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Autore: Ashura_exarch    28/09/2014    4 recensioni
Darwin aveva ragione, solo il più forte sopravvive. E, diciamoci la verità, i pokemon sono molto più forti degli umani, è naturale che alla fine li abbiano soverchiati. Non li hanno assoggettati o cose del genere, ma li hanno proprio portati all'estinzione. O quasi. L'ultimo esponente di questa antica razza sa di avere i giorni contati, ma non ha intenzione di finire dimenticato come milioni di altri individui prima di lui.
Genere: Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga
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Chapter 6: Emoctions

Nonostante fosse ormai notte fonda, Neville non si era ancora stancato di cercare quel libro. Aveva controllato due volte tutti gli scaffali, e adesso glie ne restava da esaminare solo uno. Il manoscritto doveva per forza di cose essere tra quella manciata di costole che sporgevano dalla struttura in legno. Si mise pazientemente ad esaminare i titoli uno per uno, finché non trovò l'oggetto desiderato.
Era un voluminoso tomo dalla copertina unicamente verde, con alcune scritte a carattere dorato. Il titolo era Il baratro - La sindrome di Sigvardsson. Prese il libro sottobraccio e se lo portò sino in salotto, sistemandosi sulla poltrona davanti al camino e appoggiando il tomo sulle sue cosce. Lo aprì, e fu costretto a soffiare via uno spesso strato di polvere che eruppe non appena egli mosse la carta. Guardò l'indice, e provò a cercare il passo che lo interessava, non trovando niente. Cominciò allora ad aprirlo a casaccio, tanto per vedere se la fortuna era dalla sua. Aveva tutta la notte per farlo, per cui non ci sarebbero stati problemi. Lui e il sonno non erano mai andati d'accordo, spesso e volentieri lo coglieva quando non era il momento e non arrivava mai quando voleva riposare. E questo era uno di quei momenti.
Gettando ogni tanto occhiate distratte allo scorrere dei numeri delle pagine, alla fine fu attirato da una frase, e seppe immediatamente che era quella la cosa che gli interessava.

 Lo psicanalista Olaf Sigvardsson scoprì nel 2102, dopo molti anni di accurate ricerche e svariati test su pazienti ricoverati in cliniche psichiatriche della Scandinavia, la sindrome che oggi porta il suo nome, conosciuta volgarmente come "Stato Berserk".
Il dottor Sigvardsson eseguì anche prove su persone normali, e riscontrò che i sintomi erano gli stessi e si verificavano nella stessa modalità dei test precedenti, per questo arrivò alla conclusione che la sindrome è annidata in ogni uomo, donna o bambino. Eseguì i medesimi esperimenti su pokemon ed animali, e il risultato fu lo stesso.
"La sindrome" scrisse in un suo trattato "è qualcosa di molto infido ed insidioso. Sono quelli che in passato erano definiti "raptus di follia". Questa "malattia" (anche se non sarebbe corretto chiamarla così) colpisce indistintamente dal sesso, dall'etnia, dalla specie e da qualsivoglia fattore. Non è contagiosa, ma è inserita nel DNA di umani, pokemon e animali. Nessuno può dirsi al sicuro.".
Come scrisse il dottore, la sindrome non è una malattia, ma tutti ne sono affetti, e tutti ne possono cadere vittime quando meno se l'aspettano.

Neville saltò qualche pagina. Si ricordava di aver letto quel pezzo una volta, e sapeva che quel che gli premeva sapere era scritto alcune pagine dopo. E infatti non fece fatica a trovare ciò che cercava.

