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Autore: Damon Salvatore_Cit    28/09/2014    0 recensioni
[Justin Timberlake]
Questa storia tratta di una giovane ragazza che sogna di diventare la ballerina numero uno al mondo, e nel tentativo di esaudire questo suo sogno maturerà e crescerà anche grazie alle avventure e alle dure prove a cui la metterà davanti la vita. Come la perdita di persone care, l'amore vero, l'inganno, il tradimento, le difficoltà familiari e tanto altro.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 50 Cent, Altri, Justin Timberlake
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il viaggio in aereo durò intorno alle quattro ore di volo, ma Justin non le aveva detto che si trattasse di un volo privato, così la ragazza ebbe un rimborso di 300 dollari per il biglietto. 
- Mi spiace per l’inconveniente…
Le diceva mentre prendevano posto su dei sediolini che somigliavano più a delle poltrone lussuose. 
Francis portava con sé il suo trolley e Justin quando vide la ragazza afferrare il bagaglio, le andò incontro per offrirsi di riporglielo lui stesso negli appositi ripostigli sui tettucci appena sopra le loro teste.
- Oh… aspetta, faccio io.
- Ce la faccio… non è pesante…
Disse lei sorridendo, e senza accorgersene si trovò faccia a faccia col ragazzo ed entrambi con le braccia alzate per afferrare il bagaglio. 
Ci fu un fugace scambio di sguardi tra i due, che si soffermarono l’uno sul sorriso dell’altro, creando un leggero imbarazzo.
- Oh, scusa…
Il ragazzo si allontanò non appena si rese conto che la distanza tra loro era minima. Francis continuava a sorridergli guardandolo fisso.
- Credi davvero che sollevare una valigia di quella, mi sia di sforzo? Avanti… da qua!
- Hey… offendi l’uomo galante che è in me!
Gli disse lui guardandola con una finta smorfia imbronciata, e Francis non poté trattenere una risatina.
- Non si offenda signor uomo galante… per così poco…
La ragazza con un semplice slancio, riuscì a riporre il bagaglio facilmente, continuando a guardare l’artista per poi sorridergli compiaciuta.
- Visto? Più a dirlo che a farlo…
Justin l’osservò mentre si andava a sedere e sorrideva senza un vero motivo. 
- Comunque…
Disse lei, mentre lo guardava sedersi proprio davanti a sé:
- Non era necessario il rimborso.
- Sì che lo era… sono 300 dollari…
- Lo so, ma sono stata io stupida nel pensare che viaggiassi come un comune mortale in linee passeggere economiche.
Justin ridacchiò a quelle parole:
- Vorrà dire che al ritorno prenderemo uno di quei voli, così ti dimostrerò che sono un comune mortale, anch’io. 
- E ti è concesso farlo?
- Come sarebbe?
Disse lui sbottando in una risatina simpatica. Francis lo guardò e ricambiò la risatina contagiosa e melodiosa del ragazzo:
-Sì, beh… i tuoi agenti, le forze armate, il pentagono, il re e la regina te lo consentiranno?
Justin si strinse nelle spalle e con disinvoltura disse:
- Sicuramente il Re non accetterà, ma sai che ti dico? Sono sempre stato un ribelle.
- Oh wow! Non si direbbe nel guardarti.
- Che intendi dire?
Continuò su quell’ironia il ragazzo, imbronciando:
- Beh sei il classico bravo ragazzo all’apparenza. Non hai uno di quegli enormi tatuaggi sulle braccia, o qualche piercing al cervello…Hai i capelli rasati, sei sempre ben vestito, a volte anche in smoking… hai una postura corretta e poi quegli occhi…
- Cos’hanno i miei occhi che mi impediscono di essere un ribelle?
- Sono azzurri…
- E allora?
- Allora anche se tu fossi un ribelle, alla gente basterebbe guardarti negli occhi per intenerirsi e classificarti subito come un bravo ragazzo.
- Oh è così che la pensi?
Francis non trattenne un sorriso dopo tutta quella scena, poi ammise:
- E’ la realtà dei fatti. 
Alzò le mani lei come per tirarsene indietro.
- Dovrò fare un piercing al cervello allora…
- Ti servirebbe un cervello.
- Hey!
La ragazza scoppiò a ridere divertita, era da anni che non aveva una conversazione così con un ragazzo che non fosse suo fratello Luigi, o il suo amico Jay.
- Porta rispetto, sai? Sono sempre il tuo capo, posso sempre farti scendere di grado!
Esclamò lui in un finto tono autoritario, ma poi lei gli rispose con un tono pungente:
- Non lo hai già fatto?
Non fu necessario che specificasse a cosa si stesse riferendo per fargli capire che stava parlando della storia della prima ballerina e di Ashley. 
Justin mutò per un attimo espressione, e diventò serio per qualche secondo, voleva evitare di imbucare in un genere di discussione che preferiva ad ogni costo evitare; fece un colpo di tosse per schiarirsi la voce, ma proprio in quel momento si avvicinò il suo agente:
- Hey, Justin, potrei parlarti un momento in privato?
Justin alzò lo sguardo verso di lui, poi si alzò in piedi e si allontanò da Francis congedandosi da lei per qualche minuto. 
Era curiosa di sapere cosa le avesse detto Justin se il suo agente non l’avesse interrotto proprio in quel momento, ma probabilmente avrebbe cambiato discorso : stava cominciando a conoscerlo…
[…]
Passarono una ventina di minuti, Francis fu servita di un bicchiere di champagne dalle hostess, ma volle aspettare il ritorno del cantante per berne un goccio. 
Il ragazzo tardò e lei decise di berlo senza di lui. 
Cominciava ad accusare un po’ di sonno, quando Justin tornò a sedersi difronte a lei.
- Scusa, piccoli inconvenienti burocratici…
- Spero nulla di grave…
Esclamò la ragazza, osservandolo tornare.
- No, figurati, tutto a posto…
Disse lui aggiustandosi la giacca mentre si sedeva, poi guardò i bicchieri di champagne.
- Ho tardato davvero così tanto?
La ragazza, tenendo poggiato un braccio sul bracciolo del sediolino, e tenendosi su la testa con una mano sul mento, lo guardò e gli sorrise mentre acconsentiva col capo.
- Stavo per addormentarmi…
Lui accigliò lo sguardo dopo aver dato un sorso al bicchiere:
- Non hai già dormito abbastanza, ieri?
La ragazza soltanto ricordando la sua giornata di ieri, si incupì in volto e imbarazzata, cambiò posizione; lui si accorse del suo cambio d’umore e guardandola, le disse:
- So che non sono affari che mi riguardano, ma…ormai siamo amici, giusto? 
- Giusto…
Disse lei poco convinta e curiosa di sapere cosa avesse da dirle:
- Beh francamente penso che dovresti andare avanti… voglio dire… so benissimo anzi, posso soltanto provare ad immaginare come tu ti senta dopo la morte tragica della tua amica, soprattutto per il modo in cui è avvenuta. Ma… sono passati quattro anni, non dico che devi superarla e dimenticare tutto, non sarebbe umanamente possibile, ma non puoi ridurti in quello stato ogni volta…
Francis non accettava quelle parole, e si poteva notarlo dall’espressione del suo volto incredula e quasi offesa:
- Scusa, come?
