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Autore: OurChildhood    22/09/2014    4 recensioni
[Storia incompleta]
Odio e Amore: due sentimenti che vanno al di là della comprensione umana.
Fino a che punto riusciranno Odio e Amore a stravolgere la vita di una persona? Quale dei due prevarrà alla fine di tutto?
Dal capitolo: "-…noi professori siamo lieti di annunciarvi che quest’anno verranno svolti “I Giochi della Memoria”-".
~
Amami, anche se io non ti amo.
Amami, anche se non merito l'amore.
Amami, anche se io non so amare
e amami anche se non esiste l'amore. (La nave dei folli)
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Un rumore fastidioso e martellante aveva appena interrotto il mio bacio mozzafiato con Matt Cartwright, il batterista delle Sorelle Stravagarie. Aprii gli occhi di malavoglia e mi alzai.
Quella notte il mio sonno era stato tormentato da mille pensieri e la mia mente aveva già macchinato delle possibili idee sui Giochi, tutte che finivano con la tragica morte di qualcuno. Mi specchiai: la faccia di un colorito bianco-grigiastro e le profonde occhiaie nerastre erano simbolo di quanto poco avessi dormito.
‘Perfetto!’- pensai -‘è solo il primo giorno di scuola e sembro un Dissennatore!’.
Dopo parecchi minuti di ritocchi con la bacchetta il mio viso era tornato per lo meno di un colore umano.
Finito di allacciare la cravatta rosso-oro mi diressi in Sala Grande per la colazione: un percepibile alone di euforia mi ricopriva da capo a piedi.
Il primo giorno di scuola, a mio parere, è il giorno più bello in assoluto perché, dopo un’estate trascorsa ad oziare, è la spintarella che fa ripartire gli ingranaggi e fa riprendere la routine quotidiana.
Varcai la soglia della Sala Grande e mi diressi al tavolo di Grifondoro per sedermi vicino a Lily.
-Buongiorno ragazzi-
-Ciao Rosie- rispose James con un sorriso.
-Non trovate che sia una mattina eccitante?- chiesi sorridendo.
-La cosa più eccitante che mi è successa fino ad ora è essermi svegliata in orario- grugnì Rox funerea.
-La mia è non aver ancora sentito Melanie Payne parlare- aggiunse Lily.
Melanie Payne era una compagna di Dormitorio di Lily che aveva la fama di essere la Rita Skeeter di Hogwarts. A Melanie non importava che fossi del Primo o del Settimo anno, che fossi popolare o meno perché lei, sempre e inesorabilmente, sapeva tutto. Era una fonte inesauribile di gossip e LA pettegola per eccellenza. Di Melanie non ci si poteva fidare perché una qualsiasi notizia a lei confidata era dopo nemmeno ventiquattr’ore sulla bocca di tutti gli studenti di Hogwarts. Ed oltre ad essere un’insopportabile bisbetica pettegola era anche una tremenda chiacchierona tanto che, alcuni studenti, avevano scommesso su quante parole riuscisse a dire in un minuto.
-È una data da ricordare allora- disse James ingoiando i suoi cereali come se fossero stati la sua unica ragione di vita.
-Signor Potter, il cibo su questo tavolo è per Grifondoro, non solo per lei- disse la professoressa McGranitt, comparsa all’improvviso.
James trasalì non avendo visto arrivare la donna e quasi sputò la sua colazione.
-Ad ogni modo, sono venuta a consegnarvi gli orari per questa settimana. Ah, signorina Weasley, volevo avvisarla che sono stati affissi gli orari delle ronde di voi Capiscuola fuori dalla porta dell’ufficio dei Prefetti, sulla Torre Nord- disse porgendoci un foglio ciascuno.
-Certo Professoressa, grazie- risposi.
Mentre bevevo il mio caffè lessi l’orario e sbiancai.
-Rose, ti senti bene?- chiese Hugo che come risposta ottenne un gemito frustrato.
-Iniziamo con Pozioni, Rox- sussurrai.
-E alla seconda ora?- chiese lei.
-No, tu non hai capito. Abbiamo Pozioni con i Serpeverde e per due intere ore! Non ce la posso fare…- dissi.
