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Autore: Astrea9993    22/09/2014    0 recensioni
Per un momento rimasi impietrita non sapendo bene se fosse meglio ridere o piangere:
Era giunta la fine del mondo (guarda caso il giorno del mio diciottesimo compleanno) ed io essendo rimasta priva di sensi per tutto il tempo me l'ero persa ed ora, come se tutto ciò non fosse già di per se sufficiente, mi trovavo in un edificio sospeso nell'aria (sulla cui stabilità francamente dubitavo) in compagnia di una ragazza volante sulla cui sanità mentale avevo qualche dubbio, una tipa piuttosto acida in grado di tramutarsi in qualsiasi animale (anche se, dato che era giunta l'apocalisse in fin dei conti aveva tutto il diritto di essere irritabile), un bambino che sembrava essere appena uscito da un film Horror e chissà quanti altri supereroi in erba che avevano avuto la brillante idea di cogliere la palla al balzo per rivelare la propria esistenza al resto del mondo e, ciliegia sulla torta a quanto pareva facevo parte anch'io di quella gabbia di matti...
Si, data la situazione probabilmente era proprio il caso di lasciarmi andare ad una lunga risata isterica...
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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È strano come spesso le persone non riescano ad apprezzare e a dare il giusto valore a ciò che posseggono. Gli esseri umani vivono le loro vite frenetiche come dei semplici spettatori della loro stessa esistenza lasciando che gli avvenimenti gli scivolino accanto. Gli uomini trascorrono le loro vite sempre in attesa di qualcosa di meglio senza trovare la forza di mordere la vita e di prendersi ciò che vogliono, preferiscono rimandare al futuro come se  fossero eterni e poi concludono le loro vite nel rimpianto.
Gli uomini non riescono ad apprezzare le piccole cose come un tramonto, il chiarore delle stelle o la brezza che ti accarezza il volto, l'abbraccio di una madre, il sorriso di un bambino, la voce di un fratello.
Noi uomini siamo arroganti e viviamo nella convinzione di essere i padroni del mondo e nell'illusione che vi sia sempre del tempo, che non sia mai troppo tardi.
Eppure anche quella sera sembrava in tutto e per tutto una sera normale, i ragazzi parlottavano ridendo e scherzando per le strade, la città era invasa dalle auto nell’ora di punto, le persone continuavano a vivere la routine delle loro banali vite incuranti di ciò che sarebbe avvenuto da un momento all’altro.
Neanche io ero molto diversa dagli altri preda com'ero della superficialità della mia stessa esistenza, mi trovavo in pizzeria, circondata dai miei amici, inconsapevole di ciò che il futuro mi riservava.
 
Poi accadde.
 
da prima tutte le luci elettriche in ogni parte del mondo si spensero poi tutti gli apparecchi tecnologici smisero di funzionare rendendo noi umani indifesi: tutta quella tecnologia che l’uomo usava per proteggersi, per spostarsi, scaldarsi, per nutrirsi, per vivere era ora inutile. La luce che scacciava le nostre più profonde e arcaiche paure permettendoci di vedere cosa si nascondesse dietro le ombre più oscure e permettendoci di sentirci a casa e al sicuro era ora inutilizzabile.
 
