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Autore: Magali_1982    26/09/2014    3 recensioni
"Per questo correva sempre così tanto, così veloce. Per rendere indefiniti i contorni di una realtà aliena, dove non aveva punti saldi di riferimento. Per questo annotava tutto ciò che valeva la pena di apprendere, sentire, vedere, assaggiare, leggere. Per trovare il vero significato da dare alla sua seconda possibilità." Mai come dopo una distruzione totale servono punti di riferimento. Persino a un uomo definito "Leggenda Vivente". Steve e Captain America ora sono due entità divise, in conflitto. Sole. Alla ricerca di un modo per convivere e di un nome creduto perso in una tormenta di neve. A volte, l'unico modo per andare avanti è tornare indietro, a casa e scoprire di non essere stati i soli a farlo perché esiste un altro Soldato dilaniato tra due nomi. La loro guerra è la stessa e ciascuno cerca di punti fermi per non precipitare; un viaggio lungo e allo stesso tempo brevissimo, scandito da una lista.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Natasha Romanoff, Nuovo personaggio, Steve Rogers, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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18

 

 

“Sai?” Natasha iniziò così quella domanda, fissando il cielo fuori dall' oblò del jet. “Ho compiuto soggiorni più piacevoli in Europa.”
Clint sorrise, continuando a sistemare la carica esplosiva ad avvitamento sotto la punta di una delle sue freccie. Il tavolino davanti al suo posto era ingombro di armi, compresi due caricatori pieni.
“Dipende da cosa intendi tu per piacevole.”
La donna imbronciò le labbra. “Stavolta ero seria; un bell' hotel a Notthing Hill, cene nei ristoranti più trendy di Mayfair. Un musical diverso ogni sera.”
“Temo dovremo aspettare ancora molto, per una vacanza.”
Natasha socchiuse gli occhi e appoggiò il capo contro la morbida testata del seggiolino.
Erano partiti dall' Inghilterra qualche ora prima e nonostante vi avesse trascorso quasi due settimane, le sembrava di non esserci mai stata realmente.
La pista di decollo si trovava a pochi metri da quelle ben più imponenti e trafficate di Heathtrow ma chi si poteva permettere di pianificare un viaggio simile in meno di mezza giornata e con un aereo privato come quello dove si erano imbarcati, preferiva comprensibilmente luoghi più discreti.
Dopo il primo contatto con il Colonnello Fury e la scoperta di poter usufruire di nuovo di un canale di comunicazione sicuro, erano cominciate ad arrivare alcune risposte, al fronte di ancora troppe domande insolute.
Steve era stato attaccato a New York.
Era stata scoperta una cellula di Ricognizione dell' HYDRA predisposta al suo pedinamento.
Stark aveva usato ogni suo mezzo a disposizione non solo per convertire un satellite delle sue industrie all'uso di traghettatore di dati e informazioni per degli ex agenti praticamente mandati allo sbando a cercare prove di altre basi nemiche a Londra ma anche per recuperarli e riportarli negli Stati Uniti.
C'era stato solo il tempo materiale per una rapida riunione a Oxford, prima di risalire a bordo della jeep di Laogharie e correre in aereo porto prima che troppe voci cominciassero a serpeggiare in certi ambienti, ambienti ben più attrezzati e informati di loro.
“Rimarrai qui?” aveva chiesto Natasha. Era quanto di più simile riuscisse a formulare come saluto.
“Meglio rimanga morto e compianto il più a lungo possibile, agente Romanoff. Ci sono altre piste da seguire e penso che Londra sia stata solo la prima tappa.”
