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Autore: AuraNera_    23/09/2014    1 recensioni
Non serve superare degli esperimenti genetici per essere speciali. Si può scampare alla morte... o essere posseduti.... non saperlo è pericoloso.... ma se ne sei a conoscenza, come va a finire? Qual è il tuo futuro? Perché combattere? Per chi?
Ma soprattutto..... contro chi?
Genere: Drammatico, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Egypt

Guardammo basite la figura di Echo avvolta dalle ombre. Aveva le braccia abbandonate morbide parallelamente al suolo, adagiate sui fianchi. Nella mano destra reggeva Purgatorio, attiva.
E l’arma attiva non annunciava nulla di buono.
“Echo... noi...” iniziò Egypt, ma l’altra la interruppe.
“Sssht!” sibilò, lo sguardo marrone che fissava con astio la sorella.
“Che ci fai qui, Echo?” sbottò il demone.
La ragazza dai capelli celesti non rispose, si limitò a rimanere immobile, pareva che non stesse nemmeno respirando.
Sembrava... in attesa. In attesa di qualcosa. No... capii che stava aspettando noi.
“Valkyria...” soffiai, quando capii a cosa ci avrebbe portato quella situazione.
“Tornate indietro” disse tutto d’un tratto la ragazza dagli occhi sanguinei. La sua voce atona non ammetteva repliche.
“No” disse Valkyria. Come non detto.
Echo fece roteare Purgatorio da una mano all’altra, tagliando l’aria illuminata dai due bagliori, quasi spettrali nella penombra del luogo.
Il messaggio era chiaro. Noi non saremmo passate da là.
“Egypt”mi chiamò la mia compagna. “Vattene”.
Rimasi interdetta. Come potevo lasciarla lì?
Stavo per esprimere la mia domanda ad alta voce, quando lei continuò a darmi istruzioni, decisa.
“Io combatto. Questa questione è diventata personale. Vai da Nightmare. Trovalo, e salvalo. Ti raggiungo.” Sibilò. Io esitai, ma poi mossi il capo in un cenno d’assenso.
“Ora!” urlò Valkyria, mentre si lanciava in avanti, la falce di nuovo in mano. Scattai anche io a pochi metri dalla mia amica, scartando di lato per evitare Saint, che mi passò pericolosamente vicino ad un orecchio. Balzai in avanti, rotolando, per evitare nuovamente la lama azzurra, per poi mettermi a correre, veloce, verso la porta indicata da Louise.
Mi voltai impercettibilmente verso il luogo che mi stavo lasciando dietro. Kathleen mi stava coprendo le spalle, mentre Echo mi fissava con uno sguardo vuoto, ma pericoloso.
‘Buona fortuna’ pensai, rivolta verso la mora. Poi scattai nuovo, in un nuovo corridoio color del metallo, scarsamente illuminato da alcuni neon, la maggior parte dei quali spenti.
Una porta, a sinistra. Chiusa. Provai a buttarla giù con una spallata, ma inutilmente. Purtroppo non ero abbastanza forte.
“Dobbiamo fare il giro” disse una voce alle mie spalle.
“Pearl!” urlò la fantasmina buttandosi addosso all’altro spettro, che sembrò sorpreso, ma rispose all’abbraccio. Un po’ imbarazzata mi schiarii la voce.
“Scusate, ma c’è Valkyria che sta combattendo e dovremo un attimo sbrigarci...” borbottai, cercando di essere il più carina possibile.
“Oh... sì, certo. Seguimi” si riprese Pearl, prendendo per mano Louise, sorridendole.
Ci incamminammo per un altro imbocco identico in tutto e per tutto al precedente. Pearl doveva essersi imparato la strada a memoria per non perdersi. Ero confusa: perché Nightmare era protetto tanto bene. Le guardie, quella sorta di labirinto, Echo... già, Echo. Chissà che ci faceva lì.
“Ehi, Egypt” mi chiamò il fantasma del demone. “Hai detto che c’è Valkyria che combatte contro Echo. Che ci fanno loro due qui?” chiese scrutandomi con i suoi occhi celesti.
Io scrollai le spalle “Valkyria ha capito i suoi errori, e ora ci sta ponendo rimedio. Per quanto riguarda Echo... davvero non ne ho idea.” Risposi, un po’ esitante.
“Capisc...” iniziò lui, per fermarsi di botto, sgranando gli occhi. Feci la stessa cosa non appena capii cosa l’aveva preso alla sprovvista. Il corpo evanescente di Louise era pervaso da scariche dalla consistenza apparentemente elettrica, rosso sangue.
“Che sta succedendo?” esclamai preoccupata.
“Il mio spirito inizia ad appesantirsi. L’anima si deteriora. Io cadrò” sussurrò la ragazzina, gli occhi pieni di paura.
In quel momento non seppi cosa dire. Mi sentivo impotente, inutile. Mi ero affezionata a Louise, mi aveva aiutato, tanto. E io no potevo fare nulla per salvarla.
Pearl, nel frattempo era rimasto in silenzio, con uno sguardo molto serio, troppo serio per i suoi undici anni. Stava prendendo una decisione importante.
“Perché non puoi riposare in pace? Qual è il tuo rimpianto?” chiese alla ragazzina dolcemente, e lei tirò su con il naso.
“Io ho sempre avuto paura della solitudine. Ho paura di compiere questo enorme passo da sola. Ma nessuno può accompagnarmi.” Disse lei con un bisbiglio, gli occhi lucidi di lacrime evanescenti quanto lei.
“Posso farlo io” disse il ragazzo. E con quella frase risolvette tutto.
Le scariche rosse scomparvero e l’essenza di entrambi i fantasmi  divenne più sfocata, luminosa e... opaca, in un certo senso.
“Egypt. Ascoltami bene. Questo corridoio ti porterà da Nightmare. Devi scendere delle scalette e la quinta cella sulla destra è la sua. Ci saranno delle guardie, stai attenta.” Mi spiegò Pearl. Annuii, incerta.
“Bene. Questo è un addio, Egypt.” Disse lui, mentre la figura sue e quella di Louise evaporavano.
“Pearl... il tuo rimpianto... qual è?” chiesi di getto ad un tratto. Mi era sfuggito, non era affar mio e lo sapevo. Semplicemente, avevo domandato.
Lui mi sorrise. “Ho sempre rimpianto di non aver mai amato qualcuno.” E svanì assieme alla ragazzina, dopo che questa ebbe sussurrato un addio.
Rimasi a osservare il vuoto, sconvolta. Già, sconvolta dalla moltitudine di eventi ed emozioni che sentivo mescolarsi nel mio petto. Ero preoccupata per Valkyria e Nightmare, sollevata e felice per i due fantasmi, ora felici e liberi, ero spaventata... per me stessa.
Feci solo pochi passi, quando altre guardie mi vennero incontro. Probabilmente erano stati informati del lago di sangue al piano superiore.
Estrassi la mia piccola lama, conscia di non essere portata per lo scontro ravvicinato. Ma ci dovevo provare. Premetti un pulsante, la lama si allungò diventando da pugnale a spada.
Avevo paura, sì. Perché in quel momento ero da sola.

