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Autore: BecauseOfMusic_    25/09/2014    1 recensioni
Elisa ha fatto domanda per un corso trimestrale di canto in una rinomata scuola americana durante l'estate, aspetta la telefonata che le confermi che è stata accettata, invece viene contatta dal manager di un famosissimo gruppo musicale, che le propone un lavoro da corista per il tour estivo.
Quando arriva in america con il suo ragazzo tutto sembra perfetto, fino all'incontro con le star, con Joe Jonas in particolare...
Può bastare un'estate per farle cambiare idea sull'amore?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono tornataaaa!! Lo so che sono in ritardo, scusatemi.
Come sempre vi invito a recensire, e vi ricordo che accetto anche critiche negative. ;)
Buona lettura, un beso :*


L'appartamento che avevo prenotato era di discrete dimensioni, e vicino ad un fastfood, posizione perfetta.
La situazione con Paul non era affatto migliorata, anzi, sembrava scocciato dal fatto che chiamavo mia madre ogni sera, anche se lui passava ore al telefono, e chiudeva immediatamente la chiamata se si accorgeva che ero nei paraggi.
Ogni volta che cercavo di coinvolgerlo in una conversazione mi guardava in modo freddo e distante, senza parlare.
Una sera decisi che era troppo:
-Paul, non ti obbligo a stare qui, soprattutto se mi devi guardare come se fossi la peggiore cosa che ti potesse capitare al mondo. Ti ho già chiesto scusa mille volte per quello che è successo a Los Angeles, di più non posso fare.-
Lui si alzò dal divano, fece la sua valigia e uscendo dalla porta disse:
-Vado in albergo per un paio di giorni, devo pensare.-
Avrei dovuto fermarlo, ma non lo feci, non volevo che restasse un minuto di più in quella casa, non se voleva andare avanti così; durante la notte piansi ininterrottamente: oltre alla paura di perdere mia madre si aggiungeva quella di perdere anche lui. Ultimamente avevamo litigato molto, ma questo non significava che io non lo amassi.
Ricordavo ancora com’erano i primi tempi, quando lui mi passava a prendere sotto casa con il motorino e andavamo a trascorrere la giornata a Ostia, sotto il sole cocente, ricordavo perfettamente le carezze, i baci, i sussurri, gli abbracci e i sospiri. In quei momenti pensavo che non sarei mai potuta essere felice con nessun’altro.
La mattina dopo, lui si presentò alle prove durante la pausa pranzo: sperai che volesse scusarsi.
Mentre gli andavo incontro fui intercettata dal tour manager che mi consegnò un altro testo da imparare nei successivi dieci minuti, così chiesi a Paul di aiutarmi: prima la imparavo, prima potevamo parlare d’altro e chiarire le cose tra noi.
 