in strada si sentirono ben presto le urla delle persone che si erano rese conte di essere davvero, totalmente, completamente sole. È difficile spiegare perché le persone fossero uscite di casa al posto di attendere pazientemente i propri familiari, credo che fosse perché a quel punto tutti avvertivano il pericolo. Per la prima volta non c’era alcun telefono con cui chiamare i propri genitori, fratelli, sorelle, nonni od amici. eravamo vicini e distanti allo stesso tempo.
tutti chiamavano il nome di qualcuno mentre vagavano per una città sempre più affollata, perdendosi a causa del panico e dell’oscurità per quel labirinto di cemento che ormai era la città.
Anche noi iniziavamo ad essere sempre più spaventate, le mie amiche parlavano a voce alta l’una sopra l’altra.
Sebbene non capissimo ancora pienamente la situazione capivamo che non c’era più luce, che eravamo delle ragazze appena diciottenni e soprattutto da sole. Un istinto radicato nell’uomo fin dalla notte dei tempi ci diceva che eravamo in pericolo, vulnerabili, un angoscia soffocante ci opprimeva il petto, sentivamo che qualcosa non andava e capivamo che questo era solo l’inizio della fine. Caroline era sull’orlo del pianto ed io non potevo fare a meno di ripetermi che dovevo essere razionale e trovare una soluzione,  che doveva esserci una spiegazione razionale dietro a tutto questo...
Ancora ignara della gravità della situazione presi il mio cellulare decisa a chiamare mia madre.
Quell'azione mi appare ora così sciocca, il pensiero di una bambina che, quando l'intera città sembrava essere piombata nel caos, si illudeva che sua madre sarebbe potuta apparire e salvarla dal mostro che si nascondeva sotto al letto.
Fu con orrore scoprii che il mio telefono era letteralmente morto e, purtroppo, lo stesso valeva per quello delle mie amiche. Non poteva essere una coincidenza come non era una coincidenza il fatto che tutte le automobili avessero smesso di funzionare.
Ad ogni modo non riuscii a concentrarmi a l’ungo su questi pensieri perché in quell’istante scoppiò un terribile temporale, non avevo mai visto tanta acqua, c’era un vento impetuoso, era così forte da rendere molto difficile avanzare per strada, così forte da far scricchiolare le imposte in modo inquietante.
La paura serpeggiava tra noi, alcune piangevano tutte urlavano e si stringevano tra loro, il panico si stava diffondendo ovunque come una macchia d’olio e in tutta quella confusione solo io e Alex, la mia migliore amica, eravamo rimaste tranquille, zitte, sedute al tavolo in silenzio, le uniche che riflettevano in cerca di una soluzione, di un modo sensato in cui comportarsi. Ancora oggi mi domando come io abbia fatto a non perdere il controllo, ad essere così razionale in un momento simile, la verità è che non lo so, credo che fosse un istinto innato, radicato in me e di cui io non sospettavo neppure l’esistenza.
 
Ma il peggio non era ancora arrivato, tutti pensavano che quella fosse la vera emergenza, invece era semplicemente un diversivo creato dai nostri nemici per invadere il mondo che da secoli era sotto il controllo degli uomini, mentre tutti giravano per le strade in cerca di amici e parenti, vinti dalla disperazione, soli e vulnerabili quelle creature strisciavano per le strade e si preparavano a rendere realtà i nostri peggiori incubi. I demoni erano tra noi.
 
Mentre il nemico era in agguato per le strade io ero barricata all’interno del ristorante, ricordo di essere rimasta seduta immobile mentre tutto vorticava attorno a me, la cosa strana era che non avevo esattamente paura ed osservavo la scena piuttosto distaccata. Cercavo di rimanere lucida ed istintivamente controllavo le uscite.
Ripensandoci ora il mio comportamento in una situazione di potenziale pericolo era il primo indizio rivelatore della mia vera natura: non avevo ricevuto nessun addestramento eppure sembravo sapere istintivamente cosa fare per sopravvivere, ero solo una ragazzina eppure riuscivo a mantenere la calma.
In una situazione come quella che stavamo vivendo istintivamente le persone cedevano al panico, insomma sulla città si stava abbattendo una tempesta mentre l'elettricità, i telefoni e persino le automobili non funzionavano più e tutto questo era accaduto all'improvviso, da un momento all'altro. In una situazione del genere l'istinto spingeva al panico, eppure io ero calma.
 