Valkyria
Scattai in avanti. “Ora!” urlai, e sentii Egypt correre dietro di me.
Echo scartò di lato, facendo ruotare Purgatorio. Così stava puntando ad Egypt, che per fortuna evitò i due fendenti di Saint con una capriola in avanti.
Spiccai un salto atterrando sull’asta dell’alabarda, per poi rimbalzare su di essa e coprire la fuga della sensitiva da un possibile inseguimento di mia sorella.
“Sono io la tua avversaria” sibilai, mentre i passi di Egypt si affievolivano, dopo un momento di incertezza. Repressi un sospiro di sollievo. Ce l’aveva fatta a passare.
‘Ma ora tocca a me’ pensai, facendo roteare la lama.
“Non voglio combattere contro di te, Kathleen. Stai indietro. Egypt e Nightmare sono pericolosi, e devono essere eliminati.” La voce atona di Echo mi infastidì particolarmente, in quella circostanza.
E poi... “pericolosi” aveva detto. Non traditori, ma pericolosi. Ma per cosa, poi? O meglio... per chi?
“No.” Risposi, secca, guardando la mia falce, la lama che scintillava, ancora incrostata di rosso sangue.
“Come hai detto?” mi chiese glaciale quell’essere vuoto che era stata mia sorella.
“No. Consideratemi pure pericolosa. Ho aperto gli occhi, ormai. Voi siete il nemico.” Conclusi, il mio sguardo scuro puntato negli occhi cremisi dell’altra.
Roteai la falce, per poi scattare in avanti. Lo scontro ebbe inizio così, con lei che parava il mio colpo rabbioso con inflessibile calma.
Provai a girare la falce attorno all’asta di Purgatorio, per infilzarla nonostante la parata, ma lei balzò indietro, per poi saltare nuovamente in avanti, con Sinner puntata al mio cuore.
Scartai verso destra, per poi indietreggiare, studiando Echo che si stava rialzando.
Quella era mia sorella. Mia sorella.
Iniziai a spostarmi in circolo, in un lento movimento a spirale, per poi fare una finta verso destra. Attaccai a sinistra, invece, con un fendente proveniente dall’alto, che prese solo aria, dato che l’altra si era rapidamente spostata indietro, per poi tentare un affondo con Sinner, che deviai con l’asta della falce.
Echo provò allora a tirarmi un calcio nello stomaco, che io intercettai con una mano. La dovetti però lasciar andare, altrimenti Sinner mi avrebbe decapitata.
Eravamo piuttosto lontane tra di noi, stavamo camminando lentamente in circolo, scrutandoci, cercando di prevedere le mosse dell’avversaria.
D’improvviso, da Sinner si sprigionò una strana energia, che prese la forma di onda d’urto, rosso sangue. Ebbi la prontezza e il buonsenso di schivarla, perché laddove colpì la parete, lasciò una brutta impronta nera.
Echo iniziava a far sul serio. Allora dovevo rincarare la dose.
Staccai la frusta dall’apposito sostegno legato ai pantaloncini e la feci schioccare, prima di premere un pulsante sotto l’impugnatura che la ricoprì di piccoli uncinetti.
Vibrai un colpo in direzione della ragazza dai capelli celesti, la quale lo evitò saltando indietro. Non mi arresi e la feci roteare, riuscendo dopo vari tentativi, a procurargli un taglio sottile, ma abbastanza profondo sul bracci di Echo.
Poi mi lanciai per terra, rotolando sulla spalla destra e balzando via per allontanarmi dalla ragazza e dai suoi fendenti.
Non intenzionata a lasciarmi in pace, mia sorella scattò verso di me, roteando Purgatorio con una maestria invidiabile. Ma non potevo permettermi la meraviglia in quel momento.
Schioccai la frusta per terra, facendo esitare la carica spietata e fatale della mia avversaria. Continuai a muoverla in continuazione, per impedire a Echo di avvicinarsi, per prendere tempo, per studiarla, per captare un possibile punto debole.