-Oh no…- proseguì lei, gli occhi sgranati.
-…addio euforia da primo giorno…-
-…miseriaccia…-
-…non ce la posso fare…-
-Non arriverò alla fine di questa giornata-
-Siamo spacciate- concludemmo insieme.
Mi coprii gli occhi con una mano mentre Lily mi batteva una mano sulla spalla sussurrandomi frasi di incoraggiamento, come ad esempio ‘Devi essere forte’, ‘Può capitarti di peggio, tesoro’.
Ancora afflitta dalla notizia, decisi di alzarmi e andare da Albus, seduto tra i suoi secolari amici.
-Buongiorno piccola- disse Albus.
-Buongiono un caz…-
-Rose!- mi interruppe.
-Ma che c’è? Non hai visto l’orario? Ti dico quattro parole: Pozioni, Pendragon, Perdita, Punti-
-Per voi Grifondoro, in caso- sussurrò Scorpius.
-Oh, ma chiudi quella ciabatta! Almeno noi non ci compriamo i voti solo perché siamo Serpeverde- ribattei acida.
-Anche se tu li comprassi i voti non arriveresti comunque al mio livello-
-Sta’ zitto un po’, Scorp- lo rimproverò Albus.
-Avanti Rose, non essere così drastica. In fondo il professor Pendragon non è poi così tremendo- disse Marcus.
-Già, molto in fondo- sussurrai.
-Dai, ora finisco la colazione e poi andiamo insieme nei Sotterranei, ok?- disse dolcemente Albus accarezzandomi una guancia.
-Va bene, però mettici pure tutto il tempo che ti serve. Sai, non vorrei mai che ti strozzassi- dissi sorridendo.
-Sei un caso perso, Rosie-
L’aula di pozioni era piuttosto affollata quando Pendragon fece la sua entrata in scena comparendo alle spalle di un Grifondoro e facendolo quasi svenire dalla paura.
La classe si affrettò a trovare un posto a sedere nei banchi disposti in file da tre.
-Sedetevi. E non osate fiatare-disse con il suo tono disgustato raggiungendo la cattedra.
-Quest’ anno pretendo disciplina da voi. Chiunque osi non mostrarne pagherà le conseguenze. Non siamo qui per fare stupidi giochetti agitando la bacchetta magica e pronunciando formule come al vostro Primo anno. Pretendo ordine, puntualità ed educazione. Uno sgarro, una punizione. Un passo falso, l’espulsione- disse minaccioso trapassando i nostri corpi indifesi con i suoi terrificanti occhi verdi.
La reazione sulle facce dei vari studenti fu simile: la faccia perdeva piano piano colore, si inghiottiva il vuoto, un rivolo di sudore freddo scorreva sulla nuca. Nessuno poteva negare la bravura di Pendragon nel seminare il panico.
-Messe in chiaro le cose, torniamo alla lezione di oggi- proseguì –chi sa di cosa parlo se dico ‘Semper Fidelis’?- chiese con tono distaccato.
La mia mano saettò in aria. Mi guardai intorno con l’aspettativa di essere l’unica a sapere cosa fosse la Semper Fidelis ma vidi un altro braccio affusolato svettare in aria: quello di Scorpius.
-Weasley, prego- disse il Professore con tono disgustato.
-La Semper Fidelis è una Pozione che il Ministero ha deciso di classificare di grado sette di difficoltà e di grado nove di pericolosità poiché se si sbaglia anche solo di un grammo il dosaggio può causare gravi danni. I suoi ingredienti sono numerosi e tra i più rari da trovare, tanto che la maggior parte di essi risiedono solo nelle dispense del Ministero. Per una preparazione completa ed esatta, la Semper Fidelis deve fermentare per sei giorni e sette notti per poi essere distillata. Alla fine della settima notte, la Pozione deve aver assunto un colore grigio antricite. È detta anche la Pozione della Scelta poiché il suo compito è quello di selezionare le persone più giuste in base al compito che si deve svolgere. Viene usata soprattutto in ambito politico (essa sceglie il candidato più adatto alla carica) e in ambito militare (sceglie il soldato o l’Auror più idoneo a una certa missione). È stata creata subito dopo la Seconda Guerra Magica per avere la sicurezza che, al Ministero o tra gli Auror, non vi fossero traditori o maghi con cattive intenzioni e si dice anche che uno dei collaboratori nella creazione della Fidelis sia proprio lei, professore- conclusi soddisfatta.