“Anche tu hai la sensazione di un disegno più grande?” Clint stava raccogliendo i loro pochi averi, tutti utili a una sola cosa: attaccare per difendersi e indagare per attaccare.
“Temo che il progetto Insight avesse una sola testa del mostro a seguirlo. Vi farò sapere se ho nuovi elementi quando sarete a New York, al sicuro.”
“Sai che potresti chiedere aiuto anche a qualcuno di particolarmente...in alto, qui.”
Nick aveva esalato uno sbuffo simile a un sogghigno. “Preferirei lasciare il nostro Dio del Tuono alla sua nuova vita domestica il più a lungo possibile.”
Non c'erano stati veri commiati. Persone come loro erano allergiche a certe pratiche e non si trattava di un luogo comune; un arrivederci aveva un suono funesto, se a pronunciarlo era qualcuno per cui una passeggiata con la morte come sparring partner era un appuntamento quotidiano.
Le nuvole erano una coperta d'argento. Quando si squarciava, sotto c'era solo il grigiore immenso, senza confini dell' Oceano Atlantico.
“Ti va di riassumere quanto abbiamo?”
Frecce e pistole ora potevano aspettare. Annuendo in direzione di Clint, Natasha si chinò di lato e prese dal carrello di servizio un piatto di sandwich. L'atterraggio era previsto nel tardo pomeriggio, fuso orario della East Coast ma aveva decisamente fame. E una mente carburata lavorava meglio.
“Dunque; a quanto sappiamo, l' HYDRA sta ancora smaltendo il colpo in testa subìto a Washington ma è tutt'altro che morta. Lo possiamo solo desumere ma Alexander Pierce non era il suo unico capo.”
“E anche lo fosse stato, sicuramente può venir rimpiazzato.”
“Esattamente. Ora stanno agendo come uno squadrone terrorista e la prova sta nella cellula di Ricognizione alle calcagna di Steve.”
“Pensi sia stata quella ad attaccarlo a Central Park?”
“Lo escludo. Non corrisponderebbe allo schema.” Natasha gli passò qualcosa da mangiare. Gesti normali per esorcizzare discorsi da far andare di traverso la più leggera delle cene.
“Assaltatori di bassa lega; usare un territorio come Central Park, presentarsi in pochi...il Capitano avrà pensato fosse una passeggiata.”
“C'è qualcos'altro. Qualcosa che Stark ha ritenuto pericoloso farci sapere, persino ora che possiamo parlare tramite il nuovo ponte di trasmissione.”
“Hai idea di cosa possa essere?”
“Forse.”
Clint vide la compagna chiudersi di nuovo nell'espressione assunta nel laboratorio rinvenuto nella cripta della Chiesa del Tempio. Adesso la Vedova Nera non era più con lui; stava seguendo una strada che non voleva o non poteva indicargli. L'unica scelta saggia era aspettare.
La voce di Jarvis si diffuse per l'abitacolo passeggeri. Era il sistema operativo a pilotare l'apparecchio, secondo un congegno sperimentale del suo padrone. Anche quello e la totale assenza di altro equipaggio di supporto la diceva lunga su quale tempesta si stesse profilando all' orizzonte.
“Agente Romanoff, agente Barton, stiamo per cominciare la fase di discesa su New York. Allacciate le cinture di sicurezza.”
Ad aspettarli allo sbarco ci sarebbe stato un SUV nero, dai vetri oscurati. Tony aveva mandato a prenderli l' unico uomo di cui si fidasse in un frangente simile: Happy Hogan, una vecchia conoscenza di Natasha.
Mezzi imponenti, scorta. Tutto sembrava così uguale al passato e al tempo stesso, nulla era più come una volta. Nessuna aquila stilizzata su uno scudo. Nessuna base a cui tornare. Nessun vero superiore a cui fare riferimento.
I pezzi di quello scudo, i pochi rimasti, stavano convergendo tutti verso un grattacielo dalla discutibile architettura avveniristica.
La Stark Tower era divenuta l'unico faro acceso in un mare in burrasca.

