Anime & Manga > Soul Eater
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Autore: SaraViolet_Chan    28/09/2014    2 recensioni
One shot che parte proprio dalla fine del manga, dopo pochi mesi dalla sconfitta del Kishin.
Tratto dal testo:
- Buon compleanno, Soul! - esclamarono le due mentre Maka si abbassava fino ad avvicinarsi al viso del ragazzo, ancora seduto sul letto. Aveva i capelli sciolti e inevitabilmente alcune ciocche morbide andarono a sfiorargli il viso.
Soul osservò per qualche istante il viso candido della sua meister che gli sorrideva calorosamente, sentendo improvvisamente più caldo [...]
- E di grazia, posso sapere cosa prevede il programma? - chiese Soul indifferente, anche se era sollevato di sapere che non avrebbe dovuto sorbirsi una festa organizzata da Kid per giunta.
- No, mi dispiace. È una sorpresa - rispose Maka sorridendo.
Maka e gli altri organizzeranno il compleanno di Soul.
A fine giornata, inoltre, la maestra d'armi gli porge il suo regalo, ma succederà anche qualcos'altro.
- È per te... - aggiunse semplicemente sorridendo, leggermente rossa in volto.
Spero di avervi incuriosito!
Rileggendo la storia, mi sono accorta di alcuni errori che prima mi erano sfuggiti e quindi l'ho corretta. Facendolo, ho modificato anche alcuni dettagli che, però, non influiscono sulla trama della storia.
Buona lettura!
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maka Albarn, Soul Eater Evans, Un po' tutti | Coppie: Soul/Maka
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Premessa

Quando ho pubblicato la storia non avevo messo questa piccola premessa, ma penso che sia necessaria, adesso.
Ho riletto la storia, e ho notato che c'erano alcuni errori che mi erano precedentemente sfuggiti, e alcuni passaggi un po' troppo bruschi, quindi ho deciso di correggerla. Nel farlo, ho modificato qualche piccolo dettaglio, e ho aggiunto altri piccoli elementi, che non influiscono sulla trama o sullo svolgimento della vicenda, ma, secondo me la completano.
Niente di che, ma ci tenevo a precisarlo.
Ringrazio chi ha recensito la storia, chi l'ha messa tra le preferite, le ricordate o le seguite, fino ad ora, e ovviamente, chi l'ha solo letta. Grazie infinite!

Sara

Il Miglior Compleanno


Era appena mattina inoltrata a Death City e il sole, ormai alto, rideva forte nel cielo, come se si stesse divertendo a osservare tutto quello che succedeva alla gente a cui donava luce e calore.
Dalla sconfitta del primo Kishin e soprattutto dopo la dipartita del Sommo Shinigami, le giornate avevano preso una piega monotona: era stato necessario occuparsi prima di tutto dell’amministrazione e dell’organizzazione del personale della Shibusen, dopo tutte le perdite che la DWMA aveva subito durante la battaglia sulla luna, e per questo, il nuovo Lord Shinigami, Death The Kid, era sempre impegnatissimo, ma aveva tutto sotto controllo, grazie al supporto dei suoi migliori amici e degli insegnanti che lo guidavano.

Quel giorno, in un appartamento vicino alla Shibusen, un ragazzo, appena stato proclamato “Last Death Scythe”, dormiva ancora nel suo letto tranquillamente. Era domenica e quindi se lo poteva permettere, nonostante l’ora...
Dalle tapparelle semichiuse, i raggi di sole passavano attraverso di esse e accarezzavano la pelle del ragazzo, che aveva un’espressione serena quando dormiva, esattamente opposta a quella che si ostinava a portare quando era sveglio, perennemente distaccata e indifferente. I capelli argentei, spettinati, si appoggiavano al morbido cuscino bianco; i particolari occhi color cremisi ancora nascosti dalle palpebre chiuse .
Si girò dall’altra parte, dando le spalle alla finestra che si trovava accanto al suo letto.
La sua camera non era molto grande, dato che viveva in un appartamento piuttosto piccolo, ma c’era tutto il necessario: le pareti erano di colore verde chiaro e c’era una scrivania che si trovava di fronte al suo letto, il quale, nonostante le dimensioni della stanza, era molto spazioso, un comodino pieno di riviste sulle moto e per finire un armadio in legno non troppo ampio.

Dormiva ancora profondamente, quindi non sentì la porta della sua stanza che si apriva lentamente cigolando, né si accorse che qualcuno apriva le tende e spalancava la finestra, facendo entrare l’aria fresca del mattino.
Si svegliò solo quando, due voci femminili, gridarono vicino al suo orecchio sinistro, facendolo sobbalzare:

<< Buongiorno, dormiglione! >>

Il ragazzo, fece un salto di mezzo metro e ripresosi, dopo alcuni istanti, si voltò verso le sue due interlocutrici, sollevando lo sguardo.
Una ragazza dai capelli biondo cenere e magnifici occhi verdi, lo stava guardando dall’alto sorridendo divertita. Indossava una maglietta rosa pastello con una “M” in corsivo raffigurata sopra, una gonna color marrone e delle calze che le arrivavano fino a metà coscia. Sulla sua testolina bionda spuntava invece il musetto felino di Blair che si appoggiava con le zampette anteriori al capo di Maka e anche lei gli stava sorridendo.

<< Buon compleanno, Soul! >> esclamarono le due mentre Maka si abbassava fino ad avvicinarsi al volto del ragazzo, ancora seduto sul letto. Aveva i capelli sciolti e inevitabilmente alcune ciocche morbide andarono a sfiorargli le guance.
Soul osservò per qualche istante il viso candido della sua meister che gli sorrideva calorosamente, sentendo improvvisamente più caldo, ma poi, facendo caso a ciò che gli avevano detto le due ragazze, borbottò soltanto:

<< Ah... beh, grazie... >> biascicò leggermente impacciato, ma dal modo in cui lo disse sembrò un tono indifferente. Il suo compleanno non era un’occasione che attendeva con ansia, anzi, avrebbe preferito evitare tutte quelle frasi e quei gesti di circostanza, forse perché l’unica cosa che aveva visto per il suo compleanno quando era piccolo era gente, che neanche conosceva se non, alle volte, di vista: ricchi spocchiosi e arroganti che gli facevano auguri disinteressati. L’unica cosa positiva era che quando era piccolo gli portavano sempre come regalo i giocattoli più belli e costosi, non che a lui interessasse particolarmente, ma era l’unica cosa positiva in tutto quel disinteresse. Il motivo per cui non amava poi tanto il suo compleanno? Odiava sempre la festa che gli organizzavano i suoi genitori perché la prendevano sempre come un pretesto per invitare gente di alta società e relativamente importante. Così più che al suo compleanno, era costretto ad assistere ad una cena di gala, in cui lo costringevano sempre a suonare, anche se lui non ne aveva intenzione, perché sapeva che appena avrebbe concluso, tutte le persone presenti lo avrebbero comparato a suo fratello Wes, e lui non era uguale al fratello maggiore.