- Non offenderti, ma…
- Non devo offendermi? Stai facendo sembrare la morte di Emma come la morte del mio gatto…
La ragazza cominciava ad arrabbiarci, e Justin cercò di calmare le acque:
- Assolutamente! Hai frainteso le mie parole. Dico solo che dovresti smetterla di struggerti ogni volta… potresti cadere in depressione…
- Chi ti dice che non ci sia già caduta?
- Il tuo sorriso.
- Come, prego?
- Non te ne accorgi, ma quando balli hai sempre un sorriso sulle labbra, ed è questo che ti fa andare avanti: la danza, il ballo!
- Ascolta, non ho bisogno di essere psicoanalizzata da un cantante, ok? So benissimo che dovrei cercare di andare avanti con la mia vita, e mi pare che lo stia facendo. Se così non fosse, ora non sarei parte della tua crew, non sarei su questo aereo e non ti starei parlando. 
Justin sospirò profondamente passandosi una mano in testa, quasi apparendo stressato da quella conversazione:
- Cercavo solo di darti qualche consiglio da amico…
La ragazza gli rivolse uno sguardo severo senza rendersene conto, ma poi riascoltando quelle parole nella sua testa, provò ad addolcirsi e a mandar via quel mal umore.
Dopo alcuni secondi di silenzio, disse:
- Scusami… so che lo hai detto a buon fine, ma…non è facile per me parlarne, soprattutto con chi non mi conosce…
- Beh è quello che sto tentando di fare…vorrei conoscerti, o imparare a conoscerti… come fanno tutti gli amici, no?
Francis abbozzò un sorriso:
- E’ strano considerarti mio amico…
Justin quasi pensò che la ragazza stesse per dirgli qualcosa che lui non aveva avuto il coraggio di dire, e il suo sguardo diventò lentamente serio:
- Che intendi dire?
Lei con franchezza e stringendosi nelle spalle, disse:
- Voglio dire che tu sei Justin Timberlake, io fino a pochi mesi fa non ero nessuno, eppure guardami adesso… sono l’aspirante miglior amica di un artista mondiale…
Justin sorrise nervosamente a quelle parole, rendendosi conto che era l’unica cosa che avesse potuto dirgli. 
- Spero che smetterai di considerarmi di un altro pianeta dopo questo Natale…
Lei storse il naso in una smorfia, e sorridendo esclamò:
- Naaah… non credo sia possibile.
Justin scoppiò a ridere arrendendosi alle sue parole, e Fran fu contagiata dal suo modo di ridere.
[…]
Arrivarono a Memphis in Tennessee alle otto di sera, e per arrivare a casa della madre del cantante, furono accolti da un fuoristrada blindato. 
Allo sbarco in aeroporto, il cantante fu accerchiato da numerosi fans e fotografi. 
Francis gli camminò a dei metri di distanza, proprio per evitare di essere assalita anche lei dai fotografi, ma fu inutile, perché alcuni di loro chiedevano esplicitamente ai due di avvicinarsi così da poterli fotografare insieme. 
Justin odiava i paparazzi quanto li odiasse Fran, così li scostava via per essere lasciato in pace.
Ad un certo punto però la ragazza si allontanò dalla folla, e Justin cercò di seguirla con lo sguardo per capire dove stesse andando.
La ragazza si avvicinò a due giovani ragazzi che chiedevano un’offerta di denaro in cambio della loro esibizione che consisteva in un passo a due di Tango.
Fran non poté resistere alla tentazione di avvicinarsi e di ammirarli mentre eseguivano quel ballo che era proprio tipico delle sue origini: dell’Argentina.
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Un sorriso enorme si dipinse sul suo volto, mentre con sguardo incantato, osservava assorta i passi sensuali e sincronizzati dei due ballerini. 
Erano entrambi molto alti e snelli, entrambi avevano una carnagione scura con lunghi capelli neri: lei li aveva legati in una coda che scivolava sulla sua schiena e una rosa che contornava il suo elastico nero, e anche lui li aveva raccolti in un piccolo codino legato con un nastrino nero. 
Quella sensualità di quei passi la lasciavano a bocca aperta, ma conosceva benissimo la passione che avevano i suoi concittadini, e lei stessa non era da meno. 
Affascinata, restò a fissarli per tutto il tempo della loro esibizione, e quando terminò fu la prima a battere le mani, e l’ultima a smettere.
Justin si era avvicinato ad osservarla da lontano, senza che se ne accorgesse, ma lui restò stregato da lei, dal suo modo di osservare ballare quei due ballerini, piuttosto che dall’esibizione. 
Lasciò impazzire i fotografi, dimenticandosi della loro presenza, e dei loro flash continui, guardava l’amore che trapelava da Francis mentre si emozionava nell’assistere a quell’esibizione. 
A fine ballo, la ragazza si avvicinò ai due ballerini e fece la loro conoscenza: lui si chiamava Pedro Lopez, lei Sandra Cervera entrambi provenienti da Buenos Aires.
Justin non volle avvicinarsi, per lasciare la ragazza a godersi quelle nuove conoscenze, si limitava a sorridere senza motivo nella sua direzione osservandola da lontano.
Il cantante però, vide un movimento strano da parte della ragazza, la quale ad un certo punto estrasse dalla tasca del suo cappotto, la busta in cui era contenuto il rimborso del suo biglietto d’aereo, e lo diede ai due ragazzi.
Il cantante non riuscì a sentire cosa si stessero dicendo, ma non avrebbe in ogni caso capito una parola, dato che parlavano uno spagnolo molto stretto.
I due ballerini osservarono quella busta, poi la ragazza, visibilmente felici ed emozionati, ma Francis pregò loro di non aprirla in sua presenza, limitandosi ad augurar loro ogni bene e fortuna.
Quando si congedò, voltandosi, notò Justin che la stava aspettando e sorridendogli gli andò incontro:
- Hai visto che bravi?
Esclamò con tono esaltato la ragazza, rivolgendogli un sorriso a trentadue denti:
- Sì, ma ho visto soprattutto che gli hai regalato trecento dollari…
Mente il cantante lo diceva, alle loro spalle i due ballerini aprirono la busta e quasi gli venne un mancamento per la gioia. La donna si portò le mani davanti la bocca e guardava assieme al suo compagno in direzione di Francis che lentamente spariva tra la folla di gente e di fotografi.
- A me non servivano…
Justin la guardava con occhi colmi di ammirazione e rispetto, sorridendole dolcemente, poi una volta giunti all’uscita dell’aeroporto corsero a bordo del fuoristrada blindato e guidato da un autista personale.
[…]
La casa in cui viveva la madre di Justin col suo secondo marito, era un’enorme villa a tre piani, situata in un quartiere molto tranquillo della città, con aiuole e giardini un po’ ovunque, lontani dal caos cittadino.
Il lusso che c’era anche solo nei fiori che crescevano nel suo giardino, era da capogiro.
La ragazza non riusciva mai ad abituarsene. 
- Mia madre si è risposata quando io avevo sei anni, con quest’uomo che ormai considero un padre…
Justin informava Francis sulla sua famiglia, prima di entrare in casa e mentre uscivano dall’auto.
- Quanti anni avevi quando i tuoi hanno divorziato?
Chiese lei con curiosità e stupore allo stesso tempo.
