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Autore: luna29    25/09/2014    3 recensioni
Cosa siete disposti a fare per amore? Uccidere? Distruggere? Andare contro ogni legge dell’universo?
Sareste addirittura disposti a perdere voi stessi per le persone che amate?
Dal primo capitolo
-Come avete potuto, mia madre vi ucciderà- urlai con le lacrime agli occhi -Non potete batterla!-
-Neanche voi..- disse con un sorriso sghembro sul volto.
E in quel momento mi resi conto di quello che avevano fatto.
SPOILER per chi non ha letto la trilogia!
[STORIA SOSPESA]
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mi svegliai poco prima dell'atterraggio. Il viaggio era durato più di nove ore a causa di qualche turbolenza. Atterrammo a Fiumicino poco dopo le sei di sera. Eravamo partiti senza tanto preavviso, con solo uno zaino a testa e pochi soldi. 

Derek mi prese per mano e mi guidò per le strade di Roma. Lui aveva abitato lì fino all'età di dieci anni, poi si era trasferito a Miami. I suoi genitori avevano partecipato alla guerra contro gli Dei. 

Io e Derek ci incontrammo due anni fa, quando tutti e due eravamo in vacanza in Italia, a Venezia. Io avevo sedici anni e stavo facendo un giro con mia cugina Meredith, la quale continuava a dire che dentro i canali di Venezia vivevano sirene cattive.

Era una bambina di otto anni molto vivace, la più piccola dei tre figli di zio Hector e zia Andy. Essendo una mezza sirena anche lei era capace di percepire la presenza di altre creature come lei.

Più tardi, durante una visita al Palazzo Ducale, Meredith era così eccitata che, saltellando qua e la, finii addosso a un ragazzo. 

Subito mi avvicinai per chiedergli scusa mentre mia cugina mi salii in braccio, impaurita e dispiaciuta. Ero stata subito attratta da lui, dai i capelli neri e gli occhi verdi che mi squadrava dall'alto al basso. Avevo capito subito che si trattava di un Discendente e, anche se ormai facevamo parte tutti della stessa Casa, anche se i nostri reali nemici erano gli Dei rimasti in libertà, ero comunque preoccupata dalla sua reazione.

Dal suo viso capii a fatica che suo padre proveniva dalla Casa di Roma. Dopo la sconfitta di Zeus, le Parche avevano ben pensato che non c'era più bisogno di archetipi per le nuove generazioni, così i nuovi Discendenti assomigliavano a entrambi i genitori, che fossero loro stessi Discendenti oppure no. Io assomigliavo molto a mia madre però avevo i capelli più scuri, castano chiaro, e il mio colore degli occhi erano una via di mezzo tra il verde e l'azzurro.

Dopo aver chiesto scusa cercai un modo per andarmene ma lui disse 

-Aspettate, non volete fare un giro turistico di Venezia?- con un sorriso a trentadue denti stampato in volto.

Quel pomeriggio lo passammo insieme in giro per la città. Ci portò a vedere molti musei e comprò addirittura il gelato a Meredith. Subito volli restituirgli i soldi ma lui disse che non li voleva. L'unico modo per ripagarlo era uscire con lui il giorno dopo. E così feci.

Quello fu l'inizio della nostra storia e anche noi, come i miei genitori a loro tempo, abbiamo avuto i nostri alti e bassi. Fortunatamente più alti che bassi.

Le uniche persone che erano felici che avessi trovato qualcuno erano stati nonno Jerry, nonna Kate, zia Andy e ovviamente Meredith, memore del gelato gratis.

Tutti gli altri, compresi mia madre e addirittura zio Orion, non ne erano felici.

Litigai molte volte con loro perché continuavano a 'supporre' che Derek mi stesse manipolando. Essendo suo padre della Casa di Roma, lui aveva ereditato il potere di manipolare i sentimenti di una persona, e tutti credevano fosse della stessa pasta di Phaon. Conoscevo le vicende di quest'ultimo proprio perché Derek me ne aveva parlato, in quanto Phaon era un lontano cugino di suo padre, ma nessuno dei miei famigliari me lo aveva mai accennato. Io ero certa dei miei sentimenti, del suo amore per me. Non ero un burattino.

Indignata dal comportamento della mia famiglia per giorni non rivolsi a nessuno di loro una parola, né un 'ciao' né un 'come va'.

La mia attenzione andava solamente alla scuola, agli allenamenti e ai miei cugini. 

