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Autore: arwriter    22/09/2014    3 recensioni
AVVISO: Storia incompiuta.
Violenza, alcool, droga, autolesionismo: gli effetti collaterali di un duro passato subito da due adolescenti, le cui vite si incrociano, si innamorano, affrontano insieme il mondo. La storia di due ragazzi che cercano di salvarsi a vicenda. Due ragazzi che, quando pensano che il peggio sia finito, devono tornare a fare i conti con il proprio passato.
Una storia dedicata a tutti gli adolescenti che soffrono senza che nessuno se ne accorga.
TRAILER: https://www.youtube.com/watch?v=hAI3oALI-Ow&feature=youtu.be
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Capitolo 7

 
«Il 17 gennaio arriverò all’aeroporto di Torino per un congresso di lavoro, mi piacerebbe rivedere te e tuo fratello.» Queste furono le parole di Nicola, padre di Sol e Mattia, dette al telefono alla prima.
Rimasi anch’io allibita; Mattia non sapeva ancora nulla. Sol era confusa, non sapeva cosa fare, decise d’impulso di andare subito da Mattia. Senza il minimo dubbio, la seguii.
Arrivammo sotto casa di Mattia, poco distante dal punto di partenza, sua madre ci aprì il portone, accogliendoci con la gentilezza di sempre, notando però l’espressione sconvolta di Sol che, appena varcata la porta, corse a cercare Mattia. Al vederlo, scoppiò in un pianto e corse ad abbracciarlo, mentre lui aveva lo sguardo fisso su di me come per chiedermi cosa fosse successo. Sol gli sussurrò qualcosa all’orecchio e così lui la strinse più forte, mentre anche a lui iniziava a scendere qualche lacrima. A vederli così mi si spezzava il cuore, erano diventate le persone più importanti della mia vita dopo la mia famiglia, non riuscivo a sopportare il loro dolore, ma mi sentivo impotente.
Il 17 gennaio arrivò molto presto. Dopo una faticosa giornata di scuola per Mattia e Sol, molto ansiosi, ci riunimmo all’ingresso e augurai loro buona fortuna, mentre stavano per entrare in macchina accompagnati da Laura, la madre di Mattia. I due fratelli erano entrambi confusi, terrorizzati, Mattia era bravo a nascondere questo stato d’animo che ormai provava da tempo, Sol non riusciva a trattenersi. Prima di andarsene, lei mi abbracciò forte con le lacrime dagli occhi.
«Andrà tutto bene, ne sono certa.» le dissi.
«Per favore, vieni con noi.»
«Non mi sembra il caso..» mi interruppe.
«Ti prego, fa’ come ho detto. Laura, viene anche Giulia.» la madre di Mattia acconsentì per non creare ai ragazzi altri danni. Così ci avviammo in macchina verso l’aeroporto, mentre tenevo stretta a me la mano di Mattia e quella di Sol.
 
Capelli corvini, occhi azzurro ghiaccio, sguardo profondo, corpo alto e snello, abito elegante e valigetta tra le mani, così si presentava la figura di Nicola all’aeroporto. La sua espressione era cupa e seria. Al vederlo, Sol scoppiò a piangere e Mattia la seguì, ma lo fece notare meno. Sol singhiozzava. Iniziai a pensare che il motivo del suo pianto non fosse solo l’aver rivisto quel padre che non era mai stato presente e l’aveva abbandonata, ma anche il fatto che sua madre non fosse lì in quel momento a condividere un dolore così grande. Abbracciava Mattia, lo stringeva a sé. Io non mi sentivo nel luogo giusto, mi sentivo fuori posto, non c’entravo molto, ma avevano insistito così tanto per farmi venire. Mi unii al loro abbraccio, ed entrambi strinsero ancora più forte.
Al suo arrivo davanti a noi, Nicola sorrise per qualche secondo, per poi tornare nuovamente alla sua espressione cupa.
«Ciao Laura. » le diede due baci sulla guancia. Si fermò poi davanti a Mattia, e diede lui un bacio sulla guancia.
«Come stai?» disse.
«Bene..» balbettò Mattia.
Sol continuava a piangere, e le lacrime uscirono ancora di più quando suo padre si chinò sulla sua fronte per darle un bacio.
«Siete cresciuti così tanto.» disse Nicola. Sol tentò di dire qualcosa, ma il pianto la faceva singhiozzare e così non riuscì. Laura notò che la situazione stava cominciando a degenerare e a diventare imbarazzante:
«Vogliamo andare a casa, ragazzi?» annuirono, mentre Sol mi abbracciò.
La conoscevo ormai troppo bene, non avrebbe voluto presentarsi in quel modo davanti a suo padre, ovviamente per questione d’orgoglio. Lui non meritava che lei stesse così male, dopo tutti quegli anni.
 
