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Autore: marcella92    28/09/2014    1 recensioni
E se Lori tornasse a Honolulu? E se i Five-0 avessero messo su famiglia e, oltre ai casi, dovessero districarsi anche con i problemi di casa? Cosa succederebbe se Steve si innamorasse davvero?
Genere: Azione, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 “Steve, che ci fai già qui? Sono le sei e mezza!” disse Lori entrando in ufficio.

“Potrei farti la stessa domanda.” Lori sorrise e si accostò al capo.

“Allora, sappiamo chi è la ragazza?” chiese Lori.

“Niente da fare. Molto probabilmente è arrivata qui da clandestina.”

“Già. Beh, almeno sappiamo da dove partire, no? Dove si trova Petrov?”

“In un motel che dista un quarto d'ora a piedi dal parco...ottimo per scappare dopo l'omicidio.”

“Perfetto direi. Senti, vuoi che venga con te?”chiese Lori.

“No, aspetto Danny, grazie. Poi tu devi lavorare con Kono per ricostruire l'immagine.”

“Hai ragione, anche se ho la sensazione di aver già visto qualcosa di simile.”

“Bene, magari ti torna in mente. Che ne dici di un caffè?” chiese Steve, dirigendosi verso il piccolo cucinino.

“Magari, grazie.”

Quando entrarono i colleghi, li trovarono a chiacchierare davanti alla caraffa vuota, ridendo, come se non ci fosse stato un caso da risolvere la mattina dell' ante Vigilia.

“Continuate pure, penseremo noi a risolvere il caso!” disse Danny, entrando.

“Davvero? Perfetto, così posso andare a fare shopping!” rispose Lori, sorridendo.

“Bene, ora che ci siamo tutti, Danny, che ne dici se andiamo a svegliare Petrov? Chin, vieni anche tu?”

“Perchè no? Una bella incursione di prima mattina fa sempre bene!”

“Perfetto. Ragazze, buon lavoro. Spero di trovare una risposta per quando torniamo.”

“Dipende da quando tornate!” rispose Kono.

In pochi minuti i tre uomini erano davanti al motel; allontanati clienti e camerieri, Danny e Steve si avvicinarono alla camera di Petrov, mentre Chin si posizionava dall'altra parte. Dopo aver contato fino a tre, Steve sfondò la porta con un potente calcio, ma all'interno non c'era niente, se non il letto disfatto. Danny, dalla soglia, battè le mani.

“Complimenti, Steve, davvero. Perchè non fai come le persone civili, che so, chiedi le chiavi al portiere, sbirci dalle finestre e poi entri? Se vuoi ho ancora il numero di quello psichiatra.”

“Non è qui.”

“Questo lo vedo anche io, Capitan Ovvio.” rispose Danny.

“Non dicevo a te, dicevo a Chin. Come?” disse Steve, rivolto all'auricolare “No, vieni pure, guardiamo un po' in giro e poi ci rimettiamo a cercare.”

I tre frugarono la camera da cima a fondo, ma non trovarono niente di strano; all'uscita, Chin notò qualcosa.

“Ehi, Steve, guarda.” disse, porgendo un volantino al capo.

“Questa palestra è poco distante da qui, ed è gestita da un russo. Forse abbiamo fatto centro, bravo Chin. Forza, andiamo.”

Arrivati in palestra, vennero bloccati da un energumeno alla porta.

“Senti, dobbiamo parlare con Ivan Petrov, è qui?” chiese Steve, senza ottenere risposta “Allora con il tuo capo, che ne dici? Niente? Bene, credo proprio che entrerò da solo.” disse l'uomo, cercando di aggirare l'energumeno, che tentò di colpirlo.

“No, no, no, fermo, fermo, altrimenti questi bei braccialetti non te li leva nessuno. Forza, spostati.” disse Danny, facendo tintinnare le manette.

Entrando nella sala, vennero accolti da sguardi glaciali: la maggior parte degli uomini presenti si allenava ai pesi e ai sacchi, mentre due combattevano, sotto lo sguardo vigile di un uomo di mezza età; gli agenti, entrando, notarono che tutti gli atleti erano ricoperti di tatuaggi, che sembravano molto simili tra loro. Chin e Danny si guardavano intorno, cercando di individuare Petrov, mentre Steve si diresse direttamente dall'uomo che assisteva al combattimento.

“Non credo di avervi invitati ad entrare, signori.” disse l'uomo, con forte accento russo, senza distogliere lo sguardo dai combattenti.

“Non mi serve l'invito per entrare in una palestra.” rispose Steve, secco.

“Dipende dai casi. Comunque, con chi ho il piacere di parlare?”

“Sono il comandante McGarrett, dei Five-0. Sto investigando su un caso di omicidio, e sto cercando Ivan Petrov.

“E lo cerca qui solo perchè il suo nome è russo?”

“No, lo cerco qui perchè ho trovato un volantino di questa palestra nella sua stanza. Dov'è?”