 

 

Eccoli tutti lì, pensò Tony Stark osservando i suoi ospiti. La più scalcinata squadra di superstiti che mente umana potesse concepire per andare all’ennesimo soccorso dell’ umanità stessa.
Non mancava nessuno: due uomini fuori dal Tempo, uno dei quali con ancora seri problemi a reintegrarsi nel presente dopo una vita passata a vedersi macerato, spezzettato e bruciato nell’ animo affinché solo il ghiaccio sopravvivesse e prendesse il nome di Soldato d’ Inverno.
Ehy, questa cos’è?Apprensione per l’amichetto di Rogie?
Meglio non indagare e proseguire la rassegna delle truppe.
Piantala di ragionare come un soldato. Non lo sei mai stato.
Stava cogitando, nemmeno la sua coscienza poteva interrompere.
Dunque: c’era un Maggiore afro-americano che aveva visto troppe morti e salvato meno vite di quante avrebbe voluto, capace di combattere attivamente il rimorso occupandosi di quelli rimasti in vita, per quanto acciaccati, feriti e danneggiati.
Il degno sostegno psicologico per il nostro Captain-Cuore-Coraggioso, qual’ ora si metterà in testa di passare la Siberia nella testa del Sergente Barnes per ritrovarlo.
Avevano pure una ex agente potenzialmente letale, di fisico e cervello il cui miglior premio aziendale sarebbe consistito nel darle il metaforico pugnale da affondare nel cuore dell’ HYDRA, una donna che non aveva bisogno di super poteri o super armature per essere perfetta –a Pepper non andava aggiunto nulla, era quanto di meglio avesse mai potuto sperare nella sua ammaccata vita di genio irrequieto- e infine, una ragazza totalmente estranea, all’apparenza. L’imprevisto impossibile da calcolare e ben deciso a dare rogne, nel suo piccolo, a chiunque volesse far del male a Steve.
Andy Martin gli piaceva. Sicuramente aveva pianto, in qualche angolino della sua bella camera da ospite ma adesso era lì e non si stava guardando attorno smarrita. Pareva fosse persino riuscita a stabilire un dialogo con il caro Bucky. Gli sarebbe piaciuto pensare a una devianza della Sindrome di Stoccolma; peccato la realtà, infida e banale, fosse ben diversa.
Barnes aveva salvato la ragazza. E lei si era totalmente affidata a lui per tornare alla Stark Tower incolume, graffio sulla tempia a parte.
Seduta sul divano di pelle che guardava verso la vetrata, Andy fissava la sua città con la smaniosa malinconia di chi non poteva viverci come aveva sempre fatto. Park Avenue, da lassù, da quel nido sospeso in cielo, era un nastro d’asfalto incuneato tra i grattacieli, pieno di auto. New York non avrebbe cessato di vivere la sua brulicante esistenza dove i drammi, grandi e piccoli, si consumavano nell’ indifferenza di un nuovo treno della metro partito o di uno in arrivo. Il tempo di scendervi o salirvi e ogni cosa sarebbe proceduta nella perfetta illusione che nulla l’avesse guastata.
Da qualche parte là sotto, dove si camminava, si correva, ci si fermava agli incroci per non venir investiti o una vetrina attirava l’attenzione, c’erano Kate e la sua angoscia. Poteva avvertirla senza nessuna prova tangibile; poteva vederla, chiudendo gli occhi, intrecciarsi a quella della sua famiglia.
La paura possedeva una sua ovvietà. Dipingeva sempre le stesse domande, dava vita ai medesimi tormenti, calati solo in contesti diversi.

L’aroma intenso della sua bevanda preferita l’avvolse un secondo prima che in testa iniziasse la prima di tante, terribili domande: cosa stavano facendo le persone da lei amate, ora che era scomparsa?
“Dovevo offrirti un caffè, se non erro.”
La gentilezza di Steve sapeva di cose buone, cose sincere e riusciva sempre a calmarla. Dopo un momentaneo arresto cardiaco, ovviamente. Da dietro la seduta del divano, le stava porgendo la tazza fumante preparata per lei.
“Avevo immaginato tutt’ altro contesto.” Andy l’accettò e incurante del calore, vi strinse attorno le dita, soffiandovi dentro piano. “Non me ne voglia Tony ma Central Park è più suggestivo, per consumare un simile nettare.”
“La tua è una dipendenza.”
“Chi non ne ha una, Capitano?”
Meglio dipendere dalla caffeina che aspettare trepidante un nuovo sorriso, una nuova fibrillazione. Essere in attesa di troppe cose era da deboli e aveva giurato non lo sarebbe stata mai più.
“Stavi pensando a Kate?” le domandò Steve prendendo posto vicino a lei.
Se poi il soggetto in questione, la causa di indesiderate sistole, l' avesse piantata di leggerle dentro, sarebbe stato meglio.
“Sì. E a mio padre. Mia madre. Mio fratello. A quest’ora sapranno e staranno contando le ore mancanti allo scatto di una denuncia per scomparsa.”
Un sorso di caffè, proveniente da una selezione particolarmente pregiata della varietà Blue Mountain, non avrebbe dato la pace al mondo; sicuramente avrebbe aiutato Andy a dare un momento di quiete al proprio.
Steve osservò il profilo della ragazza, chiaro e delicato contro lo sfondo scuro dei capelli sciolti. Le palpebre si abbassarono mentre beveva, tremando appena; l’unico segno di fragilità a cui era permesso uscire da dietro la corazza che questa giovane donna nemmeno sapeva di possedere. Lo sapeva lui e tanto gli bastava per ammirarla.
“Li rivedrai presto. Intanto, non sarà di grande conforto ma saprai tra poco cosa è successo.”
Gli occhi verdi di Andy lanciarono un’ occhiata di sottecchi alle sue spalle. “Sempre che la signorina Hill non abbia un colpo vedendomi rimanere qui.”
“Dovrà farci l’abitudine” gli rispose con una risoluzione in cui era nascosto dell’ acciaio.
“A tal proposito… chi stiamo aspettando?”
Il Capitano sentì l’ammirazione diventare rispetto e stupore. Nessuno aveva detto chiaramente che a quel brunch mancava qualcuno ma Andy si guardava attorno con consapevolezza; era l’osservazione acuta di qualcuno in grado di andare oltre la perfetta calma ostentata da tutti.
La ragazza notò vicino al tavolo imbandito quel soldato che si era presentato come Sam Wilson; parlava, o stava tentando di parlare con Bucky; il loro dialogo era impossibile da udire, il solo fatto avvenisse era un piccolo miracolo. Pepper gravitava vicino a Tony ma sembrava non tollerare il minimo allontanarsi da lui. Maria stava controllando chissà quale dato su un palmare, incurante del richiamo costituito dai piatti succulenti a pochi passi da lei.
Tutti erano impegnati in una recita di cui s’ ignorava il soggetto.
Per l'esattezza, James stava pensando che i panini al bacon ci cui si era riempito il piatto erano qualcosa di eccezionale, quando Sam afferrò la brocca di succo d'arancia vicina al vassoio appena saccheggiato.
“Sembra piacergli davvero molto.”

