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Autore: Giorgia Alfonso    25/09/2014    6 recensioni
"Lontano dagli occhi lontano dal cuore", un motto che potrebbe confermare Gemma Brizzi. Passare dalla piena felicità ad una voragine di sentimenti cupi, contrastanti e senso di perdita, ma non volersi arrendere nemmeno per un secondo. Nemmeno per un attimo di riposo. Eppure, colui che l'ha spinta dentro quel buco nero è l'uomo che un tempo avrebbe considerato la sua stessa vita. Tanti sacrifici buttati in aria, tanti viaggi affrontati solo per lui. E quel fato diabolico che sembra volerle dare un'altra possibilità, un'ultima partenza, un ultimo arrivo, un ultimo viaggio, un'ultima occasione ... per riprendersi quell'amore apparentemente perduto.
Seoul, la grande città coreana che di primo acchitò la spaventò tanto, giungendo lì per una vacanza che, in teoria, doveva essere semplice relax. Invece si era rivelata una manna ... per lo meno inizialmente. Ora invece, tornare a calpestare quel suolo potrebbe portarla alla rovina più completa o ad un nuovo inizio.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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2 Capitolo

 
 
 
 
Un peso immaturo.
Un uomo può diventare un peso per la propria donna?
Certo. Specie se si tratta di un ragazzo più giovane. Forse.
Eppure una ventottenne talmente persa nell’amore, può arrivare a mettere da parte quel sentore, quella sua insoddisfazione e i suoi stessi desideri, concentrandosi solo sul donare felicità alla persona amata. Pensare più all’amato che a se stessa, così da crearsi personalmente un po’ di infelicità.
Però è vero anche che, per colei che ama, far star bene il partner risulta il più grande dei piaceri.
Gemma non si era mai annullata per quell’uomo. Aveva una sua identità, le sue passioni e il suo bel caratterino, però … Forse qualche volta aveva messo da parte ciò che voleva realmente, se non era in sintonia con ciò che desiderava Jin Yon U1.
Mentre attraversava l’aeroporto di Incheon2, gremito come sempre di gente, rifletteva sugli errori verso se stessa e su quelli verso le altre persone, compreso il suo ormai ex fidanzato. Non si sentiva del tutto single, non ancora, come se questo periodo fosse una sorta di stand by, una pausa lunga che presto sarebbe terminata. Sperava solo in bene.
Che una persona così giovane potesse spaventarsi davanti alle avversità della vita, lo comprendeva, specialmente di quella che si prospettava in Corea del sud, un ambiente meraviglioso, ma nel quale difficilmente si campava. Poteva immaginare le paure di quel ragazzo, le capiva, ma stranamente non riusciva a credere davvero che si fosse arreso così, improvvisamente.
Abbassò lo sguardo sulle valige che passavano davanti ai suoi occhi, senza notare la sua, in mezzo alle altre. La lasciò correre via, immersa nei suoi pensieri.
In verità l’ultima vacanza con lui era stata talmente perfetta da oscurare ciò che accadde nei successivi mesi. Sì, aveva avuto il sentore che qualcosa era cambiato in lui, ma come al solito aveva creduto che si trattasse solo di un momentaneo malessere, dovuto alla tremenda distanza che li separava. Quel particolare, nel tempo, logora facilmente i sentimenti. Alla fin fine, se quell’amore non ti sprona a reagire, avvertendo invece  tutto come un’immensa difficoltà, tanto da non riuscire a sollevare la testa e lottare … si rinuncia.
Non c’erano altre donne in mezzo, lo conosceva talmente bene da esserne certa. Avrebbe potuto tradirla solo con un videogame. Poteva benissimo immaginarselo senza di lei, dopo vent’anni: nella sua solita camera, con sua madre che gli prepara la cena che tanto lui non mangerà, optando per schifezze varie, di fronte al suo pc. Una scatola di ramyeon3, consumato di mattina, la stessa t-shirt di una settimana prima e gli occhi puntati sullo schermo, intenti a seguire e sparare a zombie o cos’altro proponevano i giochi online.
Ad ogni modo, era appena giunta lì proprio per scoprire se poteva ricucire la ferita che lui le aveva lasciato, e con essa il loro rapporto.
«Quattro anni non si cancellano con un sms.» affermò, agganciando finalmente la sua pesante valigia.
Da quella volta, non si era più fatto sentire e lei nemmeno. Volutamente gli lasciò il tempo che voleva, per indurlo a pensare, sperando però che potesse tornare da lei con la coda fra le gambe. Di certo in tutto quel tempo avrebbe dovuto capirlo da solo, se valeva la pena tenere a galla quel sentimento o se si sentiva più libero soffocandolo pian piano.
Se il destino aveva voluto il loro incontro e se lo stesso fato aveva deciso che la loro storia dovesse finire poco prima della sua nuova partenza, doveva per forza significare che in quella città era doveroso farvi ritorno.
Si diresse subito all’uscita, preparandosi mentalmente alla ricerca di un volto diverso dal solito. Chi avrebbe trovato, prima di ogni altra persona, in mezzo a quella folla? Non un uomo.
No, questa volta si trattava di una donna!
Quando le porte scorrevoli la lasciarono passare infatti, in prima linea c’era lei: capelli neri dritti e lunghi fino alle spalle, una leggera frangetta a coprirle la fronte. Occhi grandi e allungati, che ricordavano poco le sue origini asiatiche, con l’angolo esterno rivolto verso il basso, tanto da donargli una sorta di tristezza nello sguardo. Iridi castane, dalle macchie olivastre, assolutamente una dote rarissima in Corea, tanto da sottolineare la sua seconda provenienza: l’Italia.
Sarah Kim andò subito incontro all’amica, abbracciandola forte forte, osservando poi il broncio assunto successivamente.
«Non fare così! Andiamo a casa dai!» L’aiutò con il bagaglio a mano e si diressero verso la metro.
Gemma tirò un sospiro di sollievo e si fece coraggio: doveva affrontare la questione a testa alta e riprendere con sé quella persona. Guardò al suo fianco l’amica, pensando che non era sola, aveva lei dalla sua parte e sicuramente l’avrebbe aiutata nel suo intento.
 
