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Autore: ShairaKrane    27/09/2014    3 recensioni
"Non tutti gli umani sono uguali, mi sento più vicina a voi Autobot che a loro" Disse Keira, guardandolo negli occhi con serietà. Il suo sguardo ambrato, era piuttosto intenso e luminoso.
"Perchè sei stata cresciuta da lui...ma cosa penseresti di me, se fossi stata allevata normalmente dai tuoi genitori naturali?" Lui rispose con cipiglio severo.
"Non lo so...ciò che credo fermamente, è che se tu fossi umano, ti amerei."
Lui cercò di non mostrare sorpresa.
"Ami sviare i discorsi, Keira. -Si ritrovò tuttavia a pensare.- Umano...perdonami. non vorrei esserlo. Ho sbagliato a fidarmi degli esseri di questo pianeta."
"Sbagliare...è umano, Optimus. Hai semplicemente seguito il tuo cuore...o scintilla, in questo caso."
Una storia un po' lunga, che spero di continuare ad un certo ritmo, ambientata tra la fine del Terzo Film e gli eventi principali del Quarto.
Con l'inserimento di un personaggio Original, il mutamento di uno vecchio e la presenza di quasi tutti quelli classici, spero possa essere una lettura piacevole.
Genere: Azione, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bumblebee, Nuovo personaggio, Optimus Prime, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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As a child, you would wait
And watch from far away.
But you always knew that you’ll be the one
That work while they all play.

 

Cinque anni, cinque anni erano ormai passati dalla battaglia di Chicago...in cui aveva difeso gli esseri umani.
Ma qualcosa era andato storto...
Per quale motivo ora si ritrovava braccato come un animale qualsiasi? Quasi fosse una preda tanto bramata.
Lui, che tanto si era impegnato per non far finire quel pianeta come Cybertron: nella distruzione.
Persino gli umani che aveva definito amici, a cui in battaglia non aveva mai voltato le spalle e su cui aveva sempre fatto affidamento, l'avevano tradito.
Era confuso. Ma era sicuro di una cosa...non sarebbe stato più così gentile con loro, soprattutto ora. Era ancora ferito, nonostante avesse avuto la fortuna di incontrare Cade Yaegar e sua figlia, con anche quel ragazzino insulso, di cui non capiva l'utilità...
Di quei tre però, aveva notato quanto solo Cade fosse interessato ad aiutarlo, pur essendo quasi egli obbligato, poiché senza una casa e senza più un amico. L'umano infatti aveva preso tutto su un piano personale adesso, per quello avrebbe dato battaglia ai suoi stessi simili.
Ma lui...non l'aveva presa diversamente, poiché ciò che gli umani stavano devastando...era la sua famiglia: gli Autobot, i suoi simili.
Braccati, da coloro che avevano protetto e da quell'essere: Lockdown. Non comprendeva ancora, chi egli fosse e cosa volesse da lui, ma ciò che aveva capito, era che egli avesse un qualche collegamento con gli umani che ora gli davano la caccia...o meglio, che ora davano loro, la caccia.

 

“Ehi Optimus, ho trovato dei filmati nel drone che ho recuperato da quei tizi, qualche giorno fa. Credo che ci possano tornare utili, dovresti vederli.”
Disse a quel punto Cade, avvicinandosi a lui.
La landa era deserta, erano in una stazione di servizio in pieno deserto texano, ma poteva comunque passare qualcuno nell'arco della notte.
L'Autobot non prese la sua forma umanoide metallica, rimase quel camion malandato che ancora non aveva avuto modo di trasformare.
“Non credo che qui sia il posto migliore per darci un'occhiata, Cade.”
La sua voce possente fece vibrare il metallo della carrozzeria e l'umano si ritrovò ad annuire, concordando con lui.
“Allora quando e dove?”
Chiese incrociando le braccia al petto. Non si sentì nessuna risposta immediata provenire dal leader della fazione aliena, un tempo alleata della terra.
Solo dopo qualche minuto, l'uomo sentì la voce di Optimus, ma quest'ultimo non sembrò dargli una risposta.
“A tutti gli Autobot che possono sentire...ci raduneremo sul confine nord di questa zona che gli umani chiamano Texas.
Seguite il mio segnale, in marcia.”