La scena spiata in palestra era difficile da dimenticare.
“Le cose andrebbero meglio, se fossero meno imbranati e orgogliosi.”
“Vuoi dire che-”
“Ho le mie fonti per affermarlo. Il Capitano è ricambiato ma ancora non lo sa.”
Sam non ebbe ragione di dubitare dell' affermazione di quello che rimaneva pur sempre il fratello mancato di Steve; l'osservò divorare un altro dei suoi panini. Era decisamente straniante vedere il Soldato d' Inverno capace di azioni banali come il mangiare. Con gusto, per giunta.
Il parlarci assieme, scambiandosi impressioni sulla coppia a pochi metri da loro, era da classificare come pura fantascienza. Riprese dopo un altro sorso d'aranciata fatta in casa.
“Non è il momento migliore, forse.”
James scosse il capo e lo guardò. “Sono convinto del contrario.”
Quando ci si perdeva, l'esigenza di trovare una vista famigliare, un punto di riferimento riconoscibile, era fondamentale. Aveva cercato Steve con quello scopo, una sorta di chiodo fisso da cui era impossibile liberarsi e aveva abbastanza confidenza con l' ossessione che ne derivava da saperla riconoscere nel momento in cui si presentava. La differenza stava in un solo punto del metodo: il Soldato era stato cosciente, per la prima volta e si era fatto guidare dal ricordo dell' amico ritrovato. Mentre Steve non si era accorto di chi stava cercando. E nemmeno Andy.
“Stai pensando alle parole della ragazza?”
Aveva deciso da diverse ore che Wilson gli piaceva. Era schietto, onesto, con un buon fiuto nell' intuire i veri sentimenti delle persone.
“Esattamente.”
“Pensi sia ancora innamorata del tizio di cui ha parlato a Steve?”
James fissò Andy, che ignara di tutto era tornata a dar loro le spalle.
“Ha solo paura. Un po' la comprendo.”
Anche l'ultimo panino fece la sua gloriosa fine in pochi bocconi. La domanda del Maggiore lo bloccò nel momento in cui decise di volerne altri.
“Come fai a dirlo?”
Lo scetticismo nella sua voce era comprensibile. Una macchina di morte non poteva provare empatia, men che meno compassione. James decise di aver voglia di due muffin al cioccolato, all' improvviso.
Cosa darei per una torta di mele come si deve!
“Si può avere il cuore ridotto in pezzi per tanti motivi.” Sam deglutì, imbarazzato, segno che aveva capito a cosa alludesse. “Il problema uguale per tutti è rimettere insieme quei pezzi e il terrore di vederlo andare in frantumi di nuovo.”
“Signore.”
Jarvis fece cessare la musica. “Gli agenti Barton e Romanoff sono arrivati.”
All'annuncio, gli occhi dei presenti si spostarono automaticamente sull' ascensore. Le porte si aprirono silenziose.
Clint Barton era un uomo non eccezionalmente alto, fisico asciutto dai muscoli delineati e nervosi, capelli color sabbia corti e ispidi. Vestiva un giaccone da motociclista nero, pesanti pantaloni militari dello stesso colore infilati negli anfibi. Come fosse la cosa più normale del mondo, portava una faretra futuristica sulla schiena; fece cadere a terra un borsone, producendo un rumore metallico che almeno cinque persone riconobbero all'istante.
Fu la vista della donna a togliere fiato, pensiero e facoltà di parola a James Buchanan Barnes.
Natasha Romanoff era ancora più bassa del compagno con cui si era presentata.
Vedendola, il Soldato e Bucky furono d'accordo su una cosa: non avevano contemplato niente di più bello in vita loro.
Il volto a forma di cuore era circondato da una massa ordinata, liscia e perfetta di capelli rossi portati all'altezza delle spalle. Le labbra piene si chiusero in una linea tesa a cui non era concessa possibilità alcuna di sorridere, quando i suoi splendidi, felini occhi verdi si posarono su di lui.
