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Autore: Marte97    22/09/2014    0 recensioni
"Sentii la terra tremare ma non erano le scosse di terremoto, era solamente il mondo che conoscevo che si spaccava nel mezzo"
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quel giorno nella piazza grande erano arrivate le liste.
Due furgoni dei pompieri erano presi d'assalto da tutti gli abitanti del paesino, che si accalcavano con disperazione.
Era stato il terremoto più violento negli ultimi tre giorni. Magnitudo sette punto due sulla scala Richter.
Sapete, quell'immagine ce l'ho ancora impressa nella mente.
I palazzi che si accartocciavano su se stessi, come se fossero stati di cartapesta e non di cemento e ferro; la gente che correva fuori urlando, i pianti dei bambini, la terra che si spaccava e tremava, il cielo grigio, carico di nuvole dense di pioggia.
E poi mio papà, caro. Mio papà che ci aveva fatti uscire e che, quando mi ero voltata indietro, non c'era più, scomparso dietro una nuvola fitta di polvere.
La piazza grande quel giorno ancora me la ricordo: gremita di gente con gli occhi lucidi, privi di qualunque speranza, donne che urlavano mentre vedevano di fronte a loro il comune tremare.
In quel caos io e mio fratello ci avevamo messo due giorni per trovare nostra madre e altri due giorni avevano impiegato i pompieri per tirare fuori il nostro papà dalle macerie; per fortuna vivo.
Ma quel giorno in cui erano arrivate le liste nessuno si rifugiava nella speranza, tutti attanagliati da un terrore mortale.
Avrebbero letto i nomi dei dispersi ad alta voce, quelli che ancora non erano stati trovati, o i morti ancora non riconosciuti.
Ed io avevo tremato, violentemente tanto quanto la terra quei pochi giorni prima.
Avevo paura che al microfono la voce del soccorritore avrebbe potuto leggere il nome di uno dei miei migliori amici, di un mio compagno di classe, di un conoscente, di un parente che ancora in quei giorni non avevo sentito.
Un silenzio di morte scese sulla piazza mentre con voce spenta dalla disperazione il pompiere leggeva, con calma, chiaramente.
Pregavo.
I dispersi erano circa un centinaio e sicuramente qualcuno lo conoscevo.
Dopo i primi quaranta cominciai ad aggrapparmi alla speranza, forse nessuno si era fatto male.
Ma all'ottantatreesimo il cuore mi si bloccò.
Alessio Maciani.
Il mio migliore amico. Disperso o morto non ancora riconosciuto?
Forse, se si trovava da qualche parte sotto le macerie, siccome erano passati pochi giorni, c'era la possibilità che fosse ancora vivo, sofferente, stanco, con le ossa rotte ma vivo.
Se era tra i morti io...no. Non dovevo nemmeno pensarlo.
Sentii la terra tremare ma non erano le scosse di terremoto, era solamente il mondo che conoscevo che si spaccava nel mezzo.
Poche ore dopo la disperazione più nera mi condusse all'interno del palazzetto più piccolo della mia città dove alcuni cadaveri non riconosciuti attendevano un'identificazione.
Un signore scostò i teli al posto mio.
Quanti volti aveva la morte: bambini biondi, donne giovani, ragazzi della mia età. Ma Alessio non c'era.
Nel pomeriggio andai ad assistere alle ricerche sotto le macerie del palazzetto più grande che non aveva retto e per questo era oggetto di indagini.
La mia migliore amica mi aveva detto che, forse, Alessio era lì sotto: quel giorno stava giocando una partita.
Corpi vivi e morti vennero estratti, pianti di dolore e di gioia si alternavano.
Oramai ci avevo rinunciato. Dovevo semplicemente accettare che, come molte persone, lui era morto.
Poi un soccorritore caricò un corpo sulla barella rossa.
Un ragazzo. Vivo. La faccia grigia di polvere, una gamba rotta.
Alessio salutava con una mano insanguinata la piccola folla che gli applaudiva, come ad ogni persona estratta viva.
Aveva vinto la partita.
   
 
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