Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: Carmy_D    24/09/2014    1 recensioni
"Ciò che attanaglia il cuore del terrestre non è altro che totale inadeguatezza, rendendosi conto di non essere altro che un peso, un intralcio, una delusione per tutti quelli intorno a lui.
È stanco, stanco di tutto ciò. Vuole essere forte, vuole essere all'altezza di coloro che non fanno altro che vederlo come un debole, vuole poterli guardare dallo stesso livello, con fierezza e coraggio."
Krillin si ritrova a pensare a ciò che ha, a ciò che è la sua vita. Dovrebbe essere felice per i suoi amici, dovrebbe essere innamorato della sua ragazza, dovrebbe avere un cuore sereno. Ma non ci riesce. Riesce solo a sentirsi inutile, indegno di avere simili amici e di stare con una ragazza bella quanto letale.
Una piccola idea nasce nella sua mente, un'idea che crescerà fino a prenderlo e a dominarlo per sempre. Un'idea che lo porterà a cambiare tutto ciò che gli sta attorno, compreso se stesso.
_______________________________
«Potente Drago Shenron…!»
Stava per farlo, c’era quasi.
«…il mio primo desiderio è che tu…!»
Ecco, ormai nulla poteva fermarlo.
«…mi renda…»
Ormai era fatta.
«…UN SAIYAN!»
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Crilin, Goku, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Vegeta | Coppie: 18/Crilin
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Per vostra fortuna il terzo capitolo era già pronto da tempo perciò ho preferito postarlo con solo pochi giorni di distanza dal secondo. Necessitava soltanto di alcune revisioni.
Anyway, questo capitolo è sostanzialmente di passaggio, ma io ho comunque adorato scriverlo.
Buona Lettura!
 
______________________________________________________________________________________________________________________________________
 
CAPITOLO 3: Debole

Il sole cominciava a sorgere all’orizzonte, illuminando il grande deserto roccioso che Goku e Vegeta stavano ancora perlustrando. I due Saiyan convennero che sarebbe stato inutile continuare a cercare, perciò si ritirarono, spiccando nuovamente il volo nel cielo ora azzurro.
Volarono per alcuni minuti nel più completo silenzio. Le menti dei due guerrieri erano un turbinio di domande senza alcuna risposta. La situazione aveva così tanti punti vuoti e incomprensibili da sembrare quasi irreale.
Fu Goku a spezzare il silenzio per primo.
 
«Tu conosci meglio i Saiyan di me. Devi avere qualche idea sulla situazione.»
 
Vegeta degnò Goku di un unico sguardo ieratico, poi tornò a guardare davanti a sé.
 
«Nessuna.» Il principe rimase in silenzio per qualche altro secondo «Per un Saiyan la coda non è solo una parte del corpo, è un simbolo. È il marchio del nostro potere nascosto e del nostro retaggio, la cosa di cui andiamo più orgogliosi. Nessun Saiyan se la staccherebbe così di netto senza una buona ragione…»
 
«E quella ragione non può che essere il voler evitare la trasformazione in Oozaru» concluse Goku, sovrappensiero.
 
«Invece non ha senso.» replicò Vegeta «Un vero Saiyan non rinuncerebbe mai alla sua arma più potente.»
 
«Forse lo ha fatto perché non vuole fare del male. Forse non è un nemico come ci aspettavamo.»
 
«Forse…» il principe fece una pausa «Oppure vuole fare in modo di restare sempre lucido. Forse ha bisogno di restare costantemente concentrato su qualcosa.»
 
«Potrebbe. Ma finché non lo incontreremo non potremo saperlo. E sono sicuro che si farà rivedere, non potrà trattenere l’aura per sempre, e quando la rilascerà non saremo pronti a raggiungerlo.»
 
Il duo aumentò la velocità con un boato assordante, espandendo al massimo la loro aura.
 
*
 
«Si. È senza dubbio una coda Saiyan.»
 
Goku e Vegeta erano tornati alla Capsule Corporation, e avevano immediatamente avvertito Bulma della loro scoperta. La donna aveva insistito per analizzare la coda nel suo laboratorio, vi aveva rimosso un ciuffo di peli e li aveva prima analizzati al microscopio, poi riposti in una macchina con uno sportello di vetro, che sembrava aver riportato alcuni dati su un computer che adesso la scienziata stava osservando attentamente.
 
