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Autore: Lights    24/09/2014    8 recensioni
[Olicity] - Dal prologo: "La gente continua a sostenere che io, Felicity Smoak, sia follemente e perdutamente innamorata di Oliver, ma per piacere, al solo pensiero mi viene da ridere.
Bene, non mi credete, ve lo proverò! Non c'è pettegolezzo che tenga a un super test scientifico. La scienza non mente mai. I risultati sono sempre zero o uno. Semplice.
So resistere al fascino ammaliante e caldo di Oliver Queen, perché lui non-mi-fa-nessuno-effetto, ma lui saprà non cedere a Felicity Smoak?" ---- Buona Lettura, Lights
La storia ha ottenuto una nomination agli Oscar Efpiani 2015 nella categoria “Miglior attrice protagonista” per Felicity Smoak
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Nuovo personaggio, Oliver Queen
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Metodo Scientifico

- 11 -

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fase undici: Jane Doe

 

 

 

 

 “Non indugiare sul passato;

non sognare il futuro,

concentra la mente sul momento presente.”

BUDDHA

 

 

 

 

Eccola, finalmente. Sospiro sollevato. Felicity è seduta sul bordo della fontana con lo sguardo fisso a terra e meccanicamente calcia dei sassolini inesistenti sollevando appena del terreno.

- Ehi, - Mi avvicino piano. C'è qualcosa che non va.

- Oliver! - Felicity scatta in piedi riconoscendomi.

- So tutto. - Sorrido apertamente e poi la imprigiono tra le mie braccia.

- Oliver... - Il suo è solo un soffio e mi stringe più stretto a sé. - Io...

- Andrà tutto bene, ce la caveremo. È fantastico!

Felicity si stacca quel tanto che le basta per guardarmi in volto. I suoi occhi sono grandi e gonfi, increduli.

- Ho visto i test di gravidanza in bagno. - Sorrido divertito. - Non eri sicura di uno, addirittura tre, Felicity?

- Volevo essere certa ma la natura mi ha preceduto.

Si scosta da me di qualche passo. Sono disorientato.

- Mi è arrivato il ciclo. - Mi spiega usando un tono pacato, come se stesse parlando con un bambino. - Non sono incinta. - Una piccola pausa per renderci conto della realtà. - Niente bambino.

Oh. Resto immobile nella mia posizione. Felicity si siede nuovamente e sospira profondamente.

Mi siedo accanto a lei e rimaniamo in silenzio per diverso tempo.

- Potremmo sempre provarci... - Tento ma mi blocco.

Il viso di Felicity scatta all'insù sorpresa dalla mia proposta. - … a fare un bambino? - Termina la mia frase frastornata.

- Sì ... - La trascino verso di me e la bacio. - Te lo immagini? Un bel bambino con i tuoi occhi, il tuo naso, la tua bocca, la tua intelligenza. E se fosse una bambina? Non sarebbe fantastico averli entrambi?

Felicity resta ferma e poco dopo si allontana da me. Sorride sforzatamente. - Non lo so... Forse non eravamo pronti. La nostra vita è troppo complicata in questo momento. Un bambino non è uno gioco... Forse è meglio così.

- Felicity, - Le afferro la mano e non la lascio scappare dalla mia presa. - Tutto bene?

Mi osserva con i suoi occhi grandi. - Sì.

Il telefono squilla. Entrambi lo osserviamo suonare. È McKenna.

- Vai, ha bisogno di te.

- Io... - Tentenno, sento che qualcosa non va.

- Sto bene. Vai.

Sospiro sconsolato. - Chiuderò al più presto questa storia, te lo prometto.

 

 

 

Un bambino. Non so perché ma in questo momento invece di deprimermi, come dovrei, mi viene da ridere. Sono stata una sciocca a confondere tutti i sintomi. La mia voglia inconscia di creare una famiglia con Oliver mi ha portato a credere a cose che non esistono.

Rido apertamente fino a ritrovarmi senza ossigeno. Mi appoggio allo schienale della sedia e rivolgo lo sguardo al soffitto. Non avevo mai fatto caso quanti tubi passassero sul soffitto.

Ho confuso un'intossicazione alimentare con le nausee della gravidanza, si può essere così sciocche?

Chiudo gli occhi. Per una volta in vita mia non voglio pensare.

