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Autore: Chesy    29/09/2014    2 recensioni
[...]"Sullo sfondo di una New York mondana e piena di sotterfugi, di club segreti e demoni impazziti, omicidi e brutali lotte, ci saranno anche i sorrisi e gli amori, il dolore e le storie di questi due protagonisti, e di tutti coloro che li circondano.
Perché, nonostante i ruoli capovolti, la storia cambiata e la linea temporale simile, il loro amore sboccerà ugualmente. E loro resteranno esattamente come sono, perché il passato li ha formati e resi ciò che adesso smuove le fondamenta di New York, ribaltando le Leggi e trasgredendo sempre alle regole che, da tempo, mantengono l’equilibrio dei mondi.
Benvenuti nel Mondo capovolto degli Shadowhunters."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ad _Alien_, che scrive talmente bene da far pensare ai disegni di Cassandra Jean, quando leggo i suoi scritti.
 
Magnus si è ripreso dalla ferita provocata dal demone Abaddon, Clary e Jace hanno appena scoperto di essere fratello e sorella e, soprattutto, di avere sangue angelico nelle vene, oltre a quello dei Licantropi. Simon è confuso dalla situazione, ma mantiene la calma e accetta il suo destino di Cacciatore: Valentine è scappato, dopo aver messo zizzania ed essersi servito di Hodge, mondano dotato di Vista, al quale aveva promesso di trasformare in Cacciatore se avesse collaborato. Ora, il Mondo Invisibile sa per certo che la minaccia non è sventata, ma tutto ciò è solo la quiete che precede la tempesta.
In mezzo al caos, qualcuno non perde tempo. E, nella notte, un campanello echeggia in una grande casa elegante….
 
 
 
E’ IL TUO PRIMO BACIO?

 
Se doveva essere sincero, il cognome “Lightwood” calzava su Alec come un guanto: non sapeva per qualche strano motivo ma, ora che lo conosceva, era certo che non ci fosse altro che gli potesse stare bene. Il nome, poi, era una vera chicca: il significato che entrambe le parole celavano, ricreavano nella sua mente la figura oramai conosciuta del ragazzo.
Conosciuta, beh, era una grossa parola per qualcuno che aveva visto ad una festa e con cui aveva fatto poco meno di due parole: e, soprattutto, con un personaggio che gli aveva salvato la vita ma che era stato bravo a defilarsi, ancor prima di sentirsi dire “grazie”.
Premette il dito contro il citofono, aspettando. Ripensò a quando, tempo addietro, qualcuno aveva fatto il nome del Sommo Stregone: Magnus, allora, si era immaginato la figura imponente di un uomo che sprizzava scintille dalle dita, e che metteva in fuga anche i più coraggiosi tra i Cacciatori. Una figura dalle lunghe corna e dagli occhi scintillanti, vestito in abiti eleganti e dai modi freddi e distaccati, dati dai secoli che gli pesavano sulle spalle.
Invece, aveva avuto a che fare con un ragazzo che sembrava un incrocio tra un lupo e…. uno che era caduto dal letto in una pila di vestiti vecchi. Era decisamente bello, anche il Marchio gli si addiceva: tuttavia, sembrava volersi nascondere sotto i capelli neri malamente tagliati e abiti che doveva aver rubato in un negozio dell’usato. Se Magnus avesse avuto carta bianca per cinque minuti, gli avrebbe rivoluzionato il guardaroba mettendoci la metà del tempo a disposizione.

-Chi è?-

La voce proveniente dall’apparecchio interruppe il filo dei suoi pensieri.

-Sono Magnus Bane, il Cacciatore.- disse con enfasi, sorridendo, come se il ragazzo lo potesse vedere.

Ci fu un attimo silenzio, poi il cancello si aprì e l’uomo ci mise poco a raggiungere la porta socchiusa dove, qualche sera prima, era andato con gli altri per risolvere il mistero dei due non-più-Mondani: non fece caso alla cancellata di ferro battuto che aveva appena varcato, forse perché quella sera non l’aveva proprio notata.
Allargò lo spiraglio, deluso dal fatto che nessuno lo stesse attendendo dall’uscio: sbirciò all’interno, notando una figura più alta che sembrava intrattenere una discussione con una sagoma più minuta. Quest’ultima aveva il volto imbronciato, i grandi occhiali che scivolavano sulla punta del naso: Alec abbozzò un sorriso, sollecitando il bambino, simile ad un gatto dal pelo arruffato, con un buffetto sulla spalla.
Quando lo sguardo dorato di Magnus incrociò quello blu dello Stregone, la sagoma era già svanita in una delle stanze che animavano la casa dei Lightwood.
Alec lo raggiunse, impacciato, grattandosi la nuca con le lunghe dita pallide: aveva le guance lievemente arrossate, una maglia scolorita e slargata, su jeans scuri che evidenziavano le lunghe gambe. Era scalzo e, stranamente, fu qualcosa che piacque molto a Magnus.

