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Autore: ShairaKrane    23/09/2014    4 recensioni
"Non tutti gli umani sono uguali, mi sento più vicina a voi Autobot che a loro" Disse Keira, guardandolo negli occhi con serietà. Il suo sguardo ambrato, era piuttosto intenso e luminoso.
"Perchè sei stata cresciuta da lui...ma cosa penseresti di me, se fossi stata allevata normalmente dai tuoi genitori naturali?" Lui rispose con cipiglio severo.
"Non lo so...ciò che credo fermamente, è che se tu fossi umano, ti amerei."
Lui cercò di non mostrare sorpresa.
"Ami sviare i discorsi, Keira. -Si ritrovò tuttavia a pensare.- Umano...perdonami. non vorrei esserlo. Ho sbagliato a fidarmi degli esseri di questo pianeta."
"Sbagliare...è umano, Optimus. Hai semplicemente seguito il tuo cuore...o scintilla, in questo caso."
Una storia un po' lunga, che spero di continuare ad un certo ritmo, ambientata tra la fine del Terzo Film e gli eventi principali del Quarto.
Con l'inserimento di un personaggio Original, il mutamento di uno vecchio e la presenza di quasi tutti quelli classici, spero possa essere una lettura piacevole.
Genere: Azione, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bumblebee, Nuovo personaggio, Optimus Prime, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Wake up, Dead Boy
Enter adventure-land


Erano ore che Keira continuava a sentire bisticciare dall'altra parte del capannone. Ratchet l'aveva allontanata perchè aveva bisogno di spazio per muoversi e per quanto riguardava Starscream, o meglio, il nuovo Alphatron, beh...ci sarebbero voluti due Cybertroniani per tenerlo fermo.
"AH! Maledizione Ratchet! Mi hai quaso fuso una parte di scintilla! Guarda dove punti quel saldatore."
Brontolò colui che un tempo era un Decepticon.
Aveva ormai ansia di essere riparato, in modo tale da poter finalmente tornare a camminare e muoversi come tempo prima.
"Lo farei più facilmente se non provassi a muovere le gambe ogni due secondi.
Posso capire che vuoi sgranchirti gli ingranaggi, ma adesso che mi manca da sistemarti solo il petto: stai fermo!"
Disse esasperato l'autobot nel vano tentativo di tener fermo il suo simile.
"Hai già trasformato il mio viso in una copia di quello di Megatron per quanto ne so, per cui permetti che vorrei alzarmi e poter controllare come mi conci!
Sapevo che non dovevo fidarmi di un Autobot."
La sua voce ora più grave rispetto a quella del vecchio Starscream, era più roca e profonda, pertanto fece tremare molto le pareti dell'intero capannone.
"Bene, mi addossi anche colpe che non ho. Ringrazia che io non abbia la pazienza che aveva Ironhide, o a quest'ora ti sarebbe saltata un'altra volta la testa! -Disse ironico, per poi sospirare al pensiero della morte del vecchio amico e compagno di molte battaglie. Abbassò la testa meccanica, prima di guardare seriamente negli occhi il Decepticon, dato che per lui, almeno per il momento, rimaneva tale.-Tanto per puntualizzare: il tuo viso è ora solo simile a quello del tuo ex-capo, non uguale.
Quindi piantala di lamentarti e torna disteso, o il tuo petto rimarrà aperto ancora per giorni."
Quella serietà spiazzò il nuovo Starscream, che non rispose e diede una tregua ai problemi, permettendo così all'ufficiale medico di proseguire riparazioni e ricostruzioni.


Quei discorsi animati però,andavano avanti ormai da cinque giorni, da quando Ratchet si era rimesso di sana pianta a ricostruire il corpo del vecchio Starscream da capo.
Più esattamente, seguendo le direttive del caro Alphatron. Ma per capire quest'ultime, il buon Autobot aveva impiegato un'intera giornata.
Ebbene si, dato che l'altro non riusciva quasi mai a esporre così bene le sue idee, l'Autobot era costatamente sotto pressione mentre tentava di decifrare ciò che egli volesse.
Vi erano poi stati parecchi punti di contrasto tra i due, quindi più che litigare non avevano fatto.
La tredicenne infatti, si era ritrovata più volte a sbuffare esasperata per il comportamento di entrambi, in certi casi sembrava addirittura lei a dover dire come comportarsi al padre e non il contrario.
Ora però, rimaneva lì in disparte, a mangiare svogliatamente un panino.
Era stanca di sentirli ed essere lasciata sola, ma a quanto pareva, nessuno dei due si accorgeva che lei si stava sentendo infelice, proprio perchè li vedeva in quel modo.
Sospirando infine, uscì dal capannone e fece una camminata all'esterno.


