A papà che ha le ali rotte,
ma vola lo stesso.
«Out of the darkness, brighter than a
thousand suns.»
Brighter than a Thousand Suns. Iron Maiden
Adesso volo
anch’io
Il cielo, questo pomeriggio, sembra
arrabbiato: il sole si nasconde, rifiutandosi di ricambiare il mio sguardo,
come un bambino imbronciato.
Mio figlio Ivan non se ne accorge, intento
com’è a raccogliere le pigne che trova mentre scorrazza per il viale; me ne ha
portate parecchie. Qualcuna mi è caduta ma, per quanto mi sforzi, non riesco ad
allungare a sufficienza il braccio per riprenderle.
Un'ombra di frustrazione mi oscura il
volto, facendo concorrenza al grigiore tetro del cielo.
“Altre pigne!” annuncia entusiasta Ivan
correndomi incontro. Me le deposita in grembo, prima di sfrecciare nuovamente via.
Nel farlo agita le braccia, imitando il verso di un’aquila.
“Sono più veloce di un aereo, vero,
papà?” esclama, tornando da me. “Anche più di un missile!”
Sorrido a fatica; Ivan adora correre. La
vivacità del suo sguardo aumenta, nei momenti in cui è libero di schizzare
avanti e indietro per il giardino dietro casa.
“Vola anche tu, papà!” mi sprona
all’improvviso, raggiungendomi con altre pigne in mano. “Vieni a prendermi, se
ci riesci!”
Rimango immobile, improvvisamente
nervoso. I miei occhi si affrettano a rincorrere i suoi movimenti, ma il resto
del corpo non accenna a imitarlo. Se n’è
dimenticato, penso, osservandolo correre con lo sguardo rivolto verso di
me.
Papà non può volare, Ivan.
Vorrei riuscire a spiegarglielo con gli
occhi, perché di parole adatte non ne conosco.
Le sue ali si sono rotte.
Ivan mi guarda; il suo sguardo vivace
finisce presto per rabbuiarsi, quando si sposta in direzione della sedia.
Sembra arrabbiato e il modo nervoso con cui sbatte i piedi mentre corre via me
lo conferma.
A ogni passo di Ivan il niente che mi
riempie le gambe diventa più intenso: non sento nulla, eppure fa male.
Un timido raggio di sole sbircia oltre
una nuvola per darmi un’occhiata; finalmente mi convinco a compiere qualche
movimento. Le mie mani scivolano a sfiorare le ruote della sedia e mi do una
spinta, puntando a raggiungere Ivan.
Guadagno velocità e il rumore attira
l’attenzione di mio figlio, che si volta di scatto: sorrido e, di riflesso,
anche il suo broncio scompare.
“Sei velocissimo!” esclama, ammirato; detto
da lui è il complimento più bello del mondo. “Quasi più di me!”
Con un ultimo slancio riesco a
raggiungerlo e mi allungo verso di lui. Mio figlio perde l’equilibrio e si
lascia cadere all’indietro: è sicuro che lo afferrerò in tempo, per evitare che
si faccia male. Ridiamo assieme, mentre lo faccio sedere sulle mie ginocchia e
incomincio a fargli il solletico. Le pigne mi cadono nuovamente di mano, ma
questa volta ci faccio a mala pena caso; non m’importa, perché Ivan sembra
felice.
Non m’importa, perché in questo momento
mi sento di nuovo un padre.
“Voliamo ancora, papà?” mormora mio
figlio, giocherellando con i bottoni della mia camicia.
Un raggio di luce più forte degli altri
gli stuzzica gli occhi; il sole è arrivato, ma il sorriso sul volto di Ivan
brilla di più. Gli arruffo i capelli, prima di tornare ad appoggiare i palmi
sulle ruote della mia sedia.
Mentre sfrecciamo lungo il vialetto
silenzioso Ivan tiene di nuovo le braccia sollevate.
Mi viene da ridere, quando lascio
andare le ruote per fare altrettanto.
Adesso volo anch’io.
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Questa
storia partecipa al Drabble e Flashfic contest: Brighter than a Thousand Suns indetto da Stareem.
Non so scrivere originali,
di solito mi blocco non appena mi sforzo di fare un tentativo, ma questa flash
vagava nella mia testa da un sacco di tempo e il contest a cui partecipa mi ha
dato una spinta per convincermi a scriverla. Spero che la citazione si adatti a
sufficienza al testo, ma non riuscivo a immaginare nulla di più adatto alla
contrapposizione oscurità/luce che non il superamento momentaneo di una
situazione difficile. Nel periodo buio e problematico che sta attraversando il
padre di Ivan, realizzare di poter ancora fare da padre a suo figlio, sentirsi
utile e riuscire a farlo sorridere, riesce per un istante a illuminare il
resto.
Grazie a chiunque sia
passato a leggere questa flash, significa davvero molto per me!
Laura