«Io non ti aiuterò mai!» Esclamò indignata l’italo-coreana. «Tornare con quell’idiota? Sei impazzita?» Erano sedute a terra e stavano consumando patatine ai gamberetti, su di un classico tavolino da salotto, o almeno sarebbe stato definito così in Italia, in Corea invece era proprio il tavolo che si utilizzava per cenare e pranzare. «Non voglio che torni con lui. Non ti merita! Pensaci! Ti ha scaricato e questo basta a comprendere che non è fatto per te. Se uno si arrende così vuol dire che non ci tiene affatto.»
«Hai conosciuto Yon U e sai che è un tipo particolare. E’ scontroso, solitario, aveva solo me come-»
«A maggior ragione doveva proteggerti e conservare la persona che sei stata per lui. Ma se lascia qualcosa di prezioso, vuol dire che non è mai riuscito a vedere quanto è di valore. Di certo tu non puoi ogni volta prenderlo per mano e fargli capire le cose. Non dovrebbe essere trattato come un bambino se è abbastanza adulto. Ma forse il problema è proprio questo! Trattasi di maturità.» Prese una patatina, cominciando a rosicchiarla rumorosamente, masticando a bocca semiaperta. Nel suo paese lo poteva benissimo fare, senza che qualcuno la fissasse male per la sua maleducazione. Nel mentre, osservando lo sguardo triste di Gemma. «Mettiamo anche che tu riesca a farglielo capire. E’ talmente immaturo da tornare con te, quindi può starci, ma … come puoi fidarti ancora di lui? Tornerà nel suo errore, certamente. Ricadrà nei suoi meandri oscuri e ti farà soffrire ancora.»
Gemma sospirò di fronte a quelle parole. Ci stava davvero pensando, le volteggiavano nella mente come api fastidiose, ma  a tutti gli effetti Sarah non aveva torto. «Credevo di avere almeno te dalla mia parte.» Le uscì quel lamento dalla bocca.
La ragazza batté una mano sul tavolo per risvegliare l’amica, «Io sono dalla tua parte! Non volere che tu soffra ancora, vuol dire essere dalla tua parte. Per cui ragiono sui fatti, cosa che non fai tu perché ti conosco: quando ami qualcuno ti perdi.» Aprì la pepsy a loro disposizione. «Io ti dico solo: se vuoi incontrarlo dovrai avere un gran coraggio. Per esempio, se vedi che è felice senza di te cosa fai?» Attese una risposta, che però non giunse. «Oltretutto io non sono d’accordo su questa tua decisione di affrontare la serpe, perché temo tu ci possa stare male. Ma se è quello che vuoi, io in qualche modo ti sosterrò. Solo mi devi promettere di pensarci bene prima di partire in quarta. Pensa a quel che ti sto dicendo. Pensa alle mie ipotesi nel caso lui tornasse.» Si alzò e andò a prendere il pc portatile. «Sappi che sei qui in Corea per divertirti non per soffrire le pene d’amore.» Continuò a parlare, posando il computer sul tavolo. «Ti ho già trovato delle stanze interessanti.»
Gemma sollevò il capo all’improvviso, scioccata: «Scusa. Non posso stare qui da te?»
Sarah la guardò severamente, «Per ora. Te lo avevo già detto che io ho i miei giri.»
«Cosa intendi per giri?»