 
Improvvisamente squillò il mio telefono, era mia madre. Nelle ultime ore mi ero completamente scordata del mondo esterno, forse non l’avevo nemmeno avvertita che sarei andata con Sol e Mattia, e ne ebbi la conferma vedendo il numero di chiamate senza risposta che avevo. Riuscii a rispondere, e lei era furiosa. Tentai di spiegarle le mie ragioni, ma mi ordinò di rincasare all’istante. Dovetti abbandonare Mattia, che aveva un’espressione davvero sconvolta, e Sol, che continuava a piangere. Mia madre arrivò a prendermi a casa di Mattia circa 5 minuti dopo la chiamata. Come potevo aspettarmi, iniziò a farmi una lunghissima ramanzina, noiosa al punto che, dopo pochi minuti, cominciai a chiedermi perché i genitori non capiscono nessuna situazione, perché devono sempre ostacolare tutto. Perché mia madre non voleva lasciarmi con Sol e Mattia per aiutarli? Perché Laura e Carmen non avevano detto già all’inizio a Mattia e Sol che erano fratelli? Perché Nicola li aveva abbandonati?
Continuai a pormi interrogativi fino al mio arrivo a casa, dove dopo tanto tempo riaprii gli occhi sul mondo esterno. Non stavo più studiando praticamente nulla, non pensavo alla mia famiglia, era come aver cambiato vita. Me ne fece accorgere Martina.
«Dov’è finita la mia sorellina? Non sei più tu. Mi manchi tanto, ma io ho bisogno di te.» la abbracciai, per poi avvicinarmi alle sue orecchie e sussurrarle: «Anche io ho tanto bisogno di te, più di quanto credi.»
Non ero solita parlare con i miei genitori, però stavolta raccontai loro ciò che succedeva nella mia vita. Non avevano ancora conosciuto la madre di Mattia, perciò non capivano a fondo la situazione, ma mi dissero che non era un problema che mi toccava più di tanto, quindi questo accaduto non avrebbe dovuto più distrarmi dai miei impegni scolastici e familiari.
Dopo aver passato un po’ di tempo con Martina, mi dedicai interamente a Sol: le scrissi un messaggio per sapere come procedesse la situazione. Mi chiamò piangendo.
«Non so più che cosa fare, quell’uomo ha tentato di parlare a me e Mattia, ci ha detto delle cose orrende, ci ha detto che lui non avrebbe saputo fare il padre, che lui viveva per il lavoro, per questo è andato in Germania e non ci ha mai più parlato, ma ora vuole cominciare ad avere un rapporto con noi. Come si può recuperare un rapporto se non riesco nemmeno a guardarlo negli occhi?» mi disse Sol al telefono, singhiozzando.
«E’ dura, ma ci devi provare. Cosa ne pensa Mattia?»
«Dice che forse si potrebbe provare a superare il dolore e accettare le sue scuse. Io non voglio, io non lo sopporto, era meglio se fosse rimasto in Germania, per me è sempre stato morto. Ora si ripresenta dopo tanto tempo, è solo un opportunista.»
 