«Un Saiyan puro, ad essere precisi. Non è un ibrido tra umano e Saiyan. Ha la vostra stessa traccia genetica.»
 
«Un sopravvissuto alla distruzione del Pianeta Vegeta, quindi.» osservò Goku «Ormai direi che non ci sono più dubbi a riguardo: un Saiyan sopravvissuto è arrivato sulla Terra.»
 
«No.»
 
Goku e Vegeta si voltarono verso Bulma, che aveva appena parlato con un espressione estremamente seria.
 
«Non può essere arrivato sulla Terra con alcun tipo di veicolo.
Dall’arrivo di Vegeta, ho creato un programma di rilevamento radar e l’ho installato in tutti i satelliti privati della Capsule Corp. che usiamo per le varie comunicazioni internazionali, ne abbiamo più di cinquecento che orbitano intorno alla Terra, e non c’è alcun punto cieco che i radar non riescano a rilevare. Se un’astronave non autorizzata si fosse avvicinata al pianeta, lo avrei saputo.»
 
I due Saiyan sembravano esterrefatti.
 
«Allora… forse è arrivato qui con una nave terrestre, magari era un clandestino» ipotizzò Vegeta.
 
«Non penso.» ribatté Goku «Un vero Saiyan non avrebbe di certo agito così furtivamente, si sarebbe limitato a rubare l’astronave. Al massimo avrebbe lasciato vivo qualcuno come pilota, ma fare il clandestino…»
 
Ebbe un immagine di Nappa rannicchiato tra le casse di una cambusa di una nave, in silenzio per non farsi scoprire.
 
«… non credo che sarebbe un’ opzione che prenderebbe in considerazione.»
 
«Vero. Io non lo farei.» disse il principe, crollando su una sedia come se fosse esausto «In questa storia ci sono troppi punti oscuri. Sappiamo solo per certo che sul pianeta c’è un Saiyan, probabilmente un Super Saiyan, che si è tranciato da solo la coda. Non sappiamo se ha cattive intenzioni o buone, non sappiamo come o perché è arrivato sulla Terra, perché è capace di nascondere la sua aura e perché sembra non avere interesse per altri individui della sua razza.»
 
«Immagino che tutto ciò che possiamo fare è aspettare» disse Goku, con tono di rassegnazione «credo che se avesse voluto far del male ai terrestri, lo avrebbe già fatto. Se si trattiene è perché sa che ci saremmo noi a fermarlo, perciò se si sta preparando per fare qualcosa… probabilmente è a noi che mira.»
 
«Bene» sbottò Vegeta «Non vedo l’ora che si faccia avanti.»
 
Goku sospirò, rassegnato «Allora io torno a casa, Chichi sarà preoccupata. Sono fuori casa da ieri sera, e oggi è il giorno libero di Gohan dalla scuola.» Salutando Bulma e Vegeta, Goku si diresse verso il terrazzo, per poi spiccare il volo verso la sua casa sul monte Paoz.
 
Il viaggio gli diede modo di pensare meglio a tutta la situazione: la domanda che lo colpiva di più era il “come”. Come aveva fatto quel Saiyan ad arrivare sulla terra? Come faceva a saper controllare la propria aura? Sembrava quasi logico pensare che fosse come lui, un Saiyan nato e cresciuto sulla Terra… era davvero possibile? No. Avrebbe dovuto avvertire un aura così potente in tutti quegli anni, invece la sua presenza si era rivelata solo quel giorno.
Forse anche lui sapeva usare il Teletrasporto? Decisamente improbabile. Gli abitanti di Yardrat, da cui Goku aveva appreso tale tecnica, dissero chiaramente che non avevano visitatori alieni pacifici da secoli, e il Teletrasporto era una tecnica inventata in tempi recenti.
Più ragionava, più l’intero senso della questione pareva allontanarsi… quasi ringraziò il cielo di essere arrivato alla tranquillità della sua piccola casa in montagna, su cui il sole mattutino rifletteva i suoi raggi.
Atterrò delicatamente sul suolo a pochi metri dalla porta d’ingresso, pronto ad annunciarsi.
 
«Chichi! Gohan! Sono tornat-!»
 
La frase fu interrotta da un enorme tegame scagliato dalla finestra adiacente alla porta, che colpì Goku sugli incisivi con una precisione spaventosa.
Con una furia che avrebbe intimorito persino Freezer in persona, Chichi uscì con uno scatto, torreggiando con le mani sui fianchi su suo marito steso a terra con la mano sul volto, dolorante.
 