-Scusa, mettevo a letto mio fratello.-

In effetti non era proprio l’ora ideale per una visita, essendo oramai sera tardi.

-Come mai qui?- domandò, alzando le sopracciglia. –Hai avuto una ricaduta? Qualche problema? Se…-

-Stai tranquillo, sto bene.- lo chetò Magnus, allargando i palmi delle mani. –Ero venuto per ringraziarti.-

-Oh.- rimase immobile, incredulo. Come se fosse stato colto di sorpresa. –Ah….ehm…. figurati, io…vuoi entrare?-

Magnus sorrise, uno di quei risi sottili e magnetici, quelli maliziosi ma anche gentili: insomma, qualcosa che Alec non era abituato a vedere, soprattutto su qualcuno che parlava con lui. Ancora doveva realizzare di aver chiesto al Cacciatore se voleva entrare.
Una volta all’interno dell’abitazione, Magnus poté finalmente realizzare quanto fosse elegante e bella, forse troppo poco eccentrica e singolare per i suoi gusti, ma comunque squisita: davanti a lui c’era la scalinata in marmo dove, al piano di sopra, Isabelle aveva organizzato la festa, a sinistra l’ingresso ad una stanza non meglio identificata, mentre a destra c’era un divano in pelle, con quadri e finestre ampie, quasi fosse una sala d’attesa. In effetti, i mobili sembravano animale quello che pareva un corridoio, pronto a condurre in altre stanze sul fondo.
Alec gli fece cenno di seguirlo, andando verso sinistra, appunto: entrarono in un soggiorno, dotato di cucina a isola verso il fondo. Ora poteva osservarla chiaramente, senza angolazioni che rendevano tutto un mistero: i ripiani e il mobilio erano eleganti e moderni, una perfetta combinazione di legno grezzo e ripiani laccati, miscelati alla tinteggiatura di un tenue color pesca.
Magnus si sedette su una delle sedie poste vicino al tavolo che, unito ad un lavandino e ad un forno, formava parte dell’”isola” della cucina, appunto: intrecciò le dita e vi posò sopra il mento, osservando Alec mentre armeggiava con pentole e tazze.

-Ti va qualcosa? Un thè? Caffè?-

-Un thè, se lo prendi anche tu.-

Alec annuì, aprendo il rubinetto e mettendo l’acqua nel bollitore lucente: accese il gas, poggiandovi sopra l’oggetto ricolmo di liquido. Prese due tazze, e tutto il necessario per zuccherare la bevanda: mentre faceva tutto questo, però, Magnus lo osservava, affascinato, lo sguardo attento ad ogni più piccolo movimento.
Quando lo Stregone posò davanti a lui la tazza vuota, si rese conto che Alec stava ricambiando il suo sguardo: osservava il Cacciatore con quei suoi grandi occhi blu, lasciando che scivolassero sulla maglia dotata di zip che indossava e sui jeans attillati, racchiusi i stivali borchiati. Osservava il velo di trucco che portava, anche se, quando si erano incontrati, era abbastanza sicuro che non ce l’avesse, a parte un velo di matita.
Ma, come stesso gli diceva sua sorella, mettere un velo di matita corrispondeva al minimo indispensabile se non si voleva apparire totalmente indecenti a chi t’incontrava: tuttavia, doveva ammette che gli donava. In entrambi i casi, i suoi occhi risaltavano sulla carnagione e sembravano animati da una luce tutta loro.
Si schiarii la voce, rompendo il silenzio.

-Allora…. Ehm….- le guance di Alec si animarono di rosso, visibile anche sotto le scaglie perlacee. – Di cosa volevi parlarmi?-

- Volevo ringraziarti.- disse l’uomo, alzando un sopracciglio. –Non te l’avevo detto sulla porta?-

Le guance di Alec diventarono ancora più rosse, gli occhi si spalancarono e distolse lo sguardo da quello dorato per posarlo da qualche parte sul pavimento: sembrava un bambino colto in fragrante mentre trafugava dei biscotti.