 
Labbra bianche come il latte, viso pallido, e capelli biondi che sembrano quasi scuri a contatto col suo viso. Occhi azzurri e allo stesso tempo rossi, sguardo sognante, ma ormai spento. Così si presentava il giorno seguente a scuola quella che ormai era diventata la mia migliore amica. Nessun altro però fu capace di accorgersene. Mi viene in mente tutte le volte che è successo così a me, ne ricordo ancora molte. Forse ciò che la gente sbaglia è il limitarsi a guardare il fisico perfetto, i capelli ordinati, i vestiti all’ultima moda, nessuno nota mai gli occhi spenti. Ogni tanto qualcuno guarda anche i sorrisi, ma non arrivano a capire che sono falsi, maschere create per la paura di esprimersi, le persone non notano mai uno sguardo che ormai da tempo non dà più luce. Gli sguardi non li sanno leggere.
Ormai ero abituata a essere ignorata nei miei momenti più bui, tutti fanno così, e penso che lo fosse anche Sol. Era proprio questo ciò che più ci univa: l’avere esperienze di pensiero praticamente comuni. Ci capivamo.
 
 
Decisi di andare da Mattia quel pomeriggio freddo di gennaio dove tutto sembrava potesse crollare da un momento all’altro. Nonostante la sua situazione, riusciva a darmi l’affetto di sempre, e io amavo questa sua qualità. Dimostrava il suo amore in tutti i modi che aveva a disposizione. Mi piaceva scherzare con lui, mi mancavano le nostre lunghe giornate passate insieme, a parlare di tutto. Tutto ciò era come una canzone meravigliosa, che ascolti milioni di volte ma non ti ci riesci a stufare. Come ci si può stufare di qualcosa che desideri da troppo tempo e che finalmente è arrivato?
Dopo una passeggiata arrivammo a casa di Mattia.
«E’ da stamattina che mi succede una cosa strana, come se mi sfuggisse qualcosa.» mi disse poi.
«Cosa vuoi dire?» inarcai il sopracciglio.
«Ti spiego: ieri sera purtroppo è capitato di vedere con mio padre un video di quando ero più piccolo, mentre giocavo a calcio. Non sto a spiegarti ciò che ho provato, perché credo tu possa immaginarlo da sola. Ma per di più stanotte ho fatto un sogno strano, dove rivedevo quel video, e pensavo che mancasse qualcosa, che qualcosa mi sfuggisse. Non capisco.»
«Io invece ho capito perfettamente.»
«Cioè?
«Hai mai pensato di ricominciare gli allenamenti?» si voltò verso di me e mi guardò sbalordito. Non rispose. «Intendo.. beh.. ritornare a giocare a calcio.» si alzò dalla sedia e, con un’espressione pensierosa, si avvicinò ad un cassetto della scrivania, da dove prese un foglio medico.
«Non ho mai pensato di riprendere a giocare, ma il medico mi aveva detto che dopo circa 4-5 mesi avrei potuto ricominciare, pian piano, gli allenamenti.»
«Perfetto! Che cosa ti ferma adesso?!»
Passammo un pomeriggio perfetto, regnavano la serenità, la speranza e i sogni. Mi fece leggere molte sue poesie, alcune risalenti a molto tempo fa, altre più recenti. Mi colpì una in particolare.
 
“Negl’ultimi tempi sguardo sbiadito,
viso cereo e sorriso spento,
così pare, frustrato dal tormento,
il suo tenero corpo già ferito.
 
Non compare più ormai quel bagliore,
dentro di sé ha un cuore ghiacciato,
ed il proprio spirito colorato
sta perdendo il suo sapore.
 
Con un dolce sguardo perso nel vuoto,
osserva il mondo attorno a lei:
sta pian piano distruggendo se stessa.
 
Ma dopo esser già stata oppressa
scoprirà un mondo fatto per costei:
un universo per lo più remoto.”
 
