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Autore: emily12_    22/09/2014    1 recensioni
Leggera atterrò con un piede sulla ringhiera del balconcino, poi saltò giù e si diresse verso la finestra.
L'aria fresca della sera si infilò sotto il cappuccio e una ciocca scura le finì davanti agli occhi.
La soffiò via e alzati l'indice e il medio della mano gli fece fare un mezzo giro sussurrando qualcosa con le labbra che le tremavano.
* * *
E se apparisse da una finestra la sorella di Howl?
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Howl, Markl, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sophie | Coppie: Howl/Sophie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5


Cercò di controllare il tremore delle mani o di rallentare i battiti del suo cuore, ma la paura rimaneva: perché lei non era coraggiosa, non lo era mai stata.

Rabbrividì: il tessuto della maglietta si era bagnato per i capelli e ora aveva freddo.

Si asciugò meccanicamente i capelli con un incantesimo: ricordava quanto era stata felice di impararlo, aveva sempre odiato stare davanti al fuoco con una salvietta aspettando che si asciugassero da soli.

Doveva fare qualcosa, non poteva stare con le mani in mano...

Prese il carillon e lo osservo seduta a gambe incrociate sul letto, non sembrava avere nulla di strano: ancora non riusciva a scorgervi nessun potenziale incantesimo pericoloso.

Girò la rotellina e con i muscoli tesi vide il coperchio alzarsi alle note della melodia e la ballerina cominciare a girare in tondo come aveva sempre fatto.

Ma per poco non le sfuggì di mano quando notò che gli occhi della statuetta in tutù erano dorati.

Erano gli stessi occhi della ragazza che aveva sognato.

Doveva essere lei: era uguale. La cosa cominciava a piacerle sempre meno.

Si alzò di scatto e aprì con cautela la porta della sua camera sbirciando fuori.

“Ehi Moira!”

La ragazza sobbalzò vedendo Markl che la fissava incuriosito “sei stata chiusa in camera tutto il giorno. Stai bene?”

“Emm...sì sì.” balbettò lei presa alla sprovvista, ma poi le venne un'idea “Markl mi faresti un favore?”

Non doveva avere un bell'aspetto dal modo titubante in cui il bambino la guardava.

“Ti prego, mi diresti dove Howl tiene i suoi libri? Ci darò solo un'occhiata, promesso. Ma tu non devi dirgli che li ho guardati, ok?”

Markl corrugò la fronte: “Il signor Howl tiene molto ai suoi libri. Stacci attenta.”

“Grazie Markl!!” esclamò lei abbracciandolo.

“Bah...” borbottò lui poco convinto “stacci attenta però.”

“Promesso.”

* * *


La “veloce occhiata” si rivelò al contrario un intero pomeriggio sui libri.

Aprì diversi cassetti alla ricerca di un fiammifero per accendere una candela quando la luce grigia e rosata che entrava dalla finestra non fu più sufficiente.

L'odore di arancia della candela si mescolò a quello di carta ingiallita e le ombre della stanza si fusero tra di loro nella parte non illuminata della stanza.

I suoi occhi non ne potevano più, ma lei doveva assolutamente trovare un modo per creare quel portale e andare a Tipperly.

Non ci teneva a fare qualche altro sogno inquietante o a vedere fantasmi che le chiedevano di essere aiutati: si era stancata di quella storia.

Piano piano sentì la forza defluirle dalle braccia e lo sguardo confondere le righe fattesi pallide sulla carta.

Poco dopo, senza accorgersene, gli occhi le si chiusero e affondò nel buio.

* * *


L'aria fresca le graffiò le guance mentre cercava di mettere a fuoco la scena sbattendo le palpebre.

Era su un balcone che dava su una distesa di case, palazzi e strade a perdita d'occhio.

Sentì un sospiro e si guardò intorno: non era sola.

Poco distante da lei c'era un'altra ragazza e Moira capì subito che era la ragazza dagli occhi d'oro del carillon.

Aveva i gomiti appoggiati alla ringhiera e lo sguardo perso nel vuoto. Indossava lo stesso vestito da ballerina della statuetta: gonna al ginocchio e maglietta di cotone leggero rosato.

I capelli castani raccolti in maniera scomposta in una treccia le ricadevano sulle spalle a seconda di come soffiava il vento.

“Sarebbe così facile lasciarsi cadere giù, non trovi?” disse ad un tratto la ragazza senza guardarla “peccato che non arriverei da nessuna parte. Non posso morire chiusa qui dentro.”

