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Autore: Dian87    20/01/2005    0 recensioni
Una giovane maga è costretta a fuggire dal suo borgo per giungere a Camelot. Per titolo ho scelto questa canzone di Enya per due motivi: 1) la canzone, ricopiata a fine capitolo (per quelle che immagino siano strofe) ho trovato che si adatti bene alla storia 2) la ragazza non è mai andata a Camelot e non ha la minima idea di dove si trovi.
Ai lettori il compito di giudicare
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3 - SCENDERE LUNGO IL RAAB
Fermai Wild in un grande prato e scesi, appoggiando la sacca da viaggio a terra. Nonostante fosse la prima settimana dell'ultimo mese dell'anno, non c'era ancora neve e gli alberi erano ancora verdi, con solo qualche spruzzata di giallo. - Come mai ci fermiamo?- chiese Tempest.
- Non hai un buco in stomaco?- risposi, sorridendo.
Tempest pensò un po' e dopo rispose.
- Sì, ho tantissimissima fame! Cosa fai per colazione?-
- Mmm… vediamo…- feci, aprendo la sacca.- Abbiamo pane azzimo, confettura di albicocche e latte… va bene… e ora cerchiamo di trovare qualche tazza.-
Quasi svuotai interamente lo zaino prima di trovare due scodelle, mentre Wild pascolava tranquillamente nel prato. Versai il latte nelle ciotole e cosparsi delle fette di pane con la confettura. Durante le ore della cavalcata il piccolo drago fatato mi aveva detto che si nutriva con le stesse cose di un umano e con gli stessi ritmi; mi aveva raccontato anche la storia della sua vita: era nato da una coppia di draghi dell'ovest, ma, poco dopo la sua nascita, era stato rapito da un umano che lo aveva istruito un po' nella magia e gli aveva insegnato tutto, anche a vedere il futuro, sebbene quando gliel'avevo chiesto non se fosse ricordato, o almeno attimi di questo poiché era morto prima di finire ciò che aveva iniziato, allora un ladro lo aveva preso con sé e aveva vissuto nel crimine fino a quando mi aveva incontrato.
- Evy, cosa c'è in quel pacco?- chiese Tempest, indicandomi un pacco legato stretto.
Mi pulii le mani e lo seguii, prendendo in mano il piccolo pacco di pelle di camoscio.
- Non l'ho mai visto,- ammisi.- deve averlo inserito mia madre quando sono uscita dalla mia stanza.-
- C'è un biglietto!-
Anche Wild si avvicinò.
- "Figlia mia, mi spiace non averti potuta seguire attraverso il tuo viaggio. Come ben saprai, nel momento in cui leggerai questo messaggio, sono prigioniera presso quel nobile che non voglio che tu conosca, non voglio per te un destino come fu quello che fu scelto per me."- lessi.- "Ho preparato per te questo vestito molto tempo fa, quando tuo padre era ancora vivo, ben conoscendo il tuo futuro. Indossalo al primo ballo cui parteciperai a Camelot e saprò che sei al sicuro. Con affetto, tua madre Lux Shadows."-
- Oh!- fece Tempest.- Puoi aprirlo?-
Sciolsi il cordino e tirai fuori il vestito: era molto semplice, interamente bianco, senza alcun fronzolo, e le maniche erano un po' più larghe verso la fine, ma non troppo.
- È molto semplice, ma è molto bello.- disse Tempest.
- Ora è meglio se mettiamo tutto via, così possiamo ripartire.- dissi, cominciando a mettere le cose nella sacca magica.- Se mia madre non avesse lanciato una magia su questa sacca saremmo dovuti andare in giro con un carro e non riusciremmo a muoverla nemmeno tutti e tre assieme.- (N.d.Aki: la sacca è un po' come la borsa di Mary Poppins, se avete una vaga idea.)
- Oh. E questa magia la conosci?-
- Non conosco bene la pagina perché non l'ho mai usata molto spesso, non quanto gli incantesimi di cattura, mia madre voleva che prima di tutto imparassi a difendermi.-
Terminai di mettere a posto la sacca, piegando bene il vestito, e chiamai con un fischio Wild, che era tornato a pascolare lontano.
- Su, Wild, pronto che si parte.- gli dissi, montandogli in groppa con la sacca in spalla.
Tempest si accoccolò tra me e l'arcione e Wild partì al galoppo, raggiungendo così in breve tempo Gleisdorf.