-Giusto, io….- ma venne interrotto da un fischio penetrante.

Imprecando a fior di labbra, il ragazzo si voltò e prese ad armeggiare con la teiera in cui il contenuto, bollente, sembrava essersi animato proprio per tirarlo fuori dai guai: aprì il coperchio e vi mise l’infuso, il cui aroma iniziò ad aleggiare per la stanza, seguendo il flusso del vapore che usciva dalla punta del bollitore.

-Avresti potuto usare la magia e prenderlo da qualche parte.- osservò Magnus, alludendo al thè. Alzò lo sguardo e fissò Alec. –L’ho sentito dire da altri Nascosti, che di solito voi Stregoni prendete “in prestito le cose”. Non ti avrei detto nulla.- balenò un accenno di sorriso, quando chiuse la frase, ovviamente riferito al “rubare ai mondani usando un incanto”.

Non erano le Leggi ad affermare che era sbagliato usare la magia per tali scopi?

-Perché dovrei farlo?- sembrava sinceramente confuso.

-Ti saresti evitato tante noie inutili.-

-Non direi.- versò il contenuto nella tazza di Magnus, con aria concentrata. –Non avrebbe lo stesso sapore.-

Il profumo che proveniva dalla tazza sapeva di frutti di bosco: il vapore che usciva dalla bevanda sembrava nebbia che si alzava da un lago nero. Il Cacciatore osservò Alec mentre gli aggiungeva un po’ di zucchero e gli porgeva la coppa di ceramica, facendogli cenno di bere: l’uomo non se lo fece ripetere e, guardingo, assaggiò.
Lo Stregone sogghignò, quando l’espressione di Magnus cambiò: appoggiò il mento a una mano, prendendo con l’altra la sua tazza e sorseggiando, con tutta calma, il suo thè.

-Visto?-

In effetti, dovette ammetterlo: c’era una differenza abissale, tra il classico thè che si trovava nei locali da portar via e qualcosa fatto con tutta calma in casa. Oltretutto, si chiese com’era riuscito Alec ad azzeccare un gusto che gli piacesse –non era un amante del thè in generale, ed erano pochi quelli che stuzzicavano il suo palato-.

-Avevi ragione.- Magnus socchiuse gli occhi. –Ora sono due i favori che ho nei tuoi riguardi. Devo trovare il modo di ricambiare.-

Alec si passò una mano tra i capelli, scoprendo la fronte e facendo sì che le scaglie brillassero sotto la luce artificiale: rigirò la tazza tra le dita lunghe per un attimo, prima di parlare.

-Sei diverso da ciò che mi aspettavo.-

-Da uno Shadowhunter?-

-Da un Bane.- ammise.- E sì, anche da uno Shadowhunters.-

-Hai avuto modo di conoscere la mia famiglia.- non sembrava sorpreso. Ma la seconda affermazione lo portò ad inarcare un sopracciglio.

-Conosco e ho conosciuto alcune famiglie di Cacciatori.- affermò. –Tu sei diverso da loro….. non sembra che t’importi di cosa pensa il Conclave se porti i glitter o se parli con uno Stregone.-

-Solo per questo mi differenzio dagli altri Nephilim?- era una sfumatura maliziosa, quella nella sua voce?

-No.- e poi fu semplicemente schietto. –Ma mi piaci.-

-Ti piaccio?-

-In realtà, è stata Izzy a dirmi che ti piacevo.- stava facendo del suo meglio per non far tremare la voce. –E anche Jace. Quando sei venuto a cercarmi e hai trovato lui…. Solitamente, nessuno ci rimane male quando mia fratello sta sul vano della porta.-

-Dovrebbero, invece.- sbuffò, ma non sembrava seccato. –Porta guai, e io lo so. Mentre tu….su di te non leggo alcuna bugia, sei completamente smaliziato. E schietto. Il che mi….-

-Esci con me?-

-Appunto.- si sporse in avanti, la tazza semi-vuota che giaceva tra le dita, tiepida. –Perché vuoi uscire con me?-

-Perché c’è qualcosa in te….- lo osservò per un istante. –Tu non mi guardi come se fossi un mostro. Il che è strano, perché ad avere a che fare con uno Stregone hanno tutti la stessa reazione.-

Da come si soffermò sulla parola “mostro”, per Magnus fu facile notale la spolverata di disprezzo che depose sulla parola.