Il capannone era situato poco fuori da Chicago, collocato in una zona piuttosto desertica, ma poteva vedere benissimo in lontananza la città ancora in ricostruzione. Tuttavia ogni cosa procedeva spedita, gli Autobot aiutavano gli umani con il lavoro e dopo un po' sparivano.
Meno venivano visti dalla popolazione terrestre, meglio era.
A fissare però quella città le tornavano alla mente gli avvenimenti di tempo prima della grande battaglia, a causa di questo la sua tristezza spesso si faceva sentire di più.
Anche con Ratchet, aveva solamente finto di aver superato tutto, l'aveva fatto solo per non farlo preoccupare.
Pensare ai suoi genitori deceduti, la faceva riflettere sul suo futuro e su quanto sarebbe dovuta sembrare matura e adulta, da lì in avanti.
Malediva quella battaglia dove gli alieni si erano massacrati a vicenda, sterminando gran parte della popolazione di Chicago...ma allo stesso tempo sentiva di non poter dire altro, perchè uno di quegli alieni l'aveva consolata e salvata proprio nel bel mezzo del Caos di quella città.
Proprio mentre era in lacrime, quell'essere, o globo (se vogliamo parlare del fatto che di lui era rimasta solo la scintilla) dalla voce acida voce stridula e acida, l'aveva tolta dalla disperazione più assoluta e salvata, e anche quando la sua voce si era spenta per la mancanza di energie, in suo soccorso era arrivato Ratchet.
Però ora era lei che non capiva se la sua fosse stata solo fortuna, o altro.
Non riusciva a rispondersi...perchè tra tante persone, lei era stata una delle poche a sopravvivere?
 
Tricksters, magicians will show you all that's real
Careless jugglers, snake-charmers by your trail


Quella domanda le balenò però per poco nella mente, perchè un camion in pieno stile americano,di color blu elettrico, con sulle fiancate disegnate delle fiamme di un rosso acceso, si fermò proprio davanti al capannone e davanti a lei.
Con un suono metallico, egli iniziò una sequenza di quello che i Transformers definivano "Trasformazione" e in poco, si ritrovò di fronte un alieno ben più alto di Ratchet, i quali occhi, luminosi zaffiri, andarono a posarsi subito su di lei.
Per qualche motivo, si senti per un istante in soggezione e deglutì. Nonostante lei non fosse così bassa per una tredicenne, con lui davanti si sentiva proprio insignificante e soprattuto una pulce come continuava a chiamarla il padre.
Fece per parlare, ma non sapeva bene cosa dire o chiedere all'enorme essere davanti a lei. Fortunatamente in quell'istante da dietro, sentì Ratchet aprire il portone del capannone.
"Optimus! Scusa se ti ho fatto venire senza troppo preavviso."
L'Autobot alzò lo sguardo dalla ragazzina al compagno e scosse la testa. Portò una mano sul fianco e si senti un pieno rumore metallico.
"Non ha importanza, ma dimmi...cosa ti ha portato a chiamarmi con quel tono agitato?"
Chiese Optimus, con un tono caldo, ma pur sempre serio. Egli abbassò ancora una volta lo sguardo per guardare Keira, la guardò perplesso ed incuriosito, prima di alzare ancora una volta lo sguardo e guardare Ratchet.