- Due anni…
- Mi dispiace molto…
Disse con tristezza visibile la ragazza, mentre gli rivolgeva uno sguardo compassionevole: 
- Beh sono passati venti tre anni, credo di averla superata…
Le sorrise lui, e Fran si limitò a ricambiare il sorriso, senza più voler approfondire quel triste argomento.
Entrati in casa, furono accolti dalla madre che era una giovane donna sui quarant’anni barra cinquanta, molto ben curata e somigliante al figlio; tanto da lasciarla qualche attimo senza fiato.
Il ragazzo si gettò tra le braccia della madre, e la ragazza si intenerì ed imbarazzò allo stesso tempo nell’ assistere a quella scena. 
La donna indossava un pantalone elegante color nero e un golfino bianco a righe nere, molto sobrio. I suoi lunghi capelli ricci biondi erano legati in una coda a metà altezza e i suoi grandi occhi azzurri la guardavano con curiosità e gentilezza: poi accolse anche lei con un abbraccio totalmente inaspettato da parte della ragazza, che si imbarazzò visibilmente mentre ricambiava quel gesto.
- Molto piacere di conoscerti, Francis. Io sono la madre di Justin, ma puoi chiamarmi Lynn.
Francis le sorrise imbarazzata, poi disse:
- Molto piacere signora Lynn…
La donna storse il naso in una buffa smorfia, poi le disse:
- Chiamami soltanto Lynn, quel signora d’avanti mi fa sembrare più vecchia. 
Francis ridacchiò, poi acconsentì col capo:
- Lynn…
La donna guardò il figlio e gli sorrise:
- Dove l’hai presa?
Esclamò in tono scherzoso la donna, superando il figlio, il quale si strinse nelle spalle:
- L’ho vinta ad una partita di poker…
Disse alzando poi lo sguardo verso Fran, guardandola fugacemente con malizia.
Fa ragazza aveva quasi scordato quella serata al casinò, e nel ricordarla, gli rivolse uno sguardo penetrante, poi la madre interruppe quello scambio di sguardi e disse:
- Allora? Com’è andato il volo, ragazzi? Ah Justin, Fred è andato a comprare le ultime cose per la cena di stasera, compreso un cappellino di Santa Claus per Fran.
A quel punto la donna si voltò in direzione della ragazza e le fece l’occhiolino.
- Che?
Esclamò con forte accento spagnolo la ragazza, sorridendo senza capire perché le avessero comprato un cappello di Santa Claus.
Justin guardando la sua espressione spaesata, scoppiò in una risatina melodiosa, mentre la donna lo guardò confusa:
- Non mi avevi detto che fosse Spagnola…
- In realtà non sono Spagnola…
- Ah già… sei Polacca, la Polonia si trova in Africa, giusto?
Quelle parole ghiacciarono Francis, che subito fece sparire il sorriso dal suo volto, e cominciò davvero a credere che quella famiglia avesse problemi di cultura geografica, dato che la donna disse esattamente le stesse parole che disse il figlio qualche tempo fa.
La donna scoppiò a ridere dopo essersi scambiata una fugace occhiata d’intesa col figlio, e Francis si lasciò coinvolgere da quelle risate appena, poi la donna la tranquillizzò:
- Scusami, ma… Justin ha insistito purché io ti dicessi questa cosa. Non ne so la ragione però…
A quel punto Francis abbassò lo sguardo lasciandosi andare ad una risatina divertita, provando quasi compassione per la stupidità del ragazzo. 
- Cominciavo a spaventarmi sul serio…
- Avresti dovuto vedere la tua faccia!
Disse in una risata il cantante, guardando lei e poi la madre che era intenta a controllare il forno. 
- Spero non vi dispiaccia se ho invitato degli zii di famiglia…
- Tranquilla, Mama, ho invitato degli amici…
- Altri?
Francis continuava a sentirsi strana in qualità di amica del ragazzo, e se ne stava lì ad osservarli comportarsi come una classica famiglia Americana, dimenticando per un attimo di trovarsi a casa di un cantante di fama mondiale nonché suo capo a tutti gli effetti.
- Beh se non dovessimo farcela con i posti, possiamo sempre mandarla a casa dei Gonzales…
Esclamò il ragazzo fingendo che Fran non fosse presente, e indicandola con un pollice qui affianco. 
Lynn stette allo scherzo ed inclinò le labbra verso il basso ed acconsentì col capo guardando suo figlio, che continuò:
- Infondo sono di origini Cilene, no? Il Cile confina con la Spagna e con l’Italia… si capiranno benissimo.
Francis lo guardò di traverso, e il cantante cominciò a ridere. 
- Ok, la smetto con questa cosa…
Francis gli sorrise di ricambio, lasciandosi andare alla sua bizzarra simpatia.
[…]
A cena vi erano più di dieci persone in quella casa; Fran aveva conosciuto Fred, il compagno della madre, aveva conosciuto dei suoi cugini: John, Luis, Jessy, Elisabeth, e Patricia. I suoi zii Michael, Alice e Samuel, Rebecca.
Tutti molto simpatici e pazzi almeno quanto lo stesso Justin, cominciava a capire da dove proveniva il suo disagio mentale. 
Dopo cena arrivarono quattro amici del cantane, amici d’infanzia: tra cui il suo miglior amico Trace, Ti-J ed Alex. 
Il primo aveva la stessa età del cantante, 25 anni, il secondo ne aveva 28 d il terzo 23. 
Tutti molto cordiali ed affabili, ad eccezione di Ti-J che continuava a parlare con Francis per quasi tutta la serata:
- E così sei spagnola?
La ragazza gli avrebbe volentieri rotto un vaso in testa, stufa di sentirsi dire che fosse Spagnola; neanche se la Spagna fosse stata l’unica nazione al mondo in cui si parlasse spagnolo.
Alzò gli occhi al cielo, ma cercò di essere educata e pacata nel rispondergli:
- No… in realtà sono Argentina, ma ho vissuto in Italia per gran parte della mia infanzia…
I due erano in piedi accanto ad un enorme finestra mentre osservavano gli alberi scossi da un forte vento, mentre sorseggiavano del brandy. 
- Oh, Italia, dici? Avevo una mia insegnante al liceo che veniva dall’Italia…
“Interessante” Pensò con ironia la ragazza mentre si sforzava di sorridergli e di trovare l’argomento interessante:
- Davvero? Wow!
- Sì, giuro! Mi pare che fosse originaria della Càlabbrie 
- Calabria?
Disse in un risolino la ragazza, divertita dalla pessima ed errata pronuncia del ragazza, che si esaltò a ridere anche lui:
- Sì! Ahahha esattamente! Tu invece di dove sei precisamente?
- Napoli, sai… non dista molto dal paese della tua vecchia professoressa…
- Davvero?
Disse con finto interesse il ragazzo, mentre guardava con insistenza il seno di Francis, la quale infastidita da quegli sguardi del ragazzo, cercava di tagliare a corto ed allontanarsi da lui.
- Ehm.. sì… beh io adesso andrei da…
- No, aspetta, dove vai? Perché non usciamo a prendere una boccata d’aria?
Intanto Justin alzò lo sguardo verso Francis, il ragazzo era in compagnia di Alex e Trace a bere della tequila, sempre nel salone dell’enorme soggiorno del secondo piano della villetta, dove vi era un grande tavolo da biliardo, un enorme televisione e uno stereo di ultima generazione. 
Abbassò lo sguardo, credendo di star invadendo la loro privacy, e tornò a parlare con i due amici che non si accorsero di nulla:
- Vuoi uscire fuori? Sul serio?