Ci misi troppo.
Lei piantò Sinner per terra, generando un’onda d’urto tremenda, che mi bruciò i polpacci, rendendo i miei passi dolorosi, lenti e goffi.
‘Merda! Non ci voleva!’ pensai, mentre i mio cervello lavorava freneticamente per trovare una possibile soluzione.
Echo mi attaccò con un fendente di Saint, che bloccai attorcigliando la frusta attorno alla lama bianca e deviandolo di lato, mentre mettevo in funzione anche la falce, colpendo all’addome mia sorella con l’asta.
Lei cadde all’indietro, per poi compiere rapida una capriola indietro per evitare un attacco in salto da parte della sottoscritta, attacco che le avrebbe trapassato il cuore.
Non che ci sperassi.
Emisi un grugnito di dolore. Le bruciature sembravano volermi erodere la carne dai polpacci. Non riuscivo a reggere il ritmo della battaglia. L’ignoranza mi sarebbe forse stata fatale?
Mi raddrizzai gusto in tempo per intercettare l’ennesimo attacco di Echo, potenziato con Saint, che duplicò la forza dello scontro.
Caddi in terra, le gambe non mi avevano retto. Anche Echo si era sbilanciata nel suo attacco, la segretezza con la quale aveva trattato la sua arma le aveva impedito di fare pratica. Purgatorio era pericolosa per entrambe, ma quella nei guai fino al collo ero ancora e sempre io.
Approfittando dello stordimento di Echo, mi issai nuovamente sulle gambe tremanti, con un gemito. Le battaglie faccia a faccia erano da escludere. Quel combattimento aveva preso pieghe inaspettate e livelli estremi.
Echo fece partire una seconda onda d’urto cremisi, probabilmente con l’intento di paralizzarmi del tutto le gambe per finirmi, una volta per tutte.
Mi mancò, e di molto, ma non per una sua svista. O forse sì, forse non aveva considerato un piccolo dettaglio: io ero un demone muta forma. Due arti per due arti. Le mie gambe erano pressoché inutilizzabili in uno scontro. Due ali potevano essere un’ottima alternativa.
Ali da pipistrello, nere e prive di piume, con qualche spuntone, tanto per renderle un po’ più pericolose. Presi quota, poi mi lasciai cadere, mirando a Echo con la mia falce.
Riuscii solamente a sfiorarla, senza nemmeno strappare il suo vestiario. Echo era veloce, e aveva un occhio acuto. Probabilmente il secondo era il problema più grosso.
Iniziai ad attaccarla a raffica con fendenti provenienti dalle più disparate direzioni. Aspettavo un sue errore, anche minimo, una piccola svista.
Ma Echo parava e schivava ogni mio colpo, pur non avendo occasione di contrattaccare.
La lama della falce si incastrò con la struttura curva ed irregolare di Sinner. Poteva essere una splendida occasione.
Mentre tenevo con la mano destra l’asta della falce, con la sinistra strinsi la frusta chiodata. Rotolai sulla spalla della falce e schioccai l’altra arma velocemente, e con potenza.
Spruzzi di sangue bagnarono il lato destro del volto di Echo e il pavimento, mentre separavo la mia arma dalla sua.
Ora la senza – emozioni aveva un lato cieco. E io un’occasione in più.
Accecata dalla presunzione, mi gettai a capofitto verso mia sorella, che si era tamponata l’occhio ormai cieco. Alzai la mia falce, pronta a colpire, a mettere fine a quello scontro.
Successe tutto in un attimo.
Echo fece partire un’onda di energia, azzurra questa volta, proveniente da Saint. Mi immobilizzai a mezz’aria mentre Echo avanzava. Avanzava contro il tempo, l’incantesimo di Saint era debole, lo sentivo già rompersi.
Ma quel tempo alla ragazza cogli occhi sanguinei bastava.
Sinner si illuminò di cremisi. Mia sorella mosse la lama demoniaca, due fendenti in rapida successione, mentre l’incantesimo di Saint si annullava.
