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Autore: Juu_Nana    28/09/2014    4 recensioni
«Non sei più Jongin ora. Sei Kai.»
Butta nel naso aria preziosa e bollente, convertila dentro di te e poi urlala fuori. Fino a raschiarti la gola. Canta, e gestisci assieme il fiato del ballo. Il sudore cola sul mento e si perde sotto le tue scarpe. Incrocia i piedi veloce, piega le braccia, incrocia anche quelle, ora cambia passo. Cambia ritmo. Cambia respiro.
Senti l’ossigeno fluire nel sangue, rimbombare attraverso i muscoli tesi. Diventi tu stesso quel vento, soffi impetuoso nelle vene attraverso i tuoi tessuti, i tuoi organi. Abbi coscienza del tuo corpo come non puoi fare lontano dal palco.
Sentiti vivo.
Respira.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kai, Kai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Just Keep Breathing

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Respira.

Solleva un braccio, ora l’altro. Stendi le dita, senti l’aria elettrica sui polpastrelli mentre la fendi con le mani. Poi piega la schiena, scatta di lato e muoviti a ritmo sulle ginocchia.
«Geurae Wolf, naega Wolf, Awoo~
Ah, saranghaeyo!»
Respira. La musica ti pulsa attorno, senti i bassi rimbalzare tra lo sterno e lo stomaco mentre la base scandisce il ritmo negli auricolari. Attorno a te si muovono altre braccia, altre gambe. Dei tuoi colleghi, compagni, fratelli, che ballano intorno e insieme a te, che ti osservano, basano i loro movimenti sui tuoi. Sei tu che guidi la danza. Sei tu il direttore d’orchestra.
Ora salta, gira; poi scivola indietro. Aggressivo, elegante. Con gli occhi fissi davanti a te nel nero della macchina da presa. «Guardatemi» sembrano dire. Sono occhi magnetici e attenti, freddi e scuri come una stanza buia. Ma irradiano forza e calore, come blocchi incandescenti di magma. Sono occhi concentrati che sembrano non vedere il set tutt’intorno, sembrano persi a guardare qualcosa di visibile solo a te. O forse non vedono proprio. Eppure ghiacciano e scaldano assieme.
Sia quando garrisci in prima linea sia quando ti ritiri nelle retrovie. Lontano da quell’unico occhio nero, più nero dei tuoi; allora il tuo sguardo non cambia, ma riesci a distendere un pelo di più i nervi.
Respira. Più forte.

Prima di iniziare sei sempre rigido, agitato, anche se hai perso il conto delle volte in cui ti sei esibito, e non sapresti quantificare le ore passate ad esercitarti. Con lo sguardo incollato ai piedi ti ripeti che qualcosa andrà storto per forza, e che incidenti di qualunque tipo possono sempre capitare. Ma quando esplode la prima nota e tu dischiudi le tue labbra per prendere fiato, qualcosa nel tuo cervello si spegne. Riusciresti a contare le particelle di ossigeno che ti si riversano in gola, una ad una, le senti distintamente diffondersi nei polmoni e poi schizzare in alto a vibrare tra le tue corde vocali. E mentre le butti fuori modulando la voce senti la tensione dissolversi – o amplificarsi, mai capito – e il tuo corpo si muove da solo. Ogni giuntura, ogni muscolo... si ricorda cosa deve fare. Inclina il bacino, stendi la gamba. Senti il piede arcuarsi e stirarsi da solo dentro le adidas.
Respira. L’aria si fa pesante. Una goccia di sudore ti si impiglia tra le ciglia. Il respiro si fa più veloce, ma sai mantenere il controllo. Lo tieni a bada come fosse una bestia selvaggia. Saper gestire il fiato è la dote fondamentale di un ballerino. L’aria è la tua più importante alleata e la tua nemica più infida.  Ancora, solleva le mani, guardale, guarda le nocche, le unghie.
Prega. Poi torna davanti.
Non sei più Jongin ora. Sei Kai.

Butta nel naso aria preziosa e bollente, convertila dentro di te e poi urlala fuori. Fino a raschiarti la gola. Canta, e gestisci assieme il fiato del ballo. Il sudore cola sul mento e si perde sotto le tue scarpe. Incrocia i piedi veloce, piega le braccia, incrocia anche quelle, ora cambia passo. Cambia ritmo. Cambia respiro.
Senti l’ossigeno fluire nel sangue, rimbombare attraverso i muscoli tesi. Diventi tu stesso quel vento, soffi impetuoso nelle vene attraverso i tuoi tessuti, i tuoi organi. Abbi coscienza del tuo corpo come non puoi fare lontano dal palco.
Sentiti vivo.
Respira.

Può essere durato cent'anni, un istante, in realtà tre minuti e cinquantun secondi. Abbassi rigidamente i gomiti e ti ricordi che è finita. La tensione torna a livelli stabili, e ti sembra che qualcosa si sciolga a livello della pancia.
Sorridi, stanco, con i ciuffi appiccicati alla fronte.
Puoi smettere di controllare l’aria adesso, la lasci fluire e defluire in ampie boccate, seconde le esigenze del tuo corpo. La senti gonfiare e sgonfiare il tuo petto, infilarsi tra le tue costole e refrigerarti.
Puoi respirare.
Solo respirare.



  
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