“Anche questo non mi sembra un buon motivo, comunque non conosco nessuno con quel nome.”

“Magari vedendo la foto se lo ricorda meglio, che ne dice?” disse Steve, mostrando la foto sul cellulare.

“No, non mi dice nulla.” Steve mostrò la ragazza. “Bellissima giovane, ma non rientra nelle mie conoscenze. Comandante, credo che abbia fatto, come si suol dire, un buco nell'acqua, venendo qui stamattina, perciò la pregherei di andarsene dalla mia palestra.”

“Non lo conosce? Allora come mai il signorino stava cercando di scappare sotto il nostro naso?” disse Danny, trascinando Petrov ammanettato.

“Non avevate il diritto di frugare nella mia palestra!” si infiammò l'uomo.

“Noi abbiamo solo controllato se era tutto in ordine, anzi, pensavamo quasi di iscriverci a qualche corso, vero Chin?”

“Certo, e mentre controllavamo i costi, Petrov è sbucato all'improvviso, così lo abbiamo fermato per chiedergli un parere.”

“Ottimo. Ora verrà a farsi un giretto dai Five-0. È stato davvero un piacere, signor...”

“Mitov. E per me non lo è stato affatto.”

I tre arrivarono in centrale e subito Steve, accompagnato da Danny, portò Petrov nella sala interrogatori, mentre Chin andava dalle ragazze, per vedete se avevano novità.

“Allora, Ivan. Perchè non confessi subito, così ce ne andiamo e festeggiamo il Natale in pace?” chiese Danny, non ottenendo risposta “Allora, sei sordo? Perchè hai ucciso quel marine?”

“Io non ho ucciso nessuno.” rispose, con forte accento russo.

“Certo, certo. Allora perchè c'era una tua impronta sul morto? Avete provato la stessa giacca ai grandi magazzini?" chiese Danny, alzando la voce. In quel momento Steve notò dei segni sul collo dell'uomo.

“Petrov, deve aver fatto male quella scottatura, eh? Soprattutto in un punto così sensibile. Sai che ti dico?” Continuò il comandante, avvicinandosi “ Che secondo me quella è stata fatta apposta per coprire qualcosa, fammi controllare.” E così dicendo scostò i capelli, notando che sotto la pelle cicatrizzata si vedevano ancora dei segni, che suggerivano un disegno.

“Ehi, Danny, tienigli i capelli, faccio una foto e la mando a Kono, vediamo se riesce a ricavare qualcosa.”

“Petrov, forza, dicci solo chi è la tua complice! Abbiamo la sua foto e il suo DNA, è solo questione di tempo!” continuò Danny.

“Non sono stato io!”

“Allora è stata lei!” disse L'uomo, mostrando la foto a Petrov, che, sorpreso, si scosse sulla sedia. “La conosci?”

“Quella è mia sorella Natasha! Dove si trova?”

“Tua sorella?”

“Sono venuto dalla Russia per cercarla, è sparita da sei mesi ormai.”

“Certo. E proprio quando arrivi tu, quel marine muore, e troviamo le tue impronte e il DNA di tua sorella sulla sua giacca. Strana coincidenza, non trovi?” chiese Steve.

“Vi dico che è così! Stamattina dovevo andare in un locale dove mi hanno detto di averla vista, ma siete arrivati prima voi.” rispose l'uomo.

“Che locale?”

“Il Bounty.”

“Che ci facevi nella palestra?”

“Chiedevo informazioni.”

“Sappiamo tutti e due cosa fanno in quella palestra, che ci facevi lì? Allora?” chiese Steva, alzando la voce.

“Va bene, va bene! Mitov, il padrone. Lavoravo per lui in Russia. Poi lui è venuto qui, così ho pensato che sapesse dove era Natasha.”

“Lavoravi per lui? Vuoi dire che era il tuo boss?”

“Sì.”

“Ecco cosa ti hanno cancellato, il tatuaggio! Che simbolo aveva?” chiese Steve.

“Un cervo.”

“Ottimo. Danny, lascialo andare. Ivan, non fare niente di testa tua, troveremo tua sorella, torna in hotel e restaci.” disse Steve, uscendo di corsa.

“Vorresti darmi una spiegazione?” chiese Danny, raggiungendo il comandante davanti all'ascensore.

“Non è stato lui.”

“Perfetto. Perchè?”

“Non aveva anelli. E poi non uccidono se non su richiesta del loro capo.”

“Chi? Chi non uccide?”

“La mafia russa.”

“Non lo hai sentito? Petrov non sta più con il suo boss.”

Ma Steve non lo stava più a sentire, visto che stava chiamando Fong.

“Charlie, senti, ti mando dei capelli da confrontare con le lacrime del caso di ieri, ma mi servono i risultati il prima possibile, ok? Grazie, a presto.”

In quel momento arrivarono in al piano, e si scontrarono con Lori che entrava in ascensore.