Il sole stava ormai sorgendo e anche Tessa, con il trifoglietto, come lo chiamava Cade, si erano svegliati.
“Papà? Che cosa si fa adesso? Non dirmi che lo vuoi seguire.”
Chiese e il padre si grattò la testa, prima di sospirare.
“Non abbiamo scelta, da adesso siamo ricercati tutti. Te l'ho detto ieri.”
La bionda sembrò scocciata, ma prima che potessero dire altro, l'Autobot intervenne aprendo lo sportello del veicolo.
“Salite, abbiamo appuntamento con i miei Autobot tra qualche giorno, tempo che si radunino. Decideremo con loro il da farsi.”
Tessa fece una smorfia, come anche il suo ragazzo, ma il padre la ignorò deliberatamente e le fece cenno di montare.
Cade fu il primo a salire nel camion e anche il primo a realizzare un fattore chiave.
“Sei malconcio ancora, penso che ti servirà fermarti da un bravo meccanico, dato che io non ho i miei attrezzi per finire ciò che avevo iniziato.”
Optimus rimase in silenzio qualche minuto, riflettendo. Purtroppo però gli toccò concordare con lui.
“Hai ragione...ma è rischioso.”
L'umano posò una mano sul volante e sospirò. Tessa e Shane intanto, salirono e si misero rapidi le cinture, borbottando qualcosa tra di loro.
“Ci penserò io, starò di guardia alle riparazioni, così non avrai problemi e potrai anche trovare un altro mezzo in cui trasformarti.”
La ragazza bionda presente lì con loro, non diede tempo a Optimus di poter comunicare niente all'umano, poiché si intromise.
“Ti sei messo proprio in combutta con lui...”
Il suo tono era sfrontato, scocciato e anche abbastanza immaturo per l'impulsività utilizzata.
Tessa diventava sempre più pesante da sostenere per la psicologia di Cade, tanto che il fatto venne notato anche da dall'Autobot.
Quest'ultimo per evitare discussioni o altro, accelerò di colpo mettendosi in moto velocemente, per poter raggiungere qualche cittadina più affollata di altre, in quel deserto texano.

 

I discorsi animati dei tre umani, proseguirono dopo qualche ora di viaggio. Non lo diceva, ma si stava stancando di sentire quella ragazzina lamentosa, avrebbe volentieri aperto lo sportello per farla scendere e lasciarla lì.
Si accorse però che quello non era un pensiero adatto al suo essere il buon vecchio Optimus Prime.
No...soprattutto ora che l'essere buono, più di tanto, non gli interessava più.
La fortuna dopo un'altra mezz'ora però, sembrò favorirli. Infatti trovarono un'officina in una cittadella del confine nord-texano.
Era ormai sera, ma fortunatamente questa sembrava essere ancora aperta.
“Optimus, parcheggiati là.”
Cade indicò uno spiazzo per camion, di fianco al capannone dell'officina piuttosto vecchia, o almeno così sembrava da fuori.
“Trifoglietto, vieni con me. Andiamo a parlare con il proprietario e chiediamo se può riparare in nottata Optimus.”
Disse con tono quasi imperativo, scendendo dal camion.
Shane si trovò a dover sbuffare, ma dopo l'ennesimo sbaciucchiamento con Tessa, scese anche lui e seguì il padre della ragazza.
Optimus rimase paziente ad aspettare, a motori spenti in quel parcheggio un po' buio. Riflettè, pensando che se fosse stato umano, avrebbe già avuto una crisi di nervi per tutto quello che stava succedendo.
“...Devo ammettere che questa città sembra spettrale con così poca luce.”
La ragazza ancora a bordo di Optimus, mormorò. Interruppe così anche i pensieri di lui, che se fosse stato trasformato, avrebbe sospirato.
“Spero che il tizio di quest'officina sappia dirci anche dove poter dormire...”
Volle lamentarsi di nuovo e l'Autobot era sull'orlo di aprire davvero la porta, o cambiare forma all'improvviso.
Come al solito però, ricorreva alla pazienza: un dono che aveva ricevuto sin da appena creato.