Esclamò Francis guardandolo con un risolino in faccia:
- Ti sei reso conto che tra un po’ gli alberi cadranno sule strade?
Il ragazzo sorrise maliziosamente:
- Scusami, non me ne ero reso conto, ero troppo impegnato a guardarti…
Il ragazzo si avvicinò alla ragazza, forse un po’ troppo…
- La verità è che mi piaci, e vorrei restare un po’ da solo con te..
Francis in automatico alzò gli occhi verso Justin, ma per fortuna, o sfortuna… il ragazzo non li stava guardando.
Francis prese le distanze dal ragazzo, indietreggiando di un passo:
- Sono lusingata, ma…
- Oh avanti, non fare la difficile… lo sanno tutti che voi ballerine siete tutte facili… non sei qui con Justin per questo?.. Spassartela?
La malizia nel tono di quel ragazzo la offese moltissimo, ed ebbe una voglia incontrollata di rompergli per davvero un vaso sulla testa.
- Come hai detto, scusa? Credo di non aver capito bene…
Francis stava tenendo a freno la sua rabbia con tutte le sue forze, pur di non infierire violentemente sull’amico di Justin, che però cominciava ad esagerare:
- A no? … vuoi che te lo dica in spagnolo? Magari ti eccita di più…
La ragazza accigliò lo sguardo e lo guardo incredula, sperava che fosse l’alcool a parlare e non lui per davvero. 
Ti-J cominciava a muovere dei passi verso di lei che a sua volta indietreggiava, finché non finì con le spalle al muro, dietro una libreria, che le toglieva la visualità su Justin e gli altri amici. 
- Ti prego, Ti-J non costringermi alla violenza…
- Uhhh
Disse mordendosi un labbro il ragazzo.
- Mi eccita la violenza in una ragazza….
Intanto le labbra del ragazzo erano sul punto di incontrare quelle di Francis, quando la ragazza si piegò nelle ginocchia e riuscì a scamparla e ad allontanarsi da quell’angolino, scostandolo via.
A quel punto Justin si era avvicinato ai due, ma fortunatamente non si era accorto di nulla:
- Allora voi due… ci degnate un po’ della vostra compagnia?
Il ragazzo aveva tra le mani uno short di tequila e guardava Francis leggermente confuso dalla sua espressione che era tra il sorpreso e lo spaventato:
- Sì, Ti-J stasera ci hai abbandonati…
- Fa sempre così quando c’è una bella ragazza nei paraggi. 
Commentavano i due amici, cercando di coinvolgere anche Justin in quelle risate, ma il ragazzo riuscì ad abbozzare un sorriso, soltanto dopo aver guardato Fran per qualche secondo, la quale si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio per mascherare l’imbarazzo che stesse provando in quel momento. 
- Io… vado ad aiutare Lynn in cucina!
Cacciò quelle parole dalla bocca, senza nemmeno rendersi conto di quello che stesse dicendo; probabilmente, anzi sicuramente, Lynn non avrà avuto bisogno del suo aiuto, ma le sembrò un’ottima scusa per allontanarsi da lì.
Gli altri due ragazzi la salutarono con un cenno di testa, Ti-J tentava di tenere a freno i suoi ormoni, mentre Justin la guardò andar via stranito e dispiaciuto; credendo che la ragazza non si sentisse a suo agio lì con lui, la sua famiglia ed i suoi amici. 
[…]
Francis si offrì di aiutare Lynn in alcune faccende, ma la donna le spiegò che non era necessario, perché vi era una domestica che si occupava di tutto: così la ragazza passo qualche ora in compagnia di alcuni zii e cugini di Justin, per poi trovare un buco ed allontanarsi da lì.
Si diresse in cucina, e si trovò in compagnia della domestica, che era una giovane donna sui quarant’anni di origini Filippine. 
- Oh… mi scusi signora. 
Francis accigliò lo sguardo e le disse:
- Perché ti scusi? Sono io ad essere entrata in cucina senza avvisare…
- Si figuri, signora, non ha motivo di avvisare per entrare in cucina.
Disse con estrema umiltà la giovane donna:
- Beh neanche tu hai motivo di scusarti.
La donna alzò lo sguardo verso Francis e le sorrise con gratitudine.
- Come ti chiami?
- Nhiral, mia signora.
- Non sono la tua signora, Nhiral. Ti prego sta rilassata in mia presenza…
La donna non riusciva a capire come mai quella ragazza si comportasse con così tanta gentilezza nei suoi riguardi.
- Molto piacere di conoscerti, Nhiral, io sono Francis.
- E’ un onore.
La ragazza sorrise alle sue parole e si mise a sedere su uno sgabello accanto ad un tavolo da cucina.
- Davvero? Beh grazie, anche per me è un onore conoscerti.
La donna le sorrise e rimase lì a fissarla, mentre Francis con disinvoltura prese uno straccio e un piatto cominciando ad asciugarlo sotto gli occhi increduli e confusi della donna che non sapeva cosa fare:
- Di dove sei Nhiral? Aspetta, fammi indovinare… mhhh
La ragazza cominciò a pensare risultando subito molto simpatica agli occhi della donna:
- Forse Indonesia? O…Filippine? O magari dalla Malesia? 
La donna sorrise garbatamente a quelle parole, poi le disse:
- Filippine, Filippine, da Manila…
- Manila! Splendida!
- Ci è stata mia… ehm…
- …Francis…
Le sorrise dolcemente la ragazza, poi disse:
- Sì, comunque… ci sono stata qualche anno fa con mio fratello, un’esperienza fantastica. Ci tornerei subito…
La donna amareggiata acconsentì col capo, come a far capire che anche lei ci tornerebbe subito. 
Francis comprese il suo stato d’animo, e le disse:
- Da quanto tempo è che non torni a Manila?
- Il 27 fanno 3 anni e 5 mesi…
- Caspita… spero che tu possa tornarci quanto prima…
- Lo spero anch’io…F-Francis…
- Ecco, brava, vedi? È facile da pronunciare.
Disse in tono scherzoso la ragazza, rivolgendole uno sguardo gentile:
- Hai figli Nhiral?
- Sei…
- Sei figli?
Disse in tono sorpreso la ragazza, sbottando a ridere, complimentandosi con la donna.
- Sì…
Sorrise anche la donna, facendosi contagiare dalla bella risata di Fran.
- Congratulazioni, Nhiral! 
- E 8 nipoti…
- Oh mio dio… Non vorrei essere nei tuoi panni quando tornerai e dovrai portare a tutti dei regali…
- Sì…infatti…
Disse ridendo la donna, trovando squisita la compagnia della ragazza.
- Da non crederci…
Disse in un sospiro la ragazza, mentre tornava composta dopo quella risata, e rimetteva a posto un piatto per poi prenderne un altro assieme alla donna:
- Ed è da molto tempo che lavori qui?
- Oh non molto, ma nemmeno poco… sono quasi due anni…
- E’ ti trovi bene?
- Assolutamente, la signora Lynn è una santa donna.
- Già… si vede…
Disse in tono assorto, Fran.
- Tu invece? È la prima volta che ti vedo… il signor Justin non è solito portare a casa delle ragazze ormai da qualche anno… da quando stava con Cameron… lei si che era bella… oh, senz’offesa! Anche tu sei bellissima!