«Frequento degli uomini.» Fu secca.
«Degli?» Quasi urlò dall’incredulità.
Sarah gesticolò con la mano e selezionò le varie guesthouse e goshiwon4 che aveva trovato per lei, «Non pensar male, dico “degli”, ma non è che li frequento tutti assieme. Diciamo che non durano molto. Sai che sto cercando la persona giusta, e quindi … la cerco, tutto qui.» Girò il pc verso di lei, «Ecco, guarda! Questi sono buoni.»
Gemma allora lasciò perdere ogni discorso, forse per il momento non era il caso di approfondire. Osservò lo schermo del pc e i vari prezzi in rassegna.
«Comunque stavo pensando ad una cosa e se volessi darmi retta sarò davvero contenta di aiutarti.» Sarah tornò al discorso tralasciato. Gemma la osservò per un istante, poi cominciò a selezionare i posti letto a sua disposizione, per controllarne le stanze. «Io sono molto vendicativa e per me lui deve soffrire quanto stai soffrendo tu. Ti sto dicendo che devi vendicarti!»
«Non se ne parla. Lo amo, perché dovrei fargli del male?» Chiuse il computer innervosita da ogni cosa.
Lady “vendetta” fece una smorfia di rimando. «Deve rendersi conto di quel che ha perso.»
Per un momento si riscoprì quasi interessata. «Su questo sono d’accordo.»
«Mi chiedo, e se fosse talmente stupido da non averlo ancora compreso?» Poi ci ripensò, «Beh, se non lo ha capito immagino che non ti amasse dal principio.»
«Ci stavamo per sposare, Sarah! O meglio …» Rifletté sulle sue parole, «Questo è quello che aveva pensato qualche tempo fa.»
«Allora deve aver già compreso ogni cosa da solo, ma ricordarglielo non sarebbe male.»
«Non mi voglio vendicare, ma facciamo finta che io sia interessata … Tu cosa proponi?»
La ragazza mostrò un ghigno maligno, sporgendosi verso lei, pronta ad esporre il “segretissimo” piano: «Ha ventitré anni, sei stata tutto questo tempo con un ragazzino, Gemma. Hai bisogno di un uomo maturo. Io se fossi in te cercherei un vero maschio e appena ottenuto … Bang! Glielo sbatti in faccia al moccioso.» Le sue parole divennero ancor più dure grazie al tono utilizzato per dar più enfasi al tutto.
«Non voglio frequentare nessuno ora. Se non posso tornare con lui, non voglio ricominciare con qualcuno, non ora,  non me la sento.»
«Se vuoi fargliela pagare devi mostrarti felice con un altro uomo, questo è il fulcro del piano.» Spiegò l’improvvisata volpe, «Ma … potremo sempre usare un baldo giovanotto per il nostro scopo. Non devi per forza innamorartene.» In quel momento sottolineò una parte importante.
Quella proposta era tremendamente squallida e oscena, ma cominciò a balenare qualcosa di preciso nella mente di Gemma. Certo, l’idea di farlo ingelosire non poteva essere una vendetta per lei, ma un modo per fargli comprendere davvero di cosa si era disfatto e cosa provava realmente, sì. Una trappola insomma, per farlo ricadere tra le sue braccia.
«Dove possiamo trovare qualcuno?» Chiese a quel punto la diretta interessata.
«Vestiamoci bene, trucchiamoci e andiamo ad Hongdae5, baby
 