«ERA ORA! Sei stato fuori tutta la notte! Credevo ti fosse successo chissà che cosa! Ero spaventata a morte!»
 
Goku si mise seduto, massaggiandosi la bocca. Rivolse alla moglie quello che sarebbe dovuto essere un sorriso imbarazzato, ma che sembrò più somigliante ad una smorfia di terrore.
 
«Tesoro mio…» cominciò, tentando di domare la belva inferocita «… sai che non sono una persona che ama vantarsi, ma… esattamente, cosa in questo mondo potrebbe farmi del male?»
 
Chichi raccolse la pentola da terra e la sollevò minacciosa, Goku si protesse la testa aspettando un colpo che fortunatamente non arrivò.
 
«NON FARE IL SAPUTELLO! Non ti si addice! Piuttosto, mentre tu eri in giro a bighellonare, tuo figlio ha avuto una crisi!»
 
Goku si mise in piedi, ora serio.
 
«Cosa? Gohan?»
 
In quel momento avvertì un aura, quella di suo figlio, aumentare a dismisura. Proveniva dalla cima della montagna, ed aumentava sempre di più, sempre di più. Il terreno stesso cominciò a tremare leggermente, come scosso da un debole terremoto.
Chichi puntò lo sguardo verso la cima della montagna.
 
«Eccolo che ricomincia…!»
 
Il Saiyan si rivolse a sua moglie «Ma cosa fa?»
 
«Non lo so! Ma è da quando si è alzato sta mattina presto che fa così! Poco fa ha rischiato di distruggere il mio servizio buono con una di quelle scosse. INSOMMA, NON VEDI CHE C’È QUALCOSA CHE LO TURBA?! »
 
Non era da escludere, in effetti. Gohan non era certo il tipo che si metteva ad aumentare la propria aura con scatti del genere. Goku si aspettava di trovarlo in camera sua a studiare, come al solito.
 
«Va bene, ho capito. Vado a parlarci.»
 
Mise due dita sulla fronte, senza bisogno di concentrarsi più di tanto. L’aura di suo figlio era così forte che si sarebbe potuta chiaramente sentire anche da un altro pianeta.
 
Intanto, sulla cima del monte Paoz, il giovane Gohan ansimava pesantemente. Era cresciuto molto dal Cell Game, ormai era diventato un aitante ragazzo di quindici anni, anche se ne dimostrava qualcuno di più. Aveva cambiato pettinatura, portando ora i capelli dritti verso l’alto, con un solo ciuffo davanti alla fronte. Indossava la sua solita uniforme viola, donatagli da Piccolo.
Per l’ennesima volta quella mattina, Son Gohan divaricò le gambe, strinse i pugni, irrigidì i muscoli e tentò di espandere la sua aura al massimo. Urlò per lo sforzo, tentando di raggiungere il limite. Si trasformò in Super Saiyan, ma quella era solo la punta dell’iceberg. Andò oltre, molto oltre, ma non dove sarebbe voluto arrivare. Senza neanche accorgersene, crollò sulle ginocchia, esausto, e con i capelli del solito colore.
 
«Come va, figliolo?»
 
Gohan urlò di nuovo, questa volta dallo spavento. Scattò all’indietro assumendo involontariamente una posizione seduta. Suo padre si era appena teletrasportato di fronte a lui.
Il ragazzo pensò sinceramente che non si sarebbe mai abituato al teletrasporto di suo padre, soprattutto quando lo usava in quel modo.
 
«Papà! Non farlo mai più!»
 
Goku si grattò la nuca ridacchiando, imbarazzato «Scusa, Gohan. Non avevo intenzione di spaventarti.» dopodiché assunse un’espressione più seria, senza però rinunciare ad un sorriso comprensivo.
 
«Tua madre mi ha detto che stai attraversando una… “crisi”.»
 
Il ragazzo assunse un’espressione di educata sorpresa, per poi mettersi in piedi e scuotersi i pantaloni dalla polvere.
 
«Mamma esagera sempre. Io sto benissimo. Stavo solo…»
 
«Provando di nuovo a raggiungere quella forma, vero?»
 
Gohan guardò suo padre per un attimo, poi sospirò.
 
«Già.»
 
Goku scrutò meglio il suo ragazzo, incrociando le braccia pensieroso.
 