 

Intanto, Cade entrato nell'officina, venne abbagliato dalle centinaia luci che vi erano dentro. La differenza di illuminazione tra esterno e interno, era davvero spiazzante.
“Permesso?”
Chiese con un tono pacato, portandosi le mani sui fianchi con lo sguardo rivolto qua e là a guardare le auto in riparazione.
Il capannone era davvero spazioso e a quanto pareva era costruito anche su due piani, poiché c'erano delle scale sul fondo, che molto probabilmente portavano sulla parte retro dell'edificio.
Le macchine in riparazione erano poste tutte intorno in modo ordinato, lasciando così una via per camminare che di sicuro avrebbe condotto a un ufficio. Era comunque un luogo decisamente spazioso e largo, i proprietari avevano anche parecchio lavoro a giudicare dalle molte auto presenti.
Ma il fattore che più lo lasciava sorpreso era l'impeccabile ordine, strano persino per un'officina. Nemmeno quando lavorava lui alle sue invenzioni, era così ordinato.
“Certo che per essere una città ristretta...il tizio che lavora qui dentro, ripara delle belle macchine anche da corsa. -Shane guardò una Ferrari, messa su un'alzata per auto.-Dubito che lo Sistemeranno.”
Si permise di concludere indicando vagamente nella direzione in cui doveva essersi parcheggiato Optimus con il pollice, guadagnandosi così un'occhiataccia da parte del 'suocero'.
“Dovranno ripararlo, o entrambi possiamo dire addio al-” Kade si dovette interrompere, perchè sentì i passi di qualcuno e da dietro l'angolo, dove era posta una Volkswagen Touran, apparve il proprietario dell'officina...o meglio, la proprietaria.
Entrambi sia il ragazzo che l'uomo, rimasero stupiti nel vederla.
“Hm? Ah...buonasera...non si sanno leggere i cartelli degli orari di apertura?”
Chiese con un fare svogliato, la ragazza che era di fronte a loro. Di sicuro non si aspettava nessuno a un'ora così tarda.
Ella aveva lunghi capelli, fino a metà schiena, mossi e neri, occhi marrone scuro, con riflessi chiarissimi, ed era sporca di grasso, sia sulla tuta da lavoro bianca e arancione, che sul viso.
Il suo fisico non era esile, ma nemmeno troppo robusto, con curve però abbondanti. Nella media: una bella ragazza.
Teneva sopra la frangia un paio di occhiali da saldatore e in mano una chiave inglese, che molto probabilmente stava utilizzando fino a poco prima del loro arrivo.
“Allora? Mi rispondete?”
Chiese spazientita, battendo lentamente, ma in modo ritmico, il piede. Kade notò come quella ragazza dovesse avere poco più dell'età di Tessa.
“Ecco...mi scuso per il disturbo, ma il nostro camion ha bisogno di riparazioni urgenti. Sono ore che siamo in giro e-” “Ma avete visto almeno, che ore sono?”
Chiese con un sopracciglio inarcato.
Ovvio che avesse appena finito di riparare un'altra auto, a giudicare poi da com'era conciata, sembrava anche molto stanca.
“Ci dispiace tanto piombare qui così all'improvviso, mi duole anche insistere...ma sarebbe una questione davvero urgente.”
Alla fine sospirò, anche se le sembrava davvero strano che qualcuno insistesse così tanto per una riparazione, soprattutto a quell'ora tarda di sera.
Infatti quel comportamento la insospettì.
“Il vostro camion...è quello che blocca la finestra dell'ufficio, vero?”