- Sei più umano di tanti altri.- tra le ciglia socchiuse, gli occhi splendettero di oro e verde. –Avere dei Marchi non ti dovrebbero etichettare automaticamente come tale.-

-Come le rune non dovrebbero designarti come un tipico Cacciatore ligio alle regole?-

-Touché.- sorrise, i tratti felini addolciti, gli occhi scintillanti come quelli dei gatti. –Che si fa, Lightwood?-

-Non saprei.- le iridi blu si puntarono sulla tazza, come se fosse il suo vero interlocutore. –Non sono pratico di appuntamenti: non ho mai neanche baciato nessuno… -

-Dici sul serio?- sembrava realmente stupito.

Alec alzò le spalle e prese la tazza vuota di entrambi: i suoi capelli neri come inchiostro sul viso bianco, gli occhi blu circondati dalle ciglia scure, che sembravano un tratto di matita atto a cerchiarle. Si voltò e le mise nel lavandino: Magnus si soffermò a scrutare la curva delle spalle, sotto la maglia, i tratti asciutti che doveva occultare.
Non ci pensò.
Semplicemente, non lo fece.

Si alzò, silenzioso come un gatto e pose le mani sul lavello, ai lati del corpo di Alec: lo superava di pochi centimetri in altezza ma, per il Cacciatore, era bello incontrare qualcuno che spiccava in alto rispetto alle persone comuni. Sentendo una lieve pressione alle spalle, Alec si voltò: sembrava un poco stupito, ma non disse nulla e fissò il viso di Magnus, gli occhi dorati e cerchiati dal trucco, la pelle liscia e cosparsa di rune e cicatrici.

-Al bacio possiamo facilmente porre rimedio.-

Ma, con sua enorme sorpresa, fu Alec ad avvicinarsi, colmando la distanza: dapprima posò le labbra su quelle di Magnus, in un casto bacio leggero come una foglia che si posa sulla superficie dell’acqua. Poi fu il Cacciatore a prendere il controllo, a fargli dischiudere le labbra, a cercare la lingua: una danza nella bocca, un bacio controllato ma urgente, qualcosa che fece sentire Alec felice ma nello stesso modo inadeguato. Come se, nonostante la sua età –non li dimostrava proprio 4oo anni – fosse strano che uno Stregone fosse vergine in ogni senso.
Eppure, ora che le labbra morbide di Magnus sfioravano le sue, e le succhiavano, si sentiva stranamente completo e la scheggia gelida dell’inadeguatezza evaporò quando quest’ultimo gli accarezzò la guancia, con i polpastrelli ruvidi ma delicati al tempo stesso. Alec fece passare le dita nei passanti dei jeans, attirandolo a se e facendolo lievemente inciampare: le loro figure si adattavano perfettamente, combaciavano come due metà della stessa conchiglia. Il Cacciatore era muscoloso, ma non in maniera eccessiva: era sottile e atletico allo stesso tempo, mentre rune e cicatrici s'intrecciava sulla sua pelle come una seconda veste.
Per quanto riguardava Alec, l'uomo dovette ammettere che lo Stregone non era proprio privo di muscoli: da quel che la sua mano libera poteva sentire, aveva due braccia forti, il busto muscoloso con un accenno di addominali e un bel fondoschiena tonico sotto gli stracci che portava.
Magnus si scostò lievemente, mantenendo sempre la figura dello Stregone schiacciata contro il lavello e i vari mobili che facevano da scomodo schienale: le labbra scintillarono, e in quel momento Alec si rese conto che aveva un’ombra di lucidalabbra ora, in parte, spalmato sulle sue. In effetti, la sua bocca aveva uno sfondo di fragola.

-Ora sei stato baciato.- disse l’uomo. –Mi accompagni alla porta?-

Alec annuì, sorridendo, il rosso come pittura sulle sue guance: fece strada al Cacciatore sino al pesante portone in legno scuro, anche se quest’ultimo sapeva benissimo dov’era l’uscita. Quando abbassò la maniglia e aprì, dinanzi a entrambi la soglia sembrò catapultarli in un mondo diverso ed estraneo: come se, dopo quel bacio, fossero stati entrambi in qualche posto precluso e tutto loro.
Magnus si voltò verso il ragazzo, facendogli l’occhiolino.

-Ci vediamo….- ma non finì la frase.