 

1Dovete sapere che i coreani mettono prima il cognome e poi il nome, che è formato a volte da due distinti ideogrammi, quindi due nomi. Jin Yon U = Jin cognome Yon U il nome.
2Incheon (
인천 pronuncia = inchon)è una città della Corea del Sud vicino alla capitale, Seoul.
3 Ramyeon (
라면 - pronuncia = ramyon) è una pietanza coreana. Si tratta di tagliolini in brodo, spesso piccante, con verdurine e un pò di carne. (vedi le foto a fine capitolo) Un piatto similare al famoso ramen giapponese.  
4 Gesthaouse sono semplici alloggi, stanze condivise o private, a volte con un accenno di cucina. Il nome stesso significa "casa per gli ospiti". I goshiwon (
고시원invece sono vere e proprie stanze, specie molto ristrette in un dato edificio, in stile quasi dormitorio. A volte hanno il bagno all'interno, altre volte solo la doccia e il bagno in quei casi è pubblico, o meglio condiviso in un piano o dall'intera struttura.
5 Hongdae (
홍대 pronuncia = hongde) è una zona di Seoul. Fulcro della movida coreana. (foto a fine capitoli)

 
 
 
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3 Capitolo

 
 
 
 
Hongdae non è la sola zona di Seoul dove “divertirsi” rientra tra le parole d’ordine, ma è il quartiere della movida notturna coreana più famoso all’estero. Anche di giorno la folla rallegra le strade fatte di negozi vari, piazzole dove sostano gli artisti di strada e locali di ogni tipo. La sera però, il tutto esplode e il casino aumenta con l’apertura di disco, club e pub. L’alcool, non serve dirlo, a fiumi.
Insegne lampeggianti dai più disparati colori e la musica ad alto volume invogliano la gente ad entrare nei vari locali, ma non bastano: anche i bellissimi PR, in un completo nero camicia e pantalone, cercano di attrarre le più belle donzelle per invitarle a mettere piede nel posto dove evidentemente questi lavorano. Le donne, sì sa, attirano clientela maschile, per questo a volte entrano addirittura gratis. A volte i club sono suddivisi a seconda del genere musicale, ma non serve entrare per ascoltare le melodie, basta sostare davanti ad uno di questi. Certamente però, è dentro che si balla, beve e si fa conoscenza.
Gemma, nonostante il luogo in cui erano appena entrate, aveva optato comunque per un look abbastanza sobrio, mentre Sarah sapeva ormai come osare in stile Seoul, anche perché il suo obbiettivo era attirare sguardi. La prima aveva indossato una gonna sbarazzina, una canotta, con sopra una giacca che potesse proteggerla dal freddo autunnale. Sarah Kim invece aveva un abito con leggero scollo e l’orlo mozzafiato.
Il locale scelto era proprio stato pensato per i single in cerca di compagnia, la sua amica non poteva portarla in un luogo più inusuale per attuare il loro piano. Si entrava soli e si usciva in due … in teoria.
«Già individuato!» Disse qualche minuto dopo il loro arrivo. «Ti sta mangiando con gli occhi e pure il suo amico non sembra male.» Le sussurrò all’orecchio, per poi indicarle dove guardare.
Zigomi alti, pelle fin troppo bianca, occhi piccoli e molto chiusi, fini; naso pronunciato, capelli ben pettinati dal taglio moderno che molti modaioli di Hongdae trovano necessario. Il ragazzo fece un cenno all’amico, alzandosi poi dal tavolo per avvicinarsi alle due perfette sconosciute. Non era altissimo, in confronto a tanti altri ragazzotti lì presenti, ma la figura longilinea lo rendeva comunque slanciato. Mani nelle tasche dei pantaloni firmati, camicia rosso carminio leggermente sbottonata. Sembrava un tipo sicuro di sé e il suo fascino lo emanava bene, anche se doveva essere parecchio giovane.
A volte risultava quasi impossibile dare una vera età ai coreani.
«L’amico è davvero forte. Bene, tu prendi il magretto e io quello più forzuto.» Precisò Sarah, attendendo i due. In effetti l’altro aveva un viso più omogeneo, ma allo stesso tempo insignificante, era invece il suo corpo, sicuramente curato nei minimi particolari in palestra, e i suoi accessori a dare nell’occhio. L’italo-coreana, ad esempio, non si era fatta sfuggire il rolex.
«Salve.» Sorrise smagliante il più sobrio dei due … di aspetto fisico s’intende. «Siete qui da sole? Spero di sì.» Il suo amico non aprì bocca inizialmente, tanto da rivelare chi dei due fosse il più spigliato.