 La sindrome si manifesta attraverso scatti d'ira incontrollati e violenza spontanea verso ciò che circonda l'esemplare colpito, compresi i simili. Fino alla fine del XXI secolo si pensava che ciò fosse dovuto all'insanità mentale dell'individuo, ma il dottor Sigvardsson dimostrò che anche persone perfettamente sane di mente e pokemon e animali molto docili potevano cadere preda della sindrome con gli stimoli giusti.
Di solito la causa della sindrome è un grosso ed improvviso shock, oppure un piccolo disturbo che va però a far scoppiare uno stato di tensione. La classica goccia che fa traboccare il vaso. Il dottor Sigvardsson scorpì anche che la sindrome può essere attivata a comando tramite un contatto sottocutaneo.
Grazie ai suoi studi infatti si venne a sapere che ogni individuo ha un preciso punto del corpo che se stimolato può far scattare lo Stato Berserk. Questo varia da animale ad animale (uomini e pokemon compresi) e fattori come la genetica sono ininfluenti in questo campo. Per fare un esempio il dottor Sigvardsson prese in esame un caso storico, ovvero quello di Harald III di Norvegia, meglio noto come Harald Hardrada, ossia "il crudele, il pazzo, il sanguinario" nell'antico sassone. Il re scandinavo è noto per essere stato l'ultimo vero vichingo che la storia ricordi, ed era famoso soprattutto per la sua brama di sangue quando scendeva in battaglia. In realtà non faceva altro che entrare nello Stato Berserk subito prima degli scontri. Da un manoscritto ritrovato pochi anni fa si è venuto a sapere che per far scattare tale Stato poco prima della battaglia Harald si faceva assestare un poderoso pugno nello stomaco da uno dei suoi uomini, visto che era proprio quello il punto che permetteva alla sindrome di entrare in azione. Si racconta che oltre a centinaia di nemici anche molti dei suoi alleati finirono preda della sua furia omicida. Il re riusciva però sempre a riaversi in tempo da questo stato, ed una sola volta cadde completamente succube della sindrome. E quella fu la fine per lui. Nella Battaglia di Stamford Bridge del 1066 re Harald, per la brama di uccidere il re rivale Aroldo II d'Inghilterra, venne ucciso da una freccia che gli si conficcò nel collo.
La sindrome di Sigvardsson si chiama anche Stato Berserk anche a causa di re Harald. Infatti lo stato in cui il soggetto entra quando è colpito ricorda proprio quello dei Berserk, leggendari guerrieri del folklore vichingo, instancabili e sempre pronti alla battaglia.

Un curioso effetto collaterale della sindrome è quello di lasciare profondamente addormentato il soggetto colpito, che può restare nel mondo dei sogni finanche a tre giorni. Il suo perso corporeo inoltre può registrare un inspiegabile aumento, rendendo difficili eventuali spostamenti esercitati su di lui.
Come scatta, la sindrome può essere bloccata nello stesso modo, ovvero venendo di nuovo a contatto con il punto nevralgico. Nella maggior parte dei casi il punto è lo stesso dell'avvio, ma in rare circostante può anche essere situato da un'altra parte. Nel caso di re Harald lo stomaco dava sia il via che lo stop ai raptus.

 "Ci avevo visto giusto" pensò l'uomo "Uno di quei pokemon deve aver subito uno shock e sarà entrato nello Stato Berserk. Un po' li capisco, devono aver accumulato un bel po' di nervosismo. Ma cazzo, adesso la telecamera si è sfasciata, e non potrò più tenerli d'occhio. Maledetti mostri.".
Si alzò, e rimise il libro dove l'aveva trovato. "Questo sì che è un bel problema. Non è da escludere che possa succedere di nuovo, e in quel caso ho paura che possano veramente sfondare la parete della cantina. Del resto, con tutte quelle infiltrazioni d'acqua non mi stupirei se ci fosse qualche apertura da allargare."
Si buttò stancamente sulla poltrona. Si portò le mani alla tempia, e cominciò a massaggiarsela. "Merda, mi scoppia la testa. Cosa devo fare? Cosa devo fare?
Neville venne scosso da un brivido proveniente dall'interno del suo corpo. "E no, non mi sono dimenticato di te. Cazzo, sto anche finendo le pillole. Quattro o tre erano? Non ricordo. Tanto quel giorno è vicino, e una pillola in più o in meno non farà molta differenza. Certo, prima è...".
Prima di completare il pensiero "cadde" addormentato.

 

***

 