Scesi da cavallo e lo presi per le redini, procedendo camminando. Tempest si posò sulla mia spalla destra e mi diressi verso lo scalo fluviale, cercando qualche battello che raggiungeva le sorgenti del Danuvium e che praticava un prezzo ragionevole.
- Evy, guarda lì!- esclamò Tempest.- In due o tre giorni ci portano alle sorgenti!-
Lessi anch'io il cartello. Sembrava l'offerta più vantaggiosa tra quelle che avevo visto e c'era già una grande fila, forse era vero che facevano tutto quel tragitto in così breve tempo. Assicurai Wild a una staccionata, assicurandogli che sarei tornata in breve, sciogliendo parte dei lacci che chiudevano le gambe delle brache, trasformandole in una gonna, dopo andai a mettermi in fila come gli altri.
Avrei potuto trasformarmi in un giovane uomo, ma temevo che le nuove magie avrebbero potuto portare il nemico sulla mia vera via, poiché non avevo ancora imparato a celare l'energia magica, e ciò non sarebbe stato saggio. Sentii Tempest agitarsi, c'era qualcosa che non andava, anche un sesto senso me lo diceva.
- Che succede?- gli chiesi, piano.
- I tre inseguitori sono qui, Evy, bisogna assolutamente imbarcarsi finché non ci hanno ancora scoperto.-
- Lo so, ma finché non arriviamo alla baracca non possiamo imbarcarci.- risposi.
- Non possiamo avanzare?-
- Vuoi attirarti ancora più attenzione addosso, Tempest?- chiesi, guardandomi intorno.
Infatti non erano pochi quelli che guardavano sorpresi nella nostra direzione e immaginavo pensassero che fossi una maga potente, per avere con me un drago. Avanzammo di numerose posizioni.
- In ogni caso la fila è molto rapida.- commentai.
In breve tempo giungemmo alla baracca, poco più che un riparo sul fiume, e l'uomo addetto alla vendita dei biglietti mi squadrò per bene.
- Per quanti?-
- Per me, il mio cavallo e questo piccolo drago fatato.-
- Tre denarii, il battello parte tra poco.-
Gli consegnai il denaro, era veramente poco, essendo abituata agli scambi fatti via mare, ma, visto, l'alto numero di coloro che s'imbarcavano, avevano un bel profitto. Tornai da Wild e lo sciolsi dalla staccionata, il quale mi salutò strusciando il muso contro la guancia, portandolo con me sulla barca, mostrando i tre biglietti al momento dell'imbarco, in seguito un giovane dai corti capelli biondi e gli occhi verdi mi accompagnò alle stalle.
- TUTTI I MIEI CAVALLI HANNO IL PELO CANDIDO E SONO ANIMALI DA SOMA!- stava sbraitando un uomo.
- Non si preoccupi, madamigella, quello è un venditore di cavalli che usualmente si dirige dalla penisola italica alla Grande Bretagna.- disse il giovane che mi stava accompagnando.
Sentii un piccolo scossone, il viaggio lungo il Raab stava cominciando.
- Lasci pure qui il suo cavallo.- disse, aprendo un recinto.- la sua stanza è la numero sessanta.-
- Vi ringrazio.-
- Non ce n'è bisogno, madamigella.- fece, con un tono che mi parve strano, facendo un inchino.
Il giovane si allontanò e tolsi i finimenti a Wild.
- Evy, te ne sei accorta?- mi chiese Tempest, posato sulla groppa di Wild.
- Sì, almeno uno degli inseguitori è sulla barca.- risposi, parlando piano.- E ha già capito chi sono così come io ho capito già al momento dell'imbarco.-
- Come?-
- Conosco quel giovane, Tempest, eravamo vicini di casa e qualsiasi travestimento indossasse lo riconoscerei sempre. Il suo nome è Marco e ha diciotto anni, sua madre si chiama Alicia e suo padre Daniele.- risposi.
- Possiamo dirci al sicuro?-
- Per un po' sì, ciccio no xé per barca(1).- risposi, sorridendo.
- Come?-
- È il dialetto del mio borgo.- risposi.- Magari un'altra volta ti spiegherò. Wild, spero non ti dispiaccia rimanere qui, chiacchiera un po' con i tuoi amici.-
Lui prima scosse la testa e dopo annuì.
- Bravo. Ora vado, Tempest, dove vuoi stare?-
- Resto un po' qui.-
Annuii e mi allontanai, raggiungendo la stanza che mi era stata assegnata, la sessanta.