«Era da un po’ che non tentavi. Provasti solo qualche mese dopo il Cell Game, senza successo. Credevo che essere forte o il combattimento non fosse un tuo interesse.»
 
«Non lo sono, infatti» precisò immediatamente Gohan «Non m’interessa raggiungere di nuovo quella forma per essere più forte. Non punto certo a cose come diventare il miglior combattente dell’universo. Voglio farlo perché…» fece una pausa in cui guardò suo padre, come se si aspettasse di essere rimproverato «… perché mi piaceva.»
 
Goku sollevò le sopracciglia, effettivamente stupito. Suo figlio continuò.
 
«Era una sensazione straordinaria. Sentivo di poter fare ogni cosa, era come se l’intero universo fosse a mia disposizione»
 
Strinse i pugni di fronte a se, con crescente entusiasmo.
 
«Era come essere libero. Libero da qualsiasi cosa… Non è qualcosa che voglio sperimentare ogni giorno. Però vorrei provare quella sensazione solo un’altra volta…»
 
Ci fu una pausa. Il volto di Goku era indecifrabile. Gohan si aspettò che suo padre lo rimproverasse per il suo egoismo, o per il suo tentativo di abusare del suo potere.
Invece ridacchiò divertito.
Gohan si sentì inizialmente preso in giro, poi però Goku gli diede un’affettuosa pacca sulla spalla.
 
«Gohan, non devi vergognarti di voler raggiungere quel potere. L’importante è non crollare nel senso di onnipotenza che esso ti dà. Puoi continuare a provare, se vuoi. Ma in tutta onestà, credo che tu stia affrontando il problema dalla parte sbagliata.»
 
Insieme, cominciarono a camminare lungo un sentiero che conduceva alla loro casa.
 
«Cosa intendi dire?»
 
«Intendo dire che se aumenti a dismisura la tua aura tentando di trasformarti, non ci riuscirai mai. Devi scatenare la tua rabbia, come durante il Cell Game.»
 
«Ma io mi arrabbio!» esclamò Gohan, con una punta di esasperazione «Penso a tutte le cose che mi fanno più infuriare, tento di scatenare la mia rabbia in tutti i modi! Ma non ci sono mai riuscito!»
 
«Probabilmente non ti arrabbi abbastanza. La tensione e lo stress che provasti quel giorno furono devastanti… per sbloccarlo di nuovo allora dovresti puntare all’allenamento costante invece che ai sentimenti.»
 
Gohan sollevò un sopracciglio, con sufficienza.
 
«Parli come se tu ci fossi riuscito.»
 
Goku roteò gli occhi con aria innocente, poi si grattò distrattamente la guancia.
Suo figlio sbarrò gli occhi. Questa volta incredulo.
 
«Tu… ci sei riuscito?!»
 
Il Saiyan sorrise al suo ragazzo, per poi sollevare un indice di fronte alle labbra come per intimare al silenzio.
 
«Mantieni il segreto, però. Hai idea di come la prenderebbe Vegeta se lo scoprisse?»
 
«Sono certo che sarebbe in prima fila per farti i complimenti.»
 
Padre e figlio si guardarono, per poi scoppiare a ridere di gusto.
 
Arrivati a casa, Goku e Gohan sorpresero Chichi a cucinare. Mancavano circa un paio d’ore all’ora di pranzo, perciò i due rimasero abbastanza stupiti dalla sua fretta. Goku ipotizzò con entusiasmo che doveva trattarsi di un pranzo abbondante. Alla legittima domanda di tale comportamento, la donna confermò i sospetti del Saiyan. Quasi.
 
«Sto cucinando per quattro, ho pensato di invitare Krillin a cena. È da un po’ che non lo vediamo.»
 
Goku e Gohan furono entusiasti dell’idea.
 
«Ottima pensata Chichi! A che ora arriva?»
 
«A dire il vero non l’ho ancora chiamato. Potresti farlo tu?»
 
Goku acconsentì senza problemi, dirigendosi con tranquillità verso il telefono di casa. Sollevò la cornetta e digitò una serie di numeri. Mise il ricevitore all’orecchio e aspettò ascoltando l’apparecchio che squillava.
A rispondergli fu una familiare voce anziana, ma vispa come una bevanda gasata.
 
«Pronto? Qui Kame House»
 
«Pronto, Maestro Muten? Sono Goku!»
 
«Ah, Goku! Ragazzo mio! In cosa posso esserti utile?»
 