“Capo, i tuoi pettorali sono di marmo!” esclamò, sbattendo contro l'uomo “Comunque, abbiamo elaborato tre disegni, stavo venendo a mostrarteli.”

“Ottimo, collegati allo schermo.” la donna appoggiò il tablet al surface, e mostrò i tre disegni, che somigliavano a dei disegni tribali.

“Avete provato a disegnare delle corna?”

“Corna?” chiese dubbiosa Kono.

“Sì. Credo che l'anello rappresenti un cervo. Puoi elaborare qualcosa?”

“Posso fare di meglio, cerco su internet se c'è qualcosa del genere.” disse Kono, mentre tutti aspettavano trepidanti “Ecco qui. Ehi, avevi ragione, guarda!”

“Riesci a risalire a chi li ha creati?”

“Ci posso provare.”

“Perfetto. Dobbiamo tornare al Bounty, Danny. Ah, Charlie dovrebbe avere dei risultati a breve, fatemi sapere l'esito il prima possibile.”

 

“Ve l'ho detto, qui non lavora nessuna Natasha.” disse il padrone del locale.

“Magari ha un' altro nome, guardi la foto.” l'uomo si fermò a osservare con attenzione.

“No, mi spiace. Se lavorasse qui farei soldi a palate, è davvero molto bella. Ora scusate, ho i provini per i nuovi ballerini e ballerine, anche se nessuno potrà sostituire Adam, era davvero bravo. Arrivederci, e passate quando volete, offro tutto io, ovviamente.”

“Se penso che lì dentro potrebbero esserci ragazzine come Grace...” disse Danny, uscendo.

“Quelle sono le figlie di qualcuno, quindi molti genitori staranno pensando la stessa cosa.” Rispose Steve, salendo in macchina “Comunque qui ci dobbiamo tornare, quel tizio non mi ha convinto, troppo servizievole.”

“Magari gli piace aiutare le forze dell'ordine.”

“No, ci voleva fuori dei piedi al più presto. Dobbiamo mandare qui qualcuno, magari Kono sotto copertura, che ne dici?”

“Non lo so, ricordi che è già stata qui per controllare dove lavorava Adams?”

“Hai ragione...speriamo che non la riconoscano allora.”

In quel momento squillò il telefono di Danny.

“Chin, dimmi. Ah, ok, quindi sono davvero fratelli. Senti, manda subito Kono al Bounty, dille di portare un bikini, il più striminzito possibile. No, non sto scherzando. Sì, immediatamente!”

Dopo dieci minuti Kono era lì, con una borsa in mano.

“Capo, che c'è?”

“Kono, dovresti entrare, fare il provino per diventare la nuova ballerina e controllare questo posto dall'interno.”

La donna lo guardò, indecisa se credergli o meno “Stai scherzando, vero?”

“Assolutamente no. I provini cominciano tra poco, abbiamo bisogno di sapere cosa succede dietro le quinte. Magari mettiti una maschera per il provino, così il padrone non ti riconosce.”

“Non mi ha visto, io ero nel locale dopo, Chin si era fermato qui da solo. Ma se non mi prende?”

“Tu cerca di farti assumere, poi penseremo al resto. A più tardi.” Steve partì sgommando, lasciando Kono, dubbiosa, davanti al locale di spogliarello: la donna alzò lo sguardo sull'insegna, trasse un profondo respiro ed entrò nel locale.

 

“Ragazzi, avete davanti Melody Rose, il nuovo acquisto del Bounty.” disse Kono allegra, piroettando davanti ai colleghi.

“Bravissima Kono, stasera saremo dentro. Ma come hai fatto?” chiese Steve.

“Perchè, avevi qualche dubbio che non mi prendesse?” chiese la donna, fingendo di essersi offesa.

“Assolutamente no, avevo piena fiducia in te.”

“Io invece non ne avevo. Ho recitato la scena della povera ragazza orfana, sola e costretta a fare lavori del genere per mantenersi a scuola, aggiungendo un po' di occhi dolci e qualche sorriso...ed eccomi qua: nuova attrazione per il Bounty. Solo una cosa: promettete che non direte mai niente ad Adam, ok?”

“Certo, giuriamo. Senti, ma i vestiti?” chiese Lori, mentre i tre uomini ridacchiavano.

“Me li fornisce il locale. Sarò una dolce pastorella, a quanto pare.” disse Kono, leggermente disgustata.

“Bene, allora stasera io, Chin e Danny verremo al locale e controlleremo un po' cosa succede in sala, e tu controllerai il dietro le quinte; Lori, tu sarai di appoggio sul furgone, che ne dici.”

“Dico che non potevo desiderare di meglio, almeno potrò venire in tuta.” rispose lei ridendo, strizzando l'occhio a Kono.

“Allora a stasera.”




Eccomi! Nuovo capitolo, si continua! Commento velocissimo perchè ho poco tempo: come sempre grazie a tutti, spero vi piaccia...come se la caverà Kono da spogliarellista? Lo vedrete nel prossimo capitolo! 

  
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