Sei allo stato iniziale della malattia, Felicity, abbiamo ancora tempo. La voce di Andrew mi rimbomba nella testa e il dolore alle gambe mi riporta alla realtà.

Scuoto il capo. Devo concentrarmi su altro. Raccolgo i faldoni dei documenti. Mi carico per bene e a tentoni raggiungo l'armadio.

Ahia! Le fitte alle gambe aumentano, è come avere delle lame affilate che punzecchiano la pelle.

Cado a terra insieme ai faldoni con un tonfo secco.

- Felicity!

Oliver lascia cadere a terra l'arco e le frecce e mi raggiunge.

- Stai bene? - Mi libera dai faldoni.

- Ecco cosa succede a chi non sa camminare su un tacco dodici. Chissà come fanno le altre donne! O forse sono io che non sono portata? Dovevo aspettarmelo con la mia goffaggine. Ho puntato troppo in alto ma queste scarpe erano così carine in vetrina, che mi hanno pregato loro stesse di comprarle e portarle a casa. In effetti, - Gli mostro i piedi. - Sono o non sono favolose?

Oliver si siede a terra di fronte a me e mi osserva come se fossi una aliena. Non pensavo di traumatizzarlo con un semplice discorso di moda femminile.

Rimaniamo in silenzio. Evito il suo sguardo.

- Mi vuoi dire che cosa hai? - Tenta di sfiorarmi la mano ma la ritraggo in grembo.

- Nien... - Mi ammonisce con lo sguardo.

- Sai che odio quando mi rispondi con un insignificante “niente, sto bene”. Sono giorni che stai sulle tue, che appena ti sfioro ti ritrai o abbozzi una stupida scusa per starmi lontana. - Mi afferra la mano dolcemente. - Felicity, - Mi incita Oliver. - Parla con me.

Un passo alla volta, Felicity. Affronteremo il problema giorno per giorno. La voce di Andrew mi rassicura. Sono una stupida.

Senza rispondere mi avvicino a Oliver. Ci guardiamo occhi negli occhi. Afferro il suo viso con entrambe le mani, lo conduco a sfiorare la mia bocca e lo bacio teneramente.

- Ti amo... conta solo questo. - E mi tuffo nel suo abbraccio. Un passo alla volta, giorno per giorno, mi ripeto nella mente.

Le braccia di Oliver mi stringono strette a sé. Non immagina neanche quanto sia meraviglioso ma glielo farò capire in tutti i modi possibili.

 

 

 

 

 

Finalmente! Afferro la fialetta del siero che McKenna ed io stavano cercando da tempo. Ora ho solo bisogno di un esperto per analizzarlo.

- Hai trovato qualcosa, Arrow? - La domanda di McKenna mi fa voltare verso di lei.

- Può essere. Mi farò vivo quando ne sarò sicuro. - Tentenna, non sa ancora se fidarsi di Arrow completamente. - Te lo prometto, metteremo fine a questo scempio.

McKenna si rilassa e mi restituisce un sorriso. - Va bene, va'.

Metto al sicuro la fialetta in una delle tasche e mi dileguo.

 

 

 

Il laboratorio è nella semi oscurità. La lampada accesa sulla scrivania illumina appena i fascicoli che Andrew sta studiando. Chissà a cosa sta lavorando?

Deve essersi preso una pausa. Con cautela manifesto la mia presenza e mi avvicino alla sua scrivania. Sfoglio il fascicolo aperto: Jane Doe.

Questa ragazza non se la passa bene. Guarda quante analisi che ha eseguito! Un lavoro davvero scrupoloso. Valori sballati, ma...

- Che ci fai tu qui? - La voce spaventata e seria di Andrew mi accoglie alle spalle.

Mi volto. Lo guardo dritto negli occhi.

- Al-lora?

Questo tizio ha la capacità di irritarmi, come fa Felicity a essere sua amica? Non me lo riesco a spiegare.

Digrigno i denti. Se non fosse per McKenna non gli chiederei nessun favore.

- Ho bisogno del tuo aiuto. - Estraggo la fialetta dalla tasca e gliela appoggio sulla scrivania.

- Del mio aiuto? - Sembra sorpreso, fa bene!

- Una persona che conosco si fida di te ed io non ho altra scelta.

Sorride, ha capito che mi sto riferendo a Felicity.

- Hai lavorato per la Richmord Enterprise e sai come questo può essere deleterio.

