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Autore: Midnight_whisper    26/09/2014    1 recensioni
La notte è un momento magico. Di notte puoi davvero parlare ed essere te stesso, esprimere i tuoi pensieri più reconditi. Certe cose le si possono dire solo la notte. E, ogni tanto, un dialogo notturno non può che far bene. Serie di conversazioni notturne telefoniche fra Francesco e Alessandro.
NB_Piccolo laboratorio di dialoghi, nella speranza che diano ispirazione per qualcosa di più delineato.
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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‹‹Pronto?››
‹‹Ciao. Sono io.››
‹‹Ale... è tardi. Cosa c’è?››
‹‹Ti va di fare due chiacchiere? Stavi andando a dormire?››
‹‹No, non sapevo cosa fare. Ero seduto sul divano e mi preoccupavo. Sai quando non ho nulla da fare la sera e non ho ancora sonno mi preoccupo. Mi trovo qualcosa per cui preoccuparmi, altrimenti mi sembra di sprecare il tempo.››
‹‹Lo sai che la pensiamo allo stesso modo sulla notte. Io di notte mi sento sempre esaltato. Come se il cervello mi andasse a mille.››
‹‹Per questo dico che mi sembrerebbe di sprecare tempo. Voglio fare qualcosa. So che sono in un momento produttivo. E voglio sfruttarlo.››
‹‹Però ci sono mille cose migliori da fare che preoccuparsi. Leggi un libro impegnato, scrivi, studia, telefona a un amico per farti una chiacchierata filosofica...››
‹‹Non lo so. Mi blocco prima di fare ogni cosa. Io immobile, i pensieri vanno per conto loro. Sai a cosa mi capita di ripensare? Alle mie ex. Ripenso a loro, mi chiedo cosa fanno ora. E cerco di pensarci di proposito, quasi mi impongo di vivere un pensiero del genere in maniera problematica. E dire che di giorno me ne frego di loro. Sia chiaro, sono persone che mi hanno segnato, ma non per questo ci penso.››
‹‹Ognuno penso sia libero di pensare a quello che vuole. Non ti giudico mica.››
‹‹Mi hai chiamato solo per fare due chiacchiere o hai qualcosa da dirmi?››
‹‹Vorrei solo sfogarmi. Da un poco di tempo mi sento molto poco realizzato. Dubito delle mie capacità e quando cerco di dormire mi sento assalito da brutti pensieri. Tutto qui. Volevo distrarmi.››
‹‹Sei in gamba, Ale. Di che ti preoccupi. Riesci in quasi tutto quello che fai.››
‹‹Penso che il problema sia questo. Solo devi invertire la frase. Faccio ciò in cui riesco. Ma vorrei fare molte altre cose, in cui però non riesco altrettanto bene.››
‹‹In cosa non riesci?››
‹‹Non prendermi in giro, ti prego. Però, ad esempio, io non riesco ad amare.››
‹‹Non ami la tua famiglia? I tuoi genitori...››
‹‹Intendo amore per una donna. Mi sento quasi ridicolo a dirlo. L’unica ragazza per cui ho provato un sentimento tanto forte da perdere quasi completamente il senno è stata la mia prima fidanzata seria. Avevo 16 anni. E da allora... tutto è come attutito, ammortizzato, offuscato.››
‹‹Ne hai 21 di anni adesso. Non è passato poi così tanto tempo. Pensi che sia normale riuscire ad amare? Se in cinque anni di vita sentimentale ci sei riuscito una volta sei molto più fortunato di tanti.››
‹‹Ma è diverso. Per lei ho provato quel sentimento perché era la prima.››
‹‹Non puoi dirlo.››
‹‹Io temo di essermi... spento. Dopo, intendo. Dopo quella prima volta. Forse per il troppo dolore.››
‹‹Ma hai mai trovato una persona così speciale da dirti “la amo”? Il punto è questo. Chi se ne frega se è la prima o la centesima.››
‹‹Una volta penso di aver sentito un’affinità speciale con una ragazza. Sapevo che poteva capirmi e volevo poter capire lei. Ma non me ne diede la possibilità. Non siamo mai stati insieme.››
‹‹Allora non era quella giusta. Sai, quella giusta... deve volere anche lei te.››
‹‹Questo non è rincuorante. Mi viene voglia di attaccarti il telefono in faccia.››
‹‹Mi hai chiamato tu.››
‹‹...mi sento incompleto, comunque. Tornando a noi, intendo. Mi sento come a metà.››