Sarah si espose subito: «Sole, ma in cerca di compagnia. Ci offrite qualcosa?» Il ragazzo allora fece cenno di seguirli al tavolo. L’amica prese posto vicino al pompato e lei dovette per forza di cosa stare incollata al ragazzo in rosso.
«Da dove venite?» Chiese questo, osservando quasi dolcemente la ragazza straniera.
«Io Italia, la mia amica è coreana.» Rispose freddamente Gemma. La verità è che non ci sapeva fare in certe situazioni e spesso si sentiva fuori luogo.
Sarah sorrise ai due, «Sono italo-coreana.»
«I tuoi occhi mi sembravano troppo particolari per essere quelli di una coreana.» Fece notare il suo bambolotto gonfiabile.
«Se ti piacciono, potresti anche invitarmi a ballare, no?» Mentre lo diceva, osservava l’amica che invece le stava lanciando segnali  ammonitrici con gli occhi. «Sono sicura che questi due vogliono stare un po’ da soli.» Fu diretta, visto che il palestrato non aveva compreso il suo intento.
«Sono d’accordo!» Affermò immediatamente lo snello. Poi si rivolse a Gemma: «Sai il coreano, quindi non sarà nemmeno difficile comunicare.»
«Ho solo detto una frase, come fai ad essere sicuro che io lo comprenda bene?» Per quella sua frase saccente, ricevette da Sarah un calcio sotto al tavolo. Lei ricambiò fulminandola con lo sguardo, prima che questa prendesse il braccio muscoloso del partner, scelto per quella serata, e lo trascinasse in pista.
Il ragazzo dallo strano fascino rise di gusto, prendendo una delle bottiglie sul tavolo e versando il contenuto in un calice. «Mi sembra che tu lo sappia abbastanza bene invece.» Le offrì il bicchiere, «Sono seriamente interessato. Sei molto bella.»
Lei accettò più per cortesia che per altro, «Solo perché sono straniera immagino. Ho notato che ci considerate un po’ particolari d’aspetto.»
«Beh, sì. Avete tutta un’altra fisionomia, altri colori. Altri modi di fare.» Sorseggiò a sua volta dal calice. Stranamente Gemma cominciava a non sentirsi più a disagio con quella persona. Forse non era stata una cattiva idea uscire e cercare un bel ragazzetto da usare per i propri scopi. «Ti piaccio?» domandò a bruciapelo l’impavido.
Quasi sputò ciò che stava bevendo, «Caspita sei diretto. Posso chiederti quanti anni hai?»
«Venticinque anni e tu mi piaci parecchio.»
Sorrise di fronte ad una confessione troppo precoce. «Come fai a dirlo, ci siamo appena conosciuti.»
«Il feeling parla.» Le prese una mano, accarezzandola. Di certo quel ragazzino non si faceva molti problemi. Ci sapeva fare in un certo senso, e anche se aveva qualche anno in meno di lei, poteva andar bene al suo scopo. Quell’incontro giocava a suo favore.
Gemma lo lasciò fare, non si sentiva affatto in imbarazzo, forse perché comunque i suoi giochetti non attaccavano per niente. Non con lei per lo meno. Si voltò verso Sarah, vedendola impegnata tra le braccia del forzuto. Quando gli occhi delle ragazze si incrociarono, l’italo-coreana mosse la testa dalla parte dell’amica, che annuì confermando la sua approvazione: era quello giusto … da usare.
Ma ad un tratto il venticinquenne si avvicinò un po’ troppo alla giovane straniera, sussurrandole all’orecchio: «Ti va di andare in un posto più appartato?» Lo fissò dubbiosa, ma lui continuò con le sue frettolose offerte, «Voglio conoscerti meglio.»
Sorrise un po’ incerta. «Per farlo non dovresti farmi qualche domanda?»
Si sporse gentilmente ancora una volta. «Non qui. Andiamo in un motel.»
A quel punto Gemma si scostò del tutto, allontanandosi da lui di qualche centimetro, quasi scivolando via con la sedia e ritirando immediatamente la mano. «Non sai nemmeno come mi chiamo!»
Lui sembrò pensarci. «Beh, per certe cose si possono usare nomignoli vari, ma … se per te è importante, come ti chiami? Dimmelo e ti chiamerò con il tuo nome.»
Gli rise in faccia, «No. Non hai capito. Ero ironica. Non ho intenzione di andare a letto con il primo sconosciuto che capita.» Si alzò, sostenendo il uno sguardo di sdegno.
Il ragazzo allargò le braccia arrogantemente, «Non ti piacevo prima? Cos’è cambiato? Voi europee non siete più aperte delle coreane, mentalmente parlando?»
«Mentalmente? … Mi prendi in giro? Da quel che mi fai capire, a te non interessa l’apertura mentale.» Gli diede le spalle, andò verso l’amica e senza voltarsi le prese un braccio e la portò via da quel posto.
 