Francis la guardava e l’ascoltava curiosa di saperne di più su Justin e la sua famiglia, poi sorrise a quelle sue parole:
- Nessun’offesa Nhiral, tranquilla. Sono solo un’amica del signor Justin…
- Davvero?
Disse con un tono poco convinto la donna, quando in cucina entrò proprio lui:
- Parlavate di me?
Francis gli era di spalle, quindi non lo vide arrivare. Si voltò di sorpresa e gli sorrise appena:
- Nhiral mi stava dicendo che lavora da molto tempo per voi…
- Sì, è vero Nhiral…
Disse il ragazzo sorridendo alla domestica, poi guardò Francis accigliando lo sguardo:
- Perché sei qui a pulire piatti? Mia madre cominciava a credere che fossi scappata dalla porta sul retro…
- C’è una porta sul retro?
Esclamò Francis, fingendosi sorpresa, strappando un sorriso a Nhiral che alzò fugacemente lo sguardo, mente continuava a riporre via le stoviglie. 
- Troppo tardi, mi dispiace…
Disse scherzosamente Justin, mentre Francis sbuffò ironicamente. 
- Ascolta, Ti-J è stato invitato a casa di certi amici per bere qualcosa per festeggiare il Natale, tu vieni vestita così o devi cambiarti?
Francis avrebbe preferito essere risucchiata dal Diavolo in persona all’inferno, piuttosto che seguire quel Ti-J a casa di estranei, sicura che ci avrebbe provato anche lì.
- Ehm… veramente… io…
- Oh andiamo, stai benissimo anche vestita così! Nhiral te la rubo per questa sera…
- A domani, è stato un piacere conoscerla, Francis. 
Francis avrebbe voluto mostrarsi più felice di poter ricambiare quelle parole, ma la storia di andar via con quel Ti-J la turbava leggermente. 
- Grazie Nhiral, anche per me vale lo stesso…
[…]
Per “casa di un amico” Justin intendeva villa con piscina esterna ed interna, un lusso pazzesco a cui non si sarebbe mai abituata. 
- Hai portato un costume?
Le disse avvicinandosi all’orecchio Ti-J, sotto lo sguardo sconcertato di Justin, che non pensava che i due fossero diventati così intimi in così poco tempo.
Francis imbarazzata dal comportamento di quel ragazzo, si scostò e gli disse:
- No, non ho un costume…
- Per me puoi farlo anche nuda…
Le disse a voce bassa il ragazzo, ma Justin riuscì a sentire, così infastidito, trovò una scusa per andarsene e lasciarli un po’ di privacy.
- Io.. vado a salutare Simon… vi lascio un po’ da soli…
Disse sorridendo sforzatamente il ragazzo, guardando prima Francis, poi l’amico.
La ragazza avrebbe voluto buttarsi ai suoi piedi e fermarlo, ma non lo fece, si limitò a guardarlo andar via sperando che si voltasse nella sua direzione per chiedergli aiuto con uno sguardo, ma il ragazzo proseguì per la sua strada e si avvicinò ad un gruppo di amici che lo accolsero con entusiasmo e gioia.
[…]
Justin trascorse una splendida serata in compagnia dei suoi amici che non vedeva da un po’, finirono anche per canticchiare qualche canzone, dimenticandosi totalmente della presenza di Francis, che invece alternava momenti di solitudine a bordo piscina mentre sorseggiava qualche alcolico, a momenti asfissianti assieme a Ti-J che continuava spudoratamente a provarci con lei, cercando di strapparle un bacio o una palpata che la ragazza era brava ad evitare.
- Insomma mi lasci in pace?
- Che c’è? Perché fai così? Eppure… Justin mi aveva assicurato che eri una che ci stava da subito.
Quelle parole furono come una doccia fredda. La ragazza si voltò a guardarlo con sommo stupore sul volto:
- Che cosa?
- Sì… non fingere di cadere dalle nuvole… Mi ha assicurato che fossi una facile, insomma. 
Francis non riusciva a credere a quelle parole, e con occhi quasi fuori dalle orbite, guardò quel ragazzo e si alzò per allontanarsi da quel posto. 
- Beh ti ha sicuramente assicurato male. Non sono quel genere di ragazza. Trovati un giornale di Play Boy e va a chiuderti in un bagno. Ora se vuoi scusarmi!!
La ragazza quasi gli urlò quelle parole in faccia, poi gli diede le spalle e a passo svelto, si allontanò dalla piscina e rientrò in quella casa, visibilmente spaesata e sconvolta. 
Justin l’aveva illusa? Cominciava a sentirsi presa in giro da lui, così come si sentì illusa e ingannata da Fabio, anni prima…lo stesso nodo in gola di quattro anni fa cominciò a formarsele in gola, la stessa paura la invase, così si diresse immediatamente all’uscita della villa, ma non appena spalancò la porta ed uscì fuori, fu travolta da un violento vento che le scompigliò tutti i capelli. 
“Possibile che non ci fosse una macchina con le chiavi lasciate vicino?
Begli amici a non fidarsi l’uno dell’altro”
Pensò tra sé e sé la ragazza, mentre ispezionava l’interno di quelle auto sbirciando dai finestrini.
Quel vento era assurdo, ma anche se sentiva freddo, strinse i denti e afferrò il cellulare dalla tasca per chiamare un taxi.
Proprio mentre era in linea con il servizio taxi, si vide la porta di casa aprirsi e Justin in compagnia di altri suoi amici avvicinarsi a lei.
- Dove diavolo sei finita? Ti ho cercato dappertutto! 
Esclamò con tono esaltato il ragazzo, visibilmente arrabbiato. 
Lei lo ignorò e parlò col centralino:
- Un Taxi al 439 Tennessee long rider street, per favore.
La ragazza riagganciò non appena fu confermato l’arrivo di un taxi immediato, mentre Justin le andò incontro sfidando quel vento violento.
- Si può sapere che cazzo ti è preso?
- Voglio tornarmene a casa!
- Non potevi avvisare? Saremmo rientrati tra un po’, che fretta c’è?
- Intendo CASA MIA!
Le urlò allo stesso tono la ragazza. Lui non capì cosa le fosse preso, così infastidito da quel suo strano comportamento cominciò ad arrabbiarsi:
- Sei ubriaca per caso?
Non riusciva a credere che fosse seria, così come Francis non riusciva a credere che fosse così bravo a mentirle.
- Credevo che volessi essere mio amico… Gli amici non ingannano gli amici!
Vedendo che la storia cominciasse a farsi seria, e che le urla arrivassero fino a New York, i due amici di Justin, rientrarono in casa per non invadere la loro privacy.
- Ingannare? 
- Non fingere con me! So cosa hai detto sul mio conto a Ti-J!
- Non mi intrometto tra voi due!
- Intromettere?
Disse la ragazza quasi disgustata dalle sue subdole allusioni, poi continuò:
- Guarda lascia perdere! È stato un errore venire qui, accettare il tuo invito, è stato tutto un grosso errore!
Disse la ragazza portandosi una mano tra i capelli pentendosi delle sue azioni:
Justin, ferito da quelle parole, la guardò male, era incredulo e sconcertato da quel suo comportamento:
- Un Errore…?