Moira sentiva la gola secca e aveva paura a dire qualsiasi cosa.

“Sei venuta.” commentò “ti conosco meglio di quanto immagini, sai? Ho vissuto la tua vita mentre la vivevi tu. Vincolata qui non ho potuto averne una mia, di vita. Ma tu mi hai sempre portato ovunque con te. Immagino che dovrei ringraziarti. Ma, sinceramente, ti spiace se non lo facessi?”

“No, no.” balbettò Moira.

“Davvero, faresti meglio a portarmi a Tipperly. Una volta a palazzo troverei il modo di ringraziarti come si vede. Potresti avere ciò che vuoi.”

La ragazza volse i suoi occhi dorati verso di lei e i pensieri di Moira si ghiacciarono.

“Scusa, so che forse sembro un po' scorbutica, ma non sono abituata a parlare con le persone, come puoi immaginare.”

“Non...non sei scorbutica.” riuscì a dire Moira facendo un passo verso di lei, trattenendosi dall'allungare una mano e toccarla per vedere se era reale.

“Mi sei sempre sembrata simpatica.” commentò la ragazza.

“Okay.” fece Moira incapace di formulare una frase sotto quegli occhi dorati che la scandagliavano.

Si sentiva attratta da quella ragazza, ma allo stesso tempo ne aveva paura e le tremavano le gambe.

Perché?

“Comunque puoi chiamarmi Lia.” le sorrise amichevolmente porgendole la mano.

Moira subito si irrigidì al pensiero di stringerla, ma poi ricambiò la stretta: le dita erano fresche e appena screpolate,mentre il palmo interno quasi tiepido.

Le immagini si deformarono all'improvviso e Moira si ritrovò seduta di nuovo al tavolo della biblioteca con un libro davanti e una candela ormai completamente consumata a rischiararla.

Mugugnò sconfortata e si prese la testa tra le mani cercando di controllare i battiti del proprio cuore.

* * *


Alzò la mano tenendo l'anulare piegato e Sam brillò sulla sua spalla mentre pronunciava l'incantesimo trovato per aprire il portale.

Doveva funzionare: non aveva molte alternative.

E infatti funzionò: Moira entrò nell'armadio, chiuse le ante dietro di sé e oltrepassò lo specchio di aria fredda che la separava da Tipperly.

L'idea di aprire il varco nell'armadio per non farsi scoprire era stata di Sam: probabilmente Calcifer se ne sarebbe accorto nel giro di poche ore aggirando in un attimo tutti gli incantesimi di protezione e invisibilità di Moira, ma lei contava che per quell'ora sarebbe già stata a casa.

Si sarebbe preoccupata dopo di spiegare cosa aveva fatto e perché.

Era sempre stata una “brava bambina”, a parte i risultati poco soddisfacenti nello studio, aveva sempre fatto ciò che le veniva detto.

Si era sempre sentita “in debito” verso tutti coloro che le stavano vicini, si era sempre conformata a quello che gli altri volevano.

Howl non era mai stato così, lui era sempre riuscito a essere chi voleva, e senza fare nessuno sforzo era sempre stato il preferito da tutti; lei invece tendeva a scomparire.

Ora si era stancata: era arrivato il momento di fare ciò che voleva.

Attraversando il portale sentì i piedi staccarsi dal suolo e brividi di freddo per tutto il corpo, ma fu solo un attimo,prima che le sue ginocchia sbatterono dolorosamente sul cemento.

Scattò in piedi ai suoni dei clacson e il gas di scarico le invase i polmoni.

Tossì scrollando la polvere dalla gonna.

Era al lato di una strada trafficata in mezzo a un fiume di persone e di palazzi altissimi: le ricordò subito il paesaggio che aveva visto dal balcone del sogno.

Era arrivata a Tipperly senza l'aiuto di nessuno: ancora non riusciva a crederci.

Sentiva il peso del carillon nella borsa e i rumori della strada le riempivano le orecchie.

“Moira guarda il manifesto!” le gridò all'orecchio Sam.

Lei alzò lo sguardo e per un attimo smise di respirare: “Tipperly entra in guerra come alleata delle terre di Ingary.”

Un'altra nazione che si aggiungeva all'elenco, altre migliaia di morti e altrettanti accordi che avrebbero reso quasi impossibile alla guerra di finire.

Ma perché Tipperly avrebbe dovuto scendere a combattere?




  
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