Quello fu il primo dei tanti tentativi destinati al fallimento.
Gemma si fece promettere da Sarah di non entrare mai più in un locale per single. Se gli incontri dovevano essere di quel tipo, meglio lasciare perdere dal principio.
Anche il secondo agganciato però si dimostrò inutile. In verità la ragazza lo aveva capito dal primo sguardo, ma, come si dice: non giudicare un libro dalla copertina? L’abito non fa il monaco?
Sarah Kim sapeva che non poteva presentare all’amica un uomo simile al precedente, così optò per un tipetto a modo, di cui non si sarebbe potuta lamentare a causa di strane proposte indecenti.
Occhioni a mandorla dalla punta esterna verso l’alto, da conferirgli quasi una forma felina molto addolcita, nascosti tra l’altro dietro a degli occhiali tondi, tondi, come vanno di moda tra i coreani nerd o modaioli che siano. Lui però non sembrava tenerci particolarmente allo stile, o forse Gemma non capiva assolutamente nulla del trend coreano. Era probabile l’ultima ipotesi, si disinteressava anche delle tendenze occidentali.
Quel cardigans gli conferiva l’aria del bravo ragazzo, bocca stretta ma carnosa, guanciotte piene sebbene non fosse grasso. A vederlo non sembrava in grado di provocare gelosie a nessuno, con quel suo aspetto troppo gentile, anzi qualcuno lo avrebbe definito un po’ da sfigato.
Però magari, dandogli un’aggiustatina …
Aveva la sua età e per questo andava benissimo. Sarah si diceva disposta a rifargli il look se Gemma avesse puntato su di lui.
«Quindi hai studiato alla Yonsei?1» Chiese la ragazza, seguendo lo sproloquio che aveva dovuto ascoltare fino a quel momento: ultimo di cinque sorelle, padre studioso, madre insegnante, tre gatti, odia i cani perché li trova sporchi, una tartarughina tanto amata e la passione per la letteratura classica coreana. Laureato con un master che, sì, gli faceva onore.
«Con il mio quoziente intellettivo è stato piuttosto facile. Vorrei tanto tornare a quei tempi.» Riferì fissando l’alto come per guardare lontano, il cielo stellato o l’universo intero. Peccato che il soffitto fosse coperto da travi nere. «La mia mammina dice sempre che con i soldi di famiglia potrei campare a vita senza lavorare, così sto pensando … cioè, sto pensando di tornare a studiare. Amo mettere il naso nei libri.»
«La mammina eh?» ironizzò di rimando. Le fece roteare gli occhi a forza di sentire tutti quei dettagli irrilevanti. Non era solo il modo di fare stralunato, ma la capacità di conversazione stessa a non andare.
«Sì, crescendo tutti gli uomini dovrebbero realizzare che è la madre ad essere la donna perfetta. La sola che ci può amare per sempre. Ma sono contento di aver conosciuto anche te. Finalmente una ragazza tutta per me. In fin dei conti, la mamma è del papà, non si può fare niente con la mamma.» Le orbite in quel momento invece vollero esploderle. «Scusa. Non fraintendere, non voglio far nulla con te. Beh nemmeno con mia madre!» La risata iniziò grottesca, per poi scemare impacciata. Ci mancava solo un grugnito alla Steve Urkel2 e avrebbe potuto urlare ai quattro venti di aver trovato il sosia dagli occhi a mandorla. «Ti rispetto e tu rispetterai me. Sono solo felice di averti trovato e quando ci sposeremo, beh … potremo, insomma … Ma se ti metterò al secondo posto dopo mamma non dovrai prendertela. Capito?»
Gemma prese il suo bicchiere annuendo. Si alzò e scappò a nascondersi da quell’elemento.
Il ragazzo la fissò dal basso verso l’alto con occhioni supplichevoli, rimanendo seduto alla sua postazione: «Te ne vai? Hai bisogno del bagno?»
Sarah la inseguì subito, mollando il terzo o quarto tipo conosciuto quella sera, «Non andava bene il gentiluomo?» Domandò subito, urlando per sovrastare l’assordante musica.
«Andava bene per sua madre.»
Passato lo Steve Urkel coreano, il terzo classificato lo trovarono in un semplice pub, dove si infilarono stanche dei caotici club. Stavano bevendo insieme del vino, quando adocchiarono la preda a qualche metro di distanza. Era solo e sembrava un po’ sconsolato. Sarah Kim subito le propose di fare la prima mossa. Anche se non era il tipo, doveva provarci!
La più giovane delle due lo scrutò a fondo: «Giacca e cravatta, ventiquattrore al suo fianco. Un hwesaweon
«Impiegato d’azienda.» Confermò Gemma con una traduzione. «E’ piuttosto bello.» Ammise successivamente.
«Vai!» Fece un cenno con la testa l’altra.
L’italiana si alzò di malavoglia. «Non sono brava in queste cose ...» Ma qualcuno fece finta di non sentire.