Chiese la ragazza, posando la chiave inglese e togliendosi gli occhiali. Si slacciò anche la tuta a modello intero e ne estrasse le braccia per allacciarsele in vita.
“Si è quello, ma comunque dov'è il tuo capo in modo per poterci parlare, dolcezza?”
Shane parlò in modo sfrontato e si guadagnò così un'occhiataccia anche dalla ragazza che aveva davanti.
Quel ragazzino si procurava proprio la simpatia di tutti, prima di Kade, e ora anche della proprietaria dell'officina.
“Il mio capo ce l'hai davanti, sono io stessa. -Rispose secca.- Ah si, ringrazia il tuo amico se non riparerò il vostro camion.
Nessuno mi chiama dolcezza.”
Gli passò infine di fianco, spintonando con la spalla Shane. Quello era uno dei comportamenti che proprio lei non sopportava da parte degli uomini o anche solo dei ragazzi che passavano lì in officina.
Si mise a sistemare delle chiavi appendendole a un muro dove vi erano chiodi appositi.
“Proprio un'idea grandiosa, trifoglietto. Complimenti.”
Cade maledì in quell'istante di aver portato dentro nell'officina, con sé, quel ragazzo insulso. Passandosi poi nervosamente la mano nei capelli, cercò di provare nuovamente a contrattare con la ragazza.
“Per favore, signorina...?
Non penso di aver afferrato il tuo nome.” “Non l'ho detto infatti.”
Rispose nell'immediato con un fare distaccato, senza quasi guardarlo. Poi però sospirando si girò verso di lui.
“Keira. Mi chiamo Keira Lorien. -Lo guardò attentamente e portò una mano al fianco, parlò poi con aria molto seria, dopo una pausa.- Non ho mai incontrato qualcuno così petulante nel chiedere delle riparazioni, sembri come braccato da giorni.”
A quella frase l'uomo di fronte a lei sbiancò. Keira inarcò un sopracciglio, dedusse subito di aver centrato l'argomento e anche il motivo di tanta fretta ed agitazione.
“Bingo, ho indovinato.”
Sbuffò e fece cenno all'altro tizio di portare dentro nella parte più alta del capannone il camion.
“Allora sei disposta a ripararlo?” Cade finalmente iniziava a pensare che la fortuna girasse dalla loro parte.
Ma prima avrebbe dovuto superare un altro ostacolo...
“Solamente se mio padre dirà di si.”
Lui la guardò con perplessità, mentre con indifferenza lei prendeva il telefono cellulare.
Non ebbe però bisogno di digitare alcun numero, poiché si sentì un rombo di motore, seguito da una Lamborghini Gallardo gialla, che si parcheggiava davanti all'entrata del capannone.
Il guidatore aspettò che Optimus fosse entrato, per poi seguirlo e parcheggiarglisi di fianco.
Cade e Shane si scambiarono uno sguardo decisamente perplesso.
Dall'auto sportiva e rigorosamente pulita, scese un individuo molto alto. Cade infatti si ritrovò spiazzato dalla sua altezza, che di sicuro sfiorava i due metri.
L'uomo era in abiti piuttosto eleganti: pantaloni e giacca grigi, cravatta rosso acceso. Tutto in tono perfetto anche con i suoi capelli, tagliati poco sopra le spalle, scarmigliati e di un colore tra il grigio e il nero.
Ciò che però lasciò confuso Cade Yaegar, furono gli occhi di quel tizio, coperti da lenti a contatto di un azzurro acceso, quasi messe a nascondere qualcosa.
Infatti lo sguardo al di sotto di esse non era percepibile.
“Oh beh, sembra che non dovrete aspettare ad aver risposta.”
Disse Keira, mentre vedeva Tessa scendere dal camion e Shane che le si appiccicava subito.