Pendragon mi guardò fisso negli occhi, un velato stupore impresso negli occhi, poi guardò Malfoy.
-Scorpius, volevi aggiungere qualcosa?-
-Certo. Il nome Semper Fidelis deriva da una locuzione latina che stava ad indicare l'eterna fedeltà ad un capo militare o agli imperatori romani. Oggi è anche il motto del corpo dei Marines (le forze armate babbane negli Stati Uniti) per simboleggiare la propria fedeltà al corpo militare e ai propri compagni ovunque si trovino nel mondo. La Pozione ha assunto questo nome perché essa è fedele al compito che le viene affidato e non ha margine di errore- concluse sorridendo.
-Molto bene Signor Malfoy, dieci punti a Serpeverde- disse Pendragon.
Un brusio di dissenso si levò tra i Grifondoro che ormai vedevano i punti che qualsiasi professore mi avrebbe dato per la mia spiegazione svanire davanti ai loro occhi. Mi scambiai uno sguardo sconvolto con Helen e Connor, seduti al mio fianco, poi guardai disgustata il professore.
-Signorina Weasley, con quello sguardo vuole comunicarmi qualcosa o semplicemente sta cercando un pretesto per perdere punti per mancanza di rispetto?-
-Veramente, Professore, è lei che sta mancando di rispetto a me- la furia era tanta che il filtro cervello-corde vocali si era disintegrato.
Nell’aula calò il gelo: nessuno aveva MAI osato contraddire il Pendragon.
-Temo di non capire-
-Credo di aver dato una spiegazione sufficientemente completa per ricevere dei punti. Non mi aspetto un suo complimento (cosa che non avverrà mai, per altro) ma un riconoscimento è, quantomeno, un segno di rispetto. Capisco che non sono tra i suoi studenti prediletti ma non le costa nulla assegnare dei punti a Grifondoro o a qualsiasi altra Casa non sia Serpeverde quando uno studente se li è meritati o guadagnati, non lo trovo giusto- dissi acida.
-Rose, forse è meglio che non continui- mi sussurrò Connor allarmato.
-Taci- sibilai.
Il Professore era impassibile: la sua faccia granitica non lasciva trapelare alcuna emozione.
Il gelo che prima era sorto nella classe ora era quasi palpabile, come se la temperatura fosse calata davvero di dieci gradi in pochi minuti.
-Sa cosa non trovo giusto io, Signorina Weasley? Che persone spocchiose e saccenti come lei abbiano anche la presunzione di reputarsi intelligenti. E dire che nutrivo una sorta di stima nei suoi confronti, viste soprattutto le doti per le quali è famosa la sua famiglia (l'intelligenza di sua madre è unica nel suo genere e il coraggio di suo padre è secondo solo a quello di Harry Potter) ma non credevo che l'unione di due persone del calibro di Hermione Granger e Ronald Weasley potesse generare una...mela marcia come lei, Signorina Weasley. Cinquanta punti in meno per la sua Casa e parlerò con la Preside McGranitt in modo che lei stessa, insieme al professor Paciock, possano provvedere alla sua ampia mancanza di rispetto noi confronti di un superiore- disse con tono glaciale.
Mi aveva umiliata e derisa davanti all'intera classe. La mia espressione era granitica, le mani chiuse a pugno tanto serrate da conficcarmi le unghie nei palmi.
