-
...ed ecco fatto. Così dovresti
andare bene.
- In effetti ci vedo già meglio,
grazie Fin.
- Alla fin fine serve a qualcosa
l'attacco Lacerazione.
La seduta di Lloyd dal
"barbiere" era appena terminata, e adesso il suo ciuffo molesto era
stato definitivamente tagliato. Così adesso era tornato a
portare il
"taglio di capelli" più corto in modo che si potessero
vedere bene i
suoi occhi. Adesso si sentiva meglio, quasi più in pace con
sé stesso. Adesso
era ben determinato a trovare una via di fuga, e non farsi
più piegare come il
giorno precedente.
Però il fatto era che avevano già
sprecato un giorno intero a controllare la cella ed era stato solo
tutto tempo
sprecato. L'unica cosa che avevano trovato era la porticina, ma stando
alle
affermazioni dell'umano sarebbe stato inutile anche solo tentare di
forzarla.
D'altro canto non si poteva di certo fidare di lui, ma quella porta era
l'unica
via di fuga visibile, e almeno dovevano provare a sfondarla.
Lloyd espose la situazione
all'amico.
- Già, bella merda. E quindi? Che
facciamo?
- L'unica cosa che sembra
possibile: provare a sfondare la porta.
- Hai ragione, possiamo provare
solo quello. Ma chi lo fa?
- Lo faccio io. Provo a caricare
con Bottintesta, ma non sono sicuro che funzionerà.
- Provare non costa nulla.
Il Deino non rispose, mettendosi
invece in posizione, pronto a partire. Arrivò quasi ad
appiattirsi per darsi
poi più slancio al momento dello scatto, e gettò
di sottecchi uno sguardo alla
porta per essere sicuro di prendere la direzione giusta.
Dopo pochi attimi, si decise a
partire, e diede un potente slancio alle zampe posteriori.
Digrignò i denti con
un fastidioso stridio, e chiuse gli occhi per avere una maggiore
concentrazione. Passarono a malapena due secondi e il cranio del
pokemon
impattò contro la dura parete di roccia. Si sentì
distintamente uno
scricchiolio nelle pietre che la formavano, ma non si mosse di un
millimetro.
Lloyd invece si accasciò a terra tenendosi la testa con le
zampe anteriori,
urlando e lamentandosi per il dolore provocato dalla forte botta.
- Aaaaaaah!!! Porca merda! La mia
testa! La mia testa!
Finley corse immediatamente in
contro all'amico, tentando di prestargli soccorso.
- Lloyd! Stai bene?
- No, porco Arceus! Non si è
manco mossa 'sta cazzo di porta!
- E che ti aspettavi - disse
Irving, rintanato nel suo spazio - Quell'umano sarà anche un
bastardo, ma
stando a quanto so diceva la verità.
- Tu non sai niente! - gli urlò
in faccia Lloyd - Solo io c'ero quando ho parlato con lui.
- In realtà, per essere precisi -
controbatté il Sableye - c'eravamo anche io e gli altri.
Solo che non eravamo
coscienti.
"Brutto pezzo di..."
pensò Lloyd tra sé e sé, trattenendosi
a stento dal lanciargli addosso un
Dragopulsar. Fortunatamente in quel momento si mise di mezzo Finley,
che tentò
di risolvere quella situazione con un po' di sano buonsenso.
- Dai, ragazzi - disse - Non fate
così. E' esattamente quello che lui vuole.
Lloyd lanciò uno sguardo assetato
di sangue a Irving, che dal canto suo lo fissò intensamente
con la sua
espressione difficile da decifrare (non avendo né iride
né pupilla ma solo due
grossi diamanti al posto degli occhi era abbastanza arduo farsi un'idea
di cosa
provasse). Anche se dalla piega che aveva preso la sua bocca era
abbastanza
evidente il suo disappunto.
Rivolgendosi in particolare a
Lloyd, Finley si mise di mezzo ai due, allungando le ali come a formare
uno
scudo.
- Basta così - e fissò Lloyd -
Adesso basta così.
Il Deino sospirò.
- Va bene, basta così. Grazie, mi
ci voleva proprio.
"Però la testa continua a
farmi male. Anzi, credo che mi sia venuto anche un bernoccolo."
pensò
Lloyd un po' scocciato.