 

Optimus era immobile, ma continuava a essere pervaso da pensieri. Sia sui suoi Autobot, che sul fatto di fidarsi ancora una volta degli esseri umani.
Ma ora che la situazione sembrava farsi strana per Kade e gli altri due umani, non avrebbe potuto fare niente.
Non aveva nemmeno sentito il nome della ragazza, che molto probabilmente avrebbe risvegliato qualcosa nella sua mente. In quest'ultima però, ogni circuito gli diceva di osservare bene i due umani appena incontrati in quell'officina...e di farlo con estrema attenzione.
 

L'uomo sceso dalla Lamborghini si portò una mano in tasca e guardò i nuovi arrivati.
“Che succede qui?”
Chiese, rivolto a Keira. Il suo tono di voce era profondo, ma allo stesso tempo velava qualcosa di misterioso, come il suo sguardo nascosto dalle lenti azzurro ghiaccio.
“Capiti con un tempismo perfetto, mi serve la tua approvazione per riparare questo camion.”
La ragazza indicò con un cenno della testa Optimus, prima di incrociare le braccia poco sotto il seno e attendere la risposta dell'altro.
Lui subito inarcò un sopracciglio e squadrò il camion, si avvicinò ad esso e posò una mano sulla portiera. Sbattè rapidamente le palpebre e guardò la figlia annuendo.
“Procedi pure e tu...-Si girò minaccioso verso Shane che stava per sfiorare la Lamborghini con la mano.- tocca la mia auto e ti mozzo ogni singolo dito.”
La sua aria minacciosa era messa in risalto dalla sua stazza. Il ragazzo deglutì e non toccò niente.
Infine l'uomo tornò con le mani in tasca, a quanto pareva era di malumore.
Uno stato d'animo che Keira era abituata a vedere in quegli ultimi mesi.
 

“Non sei riuscito a contattarlo neanche oggi?”
Lui scosse la testa e digrignando i denti, mettendo così in risalto i canini, le passò di fianco in direzione dell'ufficio.
Appena entrato sbattè la porta con violenza e nervosismo.
“Direi che qualcuno non è dell'umore adatto per stare in compagnia...come neanche presentarsi.”
Dedusse Cade dal comportamento dell'uomo. La ragazza non gli rispose, ma sospirò.
“Non prendertela, ma mio padre non lo fa apposta. Stiamo cercando una...persona, da qualche mese e non riuscire a rintracciarla lo rende nervoso.”
Spiegò con calma. Nei suoi occhi c'era persino un'aria dispiaciuta, ma l'uomo di fronte a lei non sembrava capirne il motivo.
“Io sono calmo, non nervoso!”
Si sentì la voce del padre di Keira provenire dall'ufficio, essa assomigliò tanto a un tuono, tanto fu fragoroso l'urlo.
“Si, sei molto calmo! Davvero.”
Gli rispose lei a tono, prima di andare a vedere il camion. Notò subito i buchi sulla parte anteriore della carrozzeria e rimase perplessa.
“Il nostro amico ha passato qualcosa di sgradevole...si può sapere cosa avete fatto fare a questo povero camion?”
I tre si scambiarono occhiate veloci, pensando a cosa poter rispondere. Lei però non sembrava voler avere una risposta tanto immediata immediata, anzi, non ci contò proprio di riceverla.
Dato che Optimus era posizionato su un'alzata per macchine, fece scattare il meccanismo ed iniziò a controllarlo con attenzione.
“Pensavo fosse messo peggio...comunque, parlando di affari...avete da pagare, vero?”
Cade deglutì. Ma fu Shane a rispondere quanto più rapidamente poteva, in preda al panico.
“Ehm...pagare? noi- o meglio io non” “Se non puoi pagarci in contanti, puoi farlo in carta. Non siamo così arretrati.”
Il ragazzo ebbe un sussulto, quando dietro di lui arrivò di soppiatto il padre di quella Keira. Si era cambiato la parte superiore degli abiti e ora indossava una canotta bianca che lasciava scoperte le sue muscolose e robuste braccia.
Ciò che però aveva spaventato di più Shane, era lo sguardo truce con cui l'uomo lo fissava. Solo le sue intenzioni, per colpa delle lenti, non si capivano.
“Non possiamo usare la carta di credito.”
Intervenne infine Cade, spingendo via il ragazzino. L'uomo lo fissò per un istante, prima di avvicinarsi al camion e fissarlo.
“Allora perchè dovremmo ripararvelo nel cuore della notte? O meglio...perchè mia figlia, dovrebbe farlo? -Si portò un'altra volta una mano in tasca.- Keira, ti conviene andare a riposare. Sarai stanca, qui ci penso io.”
 

“Keira...”

 

Un nome, che a Optimus vagamente disse qualcosa e ricordò qualcuno. Si sforzò di capire, doveva schiarire le sue memorie, dopo tutto ciò che era successo.

