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Autore: miss dark    23/09/2014    1 recensioni
Febbraio 2093. In un mondo sopravvissuto alla crisi del petrolio e alla Terza Guerra Mondiale, retto dal Terzo Governo degli Oligarchi e trasformato in un Sistema dove le persone non sono esseri umani, ma ingranaggi di una macchina informatica, gruppi di Cyber Resistenza tentano di ripristinare l'ordine naturale delle cose e di risvegliare le coscienze assopite della popolazione. Aileen e le sue Mine agiscono nell'oscurità da anni per mettere a punto un piano capace di ridare speranza all'umanità, ma un evento improvviso sembra metterne in pericolo la riuscita.
[Prima classificata al concorso "Distopia" indetto da BabyJenks sul forum di EFP]
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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18 Febbraio 2093 - Server Sud
 
Capitolo tredicesimo
 

 
Richard digitò nuovamente le coordinate scritte sul foglio stropicciato e l'accesso gli fu negato, ancora. Tentò un'ultima volta, controllando attentamente lettere e numeri uno per uno, ma di nuovo non riuscì ad entrare. Le coordinate scritte sul foglio non potevano certo essere sbagliate, il giorno prima aveva comunicato con quel certo Aleksej, ora perché non riusciva a connettersi a quel Darknet?
Per qualche secondo fu assalito dal dubbio che la giornata precedente non fosse stato altro che un sogno. Eppure aveva in mano quegli schemi, quelli erano la prova che non si era immaginato tutto. Oppure era diventato schizofrenico? Effettivamente quei suoi discorsi tra sé e sé, quel creare e distruggere della sua mente non erano mai stati troppo normali, lui sapeva che nessun altro trascorreva le proprie giornate discutendo con se stesso. Non aveva letto libri, ma sapeva cosa significava essere pazzo, molti Assistenti erano stati trasferiti a causa di qualche comportamento inadeguato, inspiegabile. Richard ebbe paura di essere completamente impazzito, probabilmente avrebbe fatto la stessa fine di quei poveretti. Forse avrebbe dovuto costituirsi? si diceva così? o ci si costituisce solo alla polizia? Quella forse era più un'ammissione di follia, incapacità di intendere e di volere, ecco come si diceva. Forse doveva ammetterlo prima di causare danni seri al Server. Pensò che probabilmente stava iniziando a sentire le voci. Magari era solo la vecchiaia, magari gli Oligarchi lo sapevano e per quello obbligavano al pensionamento ad una certa età. Era già la sua ora?
Richard era decisamente confuso e, soprattutto, nervoso.
Il giorno prima Aleksej gli aveva detto di connettersi al rientro dalla sua postazione, verso le cinque del pomeriggio, per ricevere istruzioni su come comportarsi. Erano già le sei e mezza e nessuno si era fatto vivo, mentre lui aveva provato già una ventina di volte ad accedere a quel dannato Darknet.
Richard, preso da un attacco di rabbia mista ad ansia, spense il computer e diede un calcio alla scrivania di metallo, facendo cadere a terra tutto ciò che prima vi si trovava sopra, compresi i fogli di Yvonne. Non li aveva ancora bruciati e nemmeno imparati a memoria, in realtà non aveva nemmeno deciso consciamente di contattare quel tipo, lo aveva fatto perché gli era stato chiesto. Non era per niente sicuro di voler collaborare con quella gente. Diede un altro calcio alla scrivania e poi andò in cucina a preparare un po' di quel brodo liofilizzato che spacciavano per minestra.
Mentre guardava l'acqua scaldarsi nel pentolino, decise che era troppo vecchio per mettersi a fare cose di quel genere.
 
