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Autore: Ashura_exarch    11/10/2014    5 recensioni
Darwin aveva ragione, solo il più forte sopravvive. E, diciamoci la verità, i pokemon sono molto più forti degli umani, è naturale che alla fine li abbiano soverchiati. Non li hanno assoggettati o cose del genere, ma li hanno proprio portati all'estinzione. O quasi. L'ultimo esponente di questa antica razza sa di avere i giorni contati, ma non ha intenzione di finire dimenticato come milioni di altri individui prima di lui.
Genere: Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga
Capitoli:
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Chapter 7: Everyone out

- ...ed ecco fatto. Così dovresti andare bene.
- In effetti ci vedo già meglio, grazie Fin.
- Alla fin fine serve a qualcosa l'attacco Lacerazione.
La seduta di Lloyd dal "barbiere" era appena terminata, e adesso il suo ciuffo molesto era stato definitivamente tagliato. Così adesso era tornato a portare il "taglio di capelli" più corto in modo che si potessero vedere bene i suoi occhi. Adesso si sentiva meglio, quasi più in pace con sé stesso. Adesso era ben determinato a trovare una via di fuga, e non farsi più piegare come il giorno precedente.
Però il fatto era che avevano già sprecato un giorno intero a controllare la cella ed era stato solo tutto tempo sprecato. L'unica cosa che avevano trovato era la porticina, ma stando alle affermazioni dell'umano sarebbe stato inutile anche solo tentare di forzarla. D'altro canto non si poteva di certo fidare di lui, ma quella porta era l'unica via di fuga visibile, e almeno dovevano provare a sfondarla.
Lloyd espose la situazione all'amico.
- Già, bella merda. E quindi? Che facciamo?
- L'unica cosa che sembra possibile: provare a sfondare la porta.
- Hai ragione, possiamo provare solo quello. Ma chi lo fa?
- Lo faccio io. Provo a caricare con Bottintesta, ma non sono sicuro che funzionerà.
- Provare non costa nulla.
Il Deino non rispose, mettendosi invece in posizione, pronto a partire. Arrivò quasi ad appiattirsi per darsi poi più slancio al momento dello scatto, e gettò di sottecchi uno sguardo alla porta per essere sicuro di prendere la direzione giusta.
Dopo pochi attimi, si decise a partire, e diede un potente slancio alle zampe posteriori. Digrignò i denti con un fastidioso stridio, e chiuse gli occhi per avere una maggiore concentrazione. Passarono a malapena due secondi e il cranio del pokemon impattò contro la dura parete di roccia. Si sentì distintamente uno scricchiolio nelle pietre che la formavano, ma non si mosse di un millimetro. Lloyd invece si accasciò a terra tenendosi la testa con le zampe anteriori, urlando e lamentandosi per il dolore provocato dalla forte botta.
- Aaaaaaah!!! Porca merda! La mia testa! La mia testa!
Finley corse immediatamente in contro all'amico, tentando di prestargli soccorso.
- Lloyd! Stai bene?
- No, porco Arceus! Non si è manco mossa 'sta cazzo di porta!
- E che ti aspettavi - disse Irving, rintanato nel suo spazio - Quell'umano sarà anche un bastardo, ma stando a quanto so diceva la verità.
- Tu non sai niente! - gli urlò in faccia Lloyd - Solo io c'ero quando ho parlato con lui.
- In realtà, per essere precisi - controbatté il Sableye - c'eravamo anche io e gli altri. Solo che non eravamo coscienti.
"Brutto pezzo di..." pensò Lloyd tra sé e sé, trattenendosi a stento dal lanciargli addosso un Dragopulsar. Fortunatamente in quel momento si mise di mezzo Finley, che tentò di risolvere quella situazione con un po' di sano buonsenso.
- Dai, ragazzi - disse - Non fate così. E' esattamente quello che lui vuole.
Lloyd lanciò uno sguardo assetato di sangue a Irving, che dal canto suo lo fissò intensamente con la sua espressione difficile da decifrare (non avendo né iride né pupilla ma solo due grossi diamanti al posto degli occhi era abbastanza arduo farsi un'idea di cosa provasse). Anche se dalla piega che aveva preso la sua bocca era abbastanza evidente il suo disappunto.
Rivolgendosi in particolare a Lloyd, Finley si mise di mezzo ai due, allungando le ali come a formare uno scudo.
- Basta così - e fissò Lloyd - Adesso basta così.
Il Deino sospirò.
- Va bene, basta così. Grazie, mi ci voleva proprio.
"Però la testa continua a farmi male. Anzi, credo che mi sia venuto anche un bernoccolo." pensò Lloyd un po' scocciato.
- Ok.
Stroncato sul nascere il probabile litigio, Finley si ritirò. Si voltò verso il muro, ma Lloyd fece in tempo a scorgere la sua espressione meditabonda e concentrata. "Si sta sicuramente spaccando il cervello molto più di me. Però, cazzo, abbiamo guardato dappertutto. Non è possibile che abbiamo tralasciato qualcosa, non è poi così grande questa stanza.".
E invece, come gli fu dimostrato qualche ora dopo, qualcosa lo avevano trascurato, e in modo anche abbastanza grossolano.