Tono agitato? Di cosa stava parlando quell'Optimus? Ma soprattutto...era lì per papà?
Quelle furono le prime domande che nella mente della giovane per prime sorsero.
Che Ratchet si fosse mangiato la parola di non uccidere il Decepticon?
No! L'aveva riparato, perchè farlo se poi voleva ucciderlo?
Si sentiva agitata e avrebbe voluto correre nell'immediato da suo padre e riferirgli cosa stava succedendo. Tuttavia qualcosa la teneva lì, con il corpo ridotto ad un blocco di marmo, tanto che non riusciva a muoversi.
Che fosse la curiosità che provava nei confronti del nuovo arrivato?


"Si tratta di una persona...volevo presentartela. Le ho allestito questo capannone in modo che potesse vivere senza problemi, pur non avendo più una casa."
Ratchet parlò con un tono calmo e allegro allo stesso tempo.
"Keira, ti voglio presentare l'Autobot del quale ti ho parlato qualche volta: Optimus Prime, il leader della nostra fazione."
Le parole di presentazione dell'ufficiale medico, la tranquillizzarono molto. Non aveva detto niente del padre, si sentiva sollevata.
Guardò quindi Optimus e per rispetto, che da sempre i suoi genitori le avevano insegnato, abbassò la testa e lo salutò con quasi un fare molto formale.
"P-piacere...sono Keira Lorien, li-lieta di conoscerla signor...signor-" Venne interrotta dalla voce possente del Leader degli Autobot.- " Optimus, chiamami pure con il mio nome, senza farti remore."
Keira rimase sorpresa dal fare gentile di lui, tanto che le venne da rivolgergli un sorriso estremamente dolce.
"Come vuoi...Optimus."
Arrossì perfino nel rispondergli, quasi facendo la vergognosa anche se non ne capiva il perchè.
Lui sorrise ma quando guardò Ratchet, si fece all'improvviso serio, capendo che il compagno d'armi aveva qualcos' altro da dirgli.
"Dimmi Ratchet...cosa stai nascondendo?"
L'Autobot si ritrovò spiazzato dalla domanda del suo superiore. Sapeva benissimo che Optimus non lo si sarebbe mai potuto definire uno stupido...ma nemmeno poteva credere che avrebbe sospettato qualcosa tanto presto.
Nell'immediato guardò la tredicenne ai piedi di loro due.
"Keira...perdonami, ma l'ho fatto venire qui per riferirgli tutto."
Lei sgranò gli occhi all'improvviso e scattò per correre dentro al capannone, tento di chiudere il portone in metallo, ma in vano: era troppo pesante per lei.
Spingerlo le faceva solo venir un gran male alle braccia. Le lacrime, involontariamente iniziarono a solcarle il viso, per la paura di perdere il padre.
"Ratchet ti odio! -Urlò disperata, mentre i due Autobot entravano. Optimus fece attenzione alla testa, dato che lui era troppo alto per la porta.-Avevi promesso...che a papà non sarebbe successo niente...sniff...avevi promesso che non l'avresti detto a nessuno!!"
La giovane singhiozzò a lungo, scivolando con le mani contro il portone che stava tentando di chiudere, finendo così inginocchiata a terra a piangere.
Ratchet si sentì terribilmente male per lei e distolse lo sguardo, non sapeva che risponderle...ma sapeva che avrebbe dovuto dire tutto a Optimus prima o poi.
Tenerglielo nascosto, sarebbe stato un tradimento rivolto verso tutti gli Autobot.


"...Keira..."
Magic of a moment
Abracadabra


Il portone scivolò in quel momento, spinto da una grossa mano robotica, e si chiuse con un CLANG sonoro, segno che si era incastrato bene.
Voltandosi, la ragazzina sobbalzò e il cuore quasi le finì in gola.
Innanzi a lei, stava ritto in piedi con ogni pezzo, bullone e ingranaggio al suo posto, il Decepticon che le aveva salvato la vita.
Egli ora, da una piccola sfera luminosa rappresentante un'anima, aveva preso vita ma soprattutto...forma.
Il suo viso, aveva i tratti somatici simili a quelli del Decepticon che aveva tentato di ucciderla quel giorno della battaglia di Chicago, quel tale Megatron...eppure, i suoi occhi non erano gli stessi...
I rubini scarlatti che ora la guardavano, erano diversi...quel rosso che emanavano non era freddo e omicida, no...era invece caldo e affettuoso.
I denti aguzzi che aveva visto in Megatron, sull'essere ora di fronte a lei erano svaniti, fatta eccezione per qualche canino sporgente che gli davano un'aria severa, ma non spaventosa.
Quella visione agitò e tranquillizzò in certo senso la ragazzina, la quale non sapeva che parole pronunciare.
Alphatron davanti a lei, alzò lo sguardo e guardò dritto negli occhi Optimus, rivolgendosi così anche con il busto verso di lui.
La sua armatura color pece, scintillò alla presenza della fioca luce filtrante dalle finestre del capannone e Keira fece in tempo a scorgere delle piccole striature, a saetta argentate, messe ad ornargli le spalle, gli avambracci, petto e polpacci.
Osservandolo in piedi, vedeva come fosse di poco più basso di Optimus, molto probabilmente, Ratchet lo aveva ricostruito più alto di prima.
"...Prime..."