Nella mia mano destra, vidi la lama della falce essere disintegrata, cadendo in mille schegge che graffiarono i nostri volti.
La mia mano sinistra, seguita da tutto il braccio e dalla frusta, giaceva per terra immobile, in mezzo al sangue. Echo mi aveva amputato il braccio.
Emisi un urlo disumano, di rabbia, di dolore.
“Non dovevi metterti contro di me, sorellina.” Disse Echo con voce fredda, mentre io mi tenevo il moncherino che continuava a perdere sangue. Troppo sangue.
“Tu non sei mia sorella.” Sibilai, la voce rotta dal dolore. “E non devi sottovalutarmi” aggiunsi, mentre quello che restava del mio braccio cominciava a muoversi in modo orrendo. Si gonfiava, si allungava, a torceva disgustosamente.
Riparai le vene che si erano rotte, rigenerai le ossa che erano state mozzate, risanai i muscoli e le terminazioni nervose. Insomma, mi faci crescere un altro braccio, nero, lungo.
Gettai lontano la falce, ormai inutilizzabile, e strinsi la frusta. Sentivo l’energia demoniaca scorrermi dentro le vene, privandomi della mia umanità.
Le ali scure si erano ricoperte di spuntoni, unghie e denti si erano allungati, il bianco degli occhi era diventato rosso, l’iride era scomparsa, e la pupilla si era ristretta come quella di un rettile.
Lanciai un urlo disumano, riuscivo a percepire quell’enorme potere a cui ero stata esposta anni prima. Quel potere che mi aveva sempre spaventata.
Mi lanciai verso il suo lato cieco, la furia che mi sosteneva. L’attacco fu respinto dalla fragile barriera di Saint. E quello stesso scudo diventò un’onda d’urto che mi sbalzò via, sopra le schegge della mia falce.
Mi tagliarono, fui graffiata, urlai di nuovo, come un animale avvolto da catene arroventate.
Mi scagliai contro la senza emozioni, ormai esausta dai numerosi colpi. La stanchezza, prima o poi, porta a degli errori.
Parò i primi colpi, ma poi la mia mano, quella sinistra, quella demoniaca, si strinse attorno alla sua gola. Echo alzò l’alabarda, per colpirmi, ma non fece in tempo.
Purgatorio cadde in terra con un cupo tintinnio metallico, i bagliori si spensero e le lame vennero bagnate da altro sangue.
Il sangue della proprietaria di quell’alabarda. Sangue proveniente dal cuore della senza – emozioni, lacerato dalla punta della falce che avevo recuperato da terra, stretta nella mia mano destra assieme alla frusta.
Echo era morta.
Ci misi qualche secondo a calmarmi, la sete del sangue del demone si era placata. E mi accasciai in terra, segnata dalle numerose ferite e dall’ingente perdita di sangue. Tossii e un po’ di saliva colorata di cremisi mi sfuggì dalle labbra. Sentivo caldo, ero stanca.
Chiusi gli occhi e venne il buio.
Non so per quanto tempo rimasi incosciente, relativamente poco, penso. Emisi un gemito ancor prima di aprire gli occhi. Mi accorsi di non essere più da sola.
“Ti sei svegliata, finalmente!” trillò Wish allegra. La guardai, frastornata. Accidentaccio a lei e alla sua voce squillante.
Mi tirai su a sedere, non senza fatica, e mi guardai intorno.
Wish e Hope, perché sì, c’era anche lui, mi avevano guarito le ferite più gravi fino a renderle meno gravi. Avevo finito di perdere sangue, ma mi sentivo tutta appiccicosa.
E, cosa più importante, Egypt non c’era.
Provai a parlare, ma avevo un grumo di sangue in gola, così lo sputai.
“Egypt?” gracchiai. Mi girava tremendamente la testa e avevo lo stomaco rivoltato.
Wish fece spallucce. “Perché, c’è anche lei?” chiese, sinceramente stupita.
Io, per tutta risposta, mi rialzai in piedi, barcollando. “Andiamo” dissi semplicemente.