La voce di Blair lo fece distogliere dai suoi pensieri:

<< Soul! Dai alzati! Maka ha preparato una colazione fantastica! >> la gatta dalla testa di Maka era passata alla sua.
A quelle parole, si voltò con lo sguardo interrogativo verso lei, che, sentendosi chiamata in causa, arrossì lievemente e mormorò: << Beh, è pur sempre il tuo compleanno, no? >>. Ma poi si riscosse e lo prese per un braccio, tirandolo leggermente per farlo alzare:

<< Forza! Alzati, scansafatiche! Io e gli altri ti abbiamo preparato una giornata davvero speciale, quindi non restare a letto a poltrire! Kid si è liberato addirittura da tutti gli impegni per passare la giornata con noi!>>.

<< Va bene, va bene! >> sbottò Soul per niente entusiasta. Che ci poteva trovare, lei, di bello, nel suo compleanno, non riusciva proprio a capirlo. Si alzò togliendosi le coperte di dosso e si diresse in bagno, mentre Blair era saltata sulla spalla sinistra di Maka.

<< Ti aspetto in cucina! >> sentì dire dal corridoio mentre chiudeva la porta del bagno.
Sarà una giornata lunga... pensò lui, immaginando già qualche super festa nella villa di Kid. Non sapeva però che la giornata sarebbe stata totalmente diversa da ciò che si aspettava.

Dal bagno si spostò di nuovo nella sua camera, da dove uscì dopo pochi minuti, non prima di aver dato un’ultima veloce occhiata al proprio riflesso nello specchio dell’anta del suo armadio: indossava una polo bianca a mezze maniche e un paio di pantaloni scuri, e delle scarpe sportive nere. Sogghignò osservando il suo fisico allenato e slanciato, messo in risalto dall’abbigliamento che aveva scelto, e passò la mano destra sui capelli argentei, che evidenziavano i suoi occhi cremisi e il suo viso affascinante, ma dai tratti spigolosi e dall’espressione scostante.
Quando entrò in cucina, vide la sua meister intenta a sistemare pentole e stoviglie che aveva usato per preparare la colazione. La osservò per qualche istante: aveva un’espressione distesa e serena. I lunghi capelli lisci e quasi biondi incorniciavano il viso niveo e dalla bellezza fanciullesca, che era illuminato da un delicato sorriso appena accennato; i luminosi occhi verdi riflettevano un’anima tenace, leale ed equilibrata.
Anche se sul campo di battaglia e quando si arrabbiava, poteva sembrare un maschiaccio, nella quotidianità, invece, i suoi movimenti avevano una certa grazia: non era qualcosa di così elegante, ma ogni sua mossa era sempre accurata ed estremamente sicura. Sorrise a quel pensiero, dandosi del poco cool. Certe volte rimaneva a fissarla per un tempo indeterminato, senza neanche accorgersene.

Quando, pochi istanti dopo, Maka si accorse della sua presenza, lo invitò a sedersi e a fare colazione.

<< Io e gli altri ti abbiamo preparato una giornata molto particolare – cominciò ad informarlo lei, dopo che si sedettero a tavola – Kid aveva proposto di fare una festa a casa sua, ma sapendo che tu non ami questo genere di cose, io ho rifiutato e poi l’idea è partita da un commento di Black☆Star, una di quelle cose inutili che dice sempre, ma da lì è partita l’organizzazione del tuo compleanno! >>

<< E di grazia, posso sapere cosa prevede il programma? >> chiese Soul indifferente, anche se era sollevato di sapere che non avrebbe dovuto sorbirsi una festa, organizzata da Kid per giunta.

<< No, mi dispiace. È una sorpresa >> rispose Maka, sorridendo.

<< Oh, ma dai! È il mio compleanno! Voglio sapere che avete combinato! Non è per niente cool non saperlo! >>

<< No, no – ribatté lei con tono di sfida – io non ti dirò proprio nulla>>.

Il ragazzo sbuffò sonoramente in risposta e decise di arrendersi al domandarlo di nuovo, perché non solo con lei non ne avrebbe ricavato nulla, ma, probabilmente, si sarebbe preso anche un libro in testa. No, decisamente, meglio di no. Ormai non avrebbe più potuto rifiutare nulla.

Dopo la colazione, Maka e Soul uscirono da casa e si diressero verso il luogo dell’appuntamento che lei aveva concordato con gli altri. Si incontrarono davanti alla piazzetta in cui si trovava una fontana centrale e appena arrivati, gli amici non persero tempo a fare gli auguri al festeggiato, il quale ringraziò con il tono che aveva usato con Maka e Blair.
Il programma prevedeva, per prima cosa, una visita alla “Fiera di Death City” che si teneva ogni anno: i commercianti della città si riunivano nella via principale, esponendo tutti i loro migliori prodotti.
Black☆Star correva a destra e a manca, trascinandosi dietro Soul, mentre gli altri li seguivano a passo più lento, osservando la merce esposta.
Affrettarono il passo solo quando Black☆Star aumentò la velocità per dirigersi ad uno stand, indicatogli da Soul, in cui erano esposte varie moto. Restarono fermi per un po’ lì e poi continuarono la loro visita.
Il tempo passò così in fretta che l’ora di pranzo arrivò subito. Decisero così di fermarsi in un ristorante e anche lì il tempo passò velocemente tra risate, urla, prese in giro e nevrosi.