Senza chiedere spiegazioni, capii immediatamente per chi fosse quel sonetto. Provai per un attimo un po’ di gelosia, ma successivamente me ne pentii e fui davvero felice.
 
 
Nei giorni successivi riuscii a far leggere a Sol quella poesia su di lei: ne rimase affascinata, si sentiva davvero così. Intanto suo padre le aveva detto che era tornato per restare, così si stabilì in un hotel vicino alla scuola, pronto a recuperare il rapporto perduto con i suoi figli. Mattia riuscì a non mostrare odio, ma cercò di andarci d’accordo. Sol non poteva capire come riuscisse. Io intanto passavo le giornate in casa a studiare, per riabituarmi alla vita quotidiana, finché il sabato decisi di uscire con Sol. Non aveva molta voglia, ma capì che poteva farle bene.
Il centro di Torino di presentava affollato e inquinato, c’era la nebbia e faceva freddo. Sembrava una giornata cupa per molti, l’atmosfera era davvero inquietante.
«Tu vuoi davvero essere la ragazza della poesia?» provai a parlarle.
«In realtà no, ma lo sono.» rispose.
«Sai che puoi cambiare questa tua condizione?»
«Ho paura.»
«Come puoi aver paura di non essere più una persona triste? Hai paura della felicità?»
«Ho paura di sbagliare.» disse. «E ho paura di dimagrire.» aggiunse poi.
Inarcai le sopracciglia. «Perché hai queste fobie?»
«Di solito più sto male e più dimagrisco.»
«Ne hai parlato con Maria?»
«Sì, pensa che dovrei sperimentare: dovrei dare una possibilità a mio padre, passare una giornata con lui e vedere se sto bene, se no posso anche dirgli addio, ma dice che devo assolutamente provarci.
«Concordo pienamente con lei.» mi sorrise.
«Mi ha detto Mattia che forse tornerà a giocare a calcio.» abbassò lo sguardo, incerta.
«Sì, spero davvero che giochi di nuovo. Starà molto meglio. E tu invece, perché non riprendi danza?» con questa domanda finalmente capii la sua inquietudine. Aspettò prima di rispondere.
«E’ da quando ho finito le cure e sto meglio che mi chiedo il perché. Come ti ho detto prima, ho paura, sono troppo coinvolta nella danza.»
«Non saprei dirti qual è la scelta giusta, da quando ci conosciamo sei sempre stata tu ad aiutare me. L’importante è che tu sia felice, sperimenta ogni giorno nuovi metodi per esserlo.»
«Ti sbagli, tu mi hai sempre aiutata, forse non te ne sei mai accorta. Non ho praticamente nessun’amica a scuola, tu sei stata l’unica a volermi conoscere e ad accettarmi.»
«Ti voglio bene.» le sussurrai, prima che ci abbracciassimo. In quel momento pensai a come fossi fortunata ad avere lei, la mia unica vera amica, quella che avevo sempre desiderato.
 
La settimana ricominciava e io avevo sempre meno voglia di andare a scuola. Inoltre mi ero totalmente dimenticata dei miei compagni in quel periodo, e in fondo un po’ mi mancavano.
Tra i banchi della mia aula erano già arrivati quasi tutti, c’erano Luca, Miriana, Giada, Chiara e Sofia che chiacchieravano insieme e decisi di unirmi a loro. Non avevo tanta confidenza con ognuno di loro, ne avevo soprattutto con Sofia.
«Si può sapere cosa ti succede in questo periodo?» mi disse poi Sofia, mentre eravamo sole.
«Niente di particolare, Mattia è in alcune situazioni familiari alquanto spiacevoli.»
«Mi dispiace, sai che quando ne vuoi parlare io ci sono sempre per te.»     
Ero contenta che qualcuno si interessasse a ciò che succedeva nella mia vita, mi sentivo considerata. Mentre ero immersa nei miei pensieri, la professoressa mi chiamò per parlare con lei dopo il suono della campanella. Come immaginavo, mi parlò della mia situazione riguardo la sua materia, biologia, poiché le ultime due verifiche erano andate non bene come al solito. Non mi era mai successo, ma stranamente non mi importava. Mi consigliò di ripassare tutto il programma scolastico svolto finora, per un’interrogazione completa. Non potevo fare altro che studiare.
 