Poi avvenne il peggio: i demoni iniziarono ad attaccare colpendo da prima coloro che si trovavano all’interno di qualche edificio allo scopo di farli uscire allo scoperto…
 
La finestra accanto a noi venne distrutta, io caddi a terra e le schegge volarono ovunque travolgendomi e graffiandomi il volto, avevo un profondo taglio sulla guancia destra e sulla fronte, ma quelli erano gli unici danni davvero gravi, per il resto solo graffi superficiali. Per minuti o forse ore rimasi immobile incapace di comprendere chi o cosa avesse distrutto la vetrata, incapace di comprendere cosa fosse successo.
La stanza era ormai immersa nel buio più profondo. All'esterno le nubi scure avevano coperto la luna e le stelle e l'unica fonte di luce era fornita dai fulmini che di tanto in tanto squarciavano il cielo mentre, il ristorante, era illuminato unicamente da due candele.
In origine ce ne erano di più ma ora erano state spente dal vento forte e freddo che mi penetrava persino nelle ossa.
Il cuore mi martellava forte nel petto. Ora iniziavo ad avere paura ma la mia non era la paura che paralizza, era la paura adrenalinica che spinge ad agire mantenendo alta la guardia, la paura che aiuta a sopravvivere.
I tagli bruciavano ma dovevo cercare di concentrarmi sulla finestra, dovevo cercare di capire cosa fosse successo per riuscire, se necessario, ad individuare un imminente pericolo. Non potevo restare ferma, immobile e vulnerabile: dovevo rialzarmi da terra.
Lentamente, cercando di non ferirmi i palmi delle mani con i vetri che ancora ricoprivano il pavimento, riuscii ad inginocchiarmi.
Fu solo allora che, complice la fugace luce di un fulmine, riuscii a scorgere una creatura. La creatura aveva la testa e la coda di un enorme serpente mentre il suo busto era quello di un uomo, ma la cosa più inquietante erano i suoi occhi umani e mostruosi nel contempo, erano gli occhi di una creatura che un tempo era stata umana ma ora quei giorni sembravano lontanissimi.
Ora avevo davvero paura, se prima ero stata sorretta dal raziocinio adesso, di fronte a quella creatura tutti i miei schemi mentali crollavano, cosa potevo fare per oppormi a quel mostro?!
Avevo paura ma per quanto avessi paura non riuscivo a muovermi ne tantomeno a distogliere lo sguardo dalla creatura, riuscii a farlo solo quando Alex mi posò una mano sulla spalla, solo allora mi resi conto di essere ancora a terra e riuscii a vedere il resto della stanza, lo sguardo terrorizzato dei presenti, il nostro tavolo rovesciato, i cocci di vetro sparsi ovunque e le ferite delle persone, per fortuna nulla di grave, pensai, poi sentii un lamento, un lamento di dolore a stento soffocato, fu allora che notai un ragazzo: aveva una gamba schiacciata dal pesante tavolo di legno, dovevamo fare qualcosa, mi dissi, ma in quel momento un fruscio alle mie spalle mi spinse a voltarmi, la creatura si stava avvicinando…
 
“non guardalo negli occhi” mi ammonì Alex, e nonostante sembrasse sciocco, l’ascoltai.
 
“preparatevi a morire” disse la creatura con voce terribilmente umana.
 
Stavo per morire.
 
La verità di quell’affermazione mi sconvolse. Eravamo solo un branco di civili, per lo più ragazzi, che si trovavano ora ad affrontare una minaccia più grande di loro. Non potevamo vincere in uno scontro aperto, eravamo inermi. avremmo potuto cercare di fuggire ma fuggire per andare dove?! Ormai non c'era più alcun posto sicuro.
Era la fine.
fu quel senso di ineluttabilità che probabilmente mi spinse a reagire.
In quell’istante qualcosa all’interno del mio cuore si spezzo riversando una forza primordiale che era sempre stata dentro di me e di cui non avevo mai sospettato l'esistenza.
In quell'istante pensai a tutto ciò che non avrei mai potuto fare se fossi morta quella sera in quello stupido ristorante. Era il mio compleanno, il mio diciottesimo compleanno ed ero finalmente maggiorenne. Se fossi morta in quell'istante non sarei mai andata all’università, non avrei mai preso la patente, non mi sarei mai innamorata, non avrei mai  avuto modo di ricredermi e desiderare dei figli, non mi sarei mai sposata, non mi sarei mai fatta un tatuaggio…
Al pensiero della mia giovane esistenza spezzata così precocemente una rabbia folle montò in me. Nello stesso istante un fulmine squarciò le tenebre, ed io desiderai con tutte le mie forze avere la stessa forza di quei lampi che illuminavano il cielo, avevo bisogno di quella forza…
tutto avvenne all’improvviso e quell'energia travolgente mi pervase rispondendo al mio richiamo.
Mi alzai in piedi pervasa da una forza insospettabile e da una nuova convinzione.
 