Dopo la sconfitta del Kishin, i sette ragazzi avevano conquistato una certa fama, ma ormai a Death City era normale vederli in giro. All’inizio però era stato tutto complicato... la gente era curiosa e si avvicinava sempre. Kid e Soul soprattutto, per una settimana erano stati costretti a rimanere chiusi in casa per non essere invasi dai giornalisti che volevano intervistarli. Il primo per essere diventato il nuovo Sommo Shinigami, l’altro per essere diventato “Last Death Scythe”.
Adesso però le persone non si stupivano più perché ci avevano fatto l’abitudine ed era ritornato tutto alla normalità.

<< Yahoo! Non vedo l’ora di arrivare, diventerò il più grande di tutti anche lì! >> urlava Black☆Star, mentre si dirigevano nel posto che avevano scelto in precedenza. Soul però ne era ancora all’oscuro, ovviamente, e si limitava a seguire gli altri.

<< Black☆Star smettila di urlare! Ci stanno guardando tutti! >> lo rimproverò debolmente Tsubaki.

<< Ovvio che ci stanno guardando tutti, Tsubaki! Stanno ammirando l’illustre sottoscritto! >>

<< Come no... >> ribatté sarcastico Kid, sospirando.

<< Siamo arrivati! >> esclamò contenta Maka.

Erano arrivati all’ingresso del Luna Park di Death City. Era stato aperto da poco e con tutto quello che c’era stato da fare alla Shibusen, loro non avevano avuto ancora occasione di andarci.

<< Allora è questo il posto che avete scelto? >> domandò retoricamente Soul.

<< Sì! Dai, ci divertiremo! >> Continuò la sua meister, mentre prendeva la sua mano, stringendola, e correre verso l’entrata trascinandoselo dietro.
Si fermarono agli stand che si trovavano proprio vicino all’entrata.
Maka aveva lasciato la mano di Soul per seguire Black☆Star, che saltava da un posto all’altro indicando tutti i giochi e i premi esposti: sembravano dei bambini, mentre osservavano intorno a loro entusiasti.
Soul e Black☆Star vollero provare i Go Kart. Fecero una scommessa su chi riuscisse ad arrivare primo e iniziarono a gareggiare, mentre Maka, Tsubaki e Kid assistevano alla gara, e Patty provava a vincere un peluche di una giraffa in uno stand poco lontano da dove erano loro, in compagnia della sorella.
La gara fu vinta da Soul perché l’assassino era troppo impegnato a vantarsi per concentrarsi su quello che faceva.
Ovviamente, perdere era inaccettabile per Black☆Star e disse a Soul che appena se ne fosse presentata di nuovo l’occasione lo avrebbe sfidato di nuovo e avrebbe vinto.

<< Sogna pure, amico >>gli aveva risposto la Death Scythe con il suo solito ghigno stampato in faccia.

La seconda tappa fu la “Casa Degli Orrori”. Liz era riluttante all’inizio e si rifiutò categoricamente di entrare, ma poi fu spinta dentro da sua sorella che alzava trionfante la giraffa peluche appena vinta.
Seguirono poi le montagne russe, in cui Black☆Star e Patty diedero un bel daffare alle loro corde vocali, urlando a squarciagola.
Dopo si diressero alla sala giochi.

<< Ehi, Soul! Facciamo una gara a chi batte prima il record di quel gioco, ci stai? >> esclamò Black☆Star determinato.

<< Se ci tieni ad essere umiliato di nuovo, ti accontento. >> rispose il ragazzo, ridendo leggermente.

E così, mentre loro si sfidavano ancora, Patty stava provando un altro gioco, Liz stava andando a fermare Kid, a cui era venuta un’improvvisa voglia di andare a sistemare la carta igienica del bagno.
Rimasero solo Maka e Tsubaki, che osservavano i loro partner.

<< L’hai trovato alla fine? >> domandò all’improvviso Tsubaki gentilmente.

<< Che cosa? >> chiese di rimando Maka, non capendo a cosa si riferisse l’amica.

<< Il regalo per Soul... >> specificò quindi l’arma.

<< Oh... sì. C’è voluto un po’ ma alla fine ce l’ho fatta! Spero che ne valga la pena... >> rispose la maestra.

<< Beh, io sono sicura che lo apprezzerà. >>

<< Tu credi? E se avessi ricordato male? Magari non era quello che voleva... >>

<< Non ti preoccupare! Sono certa che andrà tutto per il meglio... >> la rassicurò Tsubaki.

Speriamo...” aveva sospirato la meister.
 
In quel momento sentirono Black☆Star urlare che non poteva finire in parità, che era impossibile perché lui era il più forte. Videro Soul venire verso di loro, sghignazzando.

<< Vado a calmarlo... >> commentò debolmente Tsubaki, avviandosi un po’ imbarazzata verso Black☆Star.

<< Ed è la seconda volta che si arrabbia... certo che, per quanto possa essere forte, è proprio un imbecille! >> constatò Maka, mentre Soul le sorrideva.

<< Già! >> rispose lui.

Si sorrisero a vicenda, guardandosi negli occhi. Sobbalzarono quando Patty andò verso di loro urlando che aveva battuto il record di Soul e Black☆Star.
Uscirono dalla sala giochi, prima che fossero buttati fuori per tutto il casino che stavano facendo.

I sette ragazzi continuarono a girare tra le bancarelle colorate che, ancora una volta, stupirono Maka, e così per trascinarselo dietro, prese la mano, di nuovo, a Soul e, mentre lei gli indicava tutto quello che le piaceva, con un sorriso gioioso, lui sorrideva, dentro di sé contento di vederla così felice.

Passarono davanti alla “Casa degli Specchi”, decisi a fermarsi al bar lì vicino, quando Black☆Star ebbe un’altra idea.

<< Facciamo un’altra gara! Ma stavolta vincerò io! >>

<< Oggi sei in vena di sfide? >> domandò Maka ormai un po’ stufa del suo comportamento.

<< Forza! Entriamo qui, – disse indicando l’attrazione davanti alla quale si erano fermati – e facciamo a gara a quale team riesce ad uscire per primo: io e Tsubaki, Maka e Soul o Kid, Liz e Patty. La squadra che esce per ultima, offre al bar. Ci state? Ma ovviamente saremo noi a vincere!>>

<< Lo hai detto tutte le altre volte e ancora non è successo... >> gli fece notare Kid.