- Ok.
Stroncato sul nascere il
probabile litigio, Finley si ritirò. Si voltò
verso il muro, ma Lloyd fece in
tempo a scorgere la sua espressione meditabonda e concentrata. "Si sta
sicuramente spaccando il cervello molto più di me.
Però, cazzo, abbiamo
guardato dappertutto. Non è possibile che abbiamo
tralasciato qualcosa, non è
poi così grande questa stanza.".
E invece, come gli fu dimostrato
qualche ora dopo, qualcosa lo avevano trascurato, e in modo anche
abbastanza
grossolano.
"Un altro temporale"
pensò Lloyd, il quale si era appisolato non sapendo bene
cosa fare ed era stato
risvegliato dal rumore.
In breve tempo la luce del sole
che filtrava dal vetro della finestra si venne pian piano ad oscurare.
Al suo
posto subentrò un cupo grigiore, e ben presto il ticchettare
della pioggia creò
un monotono sottofondo.
Ed esattamente come alcuni giorni
prima si creò un ruscelletto che da sotto la finestra
formava una piccola
cascata. Essa andò a formare delle minuscole pozzanghere,
una delle quali a
poca distanza da Lloyd. Egli alzò leggermente la testa, quel
tanto che bastava
a specchiarvisi. Si guardò attentamente il ciuffo, come per
valutare se il suo
amico avesse fatto un buon lavoro.
L'intera operazione durò poco più
di un minuto, e una volta che si fu osservato abbastanza
tornò ad adagiare la
testa sul freddo pavimento, fissando un punto imprecisato davanti a
sé. Arrivò
quasi ad addormentarsi di nuovo a causa del lento, costante ed anche un
po'
rilassante rumore dell'acqua che scorreva e della pioggia che cadeva
sul
terreno esterno.
"Acqua che scorre..."
pensò lentamente, facendo fatica ad articolare i pensieri a
causa della
stanchezza "Ho sete... non ce la faccio ad alzarmi...". Tutta
l'energia di poco prima era svanita in poco tempo, e adesso il Deino si
ritrovava ridotto ad uno straccio. Anche gli altri erano nelle stesse
sue condizioni.
E Gregory dormiva ancora.
"Ho capito perché...
quell'umano ci da... da mangiare un giorno sì... e uno no...
ci sta
sfiancando... non gli basta tenerci rinchiusi qui... e ho ancora
sete...".
Il ritmo a cui concepiva le sue
riflessioni si faceva sempre più lento ed impastato.
"Sete... sete...
acqua... sete... acqua... ruscello... ruscello... finestra...
temporale...
l'acqua passa... sotto... la finestra...".
E fu allora che concepì. "Ma
certo!". Si alzò di scatto, e fece per battersi la zampa
sulla testa come
a volersi punire per quella sua svista. "Se l'acqua passa sotto la
finestra... vuol dire che... ci deve essere un buco!".
Giubilante per aver trovato la
possibile soluzione ai loro problemi, il pokemon corse ad avvisare gli
altri.
- Ragazzi! Ragazzi! - . Pur di
svegliarli (perché erano tutti crollati per la stanchezza)
ricorse anche
all'attacco Bottintesta. La cosa che aveva scoperta era troppo
importante per
poter aspettare.
- Ragazzi!
- Lloyd... - la prima a
svegliarsi fu Nellie - Che... succede...?
- Presto Nellie! - il pokemon
Impeto non riusciva a trattenere la sua eccitazione - Aiutami a
svegliare gli
altri!
- Ma... perché? Che succede? -
chiese la Torchic, ancora spaesata ed intontita.
- Penso di aver trovato il modo
per andarcene di qui!
- Allora - cominciò il Deino - ho
capito come ce ne possiamo andare.
- Come? - chiese impaziente
Finley.
- Guardate là - disse Lloyd,
accennando al ruscello alle proprie spalle - Lo vedete, no?
- Poche cazzate, arriva al dunque
- fece impaziente il Sableye.
- Sì, sì. Guardate un po' da dove
proviene.
Tutti alzarono lo sguardo verso
la finestra. La pioggia continuava ad impattare contro il vetro
ticchettando
sonoramente. Gli sguardi di tutti erano perplessi, a parte quello di
Irving,
che aveva assunto un'aria pensierosa.