Disse con un filo di voce il ragazzo, visibilmente ferito:
- Se pensi che io sia che abbocchi a questo genere di trappole, beh ti sbagli di grosso! Hai sbagliato bersaglio con me! Non sarò il tuo bel passatempo! Non sarò la tua bella scommessa vinta tra amici!
Francis ormai cominciava ad andare fuori di testa, confondendo il passato con il presente, temendo che potesse ripetersi. 
Justin cercò di calmarla e le andò incontro afferrandola per le braccia, tentando si zittirla, anche se con modi bruschi.
- Hey! Hey! Hey! Hey! Hey! Basta! Sta calma! Calma!
- Calma? Come faccio a calmarmi se tu…
- Sta zitta!!!!
Il ragazzo le urlò così forte contro, che riuscì a sentire l’eco nelle sue orecchie ancora quel qualche secondo.
- Non ho la più pallida idea di cosa tu stia parlando! Non ho parlato con nessuno, né con Ti-J, né con nessun altro! Io non c’entro! 
- Ma lui…!!
- Smettila, Fran!! Sei una stupida a credere che io possa fare una cosa del genere! Scommettere? Su cosa? Ma ti senti quando parli? Sei fuori di testa…
Il taxi arrivò proprio in quel momento, e il ragazzo lo guardò; poi rivolse la sua attenzione alla ragazza, e restò a guardarla per qualche secondo chiaramente deluso da lei.
- Se non lo prendi tu quel taxi, lo prendo io! Ne ho abbastanza delle tue accuse! Ne ho abbastanza di te! Sono io ad aver commesso un errore nel credere che potessimo essere amici. 
Francis era pietrificata lì davanti al ragazzo, pietrificata dal vento gelido e dalle sue parole che cadevano come macigni nel suo stomaco. 
Senza più controllarsi, gli occhi di Francis cominciarono a colmarsi di lacrime, e Justin le vide… vide che la ragazza era sul punto di piangere, ma non fece nulla per impedirglielo, era ancora troppo arrabbiato. 
Lei non avrebbe sopportato di farlo proprio davanti ai suoi occhi, così in tutta fretta salì a bordo di quel taxi e tornò a casa del ragazzo. 
Non conosceva quella città, era la prima volta che vi andava, in più il tempo non era dei migliori e quindi anche se non avrebbe voluto: fece ritorno a casa del cantante. 
Fortunatamente riuscì a calmare le sue emozioni e ad entrare in casa cercando di apparire il più tranquilla e naturale possibile. 
Per sua fortuna erano tutti a dormire, in piedi era rimasta unicamente Nhiral la domestica. 
- Signorina, cosa ci fa lei qui? Credevo tornaste col signor Timberlake…
Francis cercò di deviare quell’argomento più in fretta possibile ed entrò in casa col capo chino. 
- Ho preferito tornare prima… sono un po’ stanca…
- Beh…sono le quattro del mattino, è normale.
- Scusami Nhiral, forse stavi dormendo? Non volevo svegliarti…
- Si figuri signorina, venga, le preparo qualcosa di caldo da bere…
- No, Nhiral non preoccuparti, torna a dormire, io vado in camera mia.
- Insisto!
La ragazza abbozzò un sorriso mal riuscito e seguì la donna in cucina, che le preparò una tisana calda, che riuscì a calmare il suo stato d’animo scombussolato dalla discussione che aveva avuto col cantante.
- Scusi se mi permetto ma…
- Chiamami  Francis, ti prego!
Le chiese Francis quasi implorandola.
- Francis… perdonami ma… è successo qualcosa?
La ragazza che era seduta sullo stesso sgabello di poche ore fa, mentre sorseggiava la tisana, le lanciò un lungo sguardo d’intesa, e senza parlare, la donna comprese che qualcosa di sgradevole fosse successo tra lei e il ragazzo. 
- Sono sicura che si risolverà tutto…
- Non credo che questa volta…
- Io dico di sì…
Francis distolse lo sguardo da lei, convinta della sua teoria e scosse il capo sconsolata riferendosi alla positività della donna:
- Sai… se c’è una cosa che ho imparato di Justin Randall Timberlake, è che oltre ad essere un ragazzo meraviglioso, è anche un amico leale e fedele… Mi hai detto che siete amici… beh se lui ti considera sua amica, allora non ti mollerà così facilmente… Gli piace avere amicizie e restare in buoni rapporti con tutti, lo ha fatto anche con la signorina Cameron quando si sono lasciati… l’unica persona con cui pare abbia chiuso male i rapporti, è stata Britney Spears… ma io all’epoca non c’ero per poter giudicare. Quello che so è perché lo sento in giro, qui in casa…Il povero ragazzo non ha avuto vita facile con le donne. È sempre stato quello che alla fine ne rimaneva ferito, ma d'altronde è un bravo ragazzo, non porta rancori a meno che la questione non lo ferisca nell’animo. Cerca sempre di restare in ottimi rapporti con tutti.
Francis l’ascoltava assorta, quasi come se non volesse mai che finisse di parlarle di lui, e durante quel momento si sentì morire lentamente dentro, si pentii per avergli detto quelle cose, si pentì di averlo ingiustamente accusato… si pentì così tanto che quasi cominciò a piangere di nuovo. 
Fortunatamente però la donna fu distratta dall’andare a riposare la tazzina nel lavello, così da non vederla asciugarsi le lacrime.
- Ora basta però! E’ ora di andare a letto! Domattina ci sarà il caos più totale per i regali di Natale!
Francis aveva quasi rimosso che fosse Natale… così subito salutò la donna, si precipitò nella camera che le avevano riservato per dormire, e telefonò a suo fratello Luigi per gli auguri di Natale.
[…]
- Va tutto bene? Hai una voce strana…
- S-sì…
Si schiarì la voce con un colpo di tosse, poi disse con più convinzione:
- Sì, certo, va tutto benissimo… è solo che ho preso un po’ di vento…
- Perché mi parli in italiano? Continua a parlare in inglese, lo sai che lo parlo anche meglio di te…
- Credi di parlare l’inglese meglio di me, brò?
- E’ così Little Sister…
- Ok, allora parlerò in inglese d’ora in poi…
E così fece, portando la conversazione sulla lingua inglese e non più italiana.
(Il dialogo lo scrivo in italiano, ma sta avvenendo in lingua inglese, d’ora in avanti)
- Sei mancata a tutti questo Natale, soprattutto a nostro padre, anche se ha tentato di mascherarlo. 
Parlare del padre non migliorò il suo pessimo umore, e con sconforto guardò un punto fisso nel vuoto, ricordandosi il suo ultimo incontro con l’uomo, che non fu dei migliori.
- Come sta…?
- Bene… è molto preso dalla società del Napoli… stiamo avendo grosse soddisfazioni. La squadra va forte quest’anno.
- Lo so… appena posso cerco sempre di non perdermi mai una partita.
- Aspetto di andare allo stadio insieme….
- Avevi anche promesso di accompagnarmi a vedere la premier del film…
Quella frase fu udita da Justin che era fuori la porta della camera della ragazza, e fraintese la telefonata, credendo che stesse parlando, non con suo fratello ma bensì con un ragazzo. 
E sentendo al storia della premiere, si pentì di esser passato di lì ed andò via, fortunatamente prima di aprire la porta.
- Infatti mi aspetto di vederti per il 29… il Natale è strano senza di te tra i piedi.
- Avrai avuto un Natale più tranquillo quest’anno.