«Vorrei parlare con Krillin. Potrebbe passarmelo, per favore?»
 
Gohan e Chichi seguivano la telefonata dall’esterno, con interesse. Goku rimase in silenzio ad ascoltare la voce del maestro dall’altra parte della cornetta.
 
«Uhm. E dove è andato?»
 
Un'altra pausa, questa volta più lunga. Goku assunse prima un espressione lievemente stupita, poi una più seria.
 
«Oh… uhm… accidenti… e poi?... così, senza aggiungere altro?... Capisco.»
 
Gohan e sia madre si guardarono. Evidentemente c’era qualcosa che non andava.
Goku salutò e chiuse la cornetta. Con un cipiglio leggermente preoccupato.
 
«Allora?» chiese Chichi, ansiosa e incuriosita.
 
«Krillin non è in casa. Sembra che manchi da ieri sera. Non sanno dove sia.»
 
«Strano. Non è da lui.» osservò Gohan.
 
«Già» asserì suo padre «Ma sembra che se ne sia andato dopo aver avuto una brutta discussione con 18»
 
Il volto di Chichi si illuminò come di fronte ad un programma televisivo di enorme interesse.
 
«Davvero? E come mai?»
 
«Beh, non ho mica chiesto i dettagli.»
 
«Perché no? È il tuo migliore amico! Dovrebbe interessarti!»
 
Goku assunse un’aria noncurante. «Questo però sarebbe spettegolare, e non sarebbe corretto.»
 
Chichi tornò ai fornelli, con l’aria di chi la sa lunga. «Sarà! Ma dovresti voler sapere cosa preoccupa così tanto Krillin! Oh, spero che quei due non si lascino! Sono una coppia così carina!»
 
A quell’affermazione, Gohan e Goku si guardarono con la stessa identica espressione dubbiosa.
 
«A dir la verità, mamma…» cominciò il ragazzo «…io lei non l’ho mai vista molto convinta.»
 
«Già» asserì Goku «Sembra sempre molto passiva. Non che io ne capisca granché di queste cose…»
 
Chichi si voltò di scatto come se l’avessero insultata personalmente, e dopo aver sbattuto seccata uno straccio sul tavolo prese ad inveire contro i due.
 
«Siete proprio degli idioti! È ovvio il motivo per cui si comporta così!»
 
Come una sola persona, padre e figlio inclinarono la testa. La donna sembrò sconcertata.
 
«Davvero devo spiegarvelo io?!»
 
Goku e Gohan si diedero un ultimo sguardo.
 
«Si, per favore.» chiese Goku con estrema gentilezza.
 
Chichi alzò gli occhi al cielo, come se dovesse spiegare per l’ennesima volta una cosa semplicissima a due bambini.
 
«Beh, è ovvio che il fatto che Krillin si sia innamorato di lei la lusinghi! Ma dopo aver perso suo fratello e la sua vita passata, è ovvio che abbia sofferto tantissimo, e l’idea di essere felice con qualcuno la spaventa, perché teme di poter soffrire di nuovo! Ma non riesce a stare lontana da lui perché sicuramente in cuor suo spera di poter tornare ad essere felice.»
 
Mentre parlava, Chichi strinse le mani sul cuore come in preghiera, con un sorriso sognante.
 
«Quella ragazza è davvero innamorata. Secondo voi una come 18, se volesse, non sceglierebbe qualcun altro? Potrebbe eccome! Ma c’è un motivo per cui è rimasta con Krillin.»
 
Goku sembrò non aver capito una sola parola. Gohan invece sembrò abbastanza scettico.
 
«Mah. In fin dei conti queste sono supposizioni senza fondamenti.»
 
«Sono FATTI!» esclamò Chichi verso il figlio, per poi voltarsi nuovamente con noncuranza verso i fornelli «Solo che voi uomini senza cervello non siete capaci di capire nulla se non ve lo si sbatte in faccia. Basta leggere tra le righe e tutto appare più che chiaro. E TU!»
 
Puntò un dito accusatore contro Goku. Che alzò le mani terrorizzato.
 
«…I-io?»
 
«SI, TU! Krillin è il tuo migliore amico! Usa il teletrasporto per trovarlo e vai subito a parlarci!»
 
Goku scosse le mani, allarmato.
 
«Ma-ma… non saprei proprio cosa dire…!»
 