Carboidrati, proteine, lipidi, cellule, enzimi, metabolismo, energia, divisione cellulare, mitosi, ciclo cellulare, ereditarietà, vita, biodiversità.. stavo impazzendo! Tante nuove parole in un colpo solo! Dopo due pomeriggi passati a studiare senza uscire con Mattia né con Sol, ripassai benissimo la maggior parte degli argomenti. Uno solo non riusciva ad entrarmi in testa: l’origine della vita.
“La vita può nascere solo da un’altra vita. Ma allora come si è formato il primo organismo? Ci sono due teorie prevalenti: le molecole biologiche sono arrivate da fonti extraterrestri, la vita è nata dall’evoluzione chimica del pianeta.”
Non riuscivo a studiare questi argomenti, sebbene fossero abbastanza semplici, perché mi facevano pensare ad altro: pensavo alla vita vera e propria. Da secoli, millenni anzi, si va avanti cercando di scoprire com’è nata la vita, io, come molti altri, mi concentravo di più sul perché. Me lo sono chiesto tantissime volte, perché mi trovavo in quel luogo, in quelle situazioni, in quella vita che era cambiata così tanto in così poco tempo.
Nessuna risposta.
 
«Hey, non farti più sentire eh!» la voce di Sol mi svegliò dai miei pensieri il mattino della mia interrogazione. La incontrai nel vialetto che porta a scuola.
«Dite tutti così, non è possibile!» dissi ridendo.
«Come va lo studio?»
«Potrei ripetere tutto a memoria da quanto ho studiato! Spero vada bene. Così sarò finalmente libera, pronta per le pagelle, e potrò dedicarmi a te e Mattia come sempre.» ci abbracciammo. «Tu come stai?»
«Si va avanti..»
«Tu ce la farai, sei forte.»
«Sembro forte.»
«Lo sei.»
Io e Sol entrammo in classe puntuali, erano quasi tutti al proprio posto e io mi sedetti subito per cogliere un ultimo momento di ripasso prima della mia interrogazione.
«Buongiorno ragazzi! Come state? Come stai, Molinari? Spero bene, oggi è la tua giornata!» il cotanto buonumore della professoressa suonava parecchio inquietante. «Allora, di che cosa vogliamo parlare? Scegli un argomento.»
«Ehm.. io.. vorrei parlare dell’origine della vita.» cosa mi era saltato in mente?! Era l’argomento che non mi entrava in testa, che non capivo, e nonostante questo l’ho scelto!
«Oh, perfetto. Parla pure.»
«La prima teoria sull’origine della vita dice che la vita è nata da un meteorite arrivato da Marte che contiene delle molecole caratteristiche della vita..» le parole mi uscivano di bocca come un fiume in piena, non riuscivo a fermarmi, volevo dire tutto ciò che sapevo e pensavo, ma i miei pensieri intanto divagavano.
Melissa.. «Questo è per ogni dolore che ti ho causato, amica mia. »
«..la datazione radioattiva e lo studio di minerali determinano che il meteorite aveva 4,5 miliardi di anni..»
Edoardo.. «Quando mi hai detto che ti piacevo ho fatto i salti di gioia..»
«..la seconda teoria riguarda l’esperimento di Miller e Urey circa l’evoluzione chimica..»
Sol.. «Più sto male e più dimagrisco..»
«Per concludere, le teorie sull’origine della vita sono due e non si sa ancora quale sia quella esatta. L’evoluzione invece viene trattata da Darwin e..»
«Ok, basta così. Sei stata brava, hai studiato molto. 8.» tirai un sospiro di sollievo: ce l’avevo fatta. Non credevo sarei riuscita, mentre parlavo mi venivano così tante scene già vissute in testa, mi distraevano, per fortuna l’interrogazione è finita in tempo.
