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Autore: holdmeirwjn    27/09/2014    0 recensioni
Caro tu, che vuoi sapere di cosa parla la mia storia,
questa è una storia vera, che parla di come il mio sogno è diventato realtà. Se anche il tuo sogno si è realizzato, spero che ti aiuti a condividere con me la gioia di un momento speciale, in caso contrario, vorrei che tu sapessi che le cose belle arrivano quando meno ce l'aspettiamo, e che non bisogna mai perdere la speranza.
Mi auguro sinceramente che nessuno di voi mi scambi per una ragazza vanitosa che vuole mettersi in mostra perché non lo sono, davvero.
Il titolo si ispira al libro 'Dare To Dream, One Direction', la storia parla della mia vita dal 19 giugno 2014 ad oggi, spero di meritarvi, e spero che abbiate anche voi il coraggio di sognare.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO SECONDO
 
Dedicato a chi ha trovato l’emozione nelle cose semplici.
                                                                                              -Anna
 
 
I miei genitori furono entusiasti nel sapere ciò che mi aveva riferito la professoressa.
“Ne ero sicura, ti sei esercitata così tanto!” Sorrise mia madre, baciandomi e abbracciandomi continuamente. Mio padre invece mi diede qualche pacca sulla spalla, ridacchiando compiaciuto.
Cenammo in soggiorno, guardando in tv uno di quei quiz televisivi che odiavo, ma che quella sera seguii volentieri. Dopo aver indovinato la parola vincente al posto delle concorrenti, mia madre si alzò da tavola.
“Abbiamo un regalo per te.” Annunciò.
Ora, devo spiegarvi che all’epoca avevo appena finito di leggere Harry Potter e la Pietra Filosofale, e giusto quel pomeriggio avevo chiesto a mia madre di comprarmi la Camera dei Segreti, ovvero il volume successivo. Così, quando vidi mia madre riemergere dal corridoio con un pacchetto a forma di parallelepipedo, non potei far altro che sorridere ingenuamente, pensando a quanto erano stati dolci i miei genitori a farmi un regalo simile. Scartai il mio regalo, trovandomi tra le mani niente popò di meno che Harry Potter e la Camera dei Segreti, e stavo per alzare lo sguardo e ringraziare i miei, quando notai che mia madre teneva il suo cellulare tra le mani, puntato su di me. Istintivamente, sorrisi all’obiettivo, ma lei mimò con le labbra che era un video. Allora iniziai a lamentarmi.
“Mamma, sono in pigiama. E poi guarda i miei capelli.”
Diciamo che non avevo tutti i torti. Lo chignon che avevo fatto era caduto da tempo, e indossavo un’orribile maglia gialla e dei pantaloncini verde chiaro.
“Aprilo.” Disse mamma. Non capivo. Lo aprii in una delle pagine centrali, ma non c’era nulla di speciale.
“Aprilo davanti. Alla prima pagina.”
“Oh.” Obbedii.
E il mio cuore perse molto più di un battito. Feci una specie di salto all’indietro, e i miei occhi si riempirono di lacrime, perché quello era sicuramente lo scherzo peggiore che potessero farmi. Il foglietto di carta gialla era tra le due pagina del libro che le mie mani tremanti tenevano aperto. Sgranai gli occhi e un debole ‘oddio’ lasciò le mie labbra. Perché la parte argentata brillava? Perché brillava?
“Davvero?!” Chiesi, più al biglietto che ai miei. Perché quello era il mio sogno realizzato. Quello era un biglietto per il concerto dei One Direction.
“Davvero?!” Ripetei più forte, prima che un suono strozzato bloccasse la mia gola. Scoppiai in singhiozzi. Sei luglio. Stadio Olimpico di Torino. One Direction. Five Seconds Of Summer. Mi fiondai ad abbracciare i miei, mentre mio fratello si avvicinava chiedendomi perché stavo piangendo.
“È un biglietto, capisci?! Un biglietto per i One Direction.” E l’emozione si impossessò di nuovo della mia gola.
“Verrà anche Meg.” Per poco non urlai.
“P-posso chiamarla?” Chiesi.
“Non lo so, un attimo solo.” Vidi mamma armeggiare con il cellulare, mentre continuavo a tenere tra le mani tremanti il biglietto. Mi sedetti meccanicamente sul divano, non c’era parte del mio corpo che non stesse tremando, anche il mio cuore sembrava fosse in preda all’agitazione, tanto il battito era veloce.
“Chiamala pure.” Disse mia madre porgendomi il telefono di casa. Composi in fretta il suo numero e mi chiusi in camera.