Due o tre ore dopo il silenzio che regnava nella zona fu scosso da dei rombi lontani.
"Un altro temporale" pensò Lloyd, il quale si era appisolato non sapendo bene cosa fare ed era stato risvegliato dal rumore.
In breve tempo la luce del sole che filtrava dal vetro della finestra si venne pian piano ad oscurare. Al suo posto subentrò un cupo grigiore, e ben presto il ticchettare della pioggia creò un monotono sottofondo.
Ed esattamente come alcuni giorni prima si creò un ruscelletto che da sotto la finestra formava una piccola cascata. Essa andò a formare delle minuscole pozzanghere, una delle quali a poca distanza da Lloyd. Egli alzò leggermente la testa, quel tanto che bastava a specchiarvisi. Si guardò attentamente il ciuffo, come per valutare se il suo amico avesse fatto un buon lavoro.
L'intera operazione durò poco più di un minuto, e una volta che si fu osservato abbastanza tornò ad adagiare la testa sul freddo pavimento, fissando un punto imprecisato davanti a sé. Arrivò quasi ad addormentarsi di nuovo a causa del lento, costante ed anche un po' rilassante rumore dell'acqua che scorreva e della pioggia che cadeva sul terreno esterno.
"Acqua che scorre..." pensò lentamente, facendo fatica ad articolare i pensieri a causa della stanchezza "Ho sete... non ce la faccio ad alzarmi...". Tutta l'energia di poco prima era svanita in poco tempo, e adesso il Deino si ritrovava ridotto ad uno straccio. Anche gli altri erano nelle stesse sue condizioni. E Gregory dormiva ancora.
"Ho capito perché... quell'umano ci da... da mangiare un giorno sì... e uno no... ci sta sfiancando... non gli basta tenerci rinchiusi qui... e ho ancora sete...".
Il ritmo a cui concepiva le sue riflessioni si faceva sempre più lento ed impastato. "Sete... sete... acqua... sete... acqua... ruscello... ruscello... finestra... temporale... l'acqua passa... sotto... la finestra...".
E fu allora che concepì. "Ma certo!". Si alzò di scatto, e fece per battersi la zampa sulla testa come a volersi punire per quella sua svista. "Se l'acqua passa sotto la finestra... vuol dire che... ci deve essere un buco!".
Giubilante per aver trovato la possibile soluzione ai loro problemi, il pokemon corse ad avvisare gli altri.
- Ragazzi! Ragazzi! - . Pur di svegliarli (perché erano tutti crollati per la stanchezza) ricorse anche all'attacco Bottintesta. La cosa che aveva scoperta era troppo importante per poter aspettare.
- Ragazzi!
- Lloyd... - la prima a svegliarsi fu Nellie - Che... succede...?
- Presto Nellie! - il pokemon Impeto non riusciva a trattenere la sua eccitazione - Aiutami a svegliare gli altri!
- Ma... perché? Che succede? - chiese la Torchic, ancora spaesata ed intontita.
- Penso di aver trovato il modo per andarcene di qui!