- E allora? - domandò Nellie - Io
non ci vedo nulla di strano, a parte che...
- ...l'acqua scorre da fuori. -
continuò Irving al posto suo, il quale aveva capito dove il
Deino voleva andare
a parare - E ciò significa che...
- ...che c'è un buco! E se c'è un
buco possiamo provare ad uscire di lì!
Finley, che fino a quel momento
era rimasto ad osservare la finestra, abbassò lo sguardo e
assunse
un'espressione soddisfatta, come per dire "Finalmente, era ora!".
Nellie invece rimase dubbiosa.
- Anche se ci fosse un buco -
disse - sarà largo al massimo due millimetri. E noi siamo
più grossi di due
millimetri. - .
- A questo - fece Irving,
acquisendo di nuovo la sua insopportabile aria saccente - si
può porre rimedio.
Se c'è un buco, lo si può allargare.
- E come, signor sotuttoio? Sarà ad
almeno quattro metri da terra.
- Beh... - il Sableye sembrava
aver perso il filo, ma riacquistò quasi subito la sua
sicurezza - Basta che
qualcuno salga fin lassù. E a proposito di "Fin"... - e si
girò,
fissando Finley.
Lloyd e Nellie capirono al volo il
suo ragionamento, e si voltarono anch'essi a guardare il compagno.
Sentendosi
osservato, il pokemon Aquilotto arrossì.
- C-come mai state tutti
guardando me?
***
"E
ti pareva" pensò
Neville, svegliatosi dall'ennesimo pisolino indesiderato. Si
alzò in piedi,
stiracchiandosi. Si sentiva tutto indolenzito, e fece anche un sonoro
sbadiglio. Si tolse una lacrima di sonno da un occhio con un rapido
gesto della
mano e si stropicciò la faccia. Questo problema del sonno
facile l'aveva sempre
avuto, ma sarebbe durato ancora per poco se tutto fosse andato liscio.
"Mi devo sgranchire le
braccia" pensò "Penso che suonerò un po'. Erano
giorni che non
toccavo il mio adorato violino.".
Si diresse verso la sua camera da
letto, dove l'aveva lasciato l'ultima volta che l'aveva utilizzato. La
sua non
era una casa enorme, ma era più che sufficiente per lui. Era
composta dalla
cantina (dove teneva rinchiusi i "mostri"), dal piano terra e dal
primo piano. Al piano terra aveva la cucina, il salotto, uno stanzino e
il suo
studio-biblioteca, mentre al piano superiore c'erano il bagno e la sua
camera
da letto. Ci stava abitando da vari anni oramai, molto dopo di quando erano morti i suoi genitori e suo zio. Erano anni ormai che era rimasto solo.
L'uomo salì le scale. Con molta
fatica ma infine ce la fece. L'età si stava cominciando a
far decisamente
sentire, e il fatto che le scale fossero anche molto ripide non aiutava
di
certo. Si aggrappò alla ringhiera con tutte le forze e si
issò fino al piano
superiore. Il fatto che il suo cuore non fosse poi così in
forma era un'altra
variabile di cui tenere in conto. Stette un attimo a riprendere fiato,
mentre
dalla tasca tirava fuori il suo barattolo con le pillole. Ne
ingoiò una,
dopodiché fece respiri lunghi e profondi. Pochi attimi prima
aveva sentito una
fitta al petto che l'aveva spaventato, e per non rischiare aveva deciso
di
prendere un'altra capsula.
Si avviò verso la sua camera da
letto, vi entrò e si sedette sul materasso.
Guardò stancamente il violino
appoggiato sul comodino, ma non allungò il braccio per
afferrarlo. Si sentiva
decisamente troppo stanco, così si lasciò cadere
all'indietro. Finì lungo
disteso, e cominciò a guardare il soffitto. Si mise a
pensare. A pensare a
molte cose, e perse presto il filo conduttore.
Finalmente si decise. Si rimise
dritto e prese violino ed archetto. Posizionò il violino
sotto il mento e prese
in mano l'asticella. "Merda" pensò "Ho lasciato
giù gli
spartiti, e non ho intenzione di fare di nuovo le scale. Fanculo, lo
faccio a
memoria".