 

Il tono che quell'uomo rivolse alla ragazza però, fu davvero dolce e questo non sfuggì all'inventore , lì presente.
Egli infatti ebbe un'idea improvvisa, che di sicuro a Tessa o al ragazzino, non sarebbe mai venuta.
“Aspetta!...non so il tuo nome, ma se può esserti utile, posso propormi per aiutare tua figlia nelle riparazioni.
Me ne intendo un po' di meccanica, quindi non possiamo giungere a un accordo?”
L'altro guardò Cade con la stessa aria truce con cui aveva guardato Shane, ma sembrò riflettere.
“Quindi...tu vorresti aiutare mia figlia ed in cambio lei riparerebbe il tuo catorcio?”
Optimus non fece rumore, ma essere chiamato in quel modo non gli piacque neanche un po'. Anche se un tono simile di disprezzo, lo aveva già sentito da qualche parte.
“Esatto, vedo che hai capito.”
Entrambi si guardarono negli occhi, da uomo a uomo. Due padri a confronto, finchè l'uomo innanzi a Cade non scoppiò in una fragorosa risata.
Questa tuttavia non era molto rassicurante.
“Tu cosa dici, Keira? Vuoi un sottoposto?”
Guardò la ragazza e lei alzò gli occhi al cielo, prima di sbadigliare.
“Senti, accontentiamolo e facciamola finita. Odio avere gente che mi aiuti, ma per questa volta farò un'eccezione. -Si avvicinò al padre e gli tirò una gomitata nello stomaco, si sentì però uno strano tonfo metallico, ma Cade pensò che fosse caduto qualcosa nell'officina.- tu invece piantala di fare il genitore inquietante e iperprotettivo, o mi farai scappare altri clienti com'è già successo.”
L'uomo sorrise e trattenne un ghigno, quasi come se gli piacesse incutere timore nelle persone.
In realtà: era un vizio che, nonostante gli anni, non aveva ancora perso. Trovava estremamente divertenti le espressioni che facevano certi umani alla sua vista.
“Come vuoi, pulce. Allora ti lascio al lavoro. -Prima di andarsene però, prese quelle che dovevano essere delle coperte e le lanciò a Tessa e Shane.- Dato che penso starete qui finchè il vostro camion non sarà riparato, con queste addosso non vi avrò sulla coscienza se doveste morire di freddo.”
Detto ciò, quell'uomo losco, si allontanò in direzione della parte posteriore del capannone, dove probabilmente, lui e sua figlia abitavano.

 

“Che tipo...”
“Non ha il minimo di finezza quell'uomo!”
Brontolarono, sia Tessa che il suo ragazzo. Keira passò una tuta da lavoro a Cade, prima di passare davanti ai due che si stavano lamentando.
“No, mio padre, Alpha, non ne ha. Quindi o lo prendete così com'è...o ve ne andate altrove a lamentarvi.”
Disse schietta, prima di accennare un sorrisetto beffardo ed iniziare a sistemare Optimus Prime, con l'aiuto di Cade.
Quest'ultimo aveva fatto cenno alla figlia di non dire più niente sui due proprietari dell'officina, o avrebbero rischiato di finire male tutti e tre.
Soprattutto perchè quel tale, Alpha, o come l'aveva chiamato la ragazza, non sembrava per niente amichevole.
Lei notò quei gesti, ma non commentò. Le si disegnò piuttosto un sorriso sulle labbra e ridacchiò qualche istante, prima di tornare al suo lavoro.
 