Disse con tono risoluto la ragazza, prendendolo in giro:
- Già. Non immagini la noia…
Francis si lasciò scappare una risatina a quelle parole e restò al telefono col fratello sino alle cinque del mattino, per poi riagganciare ed andare a letto; senza immaginare minimamente che Justin fosse passato di lì.
[…]
Alle otto di mattina, la ragazza si alzò dal letto andando a prendere il regalo che aveva fatto a Justin: era un cappello di una marca importante, ma non uno da hip hop come glielo aveva regalato lui; era diverso, elegante ma anche sportivo.
Gliene aveva visti indossare di simili molto spesso, così decise di regalargliene uno.
Glielo aveva comperato la mattina che lasciò la sua camera d’albergo a Las Vegas, ma adesso cominciava a credere che fosse inopportuno e fuori luogo darglielo dopo la loro discussione della scorsa notte.
Era lì a fissare quel pacco regalo, ancora col pigiama addosso, confusa sul da farsi. 
Trascorse svariati minuti a riflettere su cosa fare, mentre fissava quella scatola, poi decise di andare a riporre la scatola fuori la porta della sua camera e lasciargliela lì con un bigliettino che diceva “Buon Natale, Boss. Sei il capo che tutti vorrebbero avere e l’amico migliore del mondo. Scusami per la scorsa notte. Con affetto infinito, Francis.”
[…]
Attorno alle nove, dopo una doccia e dopo essersi vestita (Indossava un jeans e un maglione rosso, in onore al Natale) la ragazza uscì da camera sua e si diresse al piano inferiore della casa, dove cominciava a sentire parlottare delle voci. 
Nel raggiungere le scale, passò davanti camera di Justin, e vide che il pacco regalo non c’era più. 
Cominciò ad aver paura che il ragazzo potesse non apprezzare il regalo, o peggio quel bigliettino d’auguri che comprendeva anche delle misere scuse per il suo comportamento. 
Un po’ scossa da quei pensieri negativi, la ragazza raggiunse il resto della famiglia che era riunita in soggiorno, avente tra le mani un enorme busta somigliante ad un sacco. 
Prima di giungere in quella casa, aveva ben pensato di comprare un regalo non solo a Justin, ma anche a qualche membro della sua famiglia.
[…]
- Non dovevi disturbarti, cara!
Le disse in tono gentile Lynn, mentre le andava incontro per abbracciarla e darle un bacio sulla guancia per ringraziarla del regalo che le aveva fatto. 
- Spero sia di suo gusto…
- E’ fantastico, ti ringrazio di cuore!
Francis aveva regalato alla donna un braccialetto d’oro molto fine ed elegante.
- Il mio è di gran lunga più bello, Lynn.
Esclamò Fred mentre si allacciava al polso l’orologio che gli aveva regalato Francis. 
La ragazza lo guardò sorridente, poi gli disse:
- Il Generale di brigata della mia caserma, ne aveva uno identico. Ci si può controllare la temperatura locale, l’altura, e fa anche da bussola.
Alla parola “Generale di brigata della mia caserma” l’uomo spalancò gli occhi e guardò Francis sconcertato. 
- Hai detto caserma?
Francis si lasciò andare ad una risatina a quelle parole, aspettandosi quella reazione:
- Sì… sono stata arruolata nell’USA Army sino allo scorso Settembre.
- Che cosa? L’amica di tuo figlio è un ex soldato femmina?
- Generale di corpo d’armata De Laurentiis, signore. Per servirla!
Francis gli mostrò il saluto militare impeccabile, e l’uomo assieme agli altri si lasciò andare ad un’espressione stupefatta e a dei sorrisi increduli. 
- Cavolo! Siamo sicuri che non m stia prendendo in giro?
- Posso mostrarle i documenti, signore.
- Credo di adorare questa ragazza, Lynn!
La donna sorrideva al marito e guardava con ammirazione ed incredulità la ragazza, che intanto frugava tra i suoi documenti la sua sorta di distintivo di riconoscimento.
Trascorse qualche ora a parlare dell’esercito assieme all’uomo e a dei cugini di Justin, quando egli finalmente si decise a raggiungerli, portando con sé dei regali. 
- Oh finalmente eccoti qui!
Fu accolto dalle feste di tutti i suoi parenti che gli andavano incontro sorridendogli e abbracciandolo per scambiarsi gli auguri.
Tra lui e Francis vi fu un saluto freddo composto da un sorriso appena accennato.
Justin distribuì a tutti un regalo, eccezion fatta per Francis, che non ebbe regalato niente, ma neppure se ne accorse.
[…]
Durante lo scarto dei regali, un cugino del ragazzo gli disse di punto in bianco:
- Justin, non ci avevi detto che la tua amica ballerina fosse un Generale…
- Generale di corpo dell’arma, figliolo.
Lo corresse Fred ammiccando. 
Francis sorrise imbarazzata abbassando lo sguardo e ricevendo una rapida occhiata dal cantante, che poi parlò al cugino:
- Beh… per questo tour avevamo pensato di fare i provini per i ballerini direttamente nelle caserme.
- Oh, e avete fatto bene…
Disse con tono ammirevole e attratto il giovane ragazzo mentre guardava Francis con desiderio contenuto. 
La ragazza si sentì ufficialmente in imbarazzo, ma cercò di mascherarlo con un sorriso rivolto ai suoi parenti. 
- Mi spiace non aver portato un regalo anche a voi altri, ma… non sapevo della vostra presenza…
- Oh ma figurati. 
- Non dirlo neppure. 
- Tranquilla, Fran.
- Sì ci basta averti conosciuta…
Risposero alcuni suoi cugini e zii, lasciando molto contenta la ragazza che trovava quella famiglia sempre più adorabile e gentile. 
[…]
Justin e Francis non stettero neanche per un minuto da soli, durante l’intera giornata. 
La ragazza soffriva la freddezza che gli riservava il ragazzo, e continuava ad essere di pessimo umore, anche se cercava di nasconderlo in presenza degli altri. 
Avrebbe voluto parlargli in disparte, avrebbe voluto scusarsi di persona e non limitarsi ad un bigliettino di auguri molto squallido, ma non le fu possibile farlo per tutta la giornata.
Arrivata la sera, la ragazza tornò in camera sua per fare delle telefonate a Chenille e ad altri amici: era esausta e colma di cibo.
Si distese sul letto riposando gli occhi e la mente prima di cominciare il suo giro di telefonate, quando bussarono alla porta della sua camera.
- Avanti…
Disse mentre era ancora distesa, ma poi balzò in piedi non appena vide che si trattasse di lui:
- Justin…
- Posso entrare?
- Ce-ce-certo… entra pure, ero, cioè stavo per fare una telefonata ma…
- Oh beh, allora ripasso più tardi.
Disse lui facendo un passo indietro per andar via, credendo che avrebbe ri-telefonato al suo presunto ragazzo. 
- No!
Gli urlò Francis, bloccandolo mentre richiudeva la porta. 
- Ti prego… entra pure…
Quasi lo supplicò di non andar via, così il ragazzo alzò lo sguardo verso di lei ed entrò.
Francis non l’aveva notato prima, ma indossava il suo cappello. 
Un lieve sorriso si formò sulle sue labbra. 
- Ti è… ti è piaciuto, allora?
Justin tentò scarsamente di ricambiare quel sorriso:
- Non dovevi…
- Certo che dovevo!