Capello tagliato corto alla moda, sguardo perso tristemente nel tavolo, dal taglio allungato, quasi felino. Naso perfettamente lineare con tutto il resto del volto. Troppo bello per credere che non vi fosse lo zampino di qualcosa extra natura, specie nella nazione del bisturi.
Quando l’ombra della ragazza gli si parò davanti, il giovane uomo in carriera le rivolse un sorriso. Lei rimase impacciata di fronte a lui, blaterando cose insensate.
«Hello.» proferì lui con una strana pronuncia. I coreani, quando sanno comunicare un po’ d’inglese, lo storpiano quasi sempre. «You want to sit down here?» Lei annuì con la testa, «It 's a pleasure for me to stay close to a beautiful girl.3» Ma appena si sedette, sotto suo consiglio, gli fece anche notare che potevano benissimo parlare nella sua lingua. «E’ straordinario! Studi il coreano da quanto?» Chiese allora, sinceramente colpito.
Si schiarì la voce perché, stranamente, le doleva la gola. Era troppo affascinante per lei, non aveva mai visto un uomo così bello in vita sua. Come se fosse un alieno o una celebrità, le incuteva una certa soggezione.
«Quattro anni.» Rispose solamente. Le piaceva e questo cominciò a preoccuparla. Quando un uomo la colpiva in quel modo si paralizzava, lingua compresa. «Ma lo sto ancora studiando. Non sono perfetta.»
Il ragazzo sorrise. «Chi lo è? A parte questo, se chiudessi gli occhi e ascoltassi la tua voce mentre parli la mia lingua … sì! Capirei subito che non sei coreana.» Attese una qualsiasi risposta da lei, che però non arrivò mai. Perciò continuò ad approcciarsi lui per primo: «Età?»
«Ventotto.»
«E a ventotto anni si può essere ancora così timide?» Ironizzò, ma non ebbe alcuna reazione da parte della straniera, se non ancor più chiusura. Così cominciò egli stesso a fare un passo indietro, concludendo le mosse a disposizione per farla sentire a suo agio.
Il problema di Gemma era proprio il disagio completo che avvertiva. Scrollò la testa, comprendendo di dover fare una mossa, una qualsiasi per non farsi sfuggire l’uomo perfetto: «Scusa, di solito non sono così, giuro!» Fece per prendere il calice, magari bere ancora un po’ di vino l’avrebbe aiutata a lasciarsi andare. Ma senza stare attenta a quel che faceva, l’agitazione la portò a sbagliare bicchiere, prendendo quello del ragazzo.
Bevve un sorso, sotto gli occhi allegri di lui. «Quello sarebbe il mio bicchiere.» Quasi non si soffocò con il vino rosso e involontariamente ne sputò una quantità minima all’interno del recipiente. «Okay.» Pronunciò lentamente l’uomo, questa volta per nulla divertito. «Ora non è più il mio.»
Lei lo posò immediatamente. «Mi dispiace.» Si sentiva seriamente costernata, ma soprattutto imbarazzta. L’agitazione sarebbe stata la sua fine, quindi doveva fare in modo di riprendere in fretta il controllo. Doveva fare scambio di calici, visto l’inconveniente. «Non ho ancora bevuto, quindi … prendilo tu.»
Il ragazzo osservò perplesso il recipiente ancora colmo di vino. In effetti non aveva ancora bevuto ciò che lui stesso le aveva offerto. L’attesa la snervava, cominciando a pensare che fosse ormai addirittura infastidito all’idea di averla accanto. Allora si mosse per prima, con l’intenzione di avvicinargli la coppa lei stessa, gentilmente.
Un tempismo tremendo, dato che anche quella persona si protese nello stesso momento. La colluttazione fece ritirare le mani di Gemma di scatto, urtando però il bicchiere, che inesorabilmente cadde, sporcando di rosso la camicia del bel tipo.
Spalancò la bocca fissandolo incredula: cos’aveva appena fatto?
Rovinato tutto: «Aah! Questa camicia costa un occhio della testa!» Brontolò appena il malcapitato, per poi sospirare e guardare pietosamente la giovane occidentale seduta al suo fianco. «Forse è meglio che vada. E’ tardi e domani lavoro.» Gemma annuì con un’espressione dispiaciuta, ma nemmeno un suono di scusa riuscì ad uscire dalla bocca. «Prima sarò costretto a fare un giro in bagno per ripulirmi. Grazie della breve compagnia comunque.» Si alzò e se pur gentilmente scappò.
Uno scappellotto giunse alle sue spalle, facendola risvegliare dal suo stato catatonico.
«Che diavolo hai combinato?» Chiese Sarah, che aveva visto l’intera, ridicola scena.
Ma nemmeno Gemma sapeva darsi una spiegazione. Non si riconosceva nemmeno lei, quando entrava nel panico di fronte ad un esemplare interessante del sesso opposto. Perdeva coraggio e si trasformava in una goffa sfigata, peggio del tizio  conosciuto poco prima al club, l’amante di mamma e gattini vari.
«La scena a cui ho appena assistito, ti ha reso ai miei occhi molto simile al ragazzotto con gli occhiali, forse faresti meglio a cercarlo. Credo possiate essere una bella coppia. » Punzecchiò la voce alle sue spalle.
 