- Purtroppo sì.

- Aiutami a trovare le prove. Così le famiglie delle persone che hanno perso la vita per lavorare ai loro insani progetti avranno giustizia.

Andrew rimane in silenzio, fermo nella sua posizione, con lo sguardo fisso sulla fialetta appoggiata.

- Va bene.

- Che cosa vuoi in cambio? - Ho capito dove vuole arrivare.

Si avvicina alla scrivania, sbianca quando si accorge che ha lasciato il fascicolo di Jane Doe aperto. Lo chiude di scatto.

- Lo saprai a tempo debito.

Mi avvicino a lui quasi a fronteggiarlo in attesa della sua mossa. Osservo serio il fascicolo che stringe nella mano.

- Deve essere importante per te. - Cambiamo atteggiamento, Oliver, cerca di andargli incontro.

- Molto.

- Che cos'ha?

- Distrofia miotonica. - Inspira profondamente. - È una malattia genetica che colpisce il corpo poco alla volta.

- Si può curare?

Andrew mi fissa e non risponde. Deduco di no.

- Le cure sono ancora in fase sperimentale. - Si siede affranto sulla sedia. Si afferra il capo tra le mani. - Non so come aiutarla se non...

- Che lei stessa faccia da cavia. - Termino la sua frase lasciata a metà.

- Esatto.

- Non puoi scegliere per lei.

- È un cammino troppo duro e lungo, e le probabilità di guarigione sono pari allo zero.

- Distacco, Dottor Wolfar, se ti fai coinvolgere da questo caso perderai di vista il tuo obiettivo. - L'ammonisco severamente.

Andrew si alza di scatto e mi fronteggia. I suoi occhi sono duri e inflessibili.

- Tu! - Mi punta il dito contro. - Sfrutti le persone a tuo piacimento e non sei minimamente riconoscente.  Ma che cosa ne sai? – Il suo sguardo è determinato e ferito. - Non ti accorgi della sofferenza degli altri ma sei solo concentrato nella tua utopistica missione di dare una vita migliore a Starling City. Sei solo un egoista che non sa andare oltre il suo gigantesco ego. Tu sei il grande Arrow, il resto non conta. - Si blocca. Il suo petto si alza e si abbassa per la foga che ha messo in quell'accusa.

Stringo forte la faretra nella mano per non reagire, ma ho una grande voglia di prenderlo a pugni. – Hai finito?

Silenzio. Andrew mi volta le spalle e prende a sistemare la documentazione. - Te ne puoi anche andare. - Inspiro profondamente, altrimenti qui finisce male. - Ti ho già detto che ti aiuterò. Mi farò vivo io quando il tutto sarà pronto. - Glaciale chiude il discorso.

 

 

 

 

- Come ti senti? - Il tono di voce di Andrew ormai è sempre lo stesso da quando ha scoperto che sono malata: teso e preoccupato.

Gli accarezzo il viso per tranquillizzarlo. - L'hai detto anche tu, ci saranno giorni sì e altri no. Oggi è un giorno sì, questo è quello che conta.

Gli ho strappato finalmente un sorriso. Mi tolgo la camicetta e lui delicatamente spalma la pomata sugli ematomi che mi sono comparsi sulle braccia.

- Se qualcuno li vedesse, potrebbe pensare che Oliver ed io facciamo sesso sfrenato tendente al sadomaso... a dire la verità non so se Oliver gradisca l'uso delle manette o essere legato al letto. So per certo, però, che lo eccita da morire la tuta in pelle nera che indossavo quando tu ed io andavamo in missione.

Andrew si blocca e si scosta da me sconcertato. - Felicity!

La sua espressione è troppo divertente e scoppio a ridere. - Scusa.

- Certe rivelazioni tienile per te la prossima volta, grazie. - Mi scocca un'occhiata offesa. - Come hai giustificato questi ematomi al signor Queen?

- Al momento non lo sa, è via per degli affari importanti.

Andrew mi guarda scettico. - Non gli hai ancora detto la verità?

- L'odore di questa pomata è buonissima, mi viene quasi voglia di leccarla. - Inspiro a fondo, cambiando discorso. - Mughetto, miele, lavanda. Non sembra neanche una medicina.