 Tempo cinque minuti e tutti erano in piedi e pronti ad ascoltare quello che Lloyd aveva da dire. Persino Gregory, agli spintoni che gli aveva riservato Irving, si era mosso un po', sembrando sul punto di riprendere conoscenza.
- Allora - cominciò il Deino - ho capito come ce ne possiamo andare.
- Come? - chiese impaziente Finley.
- Guardate là - disse Lloyd, accennando al ruscello alle proprie spalle - Lo vedete, no?
- Poche cazzate, arriva al dunque - fece impaziente il Sableye.
- Sì, sì. Guardate un po' da dove proviene.
Tutti alzarono lo sguardo verso la finestra. La pioggia continuava ad impattare contro il vetro ticchettando sonoramente. Gli sguardi di tutti erano perplessi, a parte quello di Irving, che aveva assunto un'aria pensierosa.
- E allora? - domandò Nellie - Io non ci vedo nulla di strano, a parte che...
- ...l'acqua scorre da fuori. - continuò Irving al posto suo, il quale aveva capito dove il Deino voleva andare a parare - E ciò significa che...
- ...che c'è un buco! E se c'è un buco possiamo provare ad uscire di lì!
Finley, che fino a quel momento era rimasto ad osservare la finestra, abbassò lo sguardo e assunse un'espressione soddisfatta, come per dire "Finalmente, era ora!". Nellie invece rimase dubbiosa.
- Anche se ci fosse un buco - disse - sarà largo al massimo due millimetri. E noi siamo più grossi di due millimetri. - .
- A questo - fece Irving, acquisendo di nuovo la sua insopportabile aria saccente - si può porre rimedio. Se c'è un buco, lo si può allargare.
- E come, signor sotuttoio? Sarà ad almeno quattro metri da terra.
- Beh... - il Sableye sembrava aver perso il filo, ma riacquistò quasi subito la sua sicurezza - Basta che qualcuno salga fin lassù. E a proposito di "Fin"... - e si girò, fissando Finley.
Lloyd e Nellie capirono al volo il suo ragionamento, e si voltarono anch'essi a guardare il compagno. Sentendosi osservato, il pokemon Aquilotto arrossì.
- C-come mai state tutti guardando me?

 

***

 