- E così è caduto sul braccio rotto. Probabilmente è quello il punto che gli fa scatenare lo Stato.
- E quindi è per questo.
- Già, sembra proprio così.
Lloyd e Finley stavano discutendo ormai da qualche tempo, un po' per ingannare il tempo un po' per distrarsi dalla fame. Gli stomaci erano infatti tornati a brontolare, visto il lungo digiuno. Il giorno precedente non era certo stata una bella giornata per loro, con l'inutile cerca dell'uscita e la "crisi" di Gregory (che tra l'altro stava ancora dormendo). Ne erano usciti tutti stremati, e avevano dormito come degli Snorlax fino alla mattina successiva. E anche da svegli non si erano sentiti meglio. Lloyd in particolare si era sentito rintronato per un bel po' a causa di tutte le botte prese ultimamente, ma era anche infuriato per le parole dettegli dall'umano. Aveva giurato a sé stesso che una volta uscito da lì l'avrebbe ucciso. Ma non solo perché ce l'aveva con lui, ma anche per quello che stava facendo a lui e ai suoi amici.
- Ma quindi l'umano sapeva già di questa porta?
- Pare proprio di sì.
- E quindi tutte le ore che abbiamo passato a cercarla sono state sprecate.
A questo il Deino non rispose, poiché era abbastanza ovvio quello che andava detto. In definitiva era sì, avevano sprecato una giornata. Del resto non avevano avuto altro da fare, e stare in quello spazio ristretto poteva rivelarsi alquanto noioso. Almeno sino a quel momento non avevano sperimentato momenti morti.
- E ha avuto anche la faccia tosta di prenderti per i fondelli, quel bastardo.
Lloyd si morse il labbro. Gliel'avrebbe pagata cara per questo affronto.
- Quando riusciremo ad uscire - continuò il Rufflet - Glie la faremo vedere noi a quel figlio di buona madre. Gli faremo rimpiangere di essersi messo contro la Famiglia. Dico bene, Lloyd?
Il Deino aveva perso la voglia di parlare, e fece cenno di sì con la testa. Con un movimento del capo il pokemon fece capire che era ora di finire lì il discorso. Erano entrambi spossati, e avevano bisogno di recuperare un po' di energie. Per il momento gli unici svegli erano loro, ma sarebbero volentieri tornati nel mondo dei sogni.
In quel momento il Deino si sentiva come se fosse in un dopo sbornia. La testa gli girava e gli pulsava, non pensava lucidamente e a malapena riusciva a tenere gli occhi aperti.
Una volta qualcuno aveva dimenticato una bottiglia di vino semivuota sul tavolo della cucina della loro casa, e il Deino, vedendo che non passava nessuno, l'aveva presa in bocca e l'aveva completamente svuotata del suo contenuto. Un po' l'aveva fatto perché era curioso di sentire il sapore e anche perché non voleva più essere astemio. Era stato un gesto stupido, questo lo riconobbe in seguito lui stesso. Visto che non aveva mai toccato in vita sua un goccio di alcol poco dopo era ubriaco fradicio, e aveva anche spaccato qualche soprammobile a causa dei suoi attacchi incontrollati. Ci aveva pensato Olston a fermarlo, e successivamente gli aveva fatto ingerire a forza una Baccaki.
In seguito non ricordò quasi nulla, ma di una cosa era sicuro: non si era mai sentito peggio in vita sua. Dopo che ebbe mangiato la bacca vomitò anche l'anima, e giurò che non avrebbe mai più toccato un goccio d'alcol, fosse vino, birra, idromele, infuso di bacche o cose del genere. Anche se in quel momento pur di placare la fame si sarebbe bevuto anche la roccia fusa.