La stanza era abbastanza grande e si trovava a prua, conteneva un letto e una scrivania e aveva una finestra che dava sulla riva sinistra del fiume. Appoggiai la sacca sul letto e mi sedetti un po' anch'io. La prima tappa del viaggio in barca sarebbe stata Presburgo, dove probabilmente avremmo attraccato per la notte.
"Ciccio no xé per barca" sorrisi, pensando. "Marco è bravo quando fa da timoniere, ma quando qualcun altro governa la nave gli viene il mal di mare, forse perché quando dirige la nave non si preoccupa troppo delle onde che hanno il loro bell'effetto quando ha modo di accorgersene. Chissà cos'ha aggiunto mia madre…"
Mi alzai in piedi e cominciai a svuotare la sacca: in un pacco sottile c'era l'abito bianco che avrei dovuto indossare al ballo, in un sacco marrone gli strumenti per cucinare, in un altro di colore nero del carbone, in un sacco di color azzurro c'erano i miei strumenti di magia (la Bacchetta del Comando, il Pugnale, il Calice, il Pentacolo, la Spada, il Coltello, la Penna, il Braciere, il Bruciaprofumi, tre Candelieri con candele insieme in un altro sacchetto, la Lanterna, la Sfera di Cristallo, i Tarocchi, il Diario Magico, il Quaderno dei Sogni, il Sale, l'Olio Rituale, l'Acqua Lustrale, la Cera Vergine, gli Inchiostri e le Pergamene) più la veste che mi ero fatta per proteggermi, in uno rosso le provviste, in uno verde le cose per l'igiene e in uno giallo il fieno per Wild, nel caso non avesse trovato erba; sparsi per la sacca c'erano il mantello, il libro di magia, una spada, un pugnale e qualche abito di riserva.
Cominciai a risistemare tutto e, una volta terminata l'operazione, decisi di lasciare lì la sacca per tornare da Wild e Tempest, chiedendomi come stessero e ben sapendo che non sarei mai riuscita a separarmi definitivamente da loro.
- Milady, mi scusi il disturbo, è pronto il pranzo.- disse un anziano garzone.
- Sì, vi prego di scusarmi, se non vengo subito, ma devo controllare il cavallo, salendo mi pareva un po' ombroso e vorrei calmarlo, se ve ne fosse il bisogno.- risposi.
Mi allontanai. Dunque era lui l'anziano previsto da Tempest, un anziano stratega che avevo incontrato qualche volta in chiesa. Non avevo mai parlato molto con lui né avevo ascoltato intenzionalmente le sue storie della guerra, di assassinii che aveva compiuto per il suo signore e di come parlava di mio padre, quando mi vedeva. Odiava mio padre dal profondo per via di una lunga storia: era innamorato di mia madre, ma, vedendola felice di stare con mio padre, allora giovane e nel pieno delle forze, aveva tentato di eliminarlo in tutti i modi, fino a quando vi era riuscito quando avevo l'età di tre anni. Lo sapevo, ma non l'avevo mai detto a mia madre per paura che potesse nuovamente soffrire, anche se non l'avevo conosciuto, potevo capire quanto avesse amato me e mia madre.
Raggiunsi i due compagni di viaggio e sorrisi nel vederli giocare pur nell'esiguo spazio.
- Evy! Ho tanta fame!- si lamentò Tempest, vedendomi e raggiungendomi.
- È già ora di pranzo. Ti porto qualcosa o vieni tu?-
- Puoi davvero portarmi qualcosa?!-
- Perché no?-
- YUPPI!-
Sorrisi nuovamente, se le mie previsioni erano corrette quei due sarebbero stati dei grandi amici inseparabili nella vita e nella morte, anche se temevo quest'ultimo aspetto, e andai in sala da pranzo, dove recuperai del cibo anche per il piccolo drago fatato.

I wonder if the stars sign
the life that is to be mine
and would they let their light shine
enough for me to follow
I look up to the heavens
but night has clouded over
no spark of constellation
no Vela no Orion
The shells upon the warm sands
have taken from their own lands
the echo of their story
but all I hear are low sounds
as pillow words are weaving
and willow waves are leaving
but should I be believing
that I am only dreaming
You go there you're gone forever
I go there I'll lose my way
if we stay here we're not together
Anywhere is

(1) questo modo di dire ha origini in un periodi di grandi invasioni barbariche, i Cicci erano un popolo dell'interno della Pannonia che in un dato momento, spinti da altri popoli, si trasferirono sulla costa, dove tentarono di usare le barche, senza alcun successo. Da qui si dice "ciccio no xé per barca", ovvero "ciccio non è fatto per la barca"
  
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