“Anna?!”
“Meg?!”
E senza contenerci, entrambe iniziammo a piangere al telefono.
“Sarà bellissimo.” Affermai.
“E ci saranno anche i Five Seconds Of Summer, oddio.”
“Li vedremo dal vivo, Meg. Non posso crederci.”
E continuammo a raccontarci come sarebbe stato, un po’ piangendo e un po’ ridendo, fino a quando mi resi conto che eravamo al telefono da più di mezz’ora e che io avevo un programma di studio da compilare entro quella sera.
“Meg, domani alle dieci vieni da me, ok? Devo vederti.”
“Domani alle dieci.”
“Ciao Meg.”
“Oddio. Ciao, Anna.”
Un’ultima risata mista ad un singhiozzo e riattaccai, iniziando a saltellare per la casa verso la cucina, dove riposi il telefono alla sua base.
“Mamma, verresti a darmi una mano con il programma?”
“Sì, certo.”
E quella sera, sotto la luce della mia lampada da tavolo, sulle note di Midnight Memories, compilammo il programma di studio per la settimana successiva. Perché nonostante tutto, io avrei avuto un orale il ventisette giugno, e ai prof non sarebbe interessato il fatto che sarei andata al concerto dei One Direction. Fu difficile restare concentrata durante la trascrizione del programma, la mia mente ormai era persa nei miei sogni più oscuri che si stavano per realizzare. Vedere i miei idoli. Sentire le loro voci. Sentire altre migliaia di persone cantare con loro. Cantare con loro. Ascoltare cosa avevano da dirci e da trasmetterci. Era tutto ciò che avevo sempre desiderato, e ora tutte quelle porte erano aperte, e mancavano solo sedici giorni. Sedici maledettissimi giorni dalla realizzazione del mio sogno. Impostai il countdown sul mio telefono, e aggiornai lo stato whatsapp.
‘VEDRÒ I MIEI IDOLI. SVEGLIATEMI SE È UN SOGNO.’
Non tardarono ad arrivarmi i primi messaggi.
Da Giulia:
Cooosa?!
Da Laura:
COSA VEDRAI I TUOI IDOLI?! CHI? COSA? DOVE? QUANDO? PERCHÉ?!
Da Matteo:
Oddio sono felicissimo per teee! Sai che non li ascolto ma cazzo, questi sono traguardi nella vita.
Da Francesco:
Oddio fai sul serio?!
Da Edoardo:
Io vado il 28 ma… omg non ci credo che ci vai anche tu!
Risposi con calma a tutti i messaggi e pubblicai la notizia ovunque, su Instagram, su Twitter… ovunque ci fosse qualcuno ad ascoltarmi. Non so dire per certo il numero di selfie che scattai con quel biglietto in mano, ma so che furono tanti e che sono tutt’ora salvati nel mio telefono. Ripassai tutto il Midnight Memories e ricordai una frase che mi aveva detto Claudia nel novembre 2013, quando l’album era appena uscito e io sapevo già tutte le canzoni a memoria.
“Oddio, le sai già tutte, tu sì che meriteresti di venire al concerto.” E io al concerto ci sarei stata, anche se non mi ero ancora capacitata della cosa.
Avevo come un buco all’altezza dell0 stomaco, e il mio cuore pulsava forte in ogni angolo del mio cuore. Non riuscivo a credere che solo pochi attimi prima ero una povera ragazzina ingenua che sorrideva di fronte ad un libro, mentre ora ero quella ragazza che aveva i biglietti, che sarebbe andata al concerto. Ero quella ragazza che tutti avrebbero voluto essere, perché quel biglietto per me valeva più di tutto l’oro del mondo. Non avevo mai capito quelle ragazze che andavano in giro a vantarsi di poter andare al concerto, ma in quel momento mi sentivo così appagata, così piena di significato, che avrei voluto che tutti sapessero l’opportunità che avevo, l’avrei urlato al vento, non riuscivo a trattenermi, avevo una grande voglia di condividere quel momento, e capii cosa volesse dire aver raggiunto un obbiettivo fondamentale. Capii tutte quelle ragazze che avevo disprezzato. Loro non avevano colpe, erano solo felici. Ovvio che non avrei mai sbattuto in faccia ad una ragazza che io avevo il biglietto e lei no, ma avevo questo fervore di diffondere la notizia, questa impazienza, e si ripresentò il mio tic alla gamba, mentre stavo seduta sul letto.
Fu un messaggio particolare da una persona importante ad interrompere la mia frenesia.
Da Chiara:
Al concerto dovevo andarci io con Meg. Ma in fondo, mi sembra giusto che ci vada tu. Dopotutto, sei tu la sua migliore amica, no? Io non sono nessuno.
   
 
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