Per fortuna però non rinunciarono ad un ultimo tentativo, spostandosi in un ultimo locale. Lì, incontrarono realmente il ragazzo designato allo scopo. Non si doveva nemmeno sentire impacciata in sua presenza, perché non le scaturiva alcunché. Era carino abbastanza per metterlo in mostra davanti al suo ex, ma il feeling era inesistente e per questo si era tranquillizzata.
Oltretutto nemmeno lui era serio nel suo tentativo di abbordaggio. Mise fin dall’inizio tutto in luce: «La tua amica mi ha detto che ti serve una bella figura per far ingelosire il tuo ex fidanzato. Facciamolo!» Era alto forse un metro e ottanta, molto magro, sui ventisei anni. Capelli medio corti un po’ mossi, ma ben curati, viso scarno, naso un po’ irregolare, con una leggera gobba che lo rendeva leggermente storto. Ben vestito, più o meno come ogni uomo in tutta Hongdae.
«Tu cosa ci guadagni?» Le sembrò troppo facile.
Il giovane coreano si voltò appena. «Lo vedi quel biondo vicino alla tipa in verde?» Lei si sporse quel tanto per individuarlo. «Non così! O ti scoprirà!» La bacchettò immediatamente. Si spostò nella poltrona accanto a lei, posandole un braccio sopra una spalla. «Ora, non ti lamentare e lasciami fare.» La spronò, prima che potesse rifiutare l’approccio. «Io ti aiuterò con il tuo ex e tu mi aiuterai con quel cretino del mio uomo.»
Sgranò immediatamente gli occhi, facendoli apparire ancor più grandi di quelli che realmente erano. «Quel tizio è …»
«Russo … E a parte questo è il mio uomo. Ma si crede bisex e per questo oggi vuole dimostrare a tutti che può andare insieme a donnacce varie.» Le spiegò velocemente la questione. Poco dopo la guardò negli occhi per la prima volta da quando si era seduto con lei. «Ci stai o non ci stai? Non ti userò molto, in verità geloso com’è penso che anche solo starti accanto in questo momento, possa bastare. Cambio di favori, sì o no?»
«Ma io cosa dovrei fare?»
Lui fece oscillare la testa, per poi afferrarle il meno, come se la volesse improvvisamente baciare. «Come puoi intuire, nulla! Hai già fatto! Ora usciamo e vediamo cosa succede. Per mano grazie.» Le afferrò il polso e si diressero verso l’uscita. Poco dopo furono seguiti da Sarah, che nel frattempo si era collezionata vari numeri di telefono di possibili pretendenti.
Il ragazzo fermò subito un taxi per le due giovani. «Meglio che andiate prima che esca.»
«Perché? Potrebbe diventare aggressivo con due ragazze? Ah! Lui è Gerry, carino vero?» Sarah sembrava un tantino su di giri. Dovette comunque presentarli lei, perché il ragazzo in effetti si era dimenticato di farlo.
«Gerry? Stona ad un coreano.» Fece notare Gemma.
Lui si voltò sospirando. «E’ un nome d’arte logicamente.» La suoneria del suo cellulare interruppe la conversazione. Lesse il messaggio. «Grazie. Il piano sta funzionando … Ooooh … » Ormai i suoi occhi erano persi nella chat di kakao talk4. «Sta realmente sclerando per così poco? … “Dove sei?”-“Devo vederti!”-“Chi è quella baldracca?”»
«Prego????» Esclamò Gemma, offesa.
Lui alzò le spalle. «Perdonalo. Non sa quel che dice.» Aprì la portiera del mezzo. «Vi telefono domani per organizzarci sull’incontro. Devo assolutamente ricambiare il favore, giusto?»
«Beh, dopo essermi presa della baldracca, sarà meglio per te che non mi dai buca.» Lo minacciò.
«Contaci bella!» Chiuse la portiera e salutò allegramente con la mano, una mossa che risultò priva di qualsiasi cenno di virilità.
Qualcuno pregò solo che il piano potesse funzionare, anche con un finto partner dalla dubbia mascolinità. Tanto per i maschietti di Seoul avere atteggiamenti un po’ femminili non era proprio una novità. 


Yonsei University (
연세대학교 pronuncia = Yonse dehakkyo) università che rientra nella SKY, tra le più prestigione università di Seoul.
Steve Urkel personaggio della sitcom americana del 1989 "Otto sotto un tetto". Personaggio alquanto nerd e bizzarro.
E' un piacere per me stare vicino ad una bella ragazza.
4 Kako Talk (
카카오톡) un'applicazione coreana gratuita per inviare e ricevere messaggi, chiamare. 




Alcune foto dei miei viaggi che possono chiarire alcuni punti:

Ramyeon


Hongdae





 

 
   
 
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