Una volta i tuoi capelli erano ricci.
Il pensiero trapassò da parte a parte la notte in cui si sentiva immerso.
Onde di sangue sul bianco.
“Natasha...?”
Una voce distorta- forse Steve?
Volute di sangue che si scioglievano nell' acqua.
“Natasha!” Ancora Steve.
“Nat, fermati!” Una voce diversa. L'agente Barton?
La ragazza di neve. L'unica sopravvissuta.
“NATASHA!”
La sensazione di dolore divenne un lampo che illuminò a giorno la sua mente confusa e ovattata. All'improvviso, tutti i ricettori nervosi di James si accesero insieme, intenti a diramare in tutto il corpo un solo messaggio.
Dolore infernale.
Si accorse di essere caduto in ginocchio, con la mandibola probabilmente fuori posto e un sapore di ferro in bocca. Il pugno doveva avergli fatto mordere superficialmente la lingua.
Una selva di gambe corsero a coprirgli la vista di chi aveva osato colpirlo; fece in tempo a scorgere il lampo verde, stillante bellicoso trionfo, nello sguardo della Vedova Nera. Era stata lei ad attaccarlo e ora nel loft era esploso un vero pandemonio. Steve la strattonò via, afferrandola per il braccio e facendola voltare bruscamente in modo da fronteggiarla.
“Che diavolo ti è preso?”
Una mano gli venne posata sulla spalla sinistra. Andy stava sfiorando la placca d'innesto dell' arto bionico senza tremare e non disse nulla mentre gli porgeva un tovagliolo dove sputare la saliva.
“Si chiama rivincita, Rogers!” sbottò Natasha liberandosi. “Due pallottole, ricordi?”
“Io sono dell'idea che un po' di sana vendetta ci stesse tutta.”
“Clint, ti prego, non cominciare anche tu.”
Sam si parò davanti ad Andy e James ancora a terra, con le braccia alzate. “Ora che i convenevoli sono stati scambiati, vogliamo darci tutti una calmata?”
Non si mosse dalla sua posizione di scudo umano fino a quando non sentì un po' di tensione abbandonare il gruppo.
“Molto bene. Romanoff? Tre passi indietro. Tre, non barare. Agente Barton? Piacere di conoscerti, Sam Wilson. Cerca di calmare la tua amica. Steve?Lascia perdere il braccio di suddetta amica e controlla che il Sergente Barnes non abbia bisogno di un intervento di ricostruzione ossea.”
“Non dovrei essere io a dare ordini in casa mia?”
Tony era rimasto in silenzio per valutare il momento migliore del suo fenomenale e proverbiale ingresso in scena; il fatto gli fosse stato scippato dall' ultimo Maggiore arrivato da nemmeno mezza giornata era abbastanza fastidioso.
James accettò il tovagliolo e il flebile sorriso della ragazza, che si rialzò senza chiedergli se avesse bisogno di una mano; intuiva istintivamente come comportarsi e dove fermarsi, dandogli prova ulteriore di un rispetto nei suoi confronti che non era certo di meritare.
“Agente Romanoff, i tuoi modi non sono migliorati molto. Ti sembra il comportamento da tenere con i miei ospiti?”
Natasha lo fulminò con un'occhiata inviperita.
Ospiti, diceva Stark. Valeva la pena osservarli.
Maria Hill. Era abbastanza certa che etichettarla come “ospite” fosse il modo migliore per vederla assassinare il suo nuovo capo. Pepper. Steve. Il Soldato d' Inverno, intento a osservarla in modo così fisso, penetrante e indecifrabile da farle provare disagio. Sam. E infine-
Lei chi sarebbe?”
Di nuovi in piedi e visibile a tutti, Andy represse un sospiro di rassegnazione.
Stava per iniziare l'ennesima battaglia; sperò di sbagliarsi ma aveva la netta impressione di non piacere molto alla Vedova Nera, una delle ex agenti dello SHIELD più temute e pericolose.
 