«Ciao amore! Non ci posso credere, ho recuperato biologia!» mi abbracciò, ma non sembrò molto contento. Non ci vedevamo da ieri a scuola e non uscivamo da parecchio, mi chiedevo perché si comportasse così.
«Ehi, c’è qualcosa che non va?» gli chiesi.
«No, nulla. Usciamo per festeggiare?»
«Perfetto, dove vuoi tu!»
Passeggiammo per quasi l’intero pomeriggio, con lui il tempo non bastava mai. Chi lo sapeva che sarebbe andata così, probabilmente se l’avessi saputo l’avrei abbracciato forte senza mai farlo andar via da me.
«Vuoi venire a mangiare a casa mia? Mia madre di certo ne sarà contenta.» accettai.
Ovviamente i presentimenti di Mattia furono corretti.
«Ciao Giulia, che piacere averti qui!» mi disse Laura.
«Ciao Giulia.» per un momento mi ero dimenticata di Nicola. Ero un po’ imbarazzata.
La cena trascorse tutto sommato bene, a parte molti momenti di silenzio. Mattia e suo padre avevano ricominciato a parlare un po’, ma si mostravano ancora ostili uno nei confronti dell’altro. Erano entrambi orgogliosi e questo peggiorava la situazione.
Dopo cena io e Mattia andammo in camera sua a guardare un film e a parlare un po’. Mia madre però aveva stabilito di venire a prendermi entro le 22, così Mattia stoppò il film un bel po’ prima del finale.
«Hai lo sguardo strano, come oggi dopo scuola. Va tutto bene?» dissi.
«No, in realtà no.»
«Cosa c’è che non va?»
«Non te lo posso dire.»
«Come no? Io e te ci diciamo sempre tutto.»
«Questa è una cosa più complicata.»
«Mi hai raccontato la tua vita, mi hai detto che Sol è tua sorella, mi hai avvertito quando tuo padre è tornato.. Cosa c’è di più complicato?» diede un pugno al muro, quando faceva così mi metteva timore.
«Tu non c’entri.»
«Sai che quando vuoi parlare io ci sono sempre.»
«Io voglio stare con te, sempre. »mi accarezzò il collo con le mani e i nostri visi si avvicinarono.
«E qual è il problema? Anche io voglio!»
«Forse quando ti dirò ciò che mi turba non vorrai più.»
«Vorrò sempre, te lo prometto.»
«Mio padre parte tra circa tre settimane.» fece una pausa. «E io andrò in Germania con lui.»
Le sue parole furono come una freccia ghiacciata conficcata nel cuore: non si riesce a capire se si prova più dolore per la freccia o per il ghiaccio. In questo modo io non capivo se provavo più dolore per lui o per me, o forse, visto che ormai eravamo diventati una cosa sola, per entrambi. Una coesione ormai destinata a spezzarsi, o forse no.
 
SPAZIO AUTRICE:
Buonasera! ^-^ dopo molto tempo sono riuscita a scrivere ancora, e questo è solo grazie a tutte le persone intorno a me che come sempre mi motivano, mi danno ispirazione ma soprattutto leggono ciò che scrivo. In questo capitolo mi sono impegnata forse più che in tutti gli altri, spero sia venuto bene, spero la storia sia coinvolgente e intrigante. Ringrazio i lettori, augurandomi che possano aumentare. Per favore, recensite, così posso capire se ne vale la pena di continuare o no! se volete, questa è la mia email: arianna.pascale.99@gmail.com e wattpad! http://www.wattpad.com/72310658-come-il-mare-d%27inverno-capitolo-7
Un bacio a tutti, alla prossima!

@jepsenseyes
 
  
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