Un ciuffo di pelo gli finì negli occhi. Se lo soffiò via, e realizzò che i "capelli" gli erano rapidamente ricresciuti. Quanto tempo era passato dall'ultima volta che si era fatto dare una spuntatina? Un mese? Un mese e mezzo? Non se lo ricordava. Nonostante la situazione ci teneva ad essere presentabile, avrebbe chiesto al suo migliore amico di tagliarglieli di nuovo.
Distese la testa e si riaddormentò. Si risvegliò qualche ora dopo, con il sole che tramontava. A parte lui nessuno dava segni di vita (se si escludeva la respirazione regolare). Nonostante fosse quasi un giorno intero che tutti loro dormivano, pareva che dovessero ancora rimettersi. Il Deino stava quasi per riaddormentarsi, quando vide qualcosa luccicare al di là delle sbarre. Aguzzò la vista per vedere meglio, e realizzò che si trattava di un vassoio, come quello che avevano ricevuto poco tempo addietro.
Nonostante fosse affamato come un dannato, Lloyd non aveva ancora la forza per rialzarsi. "Ci penserà Irving dopo" pensò sbadigliando "Non ce la faccio". E crollò di nuovo. Gli sembrò di aver chiuso gli occhi per appena un secondo che di nuovo tornò al mondo reale. Alzò stancamente la testa, e vide gli altri, a poca distanza da lui che mangiavano. Evidentemente si erano serviti quando lui era ancora addormentato.
Abbassando lo sguardo vide che un po' di cibaria era stata tenuta da parte presumibilmente per lui. Quasi sentendo l'odore, il suo stomaco brontolò rumorosamente. Lloyd era tentato di avventarsi sul cibo, ma qualcosa in lui lo fece desistere da quell'intento. Ce l'aveva ancora a morte con quell'umano, e aveva deciso che non avrebbe mai accettato nulla che fosse passato anche per le sue mani.
In base a questo giuramento il Deino con noncuranza voltò il capo di lato, con uno sguardo a metà tra il sofferente e l'imbronciato. Non avrebbe mai mangiato quel cibo, visto che non si sarebbe mai abbassato ad elemosinare da mangiare al suo aguzzino. Voleva dare a vedere il suo orgoglio agli altri, e in fondo sapeva di star ricercando approvazione per il suo gesto simil-temerario. Ma nessuno sembrò farci molto caso.
- Ahem - grugnì, cercando di richiamare l'attenzione degli altri. E ancora non ottenne nulla. Capì che doveva essere lui a parlare.
- Se volete la potete prendere voi questa roba - disse con portamento fiero - Io non mangio.
Irving fu l'unico che gli rivolse uno sguardo perplesso, salvo poi tornare a consumare il suo pasto.
"Ma che hanno?" pensò infastidito il Deino.
- Avete sentito? Lo potete prendere voi questo cibo. Hey, mi state ascoltando?!?
Questa volta più di una testa si girò nella sua direzione.
- Perché non vuoi mangiare? - chiese Nellie ancora con la bocca piena, facendo schizzare anche alcune briciole di cibo.
- Non accetterò nulla da quell'umano. E' una questione di principio.
- Quando si tratta di sopravvivere i principi e tutto il resto vanno a farsi fottere. - disse Irving, dissimulando tutto l'entusiasmo di Lloyd.
Con la voce che traballava leggermente, il Deino provò a continuare:- M-ma mi sono deciso a fare così. Non voglio nulla da parte di quel... quel bastardo. Anche voi dovreste rifiutarvi di mangiare, se ciò andasse contro i vostri ideali.
- Ideali? - Irving stava quasi per ridere - Gli ideali ti riempiranno lo stomaco? I principi ti faranno tirare avanti? Come pensi di sopravvivere nutrendoti solo delle tue idee?
- Io...
- Avremo anche la stessa età, ma io sono molto più maturo di te. Smettila di fare il cucciolo e cresci una volta per tutte. Quando si tratta di sopravvivere si deve fare qualsiasi cosa pur di rimanere in vita. - . Impressionato dalle sue stesse parole, il Sableye abbassò per un attimo i diamanti, per poi ritornare a consumare la sua porzione.