 

“Quindi mi state dicendo che teniamo qui una civile coinvolta per caso e creduta rapita da una buona percentuale della popolazione di New York?”
Il racconto di come una concept designer in carriera fosse finita in mezzo a un nuovo complotto ordito dall' HYDRA portò via meno tempo del previsto. Alla fine, Natasha e Clint si erano scambiati uno sguardo e poi erano tornati a fissare Stark.
“Avete tralasciato il fatto che non ci sia solo lei come new entry” rispose pigramente il milionario, alzando la mano destra per indicare col pollice il Soldato d' Inverno, ora a debita distanza dalla Vedova Nera.
La donna fece di tutto per non dare peso a quegli occhi grigi sempre posati su di lei. Essere bombardati da una continua, muta richiesta di spiegazioni a domande impossibili da conoscere non era per nulla piacevole.
Non lo era nemmeno considerare una semplice cittadina americana parte del loro gruppo.
“Se Steve garantisce che il suo amico sta provando a tornare in sé non ho nulla da ridire.”
Forse. Due pallottole rimanevano due pallottole ed era stata fin troppo magnanima nel ricambiarle con un semplice montante destro al laterale dell' osso mandibolare di...come doveva chiamarlo, adesso?
“Ma ne ho se parliamo della ragazza. Cosa succederà quando la Polizia dovrà cercarla? Visioneranno come prima cosa i filmati dalle telecamere di Lafayette e Mulberry Street. Vedranno i rapitori. Vedranno lui e trarranno le conclusioni sbagliate. La cattiva pubblicità è l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno.”
Maria si sentì in dovere di supportare l'unica persona dotata di senno sulla questione. “Romanoff, il signor Stark pare non sentirci da quell'orecchio.”
Steve si alzò in piedi, lasciando James con Sam.
“I sordi sono due” dichiarò con decisione. “Non la rimanderò a casa col rischio concreto che possano di nuovo andarla a prendere.”
La gravità dell'attimo impedì a qualcuno di fare allusioni sulla presa di posizione ferrea di Captain America. La discussione sarebbe ripresa finendo inevitabilmente all'ennesimo punto morto, se non fosse stato per l'intervento della diretta interessata.
Andy aveva ascoltato pazientemente le obiezioni. Le aveva persino condivise. Non occorreva un genio deduttivo alla Sherlock Holmes per avere chiara la situazione e il fatto che l'unica intrusa in un quel piccolo congresso di super eroi o gente dotata di qualità sorpredenti era proprio lei.
A una simile conclusione c'era giunta ben prima di Natasha Romanoff; tuttavia c'era dell'altro e si sentiva in dovere di puntualizzarlo.
“Possiamo anche dirlo: io sono l'ultima cosa di cui avete bisogno.”
Era un'affermazione vera. E insieme così scomoda da mettere una manciata d'istanti colmi di denso silenzio a formare una pausa; le servì per agguantare con forza il suo coraggio e continuare, osservando uno alla volta i Vendicatori ritrovati, i loro amici e alleati.
“Ho abbastanza realismo per rendermene conto da sola e abbastanza sfacciataggine da pensare non sia una colpa tanto grave. Sono rimasta qui perché mi è stata chiesta fiducia e promesso delle risposte. Queste mi spettano in particolare; dopo averle avute, tornerò nel mio angolino e lascerò il lavoro sporco a chi lo saprà fare meglio di me.”
Il cuore le batteva furioso contro il palato, rimbombando contro le costole. Andy sapeva di non essere arrossita stavolta e non abbassò il capo di fronte all' occhiata lanciatale da Natasha.
L'agente percepiva quanto fosse spaventata e intimorita; lo vedeva dagli ampi respiri presi per calmare la pulsazione cardiaca, dai pugni serrati per non far vedere il tremore alle dita. Ma vedeva anche Stark cercare di non sorridere complice insieme a Pepper, il modo in cui Sam Wilson mimava un muto fischio di ammirazione e il Soldato d' Inverno cercare di leggere nello sguardo ammirato di Steve una conferma a un dubbio ancora senza senso.
Andy Martin non andava sottovalutata.
“Se siamo tutti d'accordo, possiamo cominciare proprio da qui.”
Tony prese in mano la situazione approfittando dello stallo venutosi a creare; era smaccatamente felice di vedere messe in un angolo la Vedova Nera e l' agente Hill, loro e le rispettive manie di segretezza. Si diresse al suo tavolo da lavoro e aprì un laptop sottile, di un indefinibile colore argento; avviò un programma con pochi comandi.