«Non m’interessa! È sicuramente sconvolto e ha bisogno di qualcuno al suo fianco! E chi dovrebbe esserci se non il suo migliore amico?»
 
«Lo so, però…»
 
«NIENTE SCUSE! Vai subito a parlarci!»
 
Terrorizzato dalla donna, Goku assentì velocemente, per evitare di subire altri colpi anomali di tegame.
Dopo aver riacquistato la concentrazione, mise l’indice e il medio sulla fronte e chiuse gli occhi, cercando l’aura di Krillin. Rimase in silenzio per qualche secondo.
Poi staccò le dita, riaprendo gli occhi con un espressione stupita.
 
«Allora?» chiese Gohan.
 
Goku non parlò per qualche attimo, poi rispose con un filo di voce.
 
«Non riesco a trovarlo… deve aver azzerato la sua aura.»
 
Gohan rispose prontamente, dando la risposta più logica.
 
«Forse non vuole parlare con nessuno.»
 
«Già… forse.»
 
*
 
Al di fuori della Stanza dello Spirito del Tempo di Krillin erano passate appena dodici ore, ma al suo interno ormai erano trascorsi sei lunghissimi (o cortissimi) mesi.
Dopo essersi reso conto di poter uccidere avversari del calibro di Freezer senza il minimo sforzo, il giovane aveva affrontato Mecha-Freezer e Re Cold, riuscendo a batterli prima singolarmente senza troppo sforzo. Poi aveva deciso di affrontarli insieme, trovando finalmente una sfida che lo impegnasse abbastanza.
Le copie dei due tiranni spaziali riuscivano a dargli filo da torcere, ma dopo soltanto due mesi erano ormai diventati troppo deboli per lui, perciò era passato ad affrontare l’androide N°19.
L’Androide era forte, non quanto lui, ma riusciva a tenergli testa per diversi minuti prima di soccombere. Ogni giorno Krillin lo affrontava, fino a ché, nel suo centottantaduesimo giorno d’allenamento lo sconfisse con una rapidità disarmante.
Il giorno dopo, Krillin prese la decisione di passare al livello successivo. Allontanatosi dall’entrata della camera, chiuse gli occhi per focalizzarsi sull’immagine del suo prossimo avversario, che gli apparve di fronte come lui stesso aveva voluto.
Era un ragazzo molto giovane, di neanche vent’anni, dai lunghi capelli neri e gli occhi di ghiaccio. Sfoggiava un sorrisetto divertito all’indirizzo del Saiyan, che si mise immediatamente in posizione di combattimento.
Krillin ricordava chiaramente come 17 aveva abbattuto il Trunks del futuro con un solo colpo, perciò non aveva la minima intenzione di sopravvalutarlo.
 
«Ehi ehi! Ma guarda se non è il nanerottolo codardo! Quasi non ti avevo riconosciuto con i capelli in testa!»
 
Il giovane si trasformo in Super Saiyan con uno scatto, senza aggiungere altro.
 
«Oh, così ne sei capace anche tu, eh? Inoltre si direbbe quasi che tu voglia combattere. Molto bene.»
 
17 si mise in posizione, attendendo la prima mossa che non tardò ad arrivare.
Krillin scattò alla carica con un calcio aereo che 17 schivò abbassandosi, per poi darsi lo slancio tentando un montante contro la mascella del suo avversario. Il Super Saiyan fu colpito sotto il mento con violenza, riuscendo a schivare il pugno successivo per un soffio. Prese il braccio ancora teso dell’androide e lo scaraventò per terra con una presa, tentando poi di colpirlo al volto con un pugno verso il basso. 17 rotolò con uno scatto lontano dalla sua portata, per poi ritornare alla carica con una scarica di pugni che Krillin riusciva a malapena a gestire. Parava e schivava senza mai trovare lo spazio per attaccare.
 
«Accidenti! Sei decisamente più forte di come ti ricordavo! Potrebbe essere quasi divertente farti fuori!»
 
Il ragazzo dai capelli neri sembrò sinceramente divertito dalla battaglia, Krillin invece si sentiva decisamente in difficoltà. Fortunatamente riuscì a trovare uno spazio dove inserirsi, dandogli l’occasione di colpire l’avversario allo stomaco mozzandogli il fiato per poi colpirlo con un calcio rotante, allontanandolo.
Senza perdere altro tempo, il Super Saiyan pose le mani dietro di se, entrambe dallo stesso lato.
 