Saremmo sopravvissuti. Nessuno di noi sarebbe morto quel giorno.
 
“questa è la festa del mio compleanno e tu… non sei invitato…” mormorai mentre una potente scarica di energia colpiva la creatura.
Il mostro ebbe solo il tempo di mormorare “cosa sei?” prima di crollare a terra…
 
Non ebbi il tempo di domandarmi cosa fosse accaduto o di cercare di trovare una risposta a quel quesito perché, effettivamente, neppure io sapevo cosa fossi o cosa avessi appena fatto.
So solo che la forza che mi aveva pervasa come era apparsa scomparve ed io crollai a terra improvvisamente priva di energia.
Svenni e l’ultima cosa che vidi prima di perdere i sensi fu lo sguardo di un ragazzo, doveva avere all'incirca la mia età ed era  vicino alla vetrata rotta, aveva capelli neri e penetranti occhi azzurri che mi scrutavano come se volessero leggermi l’anima.
La sua era una bellezza conturbante ed era talmente bello da sembrare quasi inumano... quando vidi quel ragazzo pensai che se davvero esisteva un vampiro doveva avere quell’aspetto…
 
Forse stavo delirando, o forse era il mio istinto a parlare.
 
“no, quello era un vampiro” pensai e, ancora stordita, istintivamente mormorai “vampiro"
dovevo sembrare una pazza, ma almeno il diretto interessato non poteva sentirmi, era troppo lontano.
Eppure lui sorrise come se avesse udito le mie parole e le avesse trovate estremamente interessanti e divertenti.
 
Era una follia eppure in quel momento mi parve di scorgere due canini estremamente appuntiti…
 
 
 
*****
 
 
 
Quando mi risvegliai mi ritrovai distesa su di un letto.
Mi trovavo in un' infermeria, questo fu il mio pensiero iniziale, ma poi mi dovetti ricredere: la stanza in cui mi trovavo era troppo accogliente per essere la sterile stanza di un ospedale sembrava piuttosto un dormitorio a giudicare dall'elevato numero di letti.
Per la precisione sembrava un dormitorio riconvertito in un infermeria di fortuna.
Osservai la stanza: oltre al mio c'erano altri nove letti, per lo più vuoti, una scrivania verde che era stata adagiata in un angolo probabilmente allo scopo di guadagnare spazio,  su di essa era stato posato qualche libro, a terra vi era un tappeto che appariva piuttosto vissuto. mi stavo giusto iniziando a domandare che stesse succedendo e come fossi giunta li quando una ragazza dai capelli rossi si avvicino volando, si avete capito bene, volando...
“ehi Selene è sveglia!!” esclamò allegramente
Subito Alex si precipitò all’interno della stanza seguita da un gatto nero
“Sara potresti evitare di spaventarla?! Lei non ha idea di cosa sia accaduto una settimana fa e prima di quel giorno non aveva mai usato i propri poteri” disse Alex contrariata
“va bene” mormorò Sara mentre smetteva di svolazzare
Come se non fossi già sufficientemente confusa in quel preciso istante il bel gatto nero si tramutò in una stupenda ragazza dai capelli lisci, neri e lucidi e dai ferini occhi verdi
“Alex è inutile tentare di andarci piano sai bene che è impossibile” disse questa avviandosi alla porta e dicendo poco prima di varcarla “vado a chiamare Doc.”
 