E gli riuscì egregiamente. Era
come se avesse ogni singola nota stampata nel cervello, tanto eseguiva
perfettamente la traccia. Del resto era l'unica che sapeva a menadito.
E senza
accorgersene si mise pure a cantare ad un volume molto basso.
-
Portobello Road...
Si ricordava molto bene di quella
canzone. Suo padre glie la cantava sempre per farlo addormentare quando
ancora
era molto piccola. Ma non si limitava a questo. Qualche volta prima,
oppure
dopo aver terminato di intonare i versi, gli descriveva questa
fantomatica
strada. Gli raccontava di quando lui era piccolo, e suo padre lo
portava al
grande mercato di Portobello Road, quando ancora vivevano nelle
città. Gli
descriveva i sentimenti che aveva provato, la curiosità e la
meraviglia che
aveva quando esaminava le merci, l'estasi a vedere le interminabili
contrattazioni tra venditori e compratori, la felicità sul
volto delle persone.
Tutti sentimenti che riusciva a trasmettere al suo piccolo pargolo.
Col passare del tempo il piccolo
pargolo era diventato un uomo e quei sentimenti erano svaniti. L'unica
cosa che
era rimasta quella canzone. L'unica cosa che ancora conservava di suo
padre.
Non aveva né foto, né ritratti dei suoi genitori,
né di suo zio. Anzi, di quest'ultimo
e sua madre non aveva proprio nulla, se non i ricordi. Invece di suo
padre
conservava anche quella canzone. Spesso Neville si metteva a cantarla
sommessamente, e tra sé e sé si chiedeva se un
giorno ci sarebbe mai andato, in
questa fantomatica Portobello Road. Si chiedeva persino se non c'era
già
passato senza saperlo quando ancora perlustrava le rovine delle
metropoli alla
ricerca di cibo ed oggetti utili per sopravvivere. Una volta aveva
pensato
persino che suo padre si potesse essere inventato tutto, magari solo
per
compiacerlo e poterlo intrattenere. Aveva subito rifiutato
categoricamente
questa ipotesi. Suo padre non l'avrebbe mai fatto. Non a lui.
-
You'll find what you
want in the
Senza accorgersene aveva
terminato di cantare. In fondo il testo non era poi così
lungo, per cui era
normale che avesse già finito. Terminò di suonare
pochi secondi dopo,
prolungando ancora un poco la melodia per farla andare a tempo e non
stonare
con il sottofondo cantato appena terminato.
Finita anche quella operazione
posò il tutto sul letto accanto a sé. In seguito
guardò fuori dalla finestra.
La pioggia che fino a poco prima aveva bagnato l'esterno della casa era
finalmente cessata.
"Forza, devo andare a
controllare che il temporale non abbia fatto danni.".
Si alzò, anche se di malavoglia,
cercando di convincersi che quello che stava per fare sarebbe stato
utile al
suo obbiettivo finale. Si imbacuccò per bene nei suoi
vestiti pesanti ed uscì.
Camminò in direzione sud, ovvero verso il lago.
Continuò dritto per circa una
decina di minuti, per poi curvare bruscamente a sinistra una volta
terminato di
scendere il rialzamento sul quale si trovava. Continuò
nuovamente in quella
direzione, fino ad arrivare ad una forra semi-nascosta dall'ombra della
montagna. Si spostò con cautela sino al bordo della buca,
sporgendosi
leggermente per guardare di sotto. Nonostante la poca luce
riuscì ugualmente a
scorgere lo spettacolo sottostante.
"Anche da qui i danni sono
chiari". Si alzò e si voltò verso il sole "E sta
anche tramontando,
merda. Meglio di così non può andare. Meglio che
mi sbrigo.".
Più frustrato che arrabbiato,
Neville prese a scendere faticosamente verso il fondo della profonda
fossa.
***
Finalmente,
dopo circa quattro
attacchi Facciata, il vetro della finestra si incrinò. Ed
era strano che ce si
fosse solo crepato il vetro, vista la potenza degli attacchi. Ma Finley
non
stette certo ad osservare il risultato del suo lavoro, visto che quegli
attacchi in successione, mentre volava per di più, l'avevano
debilitato molto.
E a quel punto smise di sbattere le ali per la stanchezza.