«Ka… me… ha… me…»
 
17 riprese l’equilibrio appena in tempo per osservare l’attacco del suo avversario.
 
«HAAA!»
 
La Kamehameha azzurra di Krillin colpì con la violenza di una bomba atomica l’androide. Ma quando la luce si fu diradata, 17 era ancora in piedi, con i vestiti bruciati e leggermente ferito, senza che però mostrasse alcun segno di stanchezza.
Il Super Saiyan si gettò nuovamente all’attacco caricando un potente destro. 17 lo schivò, smorzandogli poi il fiato con una ginocchiata allo stomaco e abbattendolo con due pugni uniti tra le scapole. Krillin si alzò come uno scatto, parò un destro, ma il sinistro lo colpì al torace, scagliandolo lontano.
Senti alcune delle costole spezzarsi di netto. Atterrò di schiena e rotolò sul freddo pavimento, da cui si rialzò con estrema fatica.
 
«Mi sembra di aver capito che ti scopi mia sorella adesso. Dico bene, nano?»
 
Krillin ritornò in piedi, ansimante, ma pronto ad attaccare di nuovo.
 
«O sarebbe più corretto dire che è lei a scopare te? Scommetto che sotto le coperte è lei a comandare. E tu acconsenti tutto da bravo schiavetto.»
 
17 ridacchiò della sua stessa battuta, avvicinandosi a passo tranquillo.
 
«Sta zitto…» borbottò Krillin con un filo di voce.
 
«Non mi dirai che sei davvero convinto che lei sia innamorata di te, vero? Una come lei? Non farmi ridere. Sei solo il suo trastullo.»
 
«STA ZITTO!»
 
Furibondo, Il Super Saiyan ripartì alla carica preparando un diretto destro con tutta la sua forza. 17 schivò il pugno con agilità, per poi afferrare il volto dell’avversario con la mano destra e scagliarlo contro il suolo.
Krillin sentì lo zigomo destro andare in frantumi. La mano dell’androide ancora premuta contro la sua guancia sinistra.
 
«Lei è decisamente troppo per i tuoi standard. E quando si sarà stancata della tua debolezza chissà cosa farà! Potrebbe anche ucciderti per evitare che tu ritorni a implorarla.»
 
17 calpestò con violenza la sua gamba sinistra. Il femore si spezzo di netto, e Krillin urlò di dolore.
 
«Sei solo un insetto per lei. E come tale meriti di essere schiacciato.»
 
I capelli di Krillin tornarono normali. Con la coda dell’occhio vide il pugno sinistro del nemico scattare con violenza verso il suo volto.
 
«ORA MUORI!»
 
Il giovane chiuse gli occhi, ma un attimo prima che il colpo andasse a segno, l’intero corpo di 17 evaporò in uno sbuffo di fumo azzurrognolo, lasciando Krillin da solo e ferito.
Era parte della magia della stanza. Qualsiasi duplicato creato all’interno di essa scompariva un attimo prima di uccidere chiunque si stesse allenando nella stanza stessa. Aveva fatto bene a pensarci.
Invece come un idiota non si era portato dietro nemmeno un fagiolo Senzu. Doveva immediatamente raggiungere l’entrata, o sarebbe morto per le ferite in poco tempo.
Si trascinò con i gomiti. La destinazione era lontana, e il dolore insopportabile. Sia quello fisico che quello emotivo.
 
Volevi per caso morire, stupido umano!? Un paio di volte non ti sono bastate?!
 
La voce di Vegeta sembrava rimbombargli nelle orecchie come un tamburo.
 
Non sei forte come noi! Sei debole!
 
I gomiti cominciarono a dolergli da morire, ma l’entrata era ancora lontana. Intanto quelle voci si affannavano nella sua testa come dei parassiti.
 
Non puoi neanche pensare di affrontare ciò che affrontiamo noi! RICORDATELO SEMPRE!
 
E quando si sarà stancata della tua debolezza chissà cosa farà!
 
Sei solo un insetto per lei.
 
SEI DEBOLE!
 
«No…» sussurrò il giovane con un filo di voce. Ormai l’entrata era vicina, ancora qualche altra bracciata e avrebbe raggiunto gli scalini.
 