Io dal canto mio ero rimasta tranquilla ad osservare la scena in silenzio.
Avevo appena visto una ragazza volante e un'altra in grado di trasformarsi in un gatto, probabilmente se non avessi visto l’uomo rettile in quel momento sarei stata molto spaventata ma, guarda caso, avevo già avuto il piacere di imbattermi in quella creatura e, a confronto, tutto questo appariva piuttosto normale inoltre Alex era la mia migliore amica e non mi avrebbe mai messa in pericolo senza contare che se quelle persone avessero voluto farmi del male avrebbero potuto farlo quando ero ancora svenuta.
“veramente Cleo può tramutarsi in qualunque animale” disse un bambino dai capelli biondi e gli occhi azzurri che era arrivato in quell‘istante… sembrava mi avesse letto nella mente “io leggo nella mente” replicò il bambino ridendo come se leggere nella mente delle persone fosse la cosa più normale di questo mondo
“Leonardo non è educato, vai subito in camera a fare i compiti e prova a comportarti come una normale bambino di otto anni” protestò Alex mentre Leonardo obbediente usciva.
Per un momento mi domandai se, per qualcuno in grado di leggere i pensieri altrui, fosse così semplice evitare di farlo o se utilizzare tali capacità venisse spontaneo ed automatico e cercare di non penetrare nella mente altrui fosse come cercare di vivere senza  respirare, poi però mi ricordai che avevo cose più importanti a cui pensare come per esempio capire cosa fosse accaduto al resto del mondo mentre io ero rimasta incosciente...
“Allora se ho capito bene sono svenuta e sono restata addormentata per una settimana quindi oggi è il 28 … mi trovo in una sottospecie di dormitorio…” mormorai io
“ti ricordi che è successo al ristorante?” domandò Alex
“ho incenerito una sottospecie di serpentone da film horror”
“quello non era un serpentone, era un demone, il giorno del tuo compleanno i demoni ci hanno attaccato, hanno reso la nostra tecnologia inutile e hanno scatenato quella tempesta” spiegò la mia amica
“e io come ho potuto eliminare quel demone?” domandai
“non sappiamo ancora esattamente quale sia il tuo potere ed è quello che vogliamo scoprire, ciò che è certo è che tu sei come noi: un Eliminatrice, un' umana dotata di particolari poteri il cui compito è quello di annientare i demoni” rispose lei
“ma come è possibile io non avevo mai fatto nulla di simile prima d’ora” dissi con un tono così tranquillo da spaventarmi
“hai scoperto i tuoi poteri solo quel giorno, lo so bene, ho consultato il Registro degli  Eliminatori e il tuo nome non vi era inserito o per lo meno non c’era fino al giorno del tuo compleanno. È molto strano che un potere così forte sia rimasto fino ad ora sopito ma, ad ogni modo, non è questa la cosa più importante”