Distolsi lo sguardo da Pendragon e mi guardai i torno per vedere le facce dei miei compagni: la maggior parte della classe aveva un'espressione sconvolta per la durezza delle parole del professore, Albus non osava guardarmi e teneva lo sguardo fisso sul banco, improvvisamente interessato al suo calamaio, un gruppetto di Serpeverde ridacchiava. Fissai gli occhi su di esso, riconoscendo tra i componenti il ghigno beffardo di Scorpius: rideva di me mentre mi guardava con insistenza. Un improvviso nodo mi bloccò la gola rendendomi difficile la respirazione: più tentavo di spingerlo da dove se ne era arrivato, più questo premeva verso l’alto fino a velarmi gli occhi di lacrime.
Derisa, umiliata, sbeffeggiata…
Ero stata nuovamente paragonata a mia madre e a mio padre ma se prima le accuse erano sopportabili, questa volta mi avevano circondata fino a soffocare.
Non credevo che l'unione di due persone del calibro di Hermione Granger e Ronald Weasley potesse generare una...mela marcia come lei.
Mela marcia…
Un secondo prima di scoppiare in lacrime e umiliarmi ulteriormente sentii una mano leggera posarsi alla base della mia schiena.
-Non ci pensare Rosie. Tu sei molto meglio di così. Non ascoltarlo, si è solo sentito accusato- disse Connor sfiorandomi la guancia per raccogliere la lacrima che era sfuggita al mio controllo.
-Mi ha umiliata. E Malfoy l’ha avuta vinta di nuovo. Guarda come ci gode quel bastardo- un’altra lacrima rotolò indisturbata sulla mia guancia.
-Che fine ha fatto il motto “Un Weasley non piange mai”? non sarai mica diventata una codarda da un momento all’altro- si intromise Helen con un sorriso.
Il suo sorriso mi contagiò facendo sollevare gli angoli della mia bocca.
-Hai ragione, non saranno di certo Scorpius-sono-al-centro-del-mondo-Malfoy o La Carogna a farmi piangere-
-Ecco tornata la nostra Rosie- disse dolcemente Connor stringendomi in un abbraccio.
Mentre mi facevo cullare dalle sue braccia guardai Malfoy: mi fissava a sua volta, il suo sguardo notevolmente incupito rispetto a pochi minuti prima.
Prima che potessi pormi qualsiasi domanda il Professor Pendrgon riprese a parlare.
-Signorina Weasley, visto che è così preparata da pretendere un riconoscimento, perché non comincia lei a creare la “Semper Fidelis”?- chiese sarcastico.
-Certo Professore, comincio subito- dissi decisa sfidandolo e mi diressi verso l’armadio delle scorte.
Ingoiai l’istinto di mutilare gravemente il professore e camminai a passo altero gettando all’indietro i capelli: quell’inizio anno era stato proprio un disastro totale.
 
La preparazione degli ingredienti e la creazione della pozione avevano occupato tutte le due ore e tutta l’intera classe. Finita la lezione mi fiondai fuori dal sotterraneo diretta all’aula di Difesa Contro le Arti Oscure, seguita da Connor e Helen.
-Certo che quest’anno il vecchio Barney è più acido del solito- disse quest’ultima.
-Che ci vuoi fare, è la vecchiaia che avanza- risposi.
-E l’andropausa è sempre più vicina- disse Connor entrando nell’aula.
Quell’anno anche Difesa, per noi Grifondoro, era condivisa con i Serpeverde.
Occupammo una fila di tre banchi mentre il resto dell’aula di riempiva.
-Speriamo solo di non avere un’altro professore di Difesa sessualmente frustrato come quello dello scorso anno- continuò Connor guardandoci.
-Non so cosa le vostre menti malate pensassero sul professor Drake ma se sento un commento del genere riferito a me giuro sul mio occhio che non uscirete vivi da questa stanza- disse una voce profonda e roca dal fondo dell’aula.
Il silenzio di propagò in breve mentre un costante “tump-toc, tump-toc” riecheggiava tra le pareti.
Dalla porta si fece strada una figura massiccia e piuttosto bassa che si destreggiava arrancando tra le file di banchi, oscurata dalla poca luce.
Tump-toc, tump-toc
La gamba sinistra poggiava a terra seguita da una protesi di legno intagliato a sostituire la destra.
Un piede, una zampa di leone.