Stava per aggiungere la frase “Siamo amici…” ma le morì in gola lentamente mentre continuava ad avere lo sguardo freddo e distaccato del ragazzo addosso.
- Ascolta, io…
Cominciò ad avvicinarsi a lui lentamente, superando il letto.
- Non è necessario che…
- No, lasciami parlare. 
Lo guardò per alcuni secondi negli occhi, poi disse:
- Ti prego…
Gli sorrise timidamente, poi continuò, vedendo che il ragazzo fosse rimasto in silenzio.
- Ieri sera ho sbagliato a dirti quelle cose. Non le pensavo veramente…
Justin acconsentì col capo, e abbassò lo sguardo nervoso, mentre ricordava la loro ultima conversazione a casa del suo amico.
- Non avevo alcun diritto di trattarti in quel modo, dopo che tu mi avevi invitata a casa tua per il natale. Sono stata una stupida ingrata…
- Già…
Commentava lui in un sussurro:
- Ti ho scaricato addosso le mie paure ed incertezze, ma ho capito di aver commesso un grosso errore… ti prego di scusarmi. 
La ragazza chinò il capo mortificata, quasi a voler implorare il suo perdono. 
Il ragazzo la guardò per dei secondi interminabili, poi disse:
- Ho sbagliato anche io a dirti quelle cose… dispiace anche a me.
- Posso tornare a considerarmi la tua amica?
Le disse con una leggera timidezza, la ragazza mentre alzava lo sguardo verso di lui ed accennò a sorridergli:
- Solo se tu tornerai a considerarmi tuo amico…
La ragazza gli sorrise, e gli andò incontro mentre lui allargava le sue braccia per accoglierla in un tenero abbraccio. 
Francis sorrise tra le sue braccia, lieta che le cose fossero tornate al loro posto, mentre lui le dava un bacio tra i capelli, dolcemente.
[…]
Trascorsero delle ore a chiacchierare sul letto, come dei veri amici, come se si conoscessero da tanti anni, ma soltanto in quelle ore si raccontarono aneddoti ed episodi del loro passato. 
Justin si allontanò per un attimo dalla camera, solo per andare a recuperare degli anelli che collezionava quando era piccolo dalle scatole di cereali. 
- E questi cosa sono?
Justin glieli mostrava, mettendo tutti e cinque i modelli allineati sul letto.
- Non conosci gli anelli di frutta fischiettanti?
Francis sbottò in una risata beffarda.
- No…
- Li collezionavo con i cereali, sono a forma di frutta perché volevano dare il buon esempio ai bambini di mangiare la frutta.
Francis era distratta a guardare quegli anellini buffi, ma molto carini, mentre lo ascoltava parlare:
- Oh… e ci sono riusciti? Frutta ne mangiavi?
- Si… ma col gelato…
- Ceeerto!
Scoppiò a ridere assieme al ragazzo, mentre metteva al dito un anellino a forma di fragola.
- Ok, ora avvicinalo alla bocca e fischiaci dentro.
La ragazza si portò la mano e l’anello alla bocca, fallendo però il tentativo, lasciando scappare una risata al ragazzo:
- Ahaha… no sbagli a mettere le labbra in quel modo. Ecco guarda me…
Justin prese un anello a forma d’uva e poggio lentamente le labbra sulla superfice dell’anello, posizionando poi la lingua in una sorta di curva sul fischietto e poi fischiare. 
Francis guardava così attentamente i suoi movimenti di labbra e lingua, da non accorgersi che probabilmente quella scena sarebbe stata alquanto imbarazzante, se non fosse stato per quegli anellini. 
Il sono di quei fischietti era un crescendo, e a sentirlo, Fran scoppiò a ridere divertita. 
- Oh mio dio! Ne voglio uno!
Disse con entusiasmo pari a quello di una bambina di cinque anni, mentre tentava di farlo fischiare come aveva fatto il ragazzo, poco prima.
- Quello con la fragola ti sta bene… beh… consideralo il mio regalo di natale.
- Oh, wow! Grazie, Justin…
- Hey, guarda che da bambino avrei preferito darti un rene, piuttosto che uno di quegli anellini… è merce pregiata. 
Francis rideva a quelle buffe parole.
- Certo, J, ti credo… sono stupendi!
Fu un momento divertente tra i due, somigliavano davvero a due bambini, e le risate durarono ancora per qualche minuto. 
Quando tornarono seri, il ragazzo la guardò negli occhi, e le sorrise senza motivo. 
Lei accigliò lo sguardo e gli chiese con leggera e involontaria malizia:
- Cos’è quel sorriso?
- Quale sorriso?
- Quel sorriso!
Justin ridacchio divertito, poi tornò a guardarla in quel modo, e le disse:
- E’ che… sono felice di averti conosciuta… e sono felice che tu stia qui…
Il cuore della ragazza si riempì di gioia nel sentire quelle parole, e gli rivolse un dolce sorriso anche lei, poi gli disse:
- Questo è il mio regalo di Natale…
Justin fu colpito da quelle belle parole della ragazza, rendendosi sempre più conto di volerle un gran bene. 
- E così vorresti dire che non apprezzi gli anellini?
Tornarono a ridere ripensando a quegli anellini che indossavano entrambi. 
- Scherzi? Credo che non me lo toglierò più! Ne sono innamorata!
 […]
L’amicizia tra Justin e Francis cresceva di giorno in giorno, e i litigi servirono solo a rafforzare il loro rapporto che cominciava lentamente a farsi sempre più serio e profondo, anche se nessuno dei due si sbilanciava mai oltre, forse per timore o forse per timidezza. 
Quando arrivò il 28 Dicembre, Francis lasciò casa Timberlake, per rincontrarsi con suo fratello Luigi per la premiere del film Step-Up, di cui lei si era occupata delle coreografie.
Durante quei giorni, i giornali di gossip parlavano di lei e Justin, ma i due non smentirono mai quelle voci che li vedevano ormai come coppia, ma nemmeno vi fu una conferma da parte di entrambi. 
Lasciarono andare le cose così come stavano andando, senza curarsi delle conseguenze. 
Il loro rapporto andava a gonfie vele, e Francis era davvero rinata accanto a lui, felice di poter contare sulla sua amicizia. 
Il momento del tour arrivò e i ragazzi partirono col primo spettacolo a San Diego, proprio dove Francis aveva iniziato la sua carriera militare, qualche anno prima. 
Fu subito un successo assoluto, con biglietti sempre tutti esauriti. 
La gente impazziva per Justin, per quello spettacolo tirato su dal ragazzo davvero favoloso, anche grazie alle coreografie di Francis, che continuava a starsene nella penombra di Ashley, che soddisfatta, continuava ad essere la prima ballerina indiscussa del cantante, che sembrava essere in perfetta sintonia con la ragazza. 
[…]
Intanto Francis cominciò a coltivare l’idea di aprire una propria scuola di ballo, così com’era il sogno di Emma, e così come era anche il suo. 
Ne stava lavorando assieme al suo agente, ma con gli impegni del tour, le pratiche andavano per le lunghe. 
Intanto si avvicinava la data del 7 Febbraio a New York, al leggendario Madison Square Garden, e quella sera… sarebbero state presenti tre spettatrici per eccezione: Nina, Mama Su e la piccola Ayana.

Ma rimandiamo questa parte al prossimo capitolo.
   
 
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