“quindi il fatto che io rischi di incenerire accidentalmente qualcuno non è quella che si dice una cosa importante... che è successo mentre dormivo?! la fine del mondo come noi lo conosciamo?!” esclamai divertita mentre ancora ripensavo al "Registro degli Eliminatori" che alle mie orecchie suonava a dir poco pomposo e ridicolo...
Poi vidi l’espressione sul volto di Alex e la voglia di ridere improvvisamente mi passò... che avessi centrato il punto?
“Alex…” mormorai invitandola a parlare perché quel silenzio era più spaventoso della più tragica delle verità
“Selene quello che è avvenuto qui è avvenuto in ogni altra parte del mondo. I demoni erano troppi e poi c’era tutta quella confusione... A confronto gli Eliminatori erano troppo pochi.  Molti umani sono morti ma, per fortuna, gli anziani ovvero gli Eliminatori più saggi e potenti sono riusciti a tenere una riunione a livello mondiale, hanno deliberato che l’unico modo per proteggere il mondo era quello di svelare pubblicamente la nostra esistenza ed è quello che abbiamo fatto: in ogni parte del mondo un rappresentante degli eliminatori ha parlato con il capo di stato. Gli Eliminatori sono riusciti ad assumere il comando dell’esercito e così abbiamo potuto proteggere gli uomini. Poi le streghe e gli stregoni ci hanno aiutato a mettere in salvo le persone e a riorganizzarci e infine hanno creato questo edificio sospeso nel cielo, il quartier generale degli Eliminatori, un luogo in cui riorganizzare la difesa ” spiegò Alex
Per un momento rimasi impietrita non sapendo bene se fosse meglio ridere o piangere:
Era giunta la fine del mondo (guarda caso il giorno del mio diciottesimo compleanno) ed io essendo rimasta priva di sensi per tutto il tempo me l'ero persa ed ora, come se tutto ciò non fosse già di per se sufficiente, mi trovavo in un edificio sospeso nell'aria (sulla cui stabilità francamente dubitavo) in compagnia di una ragazza volante sulla cui sanità mentale avevo qualche dubbio, una tipa piuttosto acida in grado di tramutarsi in qualsiasi animale (anche se, dato che era giunta l'apocalisse in fin dei conti aveva tutto il diritto di essere irritabile), un bambino che sembrava essere appena uscito da un film Horror e chissà quanti altri supereroi in erba che avevano avuto la brillante idea di cogliere la palla al balzo per rivelare la propria esistenza al resto del mondo e, ciliegia sulla torta a quanto pareva facevo parte anch'io di quella gabbia di matti...
Si, data la situazione probabilmente era proprio il caso di lasciarmi andare ad una lunga risata isterica...
Poi improvvisamente un pensiero mi attraversò la mente.
“i miei familiari… i miei amici…” mormorai
“stanno tutti bene. La tua famiglia è stata protetta da uno strano ragazzo. Non sappiamo chi sia, ma ora non è questo l‘importante, ora dobbiamo parlare di ciò che davvero conta”
 
