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Autore: Gondolin    06/10/2008    3 recensioni
Se ancora vivo nel vostro ricordo lo devo ad Omero, ma leggendo il suo poema spesso dimenticate che anch’io sono stato (purtroppo?) un uomo. Ho amato, vissuto, ho sofferto e pianto, e soprattutto ho lottato.
{Achille/Patroclo}
Genere: Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IO, ACHILLE


Dopo quel bacio in fondo non cambiò molto per Patroclo e me. Da tempo ormai eravamo molto uniti: “un'anima in due corpi”, come ripeteva sempre mia madre. Trascorrevamo insieme la maggior parte del nostro tempo: ci allenavamo nell'uso delle armi coi nostri coetanei, giocavamo e ci sfidavamo, e seguivamo insieme le lezioni di Fenice, il mio maestro. Per una falsa accusa era stato scacciato dalla sua terra e suo padre l'aveva maledetto, condannandolo a non poter avere figli. E così era stato; anche per questo mi si era affezionato moltissimo. Era come un padre per me, forse anche più di quanto non lo fosse Peleo. Con ciò non sto dicendo che egli non fosse un buon genitore: nel nostro tempo il rapporto coi padri era totalmente diverso da ciò che è nel vostro, e Peleo era il re dell'isola ed il signore del palazzo, non aveva certo tempo di essere affettuoso, né sarebbe stato decoroso esserlo. Sin da quando ero bambino Fenice mi prendeva sulle ginocchia e mi narrava le storie della sua infanzia e le imprese degli eroi. Io potevo trascorrere ore ad ascoltarlo estasiato. Quando fui più grande mi insegnò a leggere e a scrivere e molte altre cose. Giurò che non mi avrebbe mai abbandonato, ed infatti mi seguì sino a Troia.

Ho detto che non cambiò molto, ma un differenza molto visibile in realtà c'era: Patroclo sorrideva più spesso.



IO, PATROCLO


Dopo quella bellissima alba trascorsa insieme vedevo Achille più tranquillo e nello stesso tempo un tantino scontento. Capivo bene il perché: era felice, ma nello stesso tempo gli sarebbe piaciuto essere superiore agli affetti dei comuni mortali. Avrebbe voluto essere invincibile, invece quando gli sorridevo vedevo bene che non avrebbe potuto rifiutarmi nulla. Ero il suo nemico preferito.

Una sera eravamo sdraiati su due letti del salone dei banchetti deserto a parlare -Hai sentito parlare di una certa Elena?- mi domandò

-Ma chi? La figlia di Zeus e Leda?-

-Proprio lei. Si dice che sia la donna più bella del mondo-

-L'ho sentito dire. Sarei molto curioso di vederla-

-Magari mi somiglia- scherzò Achille -In fondo siamo lontanamente parenti (il nonno di Achille è anch'egli figlio di Zeus. NdA)-

-Seee- lo presi in giro allungando la mano per dargli un buffetto su una guancia -se ti somigliasse sarebbe messa molto male, poverina- il mio amico mi rispose con una pernacchia ed una ripicca:-Allora non ti racconto cosa è successo...-

-Avanti, dimmi, per favore-

-Va bene, ma solo per questa volta. Non puoi permetterti di insultarmi, sai? Dovresti temermi: ormai nella lotta non mi batti più-

-Va bene, o grande guerriero, io ti temo e ti venero- Achille sbuffò e proseguì: -Si è sposata. Pare che l'abbiano chiesta in sposa tutti i re, ma alla fine il suo patrigno Tindareo l'ha concessa a Menelao-

-Era ovvio- risposi -È il più ricco e potente!-

-Sì ma Tindareo temeva di scontentare gli altri ed attirarsi inimicizie o di vedersi scatenare una guerra dentro la sua casa, dove erano ospiti tutti i pretendenti-

-Ma dai, Achille, una guerra per una donna, che esagerato. Chi vuoi che abbia un'idea simile?-

-Se ne vale la pena...- insistette lui -Comunque Odisseo, il re di Itaca ha proposto a Tindareo di suggerirgli una soluzione, ma solo a patto che questi, che è molto potente, lo aiutasse a sposare una certa Penelope, figlia di Icario-

-E cosa ha suggerito?-

-Semplicemente di far giurare solennemente a tutti di proteggere il futuro sposo di Elena-

-Ah!- esclamai -Così Menelao oltre ad una moglie ha guadagnato parecchi alleati-



IO, ELENA


Mia è la colpa della guerra di Troia, dicono.

Certo. E' sempre colpa di una donna. Il fatto che quei pazzi pieni di testosterone abbiano una gran voglia di scannarsi a vicenda è colpa di una donna. Io. Colpa mia, e della mia stramaledetta bellezza. Io, sorella di Castore e Polluce, figlia di Zeus. Io, Elena, la cagna che ha abbandonato il marito e la figlioletta per seguire un principe troiano. Per seguire l'amore. Oh, sì l'amore è proprio una sciocchezza, soprattutto per una che a quindici anni aveva dovuto sposare un uomo molto più vecchio di lei, e a diciassette aveva messo al mondo la sua prima figlia. Perché questa era stata la mia vita, e sarebbe rimasta tale. Non mi sarebbe mai venuto in mente di obbiettare. Ero felice del fatto che mio marito mi trattasse con un certo rispetto, di poter vivere in un ricco palazzo e di aver avuto una figlia splendida e sana. Non mi mancava nulla. Eppure ho seguito Paride, perché dal momento in cui l'ho incontrato ho capito che la vita poteva non essere solo un susseguirsi di giornate non spiacevoli, ma qualcosa di meraviglioso per cui ringraziare gli dei ogni mattina. L'ho seguito tra gioia e rimpianti, e lasciando molte lacrime sul mio cammino. A Troia ero solo una straniera, disprezzata da molti per il male che secondo loro avevo arrecato. Come se avessi stregato Paride e lui non condividesse la mia colpa, il vigliacco! Sì, lo dico ad alta voce che mio marito era un codardo. L'amore non mi aveva resa cieca, e forse sarebbe stato meglio davvero essere una stolta per non capire che il mio nome ed il mio onore erano usati come scusa per una carneficina.