Lloyd seppe immediatamente cosa
fare. Si portò nella sua traiettoria e gli attutì
la caduta, un po' come aveva
fatto alcuni giorni prima quando il pokemon Aquilotto aveva sbirciato
dalla
finestra per lui.
Una volta preso lo posò quanto
più delicatamente poté a terra,
dopodiché si rivolse a Nellie ed Irving.
- Allora, avete capito cosa
dovete fare?
- Certo, "capo". -
rispose il Sableye con un filo di astio.
- Certamente - disse la Torchic
in modo più garbato.
Il Deino si girò di nuovo verso
Finley.
- Grazie, adesso ci pensiamo noi.
Il volatile stava riprendendo
fiato per lo sforzo appena fatto. Doveva sicuramente essere molto
spossato, ma
trovò ugualmente le energie per rispondere all'amico.
- Sicuro che non vuoi... che dia
una mano?
- Nah, hai già fatto abbastanza -
rispose Lloyd, dandogli un buffetto amichevole sulla spalla. "Molto
più di
quanto avrei mai osato sperare".
- Pronti? - chiese agli altri.
- Pronti. - risposero loro
all'unisono.
Tutti e tre si concentrarono, e
Lloyd ripercorse velocemente le loro azioni precedenti. Subito dopo
aver
intuito che c'era una falla nella sicurezza, erano riusciti a trovare
il modo
di sfruttarla a loro vantaggio. Avevano innanzitutto mandato Finley in
volo
prima a verificare se il cosiddetto buco c'era davvero, per poi dirgli
di
allargarlo con l'attacco Facciata, ovvero la sua mossa più
potente. Se ne
volevano andare di lì in fretta, e non gli importava di
agire silenziosamente.
Una volta che il loro compagno avesse terminato il lavoro, loro
sarebbero
passati all'azione, sfoderando i loro attacchi più potenti e
concentrandoli
verso quel punto debole. Ovviamente avevano anche provveduto a mettere
al
sicuro Gregory (che ancora dormiva) dall'eventuale pioggia di
calcinacci.
Il Deino alzò lo sguardo verso la
piccola finestra, ed osservò attentamente l'incrinatura.
Quel vetro doveva
essere molto più resistente di quanto potesse sembrare,
forse era stato
ancorato ben bene ai muri quando era stato costruito. Lloyd assunse
un'espressione risoluta. Avrebbe distrutto quel vetro a tutti i costi,
e magari
anche il muro intorno. Ormai a separarlo dalla libertà
c'erano solo pochi
centimetri di mattoni, e non sarebbero stati certo quelli a fermarlo.
- Al mio tre. - decretò.
Un attimo di silenzio.
- Uno...
Sbirciò di sottecchi gli altri.
Nellie si era piegata leggermente, come per darsi uno slancio.
- Due...
Irving dondolava leggermente le
mani, e i suoi diamanti luccicavano.
- TRE!!!
Lloyd aprì immediatamente la
bocca, e in pochi secondi si formò una sfera viola che venne
lanciata a tutta
velocità verso l'alto. Nellie aprì anch'essa il
becco, dal quale scaturì una
potente fiammata, che in un turbine esplosivo si diresse verso la
finestra.
Irving invece allargò il palmo della mano destra, nella
quale andò a formarsi
dapprima un piccolo nucleo poi sempre più grande, e prese a
girare velocemente
su sé stesso per poi lanciare la sfera alla stessa maniera
di Lloyd.
Tutti restarono col fiato sospeso
per un attimo. Gli attacchi Dragopulsar, Lanciafiamme e Palla Ombra
colpirono
contemporaneamente il vetro già messo male, frantumandolo
del tutto. Oltre alla
finestra anche molto del muro circostante esplose, creando una violenta
pioggia
di calce, polvere, cocci e chi più ne ha più ne
metta.
- Giù! - urlò Lloyd, buttandosi a
terra e coprendosi la testa con le zampe. Non vide cosa fecero gli
altri,
poiché chiuse gli occhi quasi istantaneamente per evitare
che della polvere gli
entrasse nelle orbite e di conseguenza finisse accecato.
Il fragore dell'esplosione
riecheggiò per le terre circostanti per almeno mezzo minuto,
e gli echi delle
valli contigue contribuirono ad amplificare ancora di più il
suono. Lloyd sentì
ogni singolo rumore di schianto, e percepì ogni singola
vibrazione creata dai
calcinacci che impattavano col suolo.