‹‹Stai per farmi un discorso tipo anima gemella?››
‹‹Non voglio essere così banale, tranquillo. Però diciamo che forse nell’anima gemella c’è qualcosa di vero.››
‹‹In che senso vero?››
‹‹Che ci sia qualcuno fatto per stare con noi tutta la vita.››
‹‹Vero o rassicurante?››
‹‹Mi piace pensare che sia anche vero, sai.››
‹‹Speravo mi avresti fatto un bel discorsetto sulla ragazza perfetta per te a questo punto. Ma mi sono sbagliato, eh!››
‹‹Mi piace stupire anche chi mi conosce ogni tanto, visto?››
‹‹Già...››
‹‹Sicuro che non ti rompo? Davvero, puoi attaccarmi il telefono in faccia se non ti va...››
‹‹Lo sai a cosa pensavo? Pensavo a una frase che mi ha detto Anna qualche mese fa, quel giorno che siamo usciti insieme e le ho detto che mi piaceva.››
‹‹Una frase bella?››
‹‹In realtà di nessuna importanza. Vedi le curiosità. Non ricordo bene cosa mi rispose quando mi dichiarai, ma quella frase la ricordo alla perfezione. Ancora stavamo chiacchierando del più e del meno e io le chiesi di una sua amica con cui aveva litigato. Volevo sapere se si erano riappacificate. Mi disse “non abbiamo mai davvero litigato, ma non c’è più fiducia: se ho bisogno di lei so che lei non c’è”.››
‹‹Frase pesante...››
‹‹Sì, ma, vedi, non me ne frega niente del suo rapporto con la sua amica. Non me ne fregava davvero niente. Però capita, a volte.››
‹‹Cosa capita?››
‹‹Di ricordare cose inutili. Cose che, però, per qualche strana e astrusa ragione, ci restano impresse nella mente. Frasi, sguardi, particolari. Chissà cosa scatta nella nostra mente. Chissà perché concentriamo tutta la nostra energia su certe stupidaggini. E nel frattempo scordiamo nomi, volti, intere persone. Davvero il colore della parete di quella stanza vuota lo ricordo meglio della faccia del mio migliore amico d’infanzia? Fa anche un poco rabbia, ma forse c’è un motivo anche in questo, mi dico. Forse siamo fatti per ricordare solo certe cose. Cose possibilmente inutili, ma che finiscono per far parte di noi per sempre e ci segnano, addirittura ci cambiano. Cose che abbiamo visto o sentito, anche se solo per caso.››
‹‹Sai, a proposito mi fa venire in mente una cosa... una volta una mia amica citò una cosa che le avevo detto mesi prima. Mi disse che se la ripeteva sempre. E io, invece, anche dopo che lei me l’avesse ripetuta... niente. Era proprio il buio. L’avevo davvero detta io?››
‹‹Già... piccole cose inutili.››
‹‹Come quando ogni tanto guardi qualche oggetto che sta in casa tua da sempre e osservandolo ti dici “ma è sempre stato così?”. Ti è mai capitato?››
‹‹Col rubinetto del bagno.››
‹‹A me con i quadri, coi tappeti, capita spesso. Però il rubinetto è interessante.››
‹‹Sì, mi lavavo le mani e a un certo punto mi sono fissato sul rubinetto. La sua forma era così... diversa. Che poi... diversa da cosa?››
‹‹Siamo proprio superficiali, eh? In ogni nostra azione, in ogni nostro gesto. Lo facciamo e non ci stiamo tanto a pensare. Le cose ci sfrecciano accanto e noi guardiamo sempre nella stessa direzione e ci chiudiamo sempre nelle stesse stanze. Se solo osservassimo tutto più attentamente, ci pensi? Quante cose noteremmo...››
‹‹A me piace così, però. Se avessimo una tale attenzione per ogni cosa sarebbe come non averla per niente.››
‹‹Anche questo è vero. Ma non pensi che questo ci renda tutti un poco più monotoni?››
‹‹L’essere umano ha bisogno di certezze, secondo me. Di punti fermi e routine, di un pizzico di monotonia contro la quale borbottare ogni mattina e da cui sfuggire un paio di volte a settimana.››
‹‹Il prezzo dell’intelligenza umana forse è l’avventura.››
‹‹E il prezzo delle tue telefonate è il mio sonno. Inizio a sentire gli occhi davvero stanchi.››
‹‹Va bene, va bene. Ti lascio dormire Fra.››
‹‹Scusa eh... ma ho paura di crollare! Notte Ale.››
‹‹A presto.››
  
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