IO, PATROCLO


Allora non sapevamo ancora che proprio a causa di quell'Elena della quale in fondo poco ci importava avremmo combattuto per dieci anni. Parlammo invece di matrimoni e di donne. Achille era curioso di sapere qualcosa sui piaceri della carne, ma esitava a porre domande, poiché non voleva sembrare un bambino. Io avevo già avuto amanti; inizialmente più perché era costume farlo, poi perché avevo imparato ad apprezzare -Presto anche tu avrai il tuo bel daffare, Achille. Sei bello, e soprattutto sei un principe. Dozzine di donne cadranno ai tuoi piedi. Stai solo attento che qualcuna non voglia sposarti!- ridacchiai

-Di certo piacerebbe ad ognuna. Invece mi domando chi mai potrebbe voler sposare te, e poi sopportarti per tutta la vita- mi prese in giro affettuosamente, venendo a sdraiarsi accanto a me -Mi pare- lo apostrofai -che tu mi sopporti più che volentieri-

-Eh,- sospirò lui -mi richiede un grande sforzo- gli scompigliai la chioma bionda e ribelle -Sono felice che tu compia questo sforzo, Achille- ci baciammo, interrompendoci solo per prenderci in giro e ricordarci quanto bene ci volevamo. Ero felice di sentire le sue labbra sulle mie ed il suo corpo solido e caldo stretto al mio.



IO, DEIDAMIA


Cosa volete sapere da me, ombra di una semplice fanciulla? Ah, mi chiedete del nobile Achille... Se volete sentire di gesta eroiche non sono affatto la persona a cui chiedere, ma se desiderate invece conoscere del tempo prima della gloria, dell'età spensierata di Achille, allora c'è qualcosa che posso narrarvi. Ma badate, io per lui non fui che una cortigiana, mai ebbi il privilegio del suo amore o delle sue confidenze.

Peleo faceva partecipare ai banchetti suo figlio sin da quando aveva tredici anni. Voleva che imparasse presto i piaceri ed i doveri di un nobile, che in quelle occasioni si intrecciavano strettamente. Il buon cibo ed il vino erano molto apprezzati, e, davanti ai succulenti piatti di selvaggina, si discuteva di politica e si tessevano alleanze. Queste ultime erano fondamentali, e persino una donna come me poteva saperlo. Alcuni regni erano più potenti degli altri, ma non esisteva all'epoca una potenza sufficientemente forte nell'area compresa tra lo Ionio ed il mar Nero da potersi dire totalmente indipendente dai suoi alleati. Naturalmente parte integrante dei banchetti erano danzatrici e suonatori per intrattenere gli ospiti fino al mattino. A sedici anni, io ero tra le donne più belle e desiderate dell'isola e prendevo parte ad ogni festa. Potevo conversare in maniera raffinata ed ero esperta nella arti dell'amore, sapevo suonare il flauto e danzare con una grazia che in molti, esagerando, paragonavano a quella della Musa Tersicore. Quando Achille aveva quattordici anni, Peleo decise che era tempo per il ragazzo di conoscere i piaceri dell'amore. Desiderava per suo figlio la migliore, ed io fui la prescelta.


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Scusate la brevità del capitolo, ma la scuola mi dà abbastanza da fare, e sto scrivendo anche un sacco di altre cose. Comunque dei ed eroi sono sempre nei miei pensieri e non abbandono la fic.

Grazie ad Artemis00, Caillean e Pluma per avere questa storia nei preferiti

Regina di Picche Sono molto molto felice che lo scorso capitolo ti sia piaciuto:-) e tranquilla, meglio tardi che mai! Anche io sono stata lentissima ad aggiornare... ed anch'io ho avuto dei problemi con internet (maledetta fastweb!).
Ma no, dai, non sei ignorante, è facilissimo pensare che Patroclo sia più giovane dato che Achille è il più forte, e questa è anche la versione che dà il film Troy, che però non si attiene molto all'epica classica. Non si sa precisamente di quanti anni più grande fosse, comunque ti cito per esempio l'Iliade (libro XI, vv. da 786 a 789), Menezio parla a Patroclo: “Figlio mio, Achille ti è superiore per stirpe, ma tu sei più anziano. Lui è molto più forte; tu devi dirgli sagge parole, consigliarlo, guidarlo, e lui ti darà retta per il suo bene”
P.S. Ho controllato meglio sul mio meraviglioso librone e, in effetti, dato che la discendenza di Patroclo è incerta ed i nobili erano tutti imparentati tra loro, c'è una versione che lo dà come cugino di Achille, ma non è quella che compare nell'Iliade.

Pluma Sono strafelice di essere riuscita a migliorare questa fic e a “creare” un mio Achile!
Secondo me Ulisse non è né un pessimo marito né un pessimo padre, tutt'al più è un gran bastardo coi nemici e a volte persino con gli amici, però insomma si sa che nella mitologia greca di santi non ce n'erano.
Ho apprezzato molto la recensione lunga e articolata, davvero, è così che dovrebbero essere. E grazie per i complimenti!

  
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