<< Perché ci tieni tanto a renderti ridicolo? >> continuò Soul.

<< EHI! IO SONO IL GRANDE BLACK☆STAR! Io non sono MAI ridicolo! >> protestò l’assassino, in risposta, e visto che era deciso ad approfondire l’argomento, intervenne Tsubaki:

<< Potrebbe essere divertente, dopotutto, no? >> disse, riportando l’attenzione sulla sfida lanciata da Black☆Star.
Gli altri così acconsentirono ed entrarono nell’attrazione: era molto grande quindi c’erano più corridoi da poter seguire e ogni team ne scelse uno.

Soul e Maka camminavano ormai da un po’ di tempo lungo quel corridoio coperto di specchi. Lui la precedeva di appena un passo, e lei camminava con lo sguardo puntato sulla sua schiena, o guardandosi intorno, di tanto in tanto. I due procedevano in silenzio, si scambiavano qualche parola solo per decidere la direzione da prendere e, inoltre, si tenevano ancora per mano. Maka si accorse della cosa dando un’occhiata al loro riflesso sugli specchi laterali; non aveva più fatto caso a quel gesto, sinceramente, perché ormai prendere la mano di Soul era una cosa usuale: si prendevano sempre per mano quando dovevano entrare in risonanza, quindi era diventata qualcosa di naturale per loro. Però, stavolta non avevano bisogno di entrare in risonanza e non c’era un motivo particolare per continuare a stringerla. Si chiese se dovesse lasciargli la mano, ma si rese conto che quella era proprio l’ultima cosa che avrebbe voluto fare, inoltre a lui, a giudicare dalla sua presa salda, non sembrava dispiacere quel contatto.

La ragazza pose la sua attenzione al loro riflesso negli specchi laterali e cominciò ad osservarlo: un ragazzo alto ed una ragazza minuta che si tenevano per mano: ecco cosa riflettevano gli specchi.
Sembriamo fidanzati...” pensò lei all’improvviso.

Un momento. Possibile che avesse pensato questo? Lei e Soul fidanzati... semplicemente ridicolo. Loro erano amici, erano partner e basta. Ma allora perché questo pensiero le fece venire un groppo alla gola?
Soul era il suo migliore amico, e perché nasconderlo, la persona di cui si fidava di più, ma, che potesse diventare il suo ragazzo... beh, quello mai.
Non poteva innamorarsi di lui! Lei che non sapeva neanche che cos’era l’amore. Lei che l’aveva visto finire, l’amore.
Gli voleva bene e tanto, aveva ammesso a se stessa che la sua vita senza Soul sarebbe stata totalmente spenta, come un colore sbiadito, senza che trasmetta alcuna emozione, priva di personalità.
Io, senza di lui sono inutile...” quando questo pensiero le passò per la mente, non poté fare a meno di rattristarsi.
Aveva promesso a se stessa, che non si sarebbe mai appoggiata a qualcuno, ad un uomo soprattutto, ma lei lo sapeva, le persone non possono vivere da sole, hanno sempre bisogno di qualcuno di cui fidarsi ciecamente.
La persona su cui contare...ecco cos’è diventato lui per me, ma non credo che quello che provo per lui sia amore...” rifletté lei.

Ripensò alla sensazione che aveva provato quando Soul era stato proclamato “Last Death Scythe”, alla cerimonia di incoronazione di Shinigami: aveva avuto la sensazione che Soul se ne sarebbe andato lontano e aveva avuto una paura folle di questa impressione. Anche se non l’aveva mostrato, lei aveva avuto paura. Ma aveva continuato a sorridere, contenta che, finalmente, il suo partner fosse felice veramente.
Aveva poi scacciato via quel pensiero, perché non era il momento adatto per riflettere su quello, ma ancora adesso continuava ad avere quella brutta sensazione.
Se andasse via veramente, la mia vita non sarebbe più la stessa...” ammise.
Sì, Soul era un’idiota che non sapeva mai quando tenere la bocca sigillata, era quello che la pendeva in giro ogni giorno e sapeva sempre come farla irritare, ma era stato l’unico in grado di capirla come nessuno aveva mai fatto.
Ne aveva tanti di difetti, come tutti del resto, ma lui mostrava quasi sempre quelli, anche se in lui c’era molto di più dell’essere cool, come diceva lui. Lei aveva trovato sempre, che se avesse mostrato agli altri anche solo una parte del suo carattere cortese, sarebbe stato tutto diverso. Soul, dopotutto, era un ragazzo sensibile, nonostante non lo desse a vedere. Sotto l’atteggiamento cinico e distaccato, si nascondeva un’anima che ardeva e una gentilezza senza eguali. Lei lo sapeva.
Ma a lei andava bene così. Le piaceva tutto quello, era per questo che lo trovava così interessante. Senza la sua fissazione non sarebbe stato il Soul che conosceva: il ragazzo contorto e arrogante, che in fondo era tanto gentile e che la proteggeva sempre. Sempre. E che la appoggiava in ogni sua decisione, sostenendola in tutte le situazioni.

Era Soul. Era il suo partner ed era il migliore che avesse potuto mai avere ed era felice di averlo conosciuto, ma soprattutto era felice di averlo ancora al suo fianco.
Nessuno avrebbe mai potuto reggere il confronto con lui, per lei. Avrebbe vinto su tutti perché lui era speciale, era particolare, per questo era diventato la sua buki.
Lui non è come tutti gli altri...

Alla cerimonia dell’incoronazione, nel momento in cui gli si era seduta accanto, mentre lui suonava, gli aveva chiesto se riusciva a suonare anche senza di lei e Soul le aveva risposto che ce la faceva da solo. Maka non poteva negare che si era sentita abbastanza inutile...
Lui non ha più bisogno di me...” ecco quello che aveva pensato in quel momento.
Quando, invece, poi, le aveva detto che era merito suo se aveva smesso di scappare e le aveva ricordato che il brano che stava suonando l’avevano creato insieme, ecco, quelle parole le avevano levato un grosso peso dal cuore; era arrossita e aveva sentito il cuore accelerare il battito. Era stata così felice di sentire quelle parole. E lo era ancora.