"E ti pareva" pensò Neville, svegliatosi dall'ennesimo pisolino indesiderato. Si alzò in piedi, stiracchiandosi. Si sentiva tutto indolenzito, e fece anche un sonoro sbadiglio. Si tolse una lacrima di sonno da un occhio con un rapido gesto della mano e si stropicciò la faccia. Questo problema del sonno facile l'aveva sempre avuto, ma sarebbe durato ancora per poco se tutto fosse andato liscio.
"Mi devo sgranchire le braccia" pensò "Penso che suonerò un po'. Erano giorni che non toccavo il mio adorato violino.".
Si diresse verso la sua camera da letto, dove l'aveva lasciato l'ultima volta che l'aveva utilizzato. La sua non era una casa enorme, ma era più che sufficiente per lui. Era composta dalla cantina (dove teneva rinchiusi i "mostri"), dal piano terra e dal primo piano. Al piano terra aveva la cucina, il salotto, uno stanzino e il suo studio-biblioteca, mentre al piano superiore c'erano il bagno e la sua camera da letto. Ci stava abitando da vari anni oramai, molto dopo di quando erano morti i suoi genitori e suo zio. Erano anni ormai che era rimasto solo.
L'uomo salì le scale. Con molta fatica ma infine ce la fece. L'età si stava cominciando a far decisamente sentire, e il fatto che le scale fossero anche molto ripide non aiutava di certo. Si aggrappò alla ringhiera con tutte le forze e si issò fino al piano superiore. Il fatto che il suo cuore non fosse poi così in forma era un'altra variabile di cui tenere in conto. Stette un attimo a riprendere fiato, mentre dalla tasca tirava fuori il suo barattolo con le pillole. Ne ingoiò una, dopodiché fece respiri lunghi e profondi. Pochi attimi prima aveva sentito una fitta al petto che l'aveva spaventato, e per non rischiare aveva deciso di prendere un'altra capsula.
Si avviò verso la sua camera da letto, vi entrò e si sedette sul materasso. Guardò stancamente il violino appoggiato sul comodino, ma non allungò il braccio per afferrarlo. Si sentiva decisamente troppo stanco, così si lasciò cadere all'indietro. Finì lungo disteso, e cominciò a guardare il soffitto. Si mise a pensare. A pensare a molte cose, e perse presto il filo conduttore.
Finalmente si decise. Si rimise dritto e prese violino ed archetto. Posizionò il violino sotto il mento e prese in mano l'asticella. "Merda" pensò "Ho lasciato giù gli spartiti, e non ho intenzione di fare di nuovo le scale. Fanculo, lo faccio a memoria".
E gli riuscì egregiamente. Era come se avesse ogni singola nota stampata nel cervello, tanto eseguiva perfettamente la traccia. Del resto era l'unica che sapeva a menadito. E senza accorgersene si mise pure a cantare ad un volume molto basso.
- Portobello Road... Portobello Road... Street where the riches of ages are stowed...
Si ricordava molto bene di quella canzone. Suo padre glie la cantava sempre per farlo addormentare quando ancora era molto piccola. Ma non si limitava a questo. Qualche volta prima, oppure dopo aver terminato di intonare i versi, gli descriveva questa fantomatica strada. Gli raccontava di quando lui era piccolo, e suo padre lo portava al grande mercato di Portobello Road, quando ancora vivevano nelle città. Gli descriveva i sentimenti che aveva provato, la curiosità e la meraviglia che aveva quando esaminava le merci, l'estasi a vedere le interminabili contrattazioni tra venditori e compratori, la felicità sul volto delle persone. Tutti sentimenti che riusciva a trasmettere al suo piccolo pargolo.
Col passare del tempo il piccolo pargolo era diventato un uomo e quei sentimenti erano svaniti. L'unica cosa che era rimasta quella canzone. L'unica cosa che ancora conservava di suo padre. Non aveva né foto, né ritratti dei suoi genitori, né di suo zio. Anzi, di quest'ultimo e sua madre non aveva proprio nulla, se non i ricordi. Invece di suo padre conservava anche quella canzone. Spesso Neville si metteva a cantarla sommessamente, e tra sé e sé si chiedeva se un giorno ci sarebbe mai andato, in questa fantomatica Portobello Road. Si chiedeva persino se non c'era già passato senza saperlo quando ancora perlustrava le rovine delle metropoli alla ricerca di cibo ed oggetti utili per sopravvivere. Una volta aveva pensato persino che suo padre si potesse essere inventato tutto, magari solo per compiacerlo e poterlo intrattenere. Aveva subito rifiutato categoricamente questa ipotesi. Suo padre non l'avrebbe mai fatto. Non a lui.
- You'll find what you want in the Portobello Road...
Senza accorgersene aveva terminato di cantare. In fondo il testo non era poi così lungo, per cui era normale che avesse già finito. Terminò di suonare pochi secondi dopo, prolungando ancora un poco la melodia per farla andare a tempo e non stonare con il sottofondo cantato appena terminato.
Finita anche quella operazione posò il tutto sul letto accanto a sé. In seguito guardò fuori dalla finestra. La pioggia che fino a poco prima aveva bagnato l'esterno della casa era finalmente cessata.
"Forza, devo andare a controllare che il temporale non abbia fatto danni.".
Si alzò, anche se di malavoglia, cercando di convincersi che quello che stava per fare sarebbe stato utile al suo obbiettivo finale. Si imbacuccò per bene nei suoi vestiti pesanti ed uscì. Camminò in direzione sud, ovvero verso il lago.
Continuò dritto per circa una decina di minuti, per poi curvare bruscamente a sinistra una volta terminato di scendere il rialzamento sul quale si trovava. Continuò nuovamente in quella direzione, fino ad arrivare ad una forra semi-nascosta dall'ombra della montagna. Si spostò con cautela sino al bordo della buca, sporgendosi leggermente per guardare di sotto. Nonostante la poca luce riuscì ugualmente a scorgere lo spettacolo sottostante.
"Anche da qui i danni sono chiari". Si alzò e si voltò verso il sole "E sta anche tramontando, merda. Meglio di così non può andare. Meglio che mi sbrigo.".
Più frustrato che arrabbiato, Neville prese a scendere faticosamente verso il fondo della profonda fossa.