Tump-toc
La parte destra del corpo era abbandonata contro una alto bastone di legno grezzo e nodoso: il suo utilizzo era, probabilmente, quello di alleviare, seppur di poco, il dolore alla gamba mozzata.
Tump-toc
Il respiro era affannoso e quella parvenza di capelli unticci lunghi fino alle spalle, rimbalzavano su un giaccone logoro di colore verde.
Quando finalmente raggiunse la cattedra tutta la classe ebbe l’opportunità di guardarlo meglio: era come se fosse stato scolpito nel legno stagionato da qualcuno che avesse solo una vaga idea di come dovevano essere le facce umane, e non fosse molto abile con lo scalpello. Ogni centimetro di pelle sembrava coperto di cicatrici. La bocca pareva un taglio diagonale, e mancava un grosso pezzo di naso.
Se sento un commento del genere riferito a me giuro sul mio occhio che non uscirete vivi da questa stanza.
Il mio occhio…
Osservai meglio il suo viso e guardai i suoi occhi: uno era nero, piccolo e lucente, mentre l'altro era artificiale, grande, vivace e blu elettrico. Quest'ultimo si muoveva continuamente: la palpebra non calava mai e, ogni tanto, si girava all’indietro lasciando in bella mostra un bulbo bianco candido.
-È Malocchio Moody!- sentii sussurrare tra il brusio che si era levato nell’aula.
-Ma non era morto durante la Guerra?- alo sussurro.
-Diaspiaciuto di deludervi ma ci vuole ben altro che uno stupido Mangiamorte per farmi fuori! In ogni caso, io sono Alastor Moody, il vostro nuovo insegnante di Difesa Contro le arti Oscure- disse rudemente scrivendo con foga il suo nome alla lavagna.
Malocchio Moody, a detta di papà e di zio Harry, era l’uomo più strampalato che avessero mai conosciuto: durante la Seconda Guerra Magica era stato attaccato durante un’imboscata da un Mangiamorte e di lui erano state perse le tracce. Mesi dopo la fine della Guerra si era presentato alla Tana, privato del suo occhio e della sua protesi. Non aveva mai voluto raccontare come fosse sopravvissuto o dove fosse stato per tutti quei mesi ma era stato comunque accolto al Ministero come un eroe.
-Non so che cosa abbiate fatto lo scorso anno, e non mi interessa minimamente, ma io non trasformo dei maghi mediocri in maghi ancor più mediocri. Io pretendo il meglio e il meglio otterrò, a costo di farvi uscire di qui senza un braccio o sanguinanti da far schifo, ci siamo capiti?- il suo occhio saettò impazzito a guardare qualsiasi direzione.
Un coro di flebili ‘sì’ si levò dall’aula.
-Bene. E ora cominciamo con le cose serie…- proseguì il Moody ma io non prestai attenzione.
Un Auror di fama mondiale, sopravvissuto più volte a morte certa, era il mio insegnate di Difesa Contro le Arti Oscure.
Si prospettava un anno interessante.
 
Finite le lezioni, quel pomeriggio, mi diressi alla Torre Nord per appuntarmi gli orari delle ronde che, ahimè, avrei dovuto fare con quell’ossigenato di un Malfoy.
-Bene! Dovrò anche sopportarlo per tre sere su sette!- sbottai sottovoce. Molto probabilmente un osservatore esterno avrebbe pensato di avere davanti una povera pazza.
-Rosie, sei ancora più bella dell’anno scorso- una voce maliziosa e mielosa mi colpì le orecchie e il mio cervello accese la campanella d’allarme: Sebastian Wright.
-Wright- sibilai girandomi nella sua direzione –che sfortuna rivederti. Evidentemente non sei stato calpestato da un Troll come ho tanto sperato quest’estate- molto probabilmente un limone era più dolce della mia voce.
-Siamo sempre più acide. Chissà a cosa è dovuto tutto questo astio nei miei confronti- un ghigno stampato in faccia.