Trascorrevo giornate fuori casa per passare con loro il meno tempo possibile, e quando ci riunivamo ero l'unica che teneva la bocca chiusa.

Una volta litigai pesantemente anche con mio zio Orion -mai successo- e quasi lo fulminai poiché ero esasperata da quei comportamenti insensati. Gli chiesi come potevo provare che lui mi amava veramente

-Dovrei portarvi via il vostro amore e spedirvi tutti e due ai poli opposti della Terra- mi disse serio e riflessivo -Solo se è amore vero sarete destinati a ritrovarvi e ad innamorarvi di nuovo- finì.

Non avevo mai creduto al destino, io credevo nel vero amore e nell'amicizia. Sono sempre stata l'unica a fare della mia vita quello che volevo senza pensare a quelle megere delle Parche, anche se ho sempre rispettato mia zia.

Ero ancora assorta nei miei pensieri quando arrivammo davanti al vecchio portone di un palazzo in centro a Roma.

Derek suonò a un campanello e attese.

-Si?- rispose la voce squillante di una donna al citofono.

-Mamma, sono Derek.-

Nessuno rispose e ci venne aperta la porta. Salimmo per le scale fino al terzo piano. I genitori di Derek, Clio e Micene, erano due persone singolari e molto alternative. Clio era un'artista eccellente, dipingeva per diletto ma ho sempre pensato che ne avesse voluto fare il suo unico lavoro. 

Micene, invece, si occupava marketing quindi viaggiava molto.

Clio ci aprì la porta e corse ad abbracciarmi, poi passò al figlio. Era molto giovanile e sapeva intrattenere chiunque con la sua vivacità. Alta e formosa, i suoi capelli erano corvini e mossi, sempre raccolti in una crocchia e aveva gli occhi verdi come suo figlio. Ma questa volta i suoi erano tristi, come i miei.

-Oh ragazzi entrate, forza.-

Tutti lo sapevano ormai, era passata solo una settimana ma i Discendenti erano ancora pochi e le notizie viaggiavano velocemente.

-Volete qualcosa? Sedetevi pure.- 

Ci sedemmo sul divano e guardammo la donna sparire in cucina.

Derek mi prese la mano e cominciò ad accarezzarmela.

-Sto bene.- gli sussurrai poco prima del ritorno di sua madre. Lui non era uno Svelatore come me ma sapevo, in ogni caso, che non mi credeva.

Stavo cercando di tranquillizzarlo, invano.

Mia madre era impazzita, aveva contratto l'unica malattia che poteva avere - la follia - e mio padre aveva deciso di prendere il posto di Ade agli Inferi, per restare con lei. Nessuno agli Inferi poteva usare i propri poteri; in questo modo mia madre non avrebbe più fatto del male a nessuno.

Clio ritornò con delle tazze di tè e si sedette di fronte a noi.

-Tesoro come stai?- mi chiese lei. Derek sbuffò

-Mamma come vuoi che stia? E' una domanda stupida!- 

Clio rimase in silenzio per un attimo ma poco prima che potesse dire qualcosa presi la parola

-Non si preoccupi, sto abbastanza bene- dissi stringendo la mano a Derek per cercare un po' di conforto

-Siamo qui pero' per dirvi una cosa, a te e a Micene- finì

-E' importante mamma..- saltò su il mio ragazzo -ecco perché ti chiediamo di tenere segreto tutto quello che starai per sentire-

Clio ci guardò un secondo con sguardo critico, pero' assentì.

-Cosa avete intenzione di fare?- ci chiese incrociando le braccia al petto.

-Clio, tu sai cosa penso del destino e delle Parche, anche dopo quello che è successo durante la guerra degli Dei- cominciai incerta.

Lei mi guardò ma non disse nulla.

-Io non credo nel destino che non può essere modificato ma nelle scelte che puoi fare per migliorare la tua vita e sono giunta a una conclusione…-

-Conclusione che accetto e sostengo- aggiunse Derek imperterrito.

A quel punto lei ci guardò cupamente e chiese, ormai sicura che non avremmo cambiato idea su qualsiasi cosa avessimo pensato.

-Cosa avete in mente?-

-Il nemico del tuo peggior nemico è sempre tuo amico- sussurrai impaurita dalla reazione della donna.

Lei ci guardò confusa, come se non avesse capito, e a quel punto Derek disse

-Vogliamo eliminare una volta per tutte gli Dei e abbiamo intenzione di chiedere aiuto ai Titani.-

  
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