«Non lo sono… io non sono debole…»
 
Si arrampicò sui gradini e strisciò verso la serra. Aprì la porta e con uno sforzo enorme tirò giù uno dei vasi, che si infranse al suolo. Staccò un piccolo fagiolo verdognolo dalla pianta e lo mise in bocca.
Immediatamente dopo averlo ingoiato, Krillin sentì tutte le ferite rimarginarsi, tutte le fratture ricomporsi. Si alzò immediatamente da terra, e rimase in silenzio per parecchi minuti.
Non bastava, ancora non bastava. Doveva diventare il più forte. Più forte di 17 e 18, più forte di Goku e Vegeta, il più forte dell’intera galassia.
Nessuno avrebbe mai più osato mettersi sulla sua strada. Avrebbe schiacciato chiunque avesse osato. E non sarebbe mai più stato debole. Per nessuno.
Mai più.
 
*
 
Vegeta era sul tetto della Capsule Corporation, quando ormai il sole era calato da parecchio. Era steso sulla schiena, con le mani dietro la nuca.
Erano passati due giorni da quando avevano inseguito quel Saiyan, e il principe non aveva fatto altro che rimuginare sulla questione. La cosa che più lo incuriosiva era il “perché”. Perché un Saiyan avrebbe dovuto staccarsi da solo la coda? Perché era arrivato solo ora? E perché scappava dagli unici rimasti della sua razza?
Poi c’era la questione del suo arrivo. Come aveva fatto a raggiungere la Terra senza essere notato? E perché riusciva a nascondere la sua aura? Normalmente i Saiyan non sapevano come fare. Sembrava quasi che fosse vissuto sulla terra per parecchio tempo…
 
«Papà?»
 
Vegeta alzò la testa.
Il piccolo Trunks, suo figlio di appena cinque anni, era a pochi metri da lui, con sguardo innocente.
 
«Cosa c’è?»
 
Il principe pensò che suo figlio volesse di nuovo assillarlo con una delle sue assurdità. Come giocare con lui o portarlo al Luna Park.
 
«La mamma dice che sei stato qui per tutto il giorno. Era preoccupata.»
 
Vegeta non ne sembrò affatto interessato «Dille di smettere di piagnucolare. E che scenderò tra poco.»
 
Ma invece di obbedire, il piccolo Trunks si sedette affianco a lui e fissò il cielo.
 
«Allora? Hai sentito che ho detto?» sbottò il principe, irritato.
 
Il bambino sobbalzò spaventato.
 
«M-ma… io volevo restare qui sopra… Il nonno ha detto che questa notte si vedranno le stelle cadenti.»
 
Tornò a fissare le stelle con aria sognante.
 
«Sai, si dice che se ne vedi una ed esprimi un desiderio, quello si realizzerà.»
 
«Che assurdità.» replicò Vegeta «Solo gli esseri umani potrebbero credere ad una simile…»
 
S’interruppe di scatto. Sbarrando gli occhi verso il cielo.
Eccola, la risposta che stava cercando.
 
Poco dopo, il principe dei Saiyan irruppe come una furia nella camera da letto di Bulma, in camicia da notte e intenta a sistemarsi i capelli per dormire.
 
«DONNA!»
 
Lei trasalì davanti allo specchio, osservando Vegeta preoccupata.
 
«Dov’è?! Dov’è il Dragon Radar?!»
 
Bulma sbatté le palpebre un paio di volte confusa.
 
«Perché vuoi…?»
 
«RISPONDI, MALEDIZIONE!»
 
Lei trasalì di nuovo, ora sinceramente spaventata.
 
«È lì… nel primo cassetto. Sotto i pantaloncini estivi…»
 
Vegeta si diresse verso la grande cassettiera, aprendo il primo cassetto e rovistandovi furiosamente all’interno.
 
«Qui non c’è!»
 
«Non è possibile… lo lascio sempre lì!»
 
«TI DICO CHE QUI NON C’È NESSUN FOTTUTO RADR! »
 
Tirò fuori il cassetto e lo scaraventò per terra. Tutti i vestiti si sparsero alla rinfusa sul pavimento.
Vegeta non si accorse nemmeno delle urla furiose di Bulma nei suoi confronti. Ripensava all’incontro fatto alcune notti prima.
 
Ecco, è che l’altro giorno ho dimenticato qui la mia cintura.
 
Così tutto quadrava alla perfezione.
 
«Figlio di puttana.»
 
 ______________________________________________________________________________________________________________________________________
 
Al prossimo capitolo! E grazie per le recensioni, siete davvero fantastici!
Ciao!
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: Carmy_D