-Non lo so, forse il fatto che tu sia ancora in vita, Wright-
Sebastian Wright era stato il mio fidanzato dall’inizio del Quarto anno alla fine del Quinto. Era uno dei ragazzi più popolari della scuola non solo per il ruolo di Portiere e capitano della squadra di Quidditch di Corvonero ma anche per la sua bellezza travolgente: i capelli biondo grano erano scompigliati ad arte instaurando in tutte le ragazze di Hogwarts una malsana voglia di immergervi la mano, gli occhi erano due pozze blu elettrico incredibilmente magnetiche quanto calcolatrici, il fisico da adone greco era il suo pezzo vincente e la sua voce calma e profonda era dotata di una straordinaria varietà di toni studiati per ammaliare le ragazze. Solo in pochi avevano avuto la (s)fortuna di conoscerlo anche caratterialmente. Io ero tra questi pochi e lui era stato la causa del mio declino personale: una strada in discesa diretta dritta dritta nell’ultimo girone dell’inferno. Era un Serpeverde mancato, ma la sua intelligenza, seppur nascosta, lo aveva assicurato tra i Corvi.
-Perché non provi a chiamarmi per nome, piccola?- disse lento, avvicinandosi.
-Perché il tuo nome mi fa schifo anche solo pensarlo, figurati pronunciarlo- risposi infuriata guardandolo negli occhi.
Lui si avvicinò ancor di più e io potei percepire tutta la sua altezza che mi sovrastava e mi soffocava.
Indietreggiai fino a toccare il muro con la schiena e lui avanzò ulteriormente riducendo lo spazio tra i nostri corpi ad una sottile striscia d’aria rarefatta. Mantenni gli occhi fissi nei suoi.
-Eppure l’anno scorso non ti dava così fastidio pronunciare il mio nome, o urlarlo, a seconda dei casi- sussurrò con un ghigno.
Il nodo che mi aveva attanagliato la gola quella mattina si ripresentò con gli interessi.
Colpita e affondata…
Quando lui mi aveva notata, quasi due anni prima, non volevo crederci, essendo ancora una ragazzina. Diceva che gli piacevano i miei capelli perché gli ricordavano il fuoco e che si addicevano al mio carattere esuberante. Diceva che i miei occhi fossero i più belli che avesse mai visto e che mi amava perché ero una persona semplice a cui avrebbe affidato la sua stessa vita. Diceva che ero speciale e che ero bellissima. Certo, lui diceva…
Dopo un anno otto mesi di fidanzamento decisi di fare il grande passo e di fare l’amore con lui: era la mia prima volta e lui lo sapeva bene. Il giorno dopo averlo fatto mi aveva scaricata nel peggiore dei modi, come se quei quasi due anni non fossero mai esistiti. Mi aveva usata e umiliata per una stupida scommessa che aveva fatto con i suoi compagni di Dormitorio.
‘Cinquanta galeoni se riesci a scoparti la Cercatrice di Grifondoro’ mi avevano derisa i suoi amici mentre camminavo per i corridoi i giorni successivi. Io avevo sempre ignorato le voci e, solo per una volta, avevo lasciato correre dandomi della stupida per esserci cascata. Avrei dovuto capire subito che uno come lui non avrebbe avuto buone intenzioni con una come me e, infatti, mi ero venduta per soli cinquanta galeoni. Per lui, io valevo cinquanta galeoni.
Sfoderai la bacchetta e la frapposi tra noi, puntandogliela sotto il mento.
-Sei solo uno schifoso verme viscido, Wright, e mi dispiace per te e per la tua miserabile vita- sibilai disgustata.
-Non ti facevo così piena di iniziativa. Se bastava così poco per scatenare la leonessa che è in te avrei provveduto parecchi mesi fa- infierì.
Stavo per affatturarlo a sangue quando una voce profonda (e conosciuta) risuonò nella stanza semicircolare.
-Cosa sta succedendo qui?- disse Scorpius. Qualcosa nel suo sguardo mi suggeriva che aveva sentito lo scambio di battute tra me e Sebastian.
-Caposcuola Malfoy, stavo solo salutando una vecchia amica- si difese Wright con espressione angelica.
-A me pare che tu la stessi importunando. Dieci punti in meno a Corvonero e fila via di qui prima che ti assegni una punizione per il tuo modo scorretto e irrispettoso di approcciarti ad una Caposcuola- disse gelido indicandomi con l’indice.