-Forza, il ritornello.-
-It’s you and me right now... no ho sbagliato, forever, o forse no…now and forever.- gli dissi, cercando di sembrare convincente.
-No, no, no! Elisa non stai nemmeno tentando di ricordare!- urlò irritato. Il gruppo delle altre coriste si voltò a guardare cosa stava succedendo.
-Ero convinta che fosse così, scusami.- dissi mortificata.
-Vedi è proprio questo il tuo problema, che pensi sempre di sapere tutto! Sei un’insopportabile saccente!- mi gridò addosso.
-Ora basta Paul! Non sono la tua pezza da piedi, non puoi trattarmi così!- cercai di protestare.
Lui mi afferrò per i polsi e cominciò a scuotermi. –Lasciami andare!-
Sembrava indemoniato, non sentiva nessun’altro se non se stesso.
-Tu sei solo una stupida, non riesci a vedere più in la del tuo naso! La nostra storia è finita da un pezzo, ma tu mi hai trascinato in questa buffonata, come se fossi il tuo fedele cagnolino!- sembrava che sputasse ogni parola –non voglio vederti mai più Elisa, mai più in tutta la mia vita!-
Mi spinse per terra e si allontanò di corsa, mentre Joe si materializzava accanto a me insieme a uno dei bodyguard.
-Elisa! Oddio stai bene?- chiese preoccupato, mentre mi aiutava a rialzarmi.
-Io…credo di si, sto bene. Abbiamo solo litigato.- dissi cercando di fermare le lacrime che mi scendevano copiose sulle guance.
Cercai di nascondere i polsi, che avevano già dei vistosi segni rossi, ma lui li aveva notati subito.
-Dovresti denunciarlo.- disse con voce dura.
-No!- cercai di difendere il mio ragazzo –lui deve essere frustrato per la situazione, non era mai stato così…io…-
Non riuscivo a formulare un pensiero che avesse un senso logico, ero spaventata per quello che era appena successo: non sapevo neppure se volevo stare da sola o avere qualcuno che mi consolasse.
Cominciai a pensare improvvisamente a mia madre, al fatto che mi mancava e che forse non stava davvero così bene come diceva al telefono. Emisi un verso strozzato: avevo bisogno d’aria.
Respingendo le mani di Chuck, il bodyguard, che cercava di portarmi verso una sedia, corsi fuori dal teatro e mi sedetti proprio accanto all’entrata, appoggiando le spalle al muro.
Joe mi venne dietro: lo guardai per pochi istanti, che mi sembrarono eterni. Credevo che avrebbe cercato di convincermi a chiamare la polizia, che si sarebbe offerto di picchiare Paul con una mazza da baseball(francamente lo speravo), invece si limitò ad abbracciarmi.
Appoggiai la fronte nell'incavo del suo collo, cercando di calmare il respiro e di asciugarmi le lacrime: mi sentivo così bene tra le sue braccia, che per un attimo scordai dove fossi. 
Kevin arrivò a spezzare l'incanto
-Elisa, ti cercano per le prove di when you look me in the eyes; a dire il vero cercano anche mio fratello, ma pensavamo che si fosse nascosto in camerino ad abbuffassi con i cestini omaggio.-
Scoppiai a ridere e lo guardai negli occhi allontanandomi:
-Lo fai davvero?-
Si morse il labbro inferiore e rispose maliziosamente -Sono tante le cose che non sai di me, te l’ho già detto.-
Quella sera decisi ugualmente di rientrare a casa: davanti alla porta emisi un gran sospiro, sperando che la casa almeno fosse vuota, che non si fosse fermato li ad aspettarmi.
Quando entrai vidi  tantissime candele accese, lo stereo con della musica molto romantica in sottofondo e la tavola imbandita con il mio piatto preferito: spaghetti al pesto.
Paul mi aspettava vestito in modo elegante:
-Io ti devo chiedere mille volte scusa. Oggi non so cosa mi è preso, io sono…..-
Non gli diedi tempo per terminare: corsi tra le sue braccia e lo baciai.
-Avevo tanta paura di averti perso.-
Mi sorrise: -Non succederà mai, te lo giuro.-
Mi fece accomodare a tavola, mangiammo e poi ci accoccolammo sul divano.
-Dovrei sparecchiare.- dissi
-Farò io domani mattina, quando uscirai. Voglio scusarmi di nuovo per come mi sono comportato, non ho giustificazioni.- Lo baciai: -E’tutto a posto.-
-Domani ho intenzione di trovare un altro lavoro, per non esserti di peso. Quanto tempo resteremo qui?-
-Circa un mese, dobbiamo fare tre concerti in diversi teatri, ma ce la faremo di sicuro.-
Mi abbracciò forte e a me tornò in mente Joe.
<< Smettila! >> mi dissi. Non volevo pensare ad un altro mentre ero a casa con il mio fidanzato, ma Joe si era infilato nei miei pensieri, e sembrava che non riuscissi a farlo uscire.
Prima che tornassi a casa, a prove terminate, mi aveva chiesto se avessi avuto impegni il giorno dopo: al momento non gli avevo risposto, così decisi di chiamarlo.
-Devo fare una cosa prima di dormire.-
-Ok.- accese la tv mentre io andavo in camera da letto.
Presi il cellulare e lasciai squillare diverse volte.
Mi rispose una voce assonnata:
-Pronto?-
-Joe sono Elisa, scusa se ti disturbo ma non pensavo che stessi già dormendo.- iniziai.
-Eh, Elisa? Scusa puoi chiamare domani, sono stato in giro tutto il pomeriggio con un gruppo di modelle per fare pubblicità alla loro agenzia e sono distrutto.- mi rispose.
Rimasi di sale, e la bocca del mio stomaco tornò ad attorcigliarsi come la sera del concerto.
Non riuscivo a capire il motivo, ma la voce non sembrava quella di Joe…
-Ehi – insistei, cercando di vederci chiaro –ti sei preso il raffreddore?-
Dall’altro capo sentii qualcuno urlare:
-Mollalo, molla immediatamente il mio telefono o giuro che ti uccido!-
<< ma cosa diavolo sta succedendo? >> pensai allarmata.
Seguirono una serie di tonfi e altre imprecazioni; proprio quando pensavo di chiudere definitivamente la chiamata sentii la voce di Joe:
-Elisa, mi senti?-
-Si, ti sento, ma cos’è successo?- chiesi.
-Ero in bagno quando mi hai chiamato, e Kevin ha risposto senza dirmi nulla, appena ho capito che stava parlando con te mi sono precipitato a strappargli il cellulare di mano…-
In sottofondo sentii Kevin brontolare qualcosa sul fatto che Joe gli aveva rovinato il suo profilo migliore.
-Di cosa avevi bisogno comunque?-
Cercai di riprendere il controllo del mio stomaco e risposi:
-Speravo che, se non hai nulla da fare domani, potessi farmi visitare la città, visto che è il nostro giorno libero…-
-Certo, non c’è alcun problema.- mi rispose allegro.
-Grazie allora, e buonanotte!.-
-Buonanotte.-
Mi pentii della telefonata subito dopo averla terminata: cosa avrebbe pensato Paul, vedendomi andare in giro da sola con Joe? Dopo la sua reazione di poche ore prima avevo paura di scoprirlo.
D’altro canto però la compagnia del cantante mi piaceva, mi sentivo molto in sintonia con lui, mi piaceva scambiare battute e ridere con lui << anche troppo. >> si intromise la mia testa.
Arrossii.
Alla fine mi dissi che io e Joe eravamo solo amici: lui non avrebbe frainteso ed io non gli avrei lasciato modo di farlo, ma mi piaceva passare il tempo con lui e non ci avrei rinunciato. << Chi altro ha la possibilità di passare del tempo con uno dei Jonas?! >> mi dissi << Ci sono tante fan che ucciderebbero per essere al tuo posto, smettila di torturarti il cervello e goditi il tempo che hai a disposizione. >>

 
  
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