Qualcosa gli passò rapido sugli stivali, schizzando dentro casa: un batuffolo di pelo bianco e grigio scrutò il Cacciatore, mentre passava a fare le fusa tra le lunghe gambe di Alec. Quest’ultimo abbassò lo sguardo verso il micio, che si sedette, emettendo un miagolio fine.

-Oh, sei tornato.- il suo tono era tra il felice e l’ironico.

Si voltò verso la scala, mantenendo sempre la mano sulla porta, per impedirgli di chiudersi: non sembrava importargli del vento che entrava, freddo, smuovendogli i capelli e i vestiti.

-Max, so che sei sveglio.- disse, alzando solo di poco la voce. -Chairman Meow è tornato, dagli da mangiare.-

Così dicendo, forse capendo che avrebbe finalmente ricevuto le dovute attenzioni da qualcuno su dalla scala, il micetto saltò gli scalini, ben più alti di lui, in maniera un po’ goffa per un gatto: e come si poteva biasimare? Eppure, proprio in quel modo scoordinato di muoversi, si poteva ancora leggere una particolare grazia felina.
Quando la voce felice di suo fratello echeggiò per la scalinata, Alec tornò – finalmente – a rivolgersi a Magnus.

-E’ un buon segno.-

-Il fatto che il gatto sia tornato?-

-Già.- inclinò lievemente la testa di lato. –Motivo in più per uscire venerdì sera.-

-Perfetto.- sogghignò, i denti che formavano una perfetta mezzaluna bianca.

Ma prima che potesse andare, Alec lo reclamò –nuovamente – per se: allungò una mano e, prendendolo alla sprovvista, lo attirò verso di lui, baciandolo con foga, in maniera impacciata. Tutto quello che era e che il suo carattere trasmetteva, si poteva tranquillamente riassumere in quel bacio: eppure, per quanto le sue labbra fossero screpolate e ruvide, e la sua mano fredda contro la maglia, a Magnus piacque molto essere baciato dallo Stregone. Anche così, perché ne leggeva il vero io, nascosto sotto gli abiti slargati e i capelli arruffati.

-Ora è perfetto.- sussurrò Magnus a fior di labbra, prima che Alec potesse dire altro. –A venerdì.-

Poi, a malincuore, si voltò e scese gli scalini, voltandosi verso la porta di casa solo quando raggiunse il cancello: fece l’occhiolino allo Stregone, che ancora attendeva sulla soglia. Fece un mezzo sorriso – ma, stranamente, le sue labbra sembravano sempre un po’ girate all’insù -, scoccandogli un occhiolino con il suo sguardo dolce e malizioso, e i suoi strani occhi da gatto.
Alec si adagiò allo stipite, passandosi le dita sulle labbra screpolate, ma rivestite da un leggero strato di lucidalabbra: sorrise debolmente, il sangue che gli cantava nelle vene come musica.
 


Lo Stregatto Parla.
E’ stato veramente, veramente, veramente difficile scrivere questo capitolo. Sembra facile invertire i ruoli in una storia già scritta, eppure c’è sempre da tenere in conto i caratteri originali dei personaggi e tutto, alla fine, si complica: ho trovato la traduzione del “Primo bacio” qualche mese fa su Shadowhunters.it e, visto che non ci sono altre scene Malec in CoB ho optato per questa. Ho dovuto modificarlo radicalmente, ma spero vi piaccia comunque ^^
Magari, tra gli extra alla fine del racconto, scrivo la scena della guarigione di Alec e della magia di Magnus, oltre che il loro primo appuntamento (per quest’ultimo c’è però da aspettare The Bane Chronicles).
Che altro dire? Dovrei essere quella che posta più in fretta, essendo sempre a casa e non avendo da studiare per l’uni/scuola: eppure mi faccio sempre attendere, forse perché mi dedico troppo ad altro. Al momento, devo anche mettermi sotto con il cosplay per Lucca e il ricamo della Geisha, oltre che lo spettacolo teatrale *sigh*.
Ma a voi non interessa *ride* :3
Ringrazio chi ha messo la storia tra le preferite/seguite e chi ha recensito lo scorso capitolo: v’invito a leggere “C/0” una storiella che ho scritto e che potete trovare sul mio profilo. Sono particolarmente legata a quella shot, forse perché ho dato sfogo al mio lato malinconico/erotico (anche se su quest’ultimo punto ci sarebbe da dubitare *ride*).
Okay, credo sia tutto. Ah, liberi di criticare, se qualcosa non vi torna: io non mi offendo :3
Al prossimo capitolo, con….CoA!
  
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