Dopo tutti quei pensieri, d’istinto, aumentò la presa sulla mano di Soul.

Il ragazzo, dal canto suo, procedeva lentamente, ignorando, ovviamente, i pensieri della ragazza.
Si guardava intorno distrattamente, molto più concentrato nella mano di Maka che stringeva, invece che sulla direzione da prendere. Ma perché, poi, si chiese. Non era la prima volta che la prendeva per mano, anzi... e allora perché tutto quel nervosismo? Non poteva negare che la cosa gli piacesse, però... la mano della ragazza era piccola, calda e la sua pelle liscissima. Anche se la prendeva spesso per mano, pochissime volte gli era capitato di provare il calore della sua pelle, fondamentalmente perché lei portava sempre i guanti.
Era piacevole, ma come si spiegava questo nervosismo? Perché solo adesso notava quanto fosse veramente piccola la mano di Maka, capace però di sprigionare una forza senza pari?
    
Si diede ancora una volta del poco cool per quei pensieri, e si chiese il motivo per cui continuava a pensarci...
Insomma, Maka era... Maka. Una tappetta senza-tette, secchiona e pure rompiscatole che però era stata in grado di capirlo ed adattarsi a lui. Gli aveva chiesto di essere il suo partner senza nemmeno sapere chi fosse e poi quando lo era diventato, anche se non sopportava alcuni suoi comportamenti, non lo aveva mai lasciato e gli aveva dato la sua completa fiducia, cercando poi di prendersi cura di lui in tutti i modi possibili, ma senza mai risultare indiscreta.
Lei era sempre stata sincera con lui e anche se passava molto tempo, gli raccontava sempre tutto, alla fine.
Quello che le nascondeva le cose era lui, e lo sapeva benissimo, ma lo faceva per non farla preoccupare e per proteggerla: sapeva che se le avesse parlato, si sarebbe buttata a capofitto per aiutarlo, andando contro tutto e tutti, come aveva fatto con Crona. Era una sua caratteristica, lei cercava sempre di aiutare gli altri.

Rifletteva troppo sulle situazioni che le si presentavano e poi l’unica cosa che faceva alla fine era lanciarsi nei problemi.
Impulsiva, davvero troppo impulsiva. E quando si metteva nei guai, lui cercava di proteggerla, perché non avrebbe accettato una vita senza di lei, la fonte del suo coraggio e della sua serenità. Egoista? Forse... sta di fatto che non avrebbe accettato di perderla. Teneva indiscutibilmente a lei.
Era il suono della sua anima che sapeva lacerare le tenebre per lui. Lui che all’inizio non sapeva cosa volesse veramente, aveva capito che valeva la pena combattere e diventare più forte solo per lei. Per proteggerla. Perché quando lui era a terra, schiacciato dal peso del buio della sua anima, lei, con la sua melodia e la sua luce, lo aveva salvato. E lui faceva lo stesso per lei.
Perché nessuno è come lei... una bambina bacchettona, testarda, impulsiva, che decisamente ricorreva troppo spesso alla violenza, ma che sapeva essere anche terribilmente dolce e gentile.
Già... era incredibile quante sfaccettature contrastanti potessero far parte di una persona che appariva così piccola e fragile. Appunto: appariva. Se c’era qualcuno che non era fragile lì, era proprio Maka. Aveva i suoi momenti di debolezza ma lei era forte, lui lo sapeva... per questo era la sua partner.
Non negava che ciò che lo aveva convinto a diventare suo partner e a suonare per lei era stato il suo sorriso sicuro e sincero.

Tutti suoi ragionamenti vennero interrotti, quando sentì la presa di Maka diventare più forte.
 Si fermò per poi girarsi verso di lei, per sapere cosa passasse in quella testolina.

<< Ehi, che succede? >> domandò avvicinando il suo viso a quello della ragazza.

Maka, riscossa improvvisamente dalla voce del partner, alzò lo sguardo che poco prima aveva piantato a terra e, vista la vicinanza tra di loro, arrossì vistosamente, allontanandosi di poco.

<< Niente, non succede niente! >> si affrettò a rispondere nervosa.

Lui non disse niente, ma si limitò a poggiare una mano sulla sua fronte, spostandole le ciocche morbide della frangetta. Avendola vista rossa, probabilmente, pensò che potesse avere la febbre. La ragazza, però non fece altro che agitarsi di più a quel contatto: le si mozzò il respiro e rabbrividì lievemente mentre il cuore accelerava il battito. Si calmò leggermente quando Soul tolse la mano.

<< Non hai la febbre... >> constatò lui.

Ma che stava facendo?! Doveva riprendere in mano la situazione! Doveva riprendere il controllo di se stessa, prima di fare una magra figura, mettendosi a balbettare...

<< Ma certo che no! >> esclamò alla fine lei, allontanandosi un altro passo da lui, continuando a tenergli la mano, però. Questa consapevolezza non fece altro che mandarla ancora più in confusione, anche se non lo diede a vedere.

Soul non era un tipo invadente, quindi quando lei gli rispondeva in quel modo, non insisteva. Se non ne voleva parlare, non l’avrebbe costretta a farlo: ad ogni modo, lei sapeva che se ne avesse avuto bisogno, gli avrebbe detto quello che le passava per la testa e lui l’avrebbe ascoltata.

<< Se lo dici tu... anche se non ci credo... comunque, proseguiamo da questa parte? >> propose poi, indicandole il corridoio di sinistra dell’incrocio che si trovava più avanti al punto in cui si erano fermati.

Lieta di avere la possibilità di cambiare argomento, la fanciulla annuì sorridendo e calmandosi ancora un po’.
Ma che diamine le era preso? Si sentiva completamente fuori fase... non le era mai capitata una cosa del genere, era stata imbarazzata certo, ma così, in quel modo, mai. Non aveva avuto idea di come gestire la cosa. Era nervosa e imbarazzata, ma c’era anche dell’altro...

<< Guarda, abbiamo trovato l’uscita. >> la constatazione di Soul, la distrasse ancora dai suoi pensieri.

Si diressero verso l’uscita e quando furono fuori notarono che Black☆Star e Tsubaki erano già lì che aspettavano.
Uscendo ognuno mollò la presa sulla mano dell’altro.