In quell'istante finalmente potè sentire quella che da quel momento sarebbe stata la sua vera voce. Pronunciò quel semplice nome, che tante volte aveva pronunciato con astio e disprezzo.
Tali emozioni, erano presenti nell'espressione dell'Autobot che lo stava ora fissando negli occhi, con una mano appoggiata al suo fedele 'fucile a pompa' che nella battaglia aveva usato svariate volte.
"Megatron..."
Mormorò con odio, il discendente dei Prime, ma l'Ex-Decepticon digrigno all'istante i denti e parlò con voce profonda, intonata e imponente.
"Non paragonarmi a quell'idiota! Tu mi conoscevi come Starscream, Prime. Non con il nome di quell'inetto."
Alla risposta, Optimus tirò fuori di scatto l'arma e gliela punto carica davanti al viso.
"Allora non ti dispiacerà portargli i miei saluti, temo di essermi dimenticato di farglieli al nostro ultimo incontro..."
Fece per premere il grilletto. Innanzi a lui: Alphatron non mostrava un'espressione, dal suo sguardo si poteva vedere quanto fosse determinato a non spostarsi dalla traiettoria del proiettile pur sapendo che nemmeno la sua scintila, a quella poca distanza, sarebbe resistita all'esplosione.
Voleva dimostrare al Leader degli Autobot, quanto lui fosse diverso rispetto allo Starscream codardo di un tempo.
Tuttavia Optimus Prime aveva il suo onore e la sua fierezza, per cui non diede cenno di esitazione, ma mentre stava per premere il grilletto i suoi circuiti sensoriali avvertirono un corpo caldo entrare in contatto con la sua caviglia.
Abbassando lo sguardo, realizzò cosa fosse quel corpo e ne rimase sorpreso.
Keira era scattata e si era avvinghiata alla caviglia del gigante metallico, stringendola più che poteva.
Sentì le braccia dolerle, poichè il metallo che stava toccando era bollente, ma non per questo lo avrebbe mollato.
"Non fare del male a papà! Lui è buono! E' come te! Come Ratchet e anche come me!"
Urlò con quanto più fiato avesse in gola. Non pianse stavolta, voleva essere forte e dire ogni cosa con sincerità e nel suo intento, a quanto pare era riuscita.
"Mi ha salvato da Megatron e ho insistito IO per farlo ricostruire da Ratchet. -Disse posando la fronte al metallo della caviglia di Prime.- se devi punire qualcuno...punisci me, è colpa mia...non voglio che papà venga disprezzato.
Non è più Starscream...non è più cattivo...è Alphatron...lui è...-Alzò la testa per guardare Optimus negli occhi, quest'ultimo mostrava segni di incredulità sul suo volto meccanico, ora coperto in parte dal suo solito 'copri bocca'.- ...il mio papà."
Lei finì il discorso, con un sorriso tenero e gentile sulle labbra, un sorriso che spiazzò Optimus, il quale sentì una fitta dritta nella scintilla di vita, per qualche motivo.