“Jarvis, apri il primo file.”
Il sistema operativo ci mise meno di un secondo per eseguire l'ordine: mostrò il risultato con una proiezione virtuale.
Erano quattro finestre con altrettante e-mail. Andy le lesse e un fiotto acido di rabbia misto a impotenza le strinse lo stomaco. C'era l'indirizzo di casa sua e prima ancora qualcuno aveva segnalato la sua permanenza alla Stark Tower.
E poi c'era suel verbo.
Procedere.
Forma infinita, comando imperativo.
Cominciò a vedere delle tessere del puzzle e il modo per unirle.
“Come sappiamo dai dati fornitici dal nostro nuovo amico -o forse dovrei dire vecchio?- a New York era presente una squadra di ricognizione dell' HYDRA. Non abbiamo potuto fare altro che estrapolare le foto e le informazioni salvate sulla pen drive, senza poter risalire a un effettivo ricevente di questo materiale.”
James, con sollievo di Natasha, puntò gli occhi verso il pavimento. Liberare l'ostaggio era stata una pessima idea.
“Ho provato io stesso a fare un primo esame.” L'ammise con una tale contrizione da guadagnarsi un' occhiata allibita da Sam e Clint, decisamente gli ultimi a doversi abituare alla lenta rinascita dell'uomo sotto la corazza del Soldato d' Inverno.
“Ho pensato che delle prove oggettive fossero meglio di ciò che poteva dirmi un uomo dell' HYDRA.”
“Avresti potuto interrogarlo.” L'obiezione di Natasha risuonò di un' accusa ben precisa. L'uomo la guardò ancora, con quel fuoco indecifrabile negli occhi grigi e smascherò l'allusione.
“Non volevo torturarlo. Ora sei soddisfatta?”
Qualcuno che aveva ucciso, distrutto, annientato senza saperlo, preda lui stesso di una tortura infinita, poteva arrivare a un limite. A segnarlo era stato Bucky, mano a mano che la sua coscienza riprendeva lucidità. Senza dire nulla, Steve si avvicinò e gli diede una pacca sulla spalla. Il gesto valeva molto più che decine di sinceri discorsi sul loro ritrovarsi.
Tony si schiarì la voce, sottolineando che non era il momento di lasciarsi andare a commoventi rimpatriate.
“Questa squadra però prima di seguire il nostro Rogie, aveva compiuto un' escursione nella nostra capitale. Sergente Barnes, credo che questo possa interessarti.”
Con un gesto del braccio, Tony spostò in alto il monitor virtuale con le mail e ne creò un secondo per mostrare la foto dove si poteva vedere il Soldato d' Inverno nell' appartamento di Steve.
“Quindi stanno seguendo tutti e due?” domandò Sam incrociando le braccia sul petto. “Perché? E perché non si sono ancora ripresi il Soldato se è la loro arma migliore?”
Clint sbuffò, studiando con gli occhi ridotti a fessure l'oggetto principale della discussione in corso.
“Credo dipenda dal punto di vista con cui guardi a questo “migliore”, Maggiore Wilson.”
Come l'arciere infallibile che era, Occhio di Falco prese la mira e scoccò: “All' HYDRA serve un guscio vuoto privo di emozioni e ricordi perché sia letalmente efficiente. Ora il guscio si è rotto e si sta riempiendo di tutto ciò che ritengono pericoloso.”
La ragazza mora, Andy, alzò di scatto il viso e lo affrontò in silenzio, corrugando appena le sopraciglia. Qualcosa di quanto aveva detto pareva averla colpita; Clint era pronto a scommettere che dietro il suo rispettoso mutismo ci fosse ben altro: un cervello in continuo fermento, intento a elaborare una precisa descrizione di tutti loro.
“Stiamo continuando a cavillare” sbottò Steve. “Abbiamo bisogno di un indizio concreto per capire il piano in atto.”
“Forse adesso lo abbiamo.”
Tony riportò in primo piano le mail con cui aveva inviato la riunione.
“Mentre il nostro coraggioso Capitano si dirigeva a bordo del suo destriero motorizzato a salvare qualcuna che era già stata debitamente salvata, io mi sono occupato del computer del nostro caro Gerry Stenton. Ho trovato delle cose piuttosto simpatiche, tipo...” un velocissimo scorrere delle dita “... questo. L'indirizzo mail da cui ha scritto, ovviamente criptato una traccia di IP che ora Jarvis può elaborare per condurci a un server.”