<< Yahoo! Avete visto? L’illustre sottoscritto stavolta ha vinto! Come sempre del resto! >> gridò lui e poi si mise a ridere sguaiatamente.

<< Ti prego Black☆Star! Non gridare! >> lo rimproverò Tsubaki.

<< E Kid? >> chiese Soul non vedendolo in giro.

<< Non è ancora uscito? >> continuò Maka.

<< No, non ancora... >> rispose l’arma di Black☆Star.

Passarono svariati minuti in cui i quattro ragazzi aspettarono che Kid e le sorelle Thompson uscissero dall’attrazione.
Maka, in quel lasso di tempo, ripensò a ciò che aveva provato poco prima. Non riusciva a non pensarci.
Soul era solo il suo partner. Punto. Forse le piaceva, ma il sentimento che provava non era amore...
E poi che cos’era l’amore?
Si girò verso una coppietta che stava passando alla sua destra:

<< Ti ringrazio, tesoruccio, per avermi portato qui! >> esclamò la ragazza.

<< Ma figurati, amorino mio! >> gli rispose il ragazzo, mentre si allontanavano.

A Maka quella scenetta fece venire i brividi e provò ad immaginarsi lo stesso dialogo con lei e Soul. Risultato?
Le venne il voltastomaco. Il suo volto prese una sfumatura blu e non fece altro che pensare “che schifo, che disgusto, che schifo, che disgusto” .
Dire quelle cose... a Soul?! E sentirsi dire quelle cose! CHE SCHIFO!
Va bene che lei tempo fa voleva essere chiamata “angelo”, ma quella era una cosa del tutto diversa! Quei nomignoli erano troppo imbarazzanti!
Tesoruccio e... amorino?!” la ragazza era basita.
No, se l’amore era quello, allora quello che provava non era amore, si disse, lei, tentando di convincersi.
<< Finalmente! >> la voce di Liz, la riportò alla realtà.

<< Cavolo, amico... ma quanto tempo ci avete messo? >> chiese Soul, che era stufo di aspettare, rivolgendosi a Kid.

Fu Liz a rispondere per il suo meister:

<< Si è messo a girare prima a destra e poi a sinistra per fare un percorso simmetrico! E ci abbiamo messo un sacco di tempo! >>

<< Che ci importa! L’importante è che ho vinto io! Forza Kid! Paga! >> esclamò Black☆Star.

Andarono al bar, come premeditato e lo Shinigami pagò le ordinazioni.
Quando uscirono ormai si stava facendo buio e il cielo si stava colorando di tinte arancio-rossastre e il sole, ormai stanco, ansimava pesantemente.
Decisero allora di provare l’ultima attrazione: la ruota panoramica.
Soul e Maka salirono insieme nella stessa cabina, così come Black☆Star e Tsubaki, Kid Liz e Patty.
La ragazza, cercando di scacciare via quella sensazione di inquietudine e confusione, prese parola, stanca del silenzio che c’era lì dentro, troppo intimo per i suoi gusti, diverso da quello che c’era in casa, più famigliare.

<< Allora, come ti è sembrata la giornata? >> domandò Maka, sinceramente curiosa. Aveva proposto di organizzare il suo compleanno in questo modo, perché sapeva che odiava le feste e che non si trovava a suo agio in quel genere di cose, quindi aveva cercato di organizzare tutto come se fosse una normale uscita con gli amici, e forse, non aveva sbagliato nelle sue scelte: lo aveva visto ridere e scherzare e sicuramente si era sentito più a suo agio passando una giornata come quella, ma non sapeva se fosse felice.

<< Meglio di una stupida festa, sicuramente >> ghignò lui. La pensava così, però lui si era divertito molto invece.
Aveva umiliato Black☆Star (e non c’era cosa più esilarante di questa), aveva provato giochi su giochi, e aveva tenuto la mano di Maka per un sacco di tempo. Quest’ultimo pensiero lo mandò di nuovo in confusione, non capendo perché pensava a quel modo di Maka, ma, lo doveva ammettere, non avrebbe potuto desiderare un compleanno migliore.

<< Certo... >> ribatté lei debolmente. Sembrò delusa. Forse si aspettava qualcosa di più, ma doveva saperlo, non era da Soul.
La ragazza volse lo sguardo sul viso del ragazzo. Lo osservò: era sereno. Poche volte gli aveva visto quell’espressione sul suo volto. Sorrise anche lei, dolcemente, trovando la risposta che cercava.
Poi si soffermò sui suoi occhi: rossi, ardenti, che infondevano una sensazione di calore, ma anche di inquietudine, e che erano così diversi dai suoi, verdi e brillanti, che invece trasmettevano tranquillità.
Verde e rosso.
Ora che ci rifletteva su, le venne in mente che erano colori complementari. Complementari: uno dei significati di questo termine era “che serve da completamento”. Completarsi...Pensandoci bene, era così: loro due si completavano a vicenda, come i colori dei loro occhi, che mescolandosi davano il bianco: il colore che simboleggia la purezza e la nobiltà dei sentimenti che caratterizzava il loro spirito. Se davvero gli occhi erano lo specchio dell’anima, allora, come i colori dei loro occhi si mescolavano perfettamente, le loro anime si incastravano l’una con l’altra in modo altrettanto perfetto.
Il loro legame era l’arma più forte e la cosa più preziosa di cui disponevano.
È bello pensarla così...” si disse lei sorridendo e arrossendo.
Il suo sorriso però sembrò incuriosire Soul.

<< Perché sorridi? >> le chiese, divertito dalla sua espressione.

<< Stavo pensando ad una cosa... >> rispose solamente lei.

<< A che cosa in particolare? >>

<< Ma a niente! >> si mise a ridere lei. Figurarsi se avrebbe dato voce ai suoi pensieri già abbastanza smielati e imbarazzanti.

Lui non capendo ovviamente da cosa venisse tanta ilarità, si limitò a guardarla interrogativo, per poi sbuffare e girarsi dalla parte opposta per nascondere un sorriso.

Restarono ad ammirare le ultime luci del tramonto dalla ruota panoramica, e quando cominciarono a calare le tenebre, i sette ragazzi decisero di tornare a casa.