Ratchet avvertiva la tensione nell'aria, nonostante le parole della giovane. In parte quello, era ciò che voleva accadesse.
Keira era l'unica che poteva far capire le cose come stavano, a Optimus.
In qualche modo, la tredicenne aveva la capacità di comunicare direttamente ai cuori degli esseri provenienti dal pianeta Cybertron.
Passarono degli interminabili minuti, finchè Optimus non abbassò l'arma, guardò dritto negli occhi Alphatron, il quale non si era mosso di un millimetro, quasi fosse una statua, e parlò.
"Dice il vero, Starscream? Questa ragazzina...Keira, è ora sotto la tua salvaguardia e custodia?"
La risposta dell'altro, arrivò nell'immediato.
"Un tempo non me ne sarebbe importato, ma come ho detto a Ratchet qualche giorno fa: il vecchio Starscream è morto.
Sono stato risparmiato in qualche modo, per poter rinascere e svolgere una vita migliore. -Il suo sguardo si posò rapido sulla ragazzina, prima di tornare negli occhi dell'Autobot.- e Keira...lei è la mia salvezza e redenzione.
Ha saputo farmi capire ciò che umani possono essere...non schiavi, ma esseri liberi come lo eravamo noi su Cybertron."
Disse con convinzione e con sguardo sincero.
Optimus Prime riflettè a lungo, ma poi mise via l'arma e parlò sempre con la sua voce calda e profonda.
"Cosa farai dunque ora? Ti unirai a noi Autobot?"
Chiese, prima di inginocchiarsi e posare l'indice dell'enorme mano destra metallica, sulla piccola testolina fragile di Keira, ancora aggrappata a lui.
"Puoi lasciarmi adesso, non ho intenzione di fare niente a tuo padre. Alphatron, è qui per proteggerti, non posso privarti della sua presenza."
Quel fare gentile, riempì di gioia la ragazza che lo strinse di più, per ringraziarlo.
Il suo comportamento lo lasciò sorpreso, ma ora attendenva la risposta dell'ex-Decepticon, per cui si alzò in piedi.
"Non posso...aiuterò Keira da ora in avanti, le starò accanto nelle sue fasi di vita. I Decepticon l'hanno privata dei genitori, ora sta a me diventare il padre protettivo che merita. -Sorrise.- ed anche volendo...non potrei unirmi a voi Autobot..."
Optimus rimase perplesso alle sue ultime parole e a quel punto intervenne Ratchet schiarendosi la voce.
"Ehm ehm, dunque...qui posso spiegare io. -Si preparò a parlare in termini tecnici.- a quanto pare, quando Starscream, ora Alphatron, è stato distrutto, un frammento dei suoi processori è andato ad intaccare in modo negativo una parte della sua scintila.
Tale elemento è ancora bloccato in essa, ho provato ad estrarlo ma avrei rischiato di compromettere qualsiasi cosa in lui...per cui ora, non ha più la capacità di memorizzare le caratteristiche dei veicoli e trasformarsi in uno di essi."
Keira, che nel frattempo si era allontanata da Optimus, non aveva capito proprio niente di quel che l'Autobot medico aveva detto.
"Eh?"
"In poche parole, Keira, tuo padre non può farti da mezzo di trasporto."
Rispose Ratchet, alla perplessità di lei.
Optimus incrociò le braccia al petto.
"Non è un bene, non può girare sotto la sua forma originale per le strade."
Concluse infine lui, con aria enigmatica e pensierosa. Ovvio che non volesse creare altri problemi agli esseri umani, avevano già subito troppi danni da parte dei Decepticon.
Lasciare quindi un Transformers a piedi, non avrebbe migliorato la grande fama che gli alieni di Cybertron si stavano facendo da anni.
Titubante e indeciso sul dire ciò che sapeva, Alphatron si grattò la testa. Alla fine però prese sicurezza e parlò.
"Penso che...una soluzione ci possa essere. Forse è anche migliore di quella che utilizzate voi per mescolarvi agli umani."
Con quelle parole, si guadagnò su di sè lo sguardo di tutti i presenti.
"Cosa intendi?"
Chiese a quel punto, un Optimus piuttosto confuso.