 
Aileen si svegliò di soprassalto, convinta di aver sentito la porta sbattere sul pavimento. Si girò di scatto verso l'ingresso del proprio appartamento: nessun segno di movimento nè di scasso.
Di questo passo ti ucciderai tu facendoti venire un infarto, cretina, pensò tirandosi a sedere sul divano del salotto.
Al ritorno dal suo stupido tentativo di contatto con il suo vecchio gruppo aveva sentito tutta la stanchezza dei giorni passati piombarle addosso: ansie, nervosismi e lunghe notti insonni trascorse a riflettere e a decidere della propria morte avevano provato il suo fisico. Si era trascinata alla scrivania perché non poteva certo permettersi un'assenza in quel momento. Non presentarsi davanti allo schermo durante l'orario di lavoro, infatti, implicava l'immediata visita di un Supervisore, incaricato di controllare lo stato di salute dell'assentato. Solo un moribondo sarebbe scampato alla sanzione disciplinare: un mese di paga sottratto senza troppi giri di parole per un solo giorno di malattia. Senza contare la perquisizione della casa (tanto per essere sicuri che tutto fosse regolare) e i controlli sistematici nei mesi successivi. Stare male era diventato un lusso nel Sistema.
Appena lo schermo si era spento, però, Aileen si era abbandonata quasi svenuta sul divano e si era risvegliata solo allora. Guardò l'orologio: le otto precise. Si chiese come fosse possibile che il suo istinto non sbagliasse un colpo, l'aveva svegliata esattamente quando doveva avvenire il contatto con Aleksej. Sorrise soddisfatta di sé stessa ed andò a prendere la radiotrasmittente. L'accese rapidamente e la risintonizzò sulla frequenza delle sue Mine. Aleksej era già in ascolto.
- Re, sono Torre, mi ricevi? Passo. -
- Ti ricevo, Torre, sono Re. Passo. -
- Cielo a pecorelle... - si affrettò a dire lei, memore della mancanza del giorno prima.
- ...pioggia a catinelle - rispose lui sorridendo. Non aveva ancora capito che cavolo volesse dire quella frase, eppure la trovava estremamente buffa.
- Credo che dovremo fidarci di questo nuovo Assistente, Re. Ieri notte ho cercato un contatto con i miei vecchi compagni e purtroppo il loro gruppo è praticamente morto. -
Aleksej percepì dolore nella voce fintamente pacata di Aileen. Chi era morto? Il gruppo o qualcuno dei suoi compagni? Si chiese se Aileen amasse qualcuno fra loro. É strano come le domande più strane vengano in mente nei momenti meno opportuni.
- Speravo potessero mettermi in contatto con qualcuno di fidato, ma purtroppo non rimane niente di loro. Dovremo sbrigarcela da soli. Io mi fido del tuo metro di giudizio, Re, se tu pensi che questo signore sia affidabile, allora istruiscilo. Hai il mio beneplacito. Passo. -
Aleksej si sentì onorato di quella responsabilità: finalmente Aileen iniziava a stimarlo per quello che era e non per un ragazzino incapace.
- D'accordo, Torre. Io ho evitato i contatti con lui per tutto il giorno, ma lui mi ha cercato per tutto il pomeriggio. Ormai sono quasi due ore che ha desistito. Spero ci riprovi almeno un'ultima volta. Questa insistenza mi fa ben sperare, però... Passo. -
Aileen scosse la testa e sospirò: - A me no, ma non credo abbiamo alternative. Mancano solo più tre giorni ormai. Io ho finito gli assi nella manica, se mai ne ho avuto davvero qualcuno, e tu pure. Passo. -
- Potremmo fare un ultimo tentativo con l'Alfiere. Magari conosce qualcuno che ci potrebbe essere utile. Passo. -
Aileen aveva già scartato quella possibilità. - Avrò contatti con l'Alfiere solo il 22 mattina molto presto, sarebbe troppo tardi per qualunque addestramento. Passo. -
Aleksej sbarrò gli occhi. Non aveva mai nemmeno parlato con questa Matilde, ma gli sembrava paradossale che un membro del gruppo tanto importante non avesse notizie in un momento così critico. - Com'è possibile? Vuoi dirmi che l'Alfiere non sa nemmeno che Regina è morta? Passo. -
- No, non ne ha idea ed è un bene che sia così. La sua paura potrebbe far uccidere te e il tuo nuovo compagno. E comunque Regina non è morta - ringhiò Aileen sulla difensiva, - camperà ancora cent'anni, quella donna. E ora smettiamo di parlare di lei, hai una nuova Regina. Invitala al ballo e insegnale a danzare, non mi interessa come nè quando. Se il contatto con lei salterà, ti riterrò responsabile e sarai tu a pagarne le conseguenze. Sono stata chiara? Passo. -
Aileen aveva di nuovo assunto quell'atteggiamento di superiorità tanto fastidioso per Aleksej. Lei ne era pienamente consapevole e non dosava a casaccio gentilezza e severità: conosceva il passato di quel ragazzo e sapeva quanto fosse importante tenerlo in riga.
- Chiarissimo - rispose lui laconico, evidentemente offeso, pensò Aileen, - anche se la mia Regina è un'altra e la inviterei volentieri a ballare. Ma in quel caso credo sarebbe lei ad insegnare qualcosa a me... Passo. -
Aileen colse al volo il riferimento a lei ed avvampò, ma non per l'imbarazzo o per la lusinga, quanto per la rabbia. - Smettila di dire scemenze, Re. Fatti una doccia fredda e pensa al tuo lavoro. Ci sentiamo domani, stessa ora, voglio sapere com'è andata con la nuova Regina. Passo e chiudo. -
Aileen spense la radiotrasmittente e si alzò di scatto in piedi. Quel ragazzo l'avrebbe fatta morire. Eppure, pensò, è dolce sapere che c'è ancora qualcuno che pensa a me.
 
 
Aleksej ascoltò per qualche secondo il rumore delle frequenze radio in sottofondo. Non si pentiva di aver detto quello che aveva detto, non gli importava niente del tatto, del corteggiamento, della sensibilità, lui non sapeva neanche cosa fossero quelle cose. Sapeva solo che non riusciva a smettere di pensare ad Aileen e questo lo infastidiva oltre ogni modo. Quel calore nello stomaco lo disorientava ed Aleksej voleva disorientare lei.
Spense la radio e la ripose al proprio posto, poi andò alla scrivania e tolse il blocco al proprio Darknet. Se Richard avesse tentato la connessione, ora ci sarebbe riuscito.
Alle nove di sera, tuttavia, Aleksej era ancora davanti allo schermo ad aspettare un qualche segno della sua presenza, senza però riceverne alcuno.
Forse avevano sbagliato a lasciarlo così sulle spine.












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Ragazzi miei, siamo agli sgoccioli, mancano quattro capitoli alla fine di questa storia, che ha ormai quasi un anno di vita.
La mia piccolina *-*
Come sempre, ogni commento è gradito e ben accetto.
Alla prossima,
Miss

 
  
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