Egypt
Arrancavo, inzaccherata di rosso da capo a piedi. Avevo riportato diverse ferite, sulla coscia, sinistra, e sulle braccia. Quanto sangue avevo perso? Non sapevo dirlo, ma la testa mi girava in un modo assurdo, sentivo le gambe molli e tremanti, vedevo sfocato e doppio.
E, soprattutto avevo ucciso quelle guardie in un enorme lasso di tempo, quel poco tempo prezioso che avevo.
Perciò arrancavo, verso quella dannatissima porta, che ormai riuscivo a vedere. Ma in quel momento, mi sembrava lontana, troppo lontana.
Avevo la mente annebbiata. I sensi mi stavano abbandonando. Ma dovevo resistere.
Finalmente le mie dita si strinsero attorno alla maniglia fredda della cella di Nightmare. Spalancai la porta con le ultime forze che mi rimanevano.
Lui mi vide e mi urlò qualcosa, che io non udii. Caddi in terra, esausta.
L’ultima cosa che vidi, prima che l’oblio mi inghiottisse, fu un coltello che trapassò il petto del ragazzo che avrei dovuto salvare, lì dove si trovava il cuore.


Angolino nascosto nell’ombra.

............ devo proprio commentare, sì?

Sono in lutto per i miei stessi personaggi. Sono una persona cattiva... *depression time*

Io me ne vado domani... quindi non potrò scrivere. E sono già in ritardo. Meraviglioso, vero?

Ok. Grazie lettori dalla sacrosanta pazienza che mi recensite.

E scusate dello schifo di scontro all’arma bianca soprannaturale (?) che ho fatto in questo capitolo.

Ci sentiamo, alla prossima :DD

Byeeeeee

Aura_

  
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