Erano ormai le tre di notte e i due stavano lavorando senza sosta alle riparazioni. A Keira si chiudevano gli occhi, ma il suo buon caffè l'aiutava a rimanere sveglia e in quel momento di pausa, ne offrì un po' anche a Cade.
Lei si appoggiò con il fondo schiena, al cofano di un auto di fianco a Optimus e sorseggiò il suo caffè caldo.
I due avevano un po' parlato mentre lavoravano, quindi lui era riuscito a rompere il ghiaccio con lei.
“Quindi tu hai diciotto anni e lavori come meccanica? Non è per essere scortese, ma non è che tuo padre ti sfrutta?”
A quella frase, per lei buffa, ridacchiò in modo sommesso.
“No, non mi sfrutta. Lavoro qui come meccanica fissa da un anno, quelli precedenti era mio padre a occuparsi di tutto, sotto suggerimento di un nostro amico.
Mi ha insegnato tutto quello che si potesse sapere di meccanica, ma nel frattempo ho anche finito gli studi e mi sono diplomata a pieni voti. -Sorrise lei.- non andrò al college a causa di Alpha, se non trovo qualcuno che lo tenga d'occhio, sono nei guai.”
Cade rimase perplesso e mentre finiva il caffè la guardò.
“E' una persona davvero terribile Alpha, allora.”
Concluse lui, ritornando a sistemare gli ultimi pezzi principali dell'Autobot.
“Ti sbagli, una volta era terribile forse...ma ora non lo è più”
Mormorò quella frase Keira, ora vicina a un fianco di Optimus. Nel dire quelle parole, il suo volto si addolci. Il pensiero di ciò che il padre aveva fatto per lei negli ultimi anni, la faceva sempre sentire bene.
Il suo 'vecchio' era tutto per lei.
Guardò poi con attenzione Optimus e vide qualcosa emanare un bagliore fioco sotto molti dei meccanismi delle ruote, dei freni e motore. Normalmente a occhio nudo, si avrebbe difficoltà a notare qualcosa del genere.
Assottigliò lo sguardo, lanciando subito dopo un'occhiata a Cade.
Qualcosa ora, non la convinceva più del tutto e aveva un sospetto.
Prima che potesse fiatare e dire qualsiasi cosa, si ritrovò con una mano posata sulla spalla. Una mano tozza, ma forte, che subito riconobbe.
Girandosi vide il padre, intento ad osservare anche lui il camion.
“Lo avete riparato bene, manca da sistemare solo l'esterno.”
“Ah! Quello non è un problema, ci arrangeremo mentre saremo in viaggio!”
Intervenne Cade, facendo abbassare il meccanismo dell'alzata per auto. Alpha inarcò un sopracciglio come sembrava solito fare e lo fissò.
“Non troverai altri meccanici che ti facciano un lavoro gratis, pivello.”
L'altro lo fissò decisamente male, pulendosi dal grasso.
Fece una smorfia storcendo il naso e si avvicinò all'uomo, decisamente più alto di lui.
“Il mio camion va benissimo così e mi chiamo Cade Yaegar, non pivello.”
Il labbro dell'uomo di fronte a lui, s'increspò in un sorriso beffardo, quasi da superiore e incrociò le braccia al petto.
“Siamo finalmente alle presentazioni, eh? Comunque ho capito, d'altronde è affar tuo quello che vuoi fare con questo camion.”
Fece un gesto vago con la mano.
“Ovvio che deve essere solo affar mio...e si, siamo alle presentazioni ma un certo gigante di quasi due metri non le ha fatte.”
Questa volta fu Cade sfrontato nei confronti di Alpha, il quale era salito su una delle tante auto presenti, per dare un'occhiata agli interni.
La sfrontatezza di lui, non gli sfuggì e quindi lo fissò.
“Oh beh, rimedio subito: Alphatron Lorien, piacere di conoscerti, pivello.”
Digrignò i denti candidi, dai canini sporgenti, in un ghigno sempre da superiore.
“Allora la volete finire?-Intervenne a quel punto un'esasperata Keira, appoggiata con la schiena al muso del camion.- Piuttosto, Cade...la curiosità è umana, per cui...- Fece una lunga pausa di silenzio, per poi guardarlo negli occhi.- Perchè viaggiate con un Transformers?”