 

***

 

Finalmente, dopo circa quattro attacchi Facciata, il vetro della finestra si incrinò. Ed era strano che ce si fosse solo crepato il vetro, vista la potenza degli attacchi. Ma Finley non stette certo ad osservare il risultato del suo lavoro, visto che quegli attacchi in successione, mentre volava per di più, l'avevano debilitato molto. E a quel punto smise di sbattere le ali per la stanchezza.
Lloyd seppe immediatamente cosa fare. Si portò nella sua traiettoria e gli attutì la caduta, un po' come aveva fatto alcuni giorni prima quando il pokemon Aquilotto aveva sbirciato dalla finestra per lui.
Una volta preso lo posò quanto più delicatamente poté a terra, dopodiché si rivolse a Nellie ed Irving.
- Allora, avete capito cosa dovete fare?
- Certo, "capo". - rispose il Sableye con un filo di astio.
- Certamente - disse la Torchic in modo più garbato.
Il Deino si girò di nuovo verso Finley.
- Grazie, adesso ci pensiamo noi.
Il volatile stava riprendendo fiato per lo sforzo appena fatto. Doveva sicuramente essere molto spossato, ma trovò ugualmente le energie per rispondere all'amico.
- Sicuro che non vuoi... che dia una mano?
- Nah, hai già fatto abbastanza - rispose Lloyd, dandogli un buffetto amichevole sulla spalla. "Molto più di quanto avrei mai osato sperare".
- Pronti? - chiese agli altri.
- Pronti. - risposero loro all'unisono.
Tutti e tre si concentrarono, e Lloyd ripercorse velocemente le loro azioni precedenti. Subito dopo aver intuito che c'era una falla nella sicurezza, erano riusciti a trovare il modo di sfruttarla a loro vantaggio. Avevano innanzitutto mandato Finley in volo prima a verificare se il cosiddetto buco c'era davvero, per poi dirgli di allargarlo con l'attacco Facciata, ovvero la sua mossa più potente. Se ne volevano andare di lì in fretta, e non gli importava di agire silenziosamente. Una volta che il loro compagno avesse terminato il lavoro, loro sarebbero passati all'azione, sfoderando i loro attacchi più potenti e concentrandoli verso quel punto debole. Ovviamente avevano anche provveduto a mettere al sicuro Gregory (che ancora dormiva) dall'eventuale pioggia di calcinacci.
Il Deino alzò lo sguardo verso la piccola finestra, ed osservò attentamente l'incrinatura. Quel vetro doveva essere molto più resistente di quanto potesse sembrare, forse era stato ancorato ben bene ai muri quando era stato costruito. Lloyd assunse un'espressione risoluta. Avrebbe distrutto quel vetro a tutti i costi, e magari anche il muro intorno. Ormai a separarlo dalla libertà c'erano solo pochi centimetri di mattoni, e non sarebbero stati certo quelli a fermarlo.
- Al mio tre. - decretò.
Un attimo di silenzio.
- Uno...
Sbirciò di sottecchi gli altri. Nellie si era piegata leggermente, come per darsi uno slancio.
- Due...
Irving dondolava leggermente le mani, e i suoi diamanti luccicavano.
- TRE!!!
Lloyd aprì immediatamente la bocca, e in pochi secondi si formò una sfera viola che venne lanciata a tutta velocità verso l'alto. Nellie aprì anch'essa il becco, dal quale scaturì una potente fiammata, che in un turbine esplosivo si diresse verso la finestra. Irving invece allargò il palmo della mano destra, nella quale andò a formarsi dapprima un piccolo nucleo poi sempre più grande, e prese a girare velocemente su sé stesso per poi lanciare la sfera alla stessa maniera di Lloyd.
Tutti restarono col fiato sospeso per un attimo. Gli attacchi Dragopulsar, Lanciafiamme e Palla Ombra colpirono contemporaneamente il vetro già messo male, frantumandolo del tutto. Oltre alla finestra anche molto del muro circostante esplose, creando una violenta pioggia di calce, polvere, cocci e chi più ne ha più ne metta.
- Giù! - urlò Lloyd, buttandosi a terra e coprendosi la testa con le zampe. Non vide cosa fecero gli altri, poiché chiuse gli occhi quasi istantaneamente per evitare che della polvere gli entrasse nelle orbite e di conseguenza finisse accecato.
Il fragore dell'esplosione riecheggiò per le terre circostanti per almeno mezzo minuto, e gli echi delle valli contigue contribuirono ad amplificare ancora di più il suono. Lloyd sentì ogni singolo rumore di schianto, e percepì ogni singola vibrazione creata dai calcinacci che impattavano col suolo.
Come era iniziato, d'un tratto il bombardamento cessò. Lloyd però aspettò alcuni secondi prima di riaprire gli occhi per essere sicuro che fosse davvero finita. Finalmente, quando il silenzio tornò a regnare, sollevò le palpebre.
Un fresco venticello gli accarezzò i ciuffi di pelliccia, causandogli un piacevole solletico. La temperatura si era raffreddata rispetto a prima, e il suo respiro si condensava in piccole nuvolette di vapore acqueo.
- Non... non posso crederci...
Anche gli altri stavano provando a rialzarsi.
- Guardate... - fece Lloyd, indicando un punto davanti a sé. Dove prima c'era la finestra, adesso c'era un grosso buco, largo un paio di metri e lungo un po' meno di tre.
- L-l'esterno... s-iamo... liberi...