- Proprio perché le essenze naturali che ho aggiunto alterano l'odore sgradevole del medicinale che contiene. - Mi strizza l'occhio e poi mi porge la camicetta. - Dovresti dirglielo. - Si posiziona di fronte a me.

- Sto solo aspettando il momento giusto.

- Oh no, - Andrew mi accarezza il collo.

- Cosa? - Raggiungo la sua mano preoccupata.

- Ti sono comparse delle macchie anche qui. - Mi appoggia la mano sullo sterno e poi sulla clavicola. - Non ti preoccupare, sono appena visibili e piccoline, confondibili con una allergia. - Mi accarezza la guancia. - Quando glielo dirai? Non puoi... - Ma non riesce a terminare il discorso che veniamo interrotti.

- Disturbo? - La voce dura e severa di Arrow irrompe nel laboratorio.

Mi sento gelare. Andrew si scosta subito da me ed io automaticamente mi stringo la camicetta. Non oso guardare Oliver negli occhi.

- Ti aspettavo domani sera. - Lo rimprovera Andrew. - Non puoi irrompere nel mio laboratorio quando vuoi.

Cosa? - Hai detto a lui quando rientravi e non hai pensato minimamente di avvisare la sottoscritta? - Sono così arrabbiata che scendo dal tavolo e lo fronteggio.

Gli occhi di Oliver sono glaciali. - Abbottonati la camicetta. - Il suo tono autoritario mi fa rabbrividire.

- Non è come sembra. - Cerco di recuperare la situazione.

- Felicity, non devi dargli nessuna spiegazione. - Interviene Andrew.

Oliver stringe forte l'arco che tiene in mano, un'altra parola e potrebbe trafiggerlo con una freccia. – Sì che deve. – Lo fredda.

Poggio una mano sul suo petto. - Non è come sembra. - Sottolineo più decisa.

Lui mi guarda. I minuti passano e il silenzio tra noi si fa pesante. Alla fine Oliver desiste. Chiudo gli occhi e appoggio il capo sul suo petto, all'improvviso sono stanca.

Oliver mi accarezza il capo e si lascia andare anche lui. - La porto io a casa.

Il suo tono perentorio blocca ogni azione di Andrew. Passano i secondi. Che tensione. Non doveva andare così.

Andrew alla fine desiste, prende in mano il fascicolo e lancia un pacchetto a Oliver.

- Grazie.

- Ho fatto solo il mio dovere. A te spetta fare giustizia.

 

 

 

 

Siamo arrivati all'Arrow Cave da un po'. Sono seduta sulla mia poltrona e sto fissando Oliver mentre si sta cambiando. Non mi ha rivolto neanche una parola. Qualcosa mi dice che non ha ancora digerito quello che pensa di aver visto.

- Potevi avvisarmi che saresti tornato stasera. Non chiedevo tanto, almeno un sms.

- Pensavo che mi tenessi sotto controllo con il gps e le telecamere della città, ma mi sbagliavo, eri occupata a fare altro. - Si avvicina a me e appoggia le mani sui braccioli della sedia, imprigionandomi. - Ho rovinato i vostri piani?

Non so se sia più irritante la sua insinuazione o più gratificante la sua gelosia.

- No, avevamo finito. - Oddio! Perchè non metto freno a questa bocca? Sorrido per recuperare. Lui per niente.

- Felicity. - Il suo tono basso mi fa rabbrividire.

- Devo in qualche modo ingannare l’attesa del tuo ritorno. – Sospiro. – Dovresti saperlo che tra Andrew e me c’è uno stretto legame.

- Fe-li-ci-ty.

- Non ci trovo niente di male se trascorro il mio tempo libero nel suo laboratorio.

- Senza vestiti.

- A volte capita. Una volta mi ha rovesciato il caffè sul vestito e ho dovuto indossare uno dei suoi camici… - Oliver avvicina il suo viso al mio incatenandomi con gli occhi. Sta per dire qualcosa ma desiste mentre mi fulmina con il suo sguardo.

- Il suo mondo è così interessante… - continuo, con meno sicurezza. - È il mio mentore sulla genetica informatica. Quando mi mostra delle nuove cose, pendo totalmente dalle sue labbra… è sempre così affascinante!

- Più del mio?

Sospiro. – Nessuno può battere il tuo mondo, Oliver.

Si avvicina di più al mio viso, lasciando una labile distanza tra le nostre bocche.