Soul e Maka arrivarono a casa quando fuori era ormai buio.
La ragazza doveva ancora dare il suo regalo alla Death Scythe e non aveva idea di come fare... si sentiva tremendamente in imbarazzo e non sapeva il perché.

Coraggio...”  sospirò e si diresse in camera sua. La stanza di Maka era delle stesse dimensioni di quella del suo partner. Aveva le pareti color pesca e anche lì, però, c’era tutto il necessario: la grande libreria, stracolma di libri, si trovava accanto al comodino e al letto, vicino alla lunga e stretta finestra. Davanti al letto c’era la scrivania dove c’erano sparsi alcuni fogli e un pacchetto colorato molto sottile.
La ragazza lo prese e si voltò di nuovo per ritornare in soggiorno, dove Soul era seduto sul divano ad occhi chiusi e con le braccia incrociate dietro la testa.
 
<< Soul... >> chiamò per attirare la sua attenzione.

Lui aprì gli occhi e si voltò verso di lei, vedendola porgergli con gentilezza il pacchetto che aveva tra le mani.

<< È per te... >> aggiunse semplicemente sorridendo, leggermente rossa in volto.

Soul prese il pacchetto e lo scartò: quello che vide lo stupì non poco.
Gli aveva regalato un disco in vinile che era uscito in edizione limitata anni prima, di uno dei suoi pianisti jazz preferiti.
Non lo aveva trovato nemmeno lui, come diamine aveva fatto lei? Gliene aveva parlato solo una volta e visto che lei di musica non si intendeva, pensava che se ne fosse dimenticata nel momento stesso in cui gliene aveva parlato, ma a quanto pare si era sbagliato...

<< Te ne sei ricordata... >> sussurrò stupito, Soul.

<< Certo! Te l’ho detto: io ti ascolto sempre e, anche se non me ne intendo di musica, lo continuerò a fare... me ne hai parlato una volta e me ne sono ricordata... sai che ho una buona memoria! >> tentò di alleggerire la tensione, lei, prima che annegasse nel suo stesso imbarazzo.
Già... lei mi ascolta sempre...” si ripeté lui tra sé e sé.

<< Ma come diamine hai fatto a trovarlo?! – domandò, quindi, anche lui leggermente rosso in volto, anche se non si notava – È un’edizione limitata che è stata in commercio per pochissimo tempo, era impossibile da trovare! >>

<< Beh, sorpresa! >> scherzò lei, sedendosi sul divano accanto a lui.

<< Dico sul serio! >> insistette, il ragazzo.

<< Mi sono fatta aiutare >>

<< Da chi? >> domandò sospettoso, lui.

<< Oh... beh... ti ricordi del figlio del proprietario della libreria dove vado sempre? Lo hai conosciuto il mese scorso, quando sei venuto a prendermi quando stava per piovere... >>

<< Sì, me lo ricordo... >> “purtroppo” aggiunse mentalmente. Aveva parlato con un tono a metà tra l’arrabbiato e l’indifferente. Perché? Per un semplicissimo motivo: quel ragazzo gli dava fastidio.
La prima e l’unica volta che lo aveva visto insisteva per accompagnare Maka a casa, nonostante lui fosse venuto a prenderla. La ragazza lo aveva dovuto spostare a forza per andarsene dalla libreria. E poi, e questa era la cosa che lo irritava di più, la guardava con sguardo viscido e le parlava in modo civettuolo. Si vedeva lontano un miglio che ci stava provando. E il fatto che fosse stato lui ad aiutare la sua meister, non gli piaceva neanche un po’.
Proprio per niente.

<< Ha sentito mentre ne parlavo con Tsubaki fuori dalla libreria e si è offerto di aiutarmi... lui ne aveva due copie perché, una gliel’aveva regalata suo padre e quindi è stato disposto a cedermene una... è stato solo un colpo di fortuna... >> spiegò, lei pratica.

<< E che ti ha chiesto in cambio? >> domandò lui irritato. Perché era ovvio, che le avesse chiesto qualcosa in cambio...

Maka si chiese il motivo del suo repentino cambiamento d’umore, ma rispose comunque:

<< Niente... Lo ha voluto solo pagato... >> disse la ragazza, distogliendo lo sguardo. In realtà, le aveva chiesto anche un appuntamento, ma lei aveva rifiutato categoricamente; lo aveva anche colpito con un libro per convincerlo. Alla fine lo aveva convinto, ma non sapeva per quale ragione il ragazzo si fosse arreso, insomma... era pur sempre un disco in edizione limitata! Lo aveva capito che quel ragazzo ci stava provando con lei, era palese... nonostante a lui non piacessero i libri, era informatissimo sui suoi autori preferiti ed era perennemente in negozio, e quando entrava lei l’accoglieva sempre calorosamente e la seguiva sempre per tenerle i libri che sceglieva o per prenderglieli dagli scaffali.
Ma aveva messo le cose in chiaro, e lui non l’aveva più importunata.

<< Certo... come no... e io ci credo... che ti ha chiesto?! >> sbottò Soul.

<< Ok,ok! – si arrese lei, non vedeva motivo di nasconderlo, inoltre – mi ha chiesto un appuntamento, ma io ho rifiutato, contento? >> ribatté Maka, infastidita da tanta insistenza.

Soul, sentendo quelle parole, si calmò all’istante. Sembrava un ragazzo geloso della ragazza che gli piaceva.
Oh, cavolo... ecco cosa sembrava: un ragazzo geloso.

Ma, dai! Io geloso di Maka? E perché mai, poi?!”  sogghignò tra sé e sé.
Non era geloso! Era solo che non voleva che un tizio qualsiasi l’avvicinasse. Punto. La sua non era gelosia!

Volse lo sguardo verso la ragazza seduta di fianco a lui: aveva gli occhi puntati verso il basso e aveva l’aria pensierosa.
Si concesse qualche istante per osservarla, nonostante conoscesse i suoi lineamenti a memoria.
A dispetto di quello che diceva, Soul aveva sempre pensato che Maka fosse una bella ragazza, non era vero il fatto che fosse priva di fascino. Non era sensuale, era evidente, ma la bellezza non aveva nulla a che fare con la sensualità.
Maka era speciale così com’era.
Era anche, ma non solo, per questo che era la sua meister.
E tutte quelle ragazzine che lo pregavano di essere la loro arma, solo perché era un bel ragazzo, non erano, non avrebbero mai potuto essere all’altezza di Maka, nessuno avrebbe mai potuto esserlo, per lui. Perché non c’era nessun altro al mondo, che tentava di capirlo e che lo capiva come lei. E poi Soul non era un tipo che andava dietro le ragazze. L’unica che contava veramente era Maka. Perché era la persona con cui condivideva la sua vita.

