CAPITOLO VI
Siamo seduti nel mio salotto, nessuno dice una parola.
Questo silenzio è imbarazzante.
Motoki fissa ancora incredulo la foto di Usagi vestita da
sposa.
Ho sbagliato, lo so, avrei dovuto parlarne con lei, e
adesso rischio di perdere la sua amicizia per una sciocchezza del genere.
«Ok, ho deciso, vado da lei, dobbiamo
chiarire!» mi alzo e mi dirigo verso la porta del mio appartamento.
«E adesso dove vai?» mi chiede
Ami.
«È ovvio no? Sto andando a casa di Usagi!» Le rispondo agitato, perché sono molto
agitato.
«Beh si,
questo l’avevamo intuito, ma forse Ami voleva dire quale casa di Usagi?»
a continuare il discorso è Minako.
«Come ‘quale casa’ di Usagi» rispondo
un po’ seccato «Vado alla tenuta Tsukino, e se non mi fate perdere
tempo, forse arriverò prima che si faccia buio, visto che si trova fuori città!»
Di nuovo il silenzio si
impossessa dei presenti, fino a che Rei non interviene «Senti
Mamoru c’è un’altra cosa che molto probabilmente non sai …
beh … vedi Usagi non abita più lì».
«Dici che si sono trasferiti? Perché non me lo avete detto subito … presto
ditemi il nuovo indirizzo!» domando io
andando in po’ di fretta.
«Non è molto lontano da qui» continua
Rei scrivendomi su di un foglietto il nuovo indirizzo «Puoi arrivarci a
piedi in dieci minuti … solo che … beh … devi sapere … » la ragazza non ha il tempo di terminare la frase
che subito corro via.
Non posso perdere un minuto di più, ora più
che mai è assolutamente importante che io chiarisca con Usagi.
J J J J J J J J J J
Sto bene, mi sento molto meglio, e non ho neanche bevuto
mezza bottiglia.
Mi sento
leggera leggera, mi sembra di volare, questo whisky
è miracoloso.
Non ricordo neanche perché stavo giù di
morale.
Oh mio dio, i mobili di casa hanno iniziato a girarmi
intorno!
«Ha ha ha …
» non so perché ma non riesco a fare a meno di ridere.
«Adesso mi sdraio qui e aspetto che si fermi tutto …
ha ha … ».
J J J J J J J J J J
In meno che non si dica arrivo dinanzi all’ingresso
di una graziosa villetta.
È proprio qui che abita, sul citofono c’è
scritto “Tsukino”;
suono ma non odo risposta.
Certo che non c’è paragone rispetto alla sua
vecchia abitazione.
Il cancello che da sul
vialetto è aperto, decido di entrare.
Noto un piccolo giardino poco curato, pieno di erbacce e
foglie secche; vedere questo giardino mi mette addosso un po’ di angoscia.
Ecco, sono di fronte alla porta principale, suono il
campanello.
Niente.
Continuo a suonare, mi attacco quasi al campanello, lei
deve esserci, ho bisogno di parlarle.
“Non c’è nessuno in casa” penso.
Ma proprio quando decido di andarmene sento delle risa
provenire da dentro.
Non ho dubbi, è lei che sta ridendo, riconosco
perfettamente la sua voce.
«Usagi fammi entrare!» le dico riprendendo a
bussare incessantemente alla porta.
Alla fine decido di entrare lo stesso.
Faccio alcuni passi e me la ritrovo sdraiata sul pavimento
con una bottiglia di whisky mezza vuota in mano.
«Che diavolo stai combinando! Ma sei uscita fuori
di testa!» mi avvicino e cerco di aiutarla a rimettersi in
piedi.
«Ahi … la … mia ... testa
… smettila ... di urlare … » mi dice
lei non contenta di vedermi.
«Ok, adesso ti faccio star meglio» così dicendo l’accompagno in
bagno «Aspettami, non ti muovere» corro in cucina e prendo del
latte.
«Tieni Usagi, questo ti farà star meglio»
le dico porgendole un bicchiere di latte.
«Ma io … sto bene … » mi risponde lei mentre io a forza la faccio bere.
Dopo un paio di bicchieri ottengo l’effetto che
desideravo.
Infatti, lei si inginocchia
sulle fredde piastrelle rosa del bagno e abbracciandosi alla tazza del
gabinetto, inizia a vomitare.
Mi sento male nel vederla così, esco dal bagno,
decido di lasciarla sola per un po’.
Faccio un giro per la casa, non c’è nessuno …
strano.
Vado in cucina e svuoto nel lavandino la bottiglia di
alcol.
“Usagi come hai fatto a ridurti in questo stato”
ritorno da lei, ha smesso di vomitare e adesso è in un angolino del
bagno.
Piange.
La prendo in braccio, la porto nella sua camera da letto e la faccio distendere.
«Adesso fatti una bella dormita, dopo sarà
tutto passato … » mento.
Dopo starà peggio, lo so, è sempre
così.
Non si risolvono i problemi attaccandosi alla bottiglia.
La vedo prendere sonno facilmente, non potevo mai
immaginare che vivesse in una simile situazione.
“Mi dispiace tanto Usagi per ciò che ti
è accaduto … mi dispiace non esserti stato vicino”
Continua…