 

Cade si sentì il sangue raggelare alla domanda della ragazza, pensava che avrebbe potuto tener mascherata l'identità di Optimus fino al giorno dopo, fino alla loro partenza. A quanto pareva però, non ci era riuscito.
“Transformers? Suvvia, non scherziamo. Tutti stanno dando loro la caccia e...Non ne ho mai incontrato uno.”
Mentì.
Venne afferrato all'improvviso da dietro e sbattuto con violenza sul cofano dell'auto dietro di lui. La scena lo spiazzò terribilmente, poiché si ritrovò davanti l'espressione di un Alphatron adirato con uno sguardo truce.
Finalmente scorse qualcosa dietro le sue lenti a contatto, un accenno di una strana tonalità di rosso in quegli occhi, un colore decisamente innaturale per un essere umano.
“Amico o nemico?”
Chiese freddo, posando la mano sul collo del malcapitato Cade Yaegar. Quest'ultimo la trovò fredda come il metallo, soprattutto quando iniziò a stringergli sulle vene giugulari.
“C-cosa intend-” “Non dico a te, ma a lui. Tu. - Guardò il camion.- Amico o nemico? Parla.”
Usò un tono imperativo, mentre la figlia fermò Tessa e Shane che si erano svegliati di colpo dal giaciglio dove erano.
“Fermi dove siete.”
Guardò poi anche lei il camion, non aveva un'aria familiare, ma qualcosa la spingeva a pensarci.
“Papà, aspetta...lascia Cade.”
Alphatron girò lo sguardo verso di lei e lasciò la presa sulla gola dell'uomo, di scatto. Appariva ora, davvero minaccioso, ma soprattutto...Cade era rimasto sorpreso da quella forza, mai vista in un essere umano.
“Perchè mi fermi?”
Chiese, attento e in guardia, alla figlia. Si avvicinò infatti a lei, mettendosi alla sua destra a sua difesa.
Lei lo spintonò leggermente.
“Sei sempre sulla difensiva con me, è un Autobot se viaggia con degli umani...-Andò a mettersi proprio di fronte al camion.- e da come ti hanno ridotto, penso tu sia uno dei più importanti...ti puoi fidare di noi.”
Mormorò infine vicino a lui.

 

Optimus seguì tutta la vicenda, combattuto se intervenire o meno. I nomi poi di quei due erano strani, gli riportavano alla mente qualcosa, finchè non sentì il nome completo dell'umano dalle apparenze diverse da ogni altro.

“Alphatron...”

Realizzò finalmente tutto, chi fosse quell'uomo e anche la ragazza. Su questa il suo pensiero si era soffermato più volte, anche nell'osservarla mentre veniva riparato.
Su di lei, che aveva comportamenti diffidenti e circospetti con Cade e gli altri due. Ora ne capiva l'atteggiamento dato il suo passato e il modo in cui di sicuro era stata cresciuta in quegli ultimi cinque anni.
“Amico o nemico?”
Sentì quella domanda da parte di Alphatron e non vi rispose apposta, per vedere come si sarebbero comportati tutti. Voleva agire con circospezione.
Solamente quando Keira gli si avvicinò, finalmente parlò.
“...so di potermi fidare.”
In quel preciso istante, la ragazza riconobbe quella voce, che sin da cinque anni prima, le era rimasta impressa nella mente.
“Sei tu...”
Iniziò la frase incredula, sgranando gli occhi e facendo anche un passo indietro rispetto a lui.
L'Autobot iniziò a fatica il processo di trasformazione, ma non si mise in piedi una volta completato, bensì in ginocchio.
I suoi occhi cerulei scintillanti, si posarono su di lei con interesse. Posata una mano a terra, confermò ogni idea che la ragazza si era fatta.
“Si, sono Optimus Prime.
Ed è un piacere rivederti, Keira Lorien.”

-----
Angolo dell'autrice:
Molto bene. Finalmente dopo giorni, sono riuscita nel mio entento di terminare questo quarto capitolo.
Ho già anticipato che sarà una cosa lunga, ma per Optimus e gli Autobot, questo ed altro <3 Arriverò a non avere più le dita.
Spero che nessuno mi denunci per qualche cambiamento alla storia, ma ho lasciato andare la mente e...beh, quando lo faccio, non so se sia così positivo...ma son dettagli.

Se dovessi avere pause troppo lunghe tra una pubblicazione di un capitolo e l'altro, comunico subito che sarà a causa dello studio che da ora inizierà a prendermi sempre di più. Vedrò ugualmente di aggiornare quando posso.
Infine, come sempre auguro a tutti una buona e piacevole lettura.
Un abbraccio,
XamuPrimeOakenshield.
   
 
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