Come era iniziato, d'un tratto il
bombardamento cessò. Lloyd però
aspettò alcuni secondi prima di riaprire gli
occhi per essere sicuro che fosse davvero finita. Finalmente, quando il
silenzio tornò a regnare, sollevò le palpebre.
Un fresco venticello gli
accarezzò i ciuffi di pelliccia, causandogli un piacevole
solletico. La
temperatura si era raffreddata rispetto a prima, e il suo respiro si
condensava
in piccole nuvolette di vapore acqueo.
- Non... non posso crederci...
Anche gli altri stavano provando
a rialzarsi.
- Guardate... - fece Lloyd,
indicando un punto davanti a sé. Dove prima c'era la
finestra, adesso c'era un
grosso buco, largo un paio di metri e lungo un po' meno di tre.
- L-l'esterno... s-iamo...
liberi...
***
KABOOM!!!
Il forte rumore fece sobbalzare
per la paura il povero Neville, chino ad armeggiare con i suoi attrezzi
da
lavoro. Alzò immediatamente la testa. Dal fondo della forra
non poteva vedere
cosa era successo, ma aveva capito la direzione dalla quale proveniva
il suono.
Ed aveva anche un brutto presentimento.
"Merda! Cosa cazzo è
successo!?!".
Lasciando perdere tutto, si mise
a scalare le pareti del burrone come se non ci fosse un domani.
***
Tempo
tre minuti ed erano già
tutti fuori. Tutti tranne Lloyd e Gregory.
Della parete dove una volta c'era
la finestra adesso rimaneva poco più di un metro di muro a
separarli dalla
libertà. Sfortunatamente erano tutti molto bassi, per cui
avevano deciso che il
più alto tra loro avrebbe fatto da scaletta per favorire la
salita degli altri.
Ed il più alto era risultato essere Lloyd.
Anche se di malavoglia il pokemon
Impeto si era posizionato al di sotto del moncone di muro, permettendo
agli
altri di scavalcarlo e di uscire. Adesso che tutti gli altri erano
passati
mancava solo lui.
Stava quasi andare, quando si
ricordò di Gregory. Si voltò a guardarlo, e con
stupore constatò che nonostante
tutta la confusione che avevano creato il Dewott ancora non aveva
ripreso
conoscenza. Fece per avanzare verso di lui, quando il richiamo di
Irving lo
bloccò.
- Lloyd, muoviti! Andiamocene!
- Ma c'è ancora Gregory... - fece
il Deino girandosi.
- Chi se ne frega di lui! Forza,
vieni!
- Ma...
Lloyd si volto ancora verso
Gregory. Nonostante non risultasse molto simpatico (né a lui
né a nessun altro)
non lo voleva abbandonare. E di certo non alle grinfie di quell'umano.
Ignorando i richiami del Sableye il Deino si avviò verso il
compagno
addormentato.
- Pezzo d'imbecille, cosa stai
facendo?!? Vieni via!
Lloyd lo ignorò, ma un altra voce
lo fece nuovamente bloccare.
- Ha ragione, Lloyd! Quello che
intende è che ci rallenterebbe e basta! Non ce lo possiamo
portare dietro!
"No Fin... anche tu
no...". Da tutti si aspettava una cosa del genere meno che da lui.
- Forza Lloyd! Andiamocene!
Il Deino digrignò i denti,
frustrato, per poi voltarsi. "Tornerò a prenderti" promise
mentalmente a Gregory, anche se più a sé stesso
che a lui "Tornerò".
Note dell'autore
E questo non è nulla, aspettate di vedere cosa verrà dopo.
Piccolo annuncio, siamo a circa un terzo della storia. Quindi direi che almeno una ventina di capitoli ci scappano. Purtroppo al mio ritmo attuale dovrei terminare di scrivere... hm, sì, diciamo pure fra un anno, visto che faccio più o meno due capitoli al mese. Per questo ho intenzione di aumentare un po' il ritmo e di portare i capitoli mensili da due a tre. Dubito di farcela ma tentare non costa nulla.
Ah, un'altra cosa, qualcuno di voi mi può gentilmente dire quanto tempo è passato esattamente da quando sono stati rapiti, che da bravo autore quale sono me ne sono dimenticato?