Tutti ripresero a mangiare, tranne Lloyd. Quello abbassò la testa, oscurandosi il volto con il ciuffo di pelo. L'unico che continuava a guardarlo era Finley, timoroso di una possibile reazione violenta da parte dell'amico. Gli doleva ammetterlo, ma Irving aveva ragione: non ci si può riempire lo stomaco con gli ideali, era per questo che c'era il cibo vero. Ma capiva anche Lloyd, infatti anche lui ce l'aveva a morte con l'umano, e non vedeva l'ora di uscire per fargliela pagare. Però...
- Lloyd? - provò a chiedergli.
Nessuna risposta.
- Lloyd? Mi senti?
Ancora niente.
- S-stai bene?
Quello di cui il Rufflet aveva paura era che anche l'amico potesse cadere nello Stato Berserk. Già era bastato Gregory il giorno precedente, se anche il Deino si fosse comportato così per loro sarebbe stata morte certa, visto che non avevano le energie necessarie per affrontarlo. Ed era proprio per il timore di innescare il processo che il Rufflet si guardava bene anche solo dallo sfiorarlo. Non aveva la minima idea di quale fosse il "punto sensibile" di Lloyd, e aveva paura di poterlo accidentalmente far infuriare.
- L-lloyd? - provò a chiedere di nuovo.
- Hey Fin!
La reazione del Deino colse completamente di sorpresa Finley, che fece un balzo indietro. Tutto si sarebbe aspettato da lui meno che gli rispondesse con giubilo, sorridendo per di più.
Lo guardò meglio. A prima vista sembrava un sorriso genuino e sincero, e anche l'espressione era abbastanza rilassata, anche se magari l'espressione in generale era un po' forzata.
- Lloyd, sei sicuro di star bene?
- Certamente! - esclamò il Deino continuando a sorridere - Ho riflettuto un po', e ho capito che Irving ha ragione! Devo mangiare, ho una fame! - e si avvicinò al proprio rancio. Chinò il capo per afferrare una Baccamela con la bocca, e senza tornare dritto cominciò a masticarla. In tutto questo la sua faccia era sempre rimasta al di sotto dell'ombra del ciuffo.
Finley non era del tutto convinto. Non era da Lloyd fare così, in una situazione normale avrebbe reagito in modo decisamente diverso. Ma quella non era di certo una situazione normale.
Stava quasi per andarsene, quando l'attenzione del pokemon Aquilotto venne attirata da qualcosa che luccicava alla luce delle fiamme della caldaia. Guardò meglio, e si accorse che era una lacrima. In quel preciso momento un'altra perla luccicante andò ad impattare sul pavimento, e il Ruffet realizzò subito da dove provenivano. Il suo amico stava piangendo. Non emetteva nemmeno un gemito, ma le lacrime gli scivolavano lungo il viso, magari inerpicandosi anche sui riccioli e andando infine a cadere per terra.
- Lloyd?
Il Deino continuò a mangiare. E a piangere silenziosamente. Nessuno sembrava essersene accorto oltre Finley.
Il Rufflet allora provò a ripetergli la domanda: - Lloyd? Sicuro di sentirti bene? - abbassando leggermente la voce e avvicinandoglisi.
- Lloyd?
Dopo il terzo tentativo finalmente ci fu una reazione visibile nel Deino. Voltò la testa verso di lui, facendo scivolare il ciuffo di lato, e cominciò a fissarlo. La prima cosa che a Finley apparve evidente era il fatto che Lloyd aveva gli occhi lucidi, e una leggera traccia d'acqua era presente dove i lacrimoni erano scivolati giù.
- Ha ragione Fin... - cominciò a singhiozzare Lloyd - Ha ragione... quel bastardo ha ragione... quel bastardo... ha ragione... quel bastardo ha ragione...
Un singhiozzante Lloyd si accasciò a terra, portandosi le zampe anteriori alla testa e sgranando gli occhi. - Ha ragione... ha ragione... - continuava a farneticare. Non piangeva in modo rumoroso, tanto che si sentiva appena. Finley si guardò attorno. Nellie ed Irving stavano ancora mangiando, mentre Gregory non si era ancora svegliato. Solo lui si era accorto della crisi dell'amico.
Decise che non lo poteva lasciare in quello stato.
- Lloyd...
- Ha ragione... ha ragione... - lo ignorò lui, continuando a fissare con occhi lucidi il vuoto davanti a sé.
Finley gli mise un'ala sulla spalla. - Lloyd - . Il suo non era un tentativo di richiamare l'attenzione, bensì qualcosa di più. Aveva intenzione di risollevare il suo morale. E ci sarebbe riuscito.
- Lloyd - ripetè.
Questa volta il Deino voltò leggermente la testa, mordendosi un labbro per cercare di trattenersi. Si vergognava molto di farsi vedere così. Ma tutto lo stress accumulato negli ultimi giorni aveva finalmente trovato una valvola di sfogo, e nonostante gli sforzi le lacrime continuavano ad uscire e gli occhi a luccicare.
- Non fare così. E' esattamente questo che vuole quel bastardo. Facendo così gli dai solo soddisfazione. E tu gli vuoi forse dare soddisfazione?
Lloyd strinse i denti, e abbassò la testa. Le lacrime continuavano imperterrite a scendere dal suo volto.
- Lo so Fin, lo so... ma non ce la faccio... non ce la faccio...
Il Rufflet gli diede qualche pacca sulle spalle. - Devi cercare di tirarti su - gli disse - Non puoi ridurti così. Guardati. E' questo il Lloyd che conosco? Tu ti comporteresti così? - .
Lloyd alzò di nuovo la testa. - Cosa devo fare Fin? Cosa devo fare? Non ce la sto facendo più... sto impazzendo... aiutami, ti prego...
- Certo Lloyd, puoi contare su di me. Siamo amici in fondo, no?
Il Deino si asciugò gli occhi con una zampa.
- Te lo ricordi il nostro vecchio motto? - gli chiese.
- Certamente. Come siamo noi due?
- Siamo amici.
- No, ti sbagli.
- Hai ragione, siamo più che amici.
Lloyd sorrise. Quasi per miracolo Finley era riuscito a tirarlo su di morale. E pensare che aveva egli stesso dubitato di lui. Finley, vedendo il suo amico felice, non poté far altro che ricambiare il sorriso.
"Meno male, ci sono riuscito" pensò il Rufflet tirando un sospiro di sollievo. - Dai - gli disse poi - Va a mangiare, che ne hai bisogno.
- Hmm... ok...
Nonostante fosse ancora un po' mogio, il Deino si rimise a consumare il suo pasto. "Almeno adesso si è tranquillizzato un po'. " pensò tra sé e sé Finley "Speriamo solo che non risucceda. Non so se sarei in grado di calmarlo di nuovo. Lui... " ma si astenne dal terminare il pensiero.

  
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