"Non ricordi, Prime? Tempo fa, noi Decepticon inviammo uno di noi, seppur uno dei più piccoli, a tener d'occhio Witwicky e questo beh...prese sembianze umane.-Quasi lo disse con un velo di imbarazzo, dato dal fattore che sarebbe dovuto essere lui stesso a mutare ora il suo aspetto.- mantenendo i suoi 'organi' interni, perfettamente robotici."
Anche Keira rimase a occhi sgranati dopo aver ascoltato le sue parole.
"Qui-quindi tu potresti-" "Diventare davvero il padre di Keira?"
Optimus finì la frase della ragazza e guardò Ratchet per aver conferma delle parole del loro simile.
"Ecco...non mi guardare così, non sono sicuro che lo possa davvero fare anche un Transformers di stazza più grande, però...è un'ipotesi che potrebbe vagliare.
Non hai bisogno di scansioni di esseri umani, giusto?"
Alphatron scosse la testa.
"Basta che il processore di visualizzazione, che non è collegato a quello di immagazinamento della Scintila, visualizzi la fisionomia dell'essere umano e dovrei riuscirci."
Concluse infine, incrociando le braccia al petto anche lui.
Keira si sedette sul suo piede a gambe incrociate.
"Quindi quando proverai a diventare come me?"
Chiese con innocenza. Con un sorriso, suo padre le rispose con gentilezza.
"Forse stasera, non ti preoccupare. Avrai il tuo paparino in carne, acciaio e ingranaggi, se così posso dire."
A Optimus la scena strappò una risata sommessa.
"Che situazione paradossale...mi aguro solo che tu non faccia danni, o dovrò venire a cercarti. -Lo disse in modo abbastanza minaccioso.- Ma credo sia ora di salutarci per adesso, gli umani del NEST, hanno bisogno di me e anche di te, Ratchet.
C'è qualcosa di strano nell'aria, ed è meglio essere presenti a controllare la situazione."
L'altro Autobot annuì e si aprì il portone del capannone.
"Tornerò presto a vedere se avrai i bulloni ancora a posto, Alphatron. Ho anche un paio di cose da insegnare a Keira."
Con un gesto della mano salutè e infine Ratchet uscì. Lasciando così Optimus solo, con l'umana e l'Ex-Decepticon. Non esitò a guardare quest'ultimo con serietà.
"Spero tu non abbia mai ripensamenti dopo questa tua decisione, Keira penso abbia anche sofferto troppo per meritare altro dolore...mi voglio fidare, lascio tutto nelle tue mani. -Disse, girandosi per uscire anche lui dal capannone.- Ci rivedremo, Alphatron."
Quest'ultimo però, mentre l'altro stava per mettere piede fuori, lo fermò posandogli una mano metallica sulla spalla.
"Optimus...in qualunque modo vadano le cose, vorrei dirti solo una cosa che spero suoni da avvertimento nei tuoi circuiti.-Sembrò veramente serio, sia dal tono di voce che dallo sguardo. Keira, ancora seduta sul suo piede, ascoltò con attenzione.- da tempo so che tu sei solito parlare di alleanza con gli umani...ma ciò che non penso tu abbia capito, è che ogni alleanza si scioglie prima o poi.
C'è sempre qualcuno disposto a tradire e in questo caso...gli umani, possono non essere così differenti dal Decepticon che ero io.
Per cui rimani in guardia...tutto può finire."
Concluse, togliendo la mano.
Il leader degli Autobot lo guardò.
 
"Ma non oggi, amico mio."


Infine si girò, lasciando entrambi, figlia e padre, in quel capannone ora quasi vuoto per l'assenza di voci.
Alphatron era sorpreso, Optimus Prime lo aveva chiamato amico...inoltre non sentiva alcuna presenza del vecchio Starscream in sè...poteva dire, di essere finalmente rinato.

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L'angolo dell'autrice:
Bene, ecco qua il terzo capitolo di questa Fic che amorevolmente scrivo nella speranza che piaccia Più scrivo di ogni personaggio, più finisco con l'affezionarmici sempre di più.(Soprattutto ad Optimus)
Questo Brand verrà amato a vita dalla sottoscritta <3
Pardon. Ho sfasato...

Vorrei anticipare che dal prossimo capitolo si cambia un po' musica, per cui mi auguro possa essere allo stesso tempo bello da leggere e intrigante.
Un abbraccio,
XamuPrimeOakenshield
   
 
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