-Nessuno ti ha insegnato che è maleducazione origliare, Caposcuola?- rispose Sebastian infuriato.
-Vattene Wright- sibilò Malfoy guardandolo fisso.
Sebastian ricambiò con uno sguardo disgustato e imboccò le scale.
Quando sparì dalla mia vistami lasciai scivolare contro il muro e mi sedetti sul pavimento. Il nodo alla gola persisteva e premeva forte verso l’alto tanto da farmi male. Una lacrima calda rotolò lungo la mia guancia e atterrò sul dorso della mia mano.
‘Non piangere, lui ti sta guardando. Lo lascerai vincere di nuovo’ mi ripetevo, ma non mi importava. Tanto ormai aveva già sentito tutto.
Un’altra lacrima scivolò coraggiosa sulla guancia ma, questa volta, un tocco delicato arrestò la sua corsa.
Alzai lo sguardo e un paio di occhi grigi lo ricambiarono.
-Non voglio sapere cosa è successo tra di voi-disse sedendosi di fronte a me accarezzandomi i capelli –ma lui deve aver fatto qualcosa di grave per farti piangere addirittura davanti a me- concluse.
-Così avrai un altro motivo per deridermi. È meglio per te, giusto?- sussurrai piangendo più forte.
-Io non rido per i dispiaceri degli altri e nessuno dovrebbe permettersi di farti piangere. Sei molto più bella quando sorridi- disse accarezzandomi una guancia.
Mi sfuggì un singhiozzo e lui mi abbracciò permettendomi di sfogare le lacrime.
Quella versione di Scorpius Hyperion Malfoy mi stava lasciando tanto basita quanto affascinata.
Mi piaceva quella versione di Scorpius Hyperion Malfoy.
Dopo diversi minuti il mio pianto si affievolì fino a sparire e sollevai lo sguardo su di lui che non aveva smesso un secondo di accarezzarmi la schiena, provocandomi piccoli dolci brividi.
-Posso chiederti un favore? Potresti non parlare con nessuno di quello che hai sentito o visto? Nemmeno con Albus, soprattutto non con Albus- lo supplicai.
-Non sono così stronzo come credi sai? Questo nostro segreto mi accompagnerà nella tomba- disse con un sorriso mentre mi aiutava ad alzarmi.
-Sono in debito con te, non avrei mai pensato di dirlo- risposi sorridendo.
-Una Grifondoro in debito con un Serpeverde. È una data di grande rilevanza storica questa!-
-Non ti pavoneggiare troppo, platinato, sconterò la mia pena con grande onore- dissi imboccando le scale.
-Chiamami ancora platinato e te lo faccio vedere io l’onore- borbottò.
Scoppiai a ridere seguita da lui.
Ci fermammo a pochi passi dal ritratto della Signora Grassa, il rimbombo delle nostre risa che si propagava per il corridoio deserto a quell’ora del pomeriggio.
-È questa la Rose che vorrei sempre vedere- sussurrò.
Abbassai lo sguardo imbarazzata.
-Grazie Scorpius- bisbigliai.
-Oddio lo hai detto davvero- disse lui sconvolto.
In quel momento realizza di averlo chiamato per nome.
-Beh, è il tuo nome… Scorpius-
-Oh no, io intendevo dire che mi hai detto davvero grazie-
-Smettila di infierire!- lo rimproverai sorridendo.
-Quindi da domani nemici come prima?-
-Esattamente-
-Quindi adesso se ti abbracciassi di nuovo non mi lanceresti contro un Ardemonio, vero?-
Doveva davvero smettere di sorridere con quel sorriso così puro e infantile, doveva smettere subito…
-Solo se tu prometti di non pugnalarmi alle spalle- risposi.
La sua risata flebile mi colpì le orecchie e pochi secondi dopo mi ritrovai stretta al suo corpo caldo ed accogliente.
Un’improvvisa sensazione di calma mi invase da testa a piedi e realizza che in quel momento, solo in quel momento, quello era l’unico posto dove veramente volessi stare: tra le sue braccia.
