuto sfogo, a fingere, che quelle parole non la stessero devastando psicologicamente con dolore affondante nell’emotività dove erano custoditi tutti i volti amati, mentre Vector già assaporava la sua ascesa in ogni angolo dell’universo come dato compiuto, libero di concentrarsi sul tenero lumino quale era lei, a cui leccò via le lacrime disobbedienti, gustandone la sofferenza innescata.
 
La vuole.
Il filo che lo unisce a lei sfrigola su una roccia dalle mille facce taglienti
per come l’improvviso desiderio realizzato ne consuma la maschera di fasulla amicizia.
La vuole, quell’anima pura e ingenua che dà senza chiedere, dolce e gentile, per sé e sé soltanto,
con quelle iridi dello stesso colore della sua terra, della vita e della morte congiunte.  
Il pensiero che possa essere distrutta da mani non sue lo ossessiona.
La vuole, anche immaginando che lei non lo veda come l’amico che protegge incondizionatamente.
Perché se a lui, Rei, sorride teneramente,
a quel mostriciattolo regala attenzioni che
lo fanno sentire al centro dell’Universo.
 
- VECTOR!!! -
 
Era ancora abbastanza vicino a lei da ammirarne le ciglia imperlate di gocce trasparenti, quando l’Imperatore udì il proprio nome rimbombare in lontananza.
 
- Tsk! Sempre sul più bello –, sibilò con la mascella contratta per il fastidio. La propensione di Nash a irrompere quando meno lo desiderava, era una delle ragioni più valide che l’avevano già spinto una volta a liberarsene – Scusami un attimo, Yuni-chan: sistemo quel rompiscatole e torno subito – La baciò fugacemente, un contatto rapido di bruciante velenosità.
 
Rei, a-aspetta… -
Ancora. –
Lo ripete, come fosse un ordine, e sente di averne repressa anche l’ultima esitazione
al farne appoggiare placidamente la schiena contro il pavimento della terrazza,

le labbra passate a tastare la pelle del collo.
La vuole, la vuole, non riesce a liberarsi dal fare di lei un’esistenza incatenata unicamente alla sua,
toccarne più a fondo l’intima fragilità che già sta sfiorando.
“Amami.” E’ il pensiero che vortica ininterrotto.
“Guardami, curami.
Rompiti, lasciati spezzare dalle mie mani,
fatti ricomporre e raccogliere da me.
Distruggimi, fintanto che mi hai.
Odiami, disprezzami, feriscimi, fa quello che vuoi, ma continua a guardarmi.
Continua ad amarmi.”
 

 
Note di fine capitolo.
Ok, prima di qualsiasi altra cosa: non uccidetemi! Non so bene come questa cosa sia saltata fuori, visto che ero partita da un progetto mooolto diverso e che ha finito per essere cestinato dopo quasi essere arrivata alla fine. Perché? Non mi piaceva più; eh sì, io sono molto coerente con i miei progetti, ma avevo la mia idea di amore su questa coppia, e quindi sono ripartita da zero ed eccolo qui. Faccio più fatica a descrivere la Negativeshipping che la Keyshipping, ma ho sempre amato complessarmi la vita quando scrivo e poi con questa coppia puntavo a un sentimento malsano, ambiguo e…bè, lascio a voi il giudizio, a me basta che piaccia a chiunque la legga. E con questo, anche il quarto capitolo è stato aggiunto! Siamo a gran finale, dove sarete voi, con i vostri voti, a decidere quale coppia merita l’ultimo capitolo: Key o Negative? Scegliere liberamente, mandatemi la vostra recensione col voto e al resto ci penso io. Un bacione a tutti quanti!
 
  
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