“Natasha?” interloquì Clint, sogghignando. “Lascio a te l'onore.”
La complicità tra Occhio di Falco e la Vedova Nera era quasi un'entità fisica, tangibile. Percepedola, James provò una fastidiosa, dolorosa fitta in un angolo della sua mente ancora ben tenuto nascosto.
“Mentre eravamo a Londra, Fury si è servito dei contatti fornitici dall' amica del Maggiore Wilson per verificare alcune voci sentite a proposito di una Society con sede all' Inner Temple College. Abbiamo scoperto così una base dell' HYDRA, proprio nella cripta della Chiesa del Tempio.”
“Dan Brown sarà furioso nel sapere che gli hanno copiato l'idea.”
L'agente Barton alzò le spalle e prese una minuscola scheda di memoria da una delle tasche del suo giaccone, dandola a Tony.
“Volendo essere pignoli, Dan Brown è salito sulle spalle di altri per scrivere il suo best seller. Storia abbastanza scontata, tra l'altro. Credo che i nostri nemici fossero là sotto da ben prima che decidesse di rendere godibile una teoria storica famosa da decenni.”
“Potresti reinventarti come critico letterario. Ci hai mai pensato?” lo stuzzicò Tony inserendo la scheda in un plug.
“Potrei pensarci. Mi scrivi tu la lettera di referenze per il Time books rewiew?
Quello che videro pochi istanti dopo fece passare in tutti qualsiasi voglia di scherzare.
Andy pensò di non aver mai fatto un tour virtuale tanto macabro: la sala coi lettini operatori serviva chiaramente a condurre esperimenti ben lontani dal prevedere l'uso di abituale strumentazione chirurgica. Non c'erano vassoi con bisturi, divaricatori: solo due unità per la rianimazione e decine, decine di elettrodi collegati a macchinari mai visti prima. Sentì le palme delle mani sudate ma quello che la spaventò di più fu vedere la reazione di James.
Il suo viso era invaso da un pallore mortale. Aveva sgranato gli occhi. Respirava pesantemente col naso.
“Bucky”, lo chiamò Steve e solo il gesto di passargli il braccio attorno alle spalle evitò il peggio; era certa si sarebbe scagliato contro quanto stava vedendo.
Ciò che la sorprese ancora di più fu il rendersi conto che anche l' agente Romanoff era nelle stesse condizioni.
“Questo conferma quanto abbiamo appreso sul dossier del Soldato d' Inverno” commentò Maria sancendo misericordiosamente la risalita dei presenti verso un po' di luce dopo uno spicchio d' Inferno.
“Sono stati condotti altri esperimenti. Sappiamo quando?”
“Recentemente; quelle pagine erano state aggiunte dopo la Primavera del 2012.”
“Dopo l'invasione dei Chitauri?”
Otto teste si voltarono verso Andy.
“Sono nata qui, vi ricordo” ribatté con ovvietà. “E certe date sono difficili da scordare, per un newyorker.
“Chi sarebbero questi Chitauri?” James piegò perplesso il capo sulla spalla sinistra. Natasha non seppe se classificare quel movimento felino come la cosa più strana a cui aveva assistito o l' incredibile naturalezza con cui la ragazza si rapportava con quanto stava succedendo.
“Temo tu fossi nel tuo sonno di bellezza, in quel momento. Steve ti spiegherà tutto più tardi. Agente Romanoff, stavamo dicendo?”
“Oltre a quella c'era un'altra stanza. Ospitava un enorme server, funzionante e in ottime condizioni.”
Tony batté le mani, deliziato della notizia.
“Allora forse abbiamo trovato la formula magica per aprire la porta misteriosa ma ci servirà uno spazio più adatto.”
Aprì le braccia, come volesse esortare idealmente i suoi ospiti ad accettare un invito. Aspettava un momento simile da mesi e il pubblico giusto.
“Le signore e i signori vogliono seguirmi? Il giro turistico per i laboratori sta per cominciare.”
Pepper scosse il capo, sospirando divertita. Sapeva con matematica certezza quale domanda stava vorticando nella testa di ognuno.
Di quali laboratori si stava parlando, adesso?
 

 

 

Angolo (tetro e buio) dell' autrice: ennesimo aggiornamento a ore impossibili, prima di scappare al lavoro. Una volta ogni tanto non ho inserito citazioni Nerd, momenti da Superquark ma non temete: mi riferò coi prossimi capitoli. *Risata da Evil Lady*
Intanto godetevi il brunch con questi bei ragazzoni e un abbraccio a tutti i miei lettori!
Maddalena

 

 

 

  
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