 

***

 

KABOOM!!!
Il forte rumore fece sobbalzare per la paura il povero Neville, chino ad armeggiare con i suoi attrezzi da lavoro. Alzò immediatamente la testa. Dal fondo della forra non poteva vedere cosa era successo, ma aveva capito la direzione dalla quale proveniva il suono. Ed aveva anche un brutto presentimento.
"Merda! Cosa cazzo è successo!?!".
Lasciando perdere tutto, si mise a scalare le pareti del burrone come se non ci fosse un domani.

 

***

 

Tempo tre minuti ed erano già tutti fuori. Tutti tranne Lloyd e Gregory.
Della parete dove una volta c'era la finestra adesso rimaneva poco più di un metro di muro a separarli dalla libertà. Sfortunatamente erano tutti molto bassi, per cui avevano deciso che il più alto tra loro avrebbe fatto da scaletta per favorire la salita degli altri. Ed il più alto era risultato essere Lloyd.
Anche se di malavoglia il pokemon Impeto si era posizionato al di sotto del moncone di muro, permettendo agli altri di scavalcarlo e di uscire. Adesso che tutti gli altri erano passati mancava solo lui.
Stava quasi andare, quando si ricordò di Gregory. Si voltò a guardarlo, e con stupore constatò che nonostante tutta la confusione che avevano creato il Dewott ancora non aveva ripreso conoscenza. Fece per avanzare verso di lui, quando il richiamo di Irving lo bloccò.
- Lloyd, muoviti! Andiamocene!
- Ma c'è ancora Gregory... - fece il Deino girandosi.
- Chi se ne frega di lui! Forza, vieni!
- Ma...
Lloyd si volto ancora verso Gregory. Nonostante non risultasse molto simpatico (né a lui né a nessun altro) non lo voleva abbandonare. E di certo non alle grinfie di quell'umano. Ignorando i richiami del Sableye il Deino si avviò verso il compagno addormentato.
- Pezzo d'imbecille, cosa stai facendo?!? Vieni via!
Lloyd lo ignorò, ma un altra voce lo fece nuovamente bloccare.
- Ha ragione, Lloyd! Quello che intende è che ci rallenterebbe e basta! Non ce lo possiamo portare dietro!
"No Fin... anche tu no...". Da tutti si aspettava una cosa del genere meno che da lui.
- Forza Lloyd! Andiamocene!
Il Deino digrignò i denti, frustrato, per poi voltarsi. "Tornerò a prenderti" promise mentalmente a Gregory, anche se più a sé stesso che a lui "Tornerò".



Note dell'autore
E questo non è nulla, aspettate di vedere cosa verrà dopo.
Piccolo annuncio, siamo a circa un terzo della storia. Quindi direi che almeno una ventina di capitoli ci scappano. Purtroppo al mio ritmo attuale dovrei terminare di scrivere... hm, sì, diciamo pure fra un anno, visto che faccio più o meno due capitoli al mese. Per questo ho intenzione di aumentare un po' il ritmo e di portare i capitoli mensili da due a tre. Dubito di farcela ma tentare non costa nulla.
Ah, un'altra cosa, qualcuno di voi mi può gentilmente dire quanto tempo è passato esattamente da quando sono stati rapiti, che da bravo autore quale sono me ne sono dimenticato?
  
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