Avevo molte domande e mi sentivo confusa ma capii che avrei dovuto rimandare tutto a dopo quando nella stanza entrò un uomo dai capelli brizzolati ed i gentili occhi azzurri, che doveva essere sulla cinquantina.
Qualcosa mi diceva che era il momento di parlare delle fantomatiche cose importanti...
 
“la nostra bella addormentata si è svegliata” disse il nuovo arrivato “io sono Doc.”
“piacere, Selene Elizabeth Black” dissi mentre, dopo essermi resa conto di essere rimasta a letto per tutto questo tempo mi affrettavo a scendere.
Quello che non avevo calcolato era il fatto che mi trovassi a letto da una settimana e le mie gambe fossero ormai intorbidite, come se ciò non fosse stato di per se sufficiente, non avevo mai avuto un grande equilibrio inutile quindi dire che stavo cadendo in avanti come un sacco di patate quando delle forti braccia mi afferrarono…
 
“presa” disse la voce di un ragazzo, una voce che conoscevo bene.
Occhi verdi e capelli biondi arruffati.
“tu!!!” esclamai guardando negli occhi Jacopo un mio vecchio amico di infanzia, col passare degli anni ci eravamo persi di vista ed era da molto ormai che non ci vedevamo ma Jacopo sembrava sempre lo stesso
“vedo che conosci J” mormorò Doc divertito
“sorpresa” mormorò Jacopo, o meglio J
“tu non mi hai mai detto niente!” esclamai in tono accusatorio
“be' neanche tu”
“non provarci J, sai che io non ero a conoscenza dei mie poteri” dissi indignata
“e dai sai bene che non avrei mai potuto dirti niente” disse mentre mi prendeva gentilmente il volto tra le mani.
Era da una vita che io e lui non ci vedevamo, eppure ci veniva facile comportarci come se non ci fossimo mai persi di vista, del resto lo conoscevo da sempre, da quando ero nata, lui era nato solo un giorno dopo di me.
La presenza di J inoltre mi faceva sentire più al sicuro, più a casa.
“che sai fare?” domandai ad un tratto
“diciamo che sono stato io a curarti” rispose lui, improvvisamente mi ricordai delle mie ferite, posai una mano sulla guancia: non c’erano cicatrici, non che mi dispiacesse ma una cicatrice avrebbe dovuto esserci data la profondità della ferita
“grazie” mormorai
“J potresti gentilmente allontanarti da Selene? Selene non preoccuparti non ti farò male, ora poserò le mani su di te, il mio potere mi permette di avvertire se nelle vicinanze ci sono demoni inoltre toccandoti potrò capire quale sia il tuo potere” spiegò Doc, chiamatemi diffidente ma il fatto che quell'uomo mi dicesse di non avere paura bastava a spaventarmi maggiormente, nonostante ciò permisi a Doc di posarmi le mani sulla fronte
“impressionante…” mormorò dopo un attimo "il potere di Selene si fonda sulla capacità di assorbire, fare propria e controllare l'energia tratta da ciò che la circonda che si tratti di un elemento naturale, di materia artificiale o di un altro essere umano come un altro Eliminatore. Tu sei in grado di assorbire e fare propria l'energia contenuta in qualsiasi altra cosa"
In quell'istante mi parve tutto molto più chiaro, quella spiegazione descriveva per filo e per segno ciò che avevo fatto istintivamente trovandomi in pericolo eppure, allo stesso tempo, mi sembrava che spiegare a parole ciò che riuscivo a fare con una tale naturalezza fosse pressoché impossibile.
 
“A questo punto resta solo una domanda da farti: Selene Elizabeth Black vuoi unirti a noi nella guerra contro i demoni ed aiutarci a proteggere l’umanità?” domandò Doc. Richiamandomi alla realtà "se volessi potresti tornare dalla tua famiglia e vivere una vita normale, oppure puoi decidere di restare qui, imparare a controllare i tuoi poteri e a combattere per poi aiutarci nelle missioni sul campo" continuò lui
Per la seconda volta mi ritrovai a dover trattenere le risate: come potevano solo pensare che io potessi vivere un'esistenza normale? Tutto ciò che conoscevo era stato spazzato via nell'arco di una settimana e delle persone erano morte.
Come potevo tornare a casa mia (ammesso che questa non fosse andata distrutta) e fingere di essere come tutti gli altri quando avevo la forza necessaria per aiutare i più deboli?
La verità era che non avevo una scelta, il cammino era già tracciato dinanzi ai miei occhi, ormai facevo parte anche io di quella gabbia di matti.
"resterò qui" dissi decisa.
 
Questa volta non riuscii a fare a meno di farmi scappare un sorriso: mi ero appena resa conto che all'allegra combriccola formata dalla ragazza volante sulla cui sanità mentale avevo qualche dubbio, dalla tipa piuttosto acida in grado di tramutarsi in qualsiasi animale e dal bambino che sembrava essere appena uscito da un film Horror andava ora aggiunto quello scapestrato del mio amico di infanzia dotato della strabiliante capacità di cacciarsi sempre nei guai...
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice
Salve a tutti!
Che dire, questa è la prima storia originale che posto.
Questa è una storia che ho iniziato a scrivere anni fa e che è restata a lungo incompiuta e in attesa di essere terminata. Ora ho deciso di rimaneggiarla, postarla e concluderla.
Spero che questo primo capitolo vi piaccia anche perché essendo questa una storia a cui nel bene e nel male lavoro da molti anni e che ho iniziato a scrivere quando ero più giovane vi sono, nonostante tutto, molto affezionata.
Ringrazio in anticipo tutti coloro che decideranno di leggere questo primo capitolo.
Astrea
  
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