- Odio saperti insieme a lui, sempre. Odio di più saperti senza vestiti insieme a lui.

- Oliver, - Tento piano. - È stato solo un incidente, mica ogni volta giro per il suo laboratorio in slip e reggiseno.

- FE.LI.CI.TY!

Infosso il capo nel collo. - Era per dire.

Oliver appoggia il capo sulla mia fronte. - Mi manchi. - Confessa piano.

- Tu di più. - E lo bacio.

Oliver mi spinge contro lo schienale della sedia. Le sue mani scivolano dal mio viso al collo, giù fino alle spalle. Sta per sfilarmi la camicetta. Spalanco gli occhi spaventata.

- Aspetta... - Mi stacco da lui riabbottonandomi. - Non hai fame?

- Ne ho molta. - Mi guarda come se fossi la cosa più appetitosa al momento.

- Andiamo a casa.

 

 

 

 

Felicity stranamente è silenziosa. Siamo da un po' sul divano intenti a guardare la televisione. Ogni tanto emette dei grossi sospiri, indice che è preoccupata. Si rilassa solo quando le massaggio la schiena.

Il film è terminato. Spengo la televisione e mi accorgo solo ora che si è addormentata.

La sollevo piano, cercando di non svegliarla. Com'è leggera! La osservo meglio e ho quasi l'impressione che sia dimagrita. Le bacio il capo e la porto a letto.

 

 

È notte fonda. Avverto la sensazione di vuoto intorno a me. Apro gli occhi di scatto e invece di ritrovare al mio fianco il corpo di Felicity, c'è solo il suo cuscino.

Attivo i sensi per individuare i diversi rumori. Niente. Mi alzo e a piedi nudi mi dirigo in soggiorno.

Tutto è al buio e in silenzio. Ma dov'è? Sto per andarmene quando...

- Oliver, - Felicity mi chiama. Aguzzo la vista e riesco a intravedere la sua figura seduta in un angolo della stanza. Mi inginocchio di fronte a lei. Il buio non mi permette di vederla bene in viso.

- Oliver, - riprende piano. Allunga la mano e afferra la mia.

- Felicity, che succede?

- Non riuscivo a dormire.

Mi siedo accanto a lei appoggiandomi al muro. Silenzio. La notte è tranquilla e non è disturbata neanche dalle sirene della polizia.

- Lo devo ammettere, il Dottor Wolfar è davvero scrupoloso nel suo lavoro.

Mi volto verso di lei e mi ricambia con un debole sorriso, le afferro la mano e la stringo nella mia. - Quando gli ho portato il siero da analizzare stava lavorando sul fascicolo di una certa Jane Doe. Povera ragazza. - Sospiro.

- Oliver, - Inizia piano Felicity. - Devo confessarti una cosa.

- Non vorrai dirmi che mi lasci per Andrew? - Sorrido divertito e mi posiziono di fronte a lei.

Felicity accende la lampada sul tavolino e finalmente la luce la illumina ai miei occhi.

Mio Dio. Mi manca il respiro. Ha il corpo pieno di lividi.

- Felicity, - Afferro le sue braccia ma lei si divincola dalla mia presa.

Mi guarda a lungo. Non so più che pensare.

- Sono io, Oliver... - Mi siedo a terra disorientato.

- Che cosa vuoi dire?

- Jane Doe sono io, Oliver.

 

 

 

 

 

Continua...

 

 

 

 

Angoletto di Lights

 

BOOM! Penso sia preso un infarto a tutti. Le rivelazioni lasciano sempre il segno. E ora? Vedremo.

Ormai ci stiamo avvicinando alla conclusione della storia, anche se non vorrei concluderla, mi ci sono affezionata e anche a voi.

Ringrazio (che è da un po’ che non lo faccio, brutta Lights) Vannagio e Jaybree per il loro supporto, sempre prezioso.

Grazie a voi tutti che mi seguite.

Sono in velocità, il lavoro mi ha rapito, ma ci tenevo a pubblicare altrimenti passava un’altra settimana.

Il prossimo capitolo? Incontreremo un personaggio nuovo :3

 

 

Momento pubblicità!

Entrate nel nuovo gruppo di FB [OLICITY] Oscure Lotte Illecite Creano Incontri Troppo Yeah per parlare di tutto e di più!

 

 

Alla prossima settimana ;)

 

 

   
 
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