Ancora stordita dai miei pensieri e dal suo abbraccio mi staccai da lui e gli rivolsi un breve sorriso. I nostri sguardi prolungarono l’abbraccio e rimasero legati per parecchi secondi
-Quindi nemici come prima- interruppi quel momento quasi surreale.
-Si, nemici come prima- rispose ricambiando il sorriso.
-Beh, allora, io vado. Oh, quasi dimenticavo, questi sono gli orari delle ronde della settimana- dissi porgendogli il foglio.
-Grazie mille. Ci vediamo a cena, nemica del cuore- disse divertito.
-Ci vediamo a cena- risposi e mi affrettai a raggiungere la mia Sala Comune.
Il comportamento di Scorpius mi aveva scombussolata: prima mi aveva derisa nell’ora di Pozioni, poi mi aveva aiutata e consolata. Per quanto mi sforzassi di raggiungere una conclusione, non riuscivo a non pensare a quell’abbraccio caldo e pieno: pieno di quella me stessa che non avevo mai mostrato a lui e pieno di quella dolcezza che lui non aveva mai mostrato a me, pieno di una sorta di calore che tutto poteva essere fuorché odio.
E per quanto mi sforzassi a pensare ‘Domani nemici come prima’ non potevo ignorare la parte di me stessa che diceva che oggi qualcosa tra me lui si era inaspettatamente sciolto, sconvolgendo il mio amato equilibrio e il mio modo di pensare.
Quell’anno si prospettava decisamente interessante.
 
 
 
ANGOLO AUTRICE
Ok posate i forconi, al patibolo ci sto andando da sola.
Buongiorno! Non vi chiedo nemmeno scusa per il ritardo, non merito di essere graziata solo che non pensavo che l’inizio della scuola avesse un impatto così sconvolgente sulla mia routine quotidiana e sulla mia relazione letto-divano-cucina.
Comunque ho deciso di allungare un pochino il capitolo per quantomeno tentare di compensare all'abnorme ritardo.
In questo settimo capitolo sono successe parecchie cose: intanto Pendragon potrebbe tranquillamente andarsene a… ok, non siamo volgari su! Non credevo che un personaggio di mia invenzione potesse starmi così antipatico! Ad ogni modo, tenete d’occhio la ‘Semper Fidelis’ perché sarà parecchio importante nei prossimi capitoli. La Pozione è di mia invenzione come anche le sue proprietà e le sue funzioni. Per capire cosa c’entra con tutta questa storia dovrete aspettare l’ottavo capitolo.
Per quanto riguarda Difesa… è tornato Moody!
Ehi, so che nel libro è morto ma io, con i miei poteri da autrice della storia, ho deciso di riportarlo in vita semplicemente perché è il personaggio più, come dire, FICO della saga (o almeno a mio parere) e siccome per metà delle sue comparse nella saga della Rowling non era lui ma un Mangiamorte con un esilarante tic alla lingua, ho deciso di rendergli giustizia inserendolo tra il corpo docenti di Hogwarts. A proposito, quasi dimenticavo, la frase ‘Era come se fosse stato scolpito nel legno stagionato da qualcuno che avesse solo una vaga idea di come dovevano essere le facce umane, e non fosse molto abile con lo scalpello. Ogni centimetro di pelle sembrava coperto di cicatrici. La bocca pareva un taglio diagonale, e mancava un grosso pezzo di naso’ è copiata da “Harry Potter e il Calice di Fuoco” della Rowling: non sono riuscita a trovare altre parole per tentare di descrivere Moody perché semplicemente, l’unica descrizione a rendergli giustizia è quella della nostra grande scrittrice.
Abbiamo anche scoperto qualcosa sulla nostra Rose e, soprattutto, LA ROSIUS TORNA ALL’ATTACCOOOOOO!
Volevo anche scusarmi per l’impaginazione del capitolo precedente ma ho avuto dei problemi con l’html e ho dovuto postare il capitolo senza cambiare il carattere.
Beh, credo di aver detto tutto.
Al prossimo capitolo!
Baci,
la vostra -I
 

 
   
 
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