<< Grazie... >> pronunciò all’improvviso la Death Scythe.

La maestra rimase interdetta per un attimo: non se lo aspettava così all’improvviso. Ma poi sorrise dolcemente, guardandolo negli occhi rossi che tanto le piacevano.
Fu in quel preciso momento che capì cos’era Soul per lei, veramente... le costava molto ammetterlo, ma era la verità, a volte l’orgoglio andava represso.
Perché mentire? Io ho bisogno di lui, non importa che ruolo rivesta nella mia vita. La mia anima è parte della sua.

<< Figurati... >> mormorò lei ridendo, leggermente imbarazzata. “Grazie a te, piuttosto, per tutto...” aggiunse mentalmente.

Soul aprì la bocca per dire qualcos’altro, ma non disse nulla alla fine, si limitò ad avvicinare il proprio viso, a quello dell’artigiana.
Il ragazzo si chiedeva che diamine stesse facendo. Perché aveva avvicinato il suo volto a quello di Maka?
E perché non faceva altro che spostare lo sguardo dagli occhi, che tanto lo colpivano, alla sua bocca, e viceversa?
Si incantò a guardare il viso delicato della sua meister e le sue guance leggermente imporporate, ispirando piano il suo profumo dolce e deciso.
E si rese conto, che l’unica cosa che voleva fare in quel preciso istante era baciarla e si avvicinò ancora di più.

Maka, dal canto suo, da quando Soul le si era avvicinato, aveva spento il cervello. Aveva smesso di respirare e continuava a guardare la sua arma leggermente stupita. Ma perché non lo allontanava? Sarebbe bastato un Maka-chop... Si stupì ancora di più del fatto che non voleva affatto allontanarlo. Anzi, voleva poggiare le proprie labbra sulle sue, voleva tappare la bocca a tutte quelle ragazzine presuntuose, che pretendevano di essere la meister del suo partner...voleva stare insieme a lui ed essere amata. Perché Maka Albarn era innamorata di Soul “Eater” Evans.
Beh, se era così l’amore, allora non era poi così male...

Si avvicinarono entrambi, l’uno all’altra, facendo toccare le loro labbra. Perché lo volevano entrambi. Bramavano entrambi quel semplice contatto. Quel gesto, quel semplice e piccolo gesto, scatenò in loro mille emozioni. Avevano smesso di respirare entrambi, troppo presi a capire i loro sentimenti, per dedicarsi ad una cosa elementare come quella. E, colmi di trepidazione, sentivano una moltitudine di brividi scorrere lungo le loro schiene.

Quando Maka poggiò le sue morbide labbra su quelle più sottili del ragazzo, che, anche se stupito, non poteva non essere contento del fatto che lei avesse esaudito il suo desiderio di cui aveva compreso finalmente la natura.
Non aveva mai creduto che un bacio potesse scatenare tutte quelle emozioni, era sempre stata piuttosto scettica al riguardo... ma forse non era solo il bacio in sé a sconvolgerla così tanto... forse era Soul a farle quell’effetto.

Soul, non appena aveva sfiorato le labbra di Maka, aveva compreso ogni cosa, e si sentiva uno stupido per non averlo capito prima.
Lui era innamorato di Maka.
Inutile continuare a cercare un’altra spiegazione ai sentimenti che provava.
La amava e non voleva che nessuno le si avvicinasse, perché lei era sua.
E Soul “Eater” Evans non lascia che ciò che è importante per lui, stia sotto gli occhi di tutti.
Era geloso di quel tizio che aveva messo gli occhi su Maka? Forse, ma non importava in quel momento, perché ormai ne aveva la certezza: Maka e Soul si appartenevano a vicenda.

Si staccarono in cerca di ossigeno e la ragazza abbassò lo sguardo imbarazzata e completamente rossa in volto.
Si chiese se fosse il momento e se ne avesse il coraggio, soprattutto... avrebbe dovuto dirglielo?

Fece un sospiro, come per raccogliere coraggio, e alzò lo sguardo fronteggiandolo. Lo sentiva, ce la poteva fare, perché per lui ne valeva la pena...

<< Ti amo... >> sussurrò appena lei, distogliendo subito lo sguardo, incapace di sostenere ancora quello di Soul.

Il ragazzo, invece, che non si aspettava per niente una dichiarazione, arrossì.
Eccola qui: la Maka coraggiosa che tanto ammirava. Aveva trovato il coraggio di ammettere i suoi sentimenti. E lui? Lo avrebbe fatto?
Ma forse poteva ricevere un piccolo aiuto...

Si avvicino di nuovo alle sue labbra, cominciando di nuovo a baciarla con più passione: le passò la lingua sulle labbra chiedendole il permesso di entrare. Dopo qualche istante, Maka schiuse la bocca e lui riprese a baciarla con più urgenza. Doveva ammetterlo: era tremendamente piacevole.
Prima di scostarsi, le pose entrambe le mani sulle guance imporporate e calde della maestra e cercò anche lui di trovare la forza per dirglielo. Glielo doveva.

<< Anch’io... >> pronunciò con voce flebile, tra un bacio e l’altro, per dissimulare l’imbarazzo.

Maka si lasciò baciare, rispondendo, e allacciando le braccia al collo di lui. Sorrise tra sé e sé: adesso era felice.

<< Questo sì che è un compleanno cool... e questo regalo mi piace di più...>> commentò con un ghigno, Soul, allontanandosi appena dalle labbra della ragazza e poggiando la propria fronte su quella dell’artigiana.

<< Idiota... >> ribatté Maka, sorridendo.

Anche se doveva dargli ragione stavolta: quello era stato proprio un compleanno cool.
Adesso, cominciava soltanto un nuovo capitolo della loro vita, insieme. Ora erano sicuri... ora lei era sicura: niente li avrebbe allontanati l’uno dall’altra.
  
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