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Autore: binca    29/09/2014    4 recensioni
Non sempre è bello sapere quello che le persone cercano di tenere nascosto.
Non sempre le persone sono cattive, violente per loro scelta, molte volte succede anche per il semplice fatto che da piccoli cresciamo con questo insegnamento.
Leonardo è un ragazzo con grossi problemi famigliari, stuprato quando era piccolo non ha più interesse per la vita. Passa le sue giornate a drogarsi, ad ubriacarsi venendo costretto a prendersi cura dei fratelli più piccoli che hanno solo lui come punto di riferimento, ma cosa succederà quando Alessia, ragazza tranquilla e che crede ancora nel vero amore, entrerà a far parte della sua vita?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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CIAO A TUTTI
ECCOCI QUI CON IL NUOVO CAPITOLO ^^
SPERO VI PIACCIA!




 
CAPITOLO VENTICINQUE
 
Spaventata guardavo Marco dormire pacifico nel suo letto.
Dopo che la ragazza misteriosa mi aveva detto quella frase, avevo cercato di richiamarla, constatando che aveva spento il cellulare. Nonostante questo però, ciò che davvero mi preoccupava era la reazione che aveva avuto Leonardo.
Mi rendevo conto che la chiamata con suo padre aveva fatto scattare qualcosa in lui e le parole della ragazza mi avevano messa in allerta, quando glie l’avevo detto si era spaventata, ma allora perché non aveva voluto darmi altre informazioni?
Speravo con tutto il mio cuore che non avesse nessuna intenzione di tornare a drogarsi, ma qualcosa nella mia testa mi diceva che molto probabilmente lo avrebbe fatto da un momento all'altro.
«Marco…» mormorai dopo un po' scuotendo il bambino che mi guardò con i suoi grandi occhioni.
«Che succede?»
«Sai per caso dove va Leo quando è triste?» Domandai incerta, mentre il piccolo si metteva a sedere tutto d'un colpo.
«Mi vuoi dire che cos'è successo?»
«Hem...»
«Ale dai, prima te l'ho chiesto e non mi hai, è mio fratello e io non ho tre anni».
Annuii incerta. Non sapevo se dirgli quello che mi passava per la testa fosse giusto, ma se volevo avere una possibilità di ritrovare colui che era ancora il mio ragazzo, dovevo parlare con Marco.
«Credo che abbia parlato con il tuo papà...» mormorai incerta, mentre gli occhi del bambino se possibile si ingrandivano ancora di più, lasciandomi perplessa.
«Devi trovarlo..» fu l'unica cosa che fu in grado di rispondermi anche lui, mentre io lo guardavo ad occhi sgranati. C’era qualcosa che non andava.
Qualcosa che la mia salvatrice e il piccolo sapevano.
Qualcosa che a me ancora non era chiaro.
«Marco, perchè devo trovarlo?»
«Perchè se no succederà qualcosa di brutto...»
«Brutto in che senso?»
«Non lo so, è sempre diverso, ma poi tutti piangono».
«Tutti chi?» Domandai sempre più confusa, mentre il bimbo con sguardo terrorizzato si accoccolava fra le mie braccia.
«La mamma, io, Leo. Ti prego Ale, devi trovarlo prima che succeda».
A quelle parole sospirai, decisa a fare come mi era stato detto.
«Ascoltami bene adesso» esclamai con una voce talmente incerta che il non si azzardò ad aprire bocca.
«Cosa c'è? »
«Adesso tu vai da Mara e stai buono da lei, ma promettimi che non gli dici dove sto andando e nemmeno cosa e successo ok?»
«Si... » sussurrò, mentre io correvo verso la stazione dei Taxi che fortunatamente si trovava a soli dieci minuti dal villaggio vacanza.
 
***
 
Ero spaventata.
Molto più spaventata di quanto non lo fossi già venti minuti prima.
Eppure, gli occhi di Marco mi avevano fatto capire chiaramente che c'era qualcosa che non andava e così, mi ero decisa a seguire l'unica pista che avevo.
Il bambino aveva detto che tutti piangevano e probabilmente, almeno per come la pensavo io, se qualcuno doveva piangere c'era bisogno di trovarsi qualcuno davanti e per questo ero più che convinta che Leonardo stesse andando da sua mamma. Non sapevo ne se tale intuizione fosse giusta, ne il perché Leo avrebbe dovuto recarsi nel piccolo appartamento, ma fare una prova non costava niente.
«Signorina è sicura di avere abbastanza soldi?»  Domandò il tassista dopo un po'.
«Duecento euro bastano che dice?» Risposi a denti stretti, sventolandogli davanti le quattro banconote da cinquanta che fortunatamente avevo in portafoglio.
«Si credo di si..» mormorò in risposta prima di far ricadere nella macchina un silenzio tombale.
Impaurita e infreddolita continuavo a guardare fuori dal finestrino con le lacrime agli occhi.
La mia vita stava andando a rotoli.
Lorenzo che rischiava di morire, un ragazzo drogato, un bambino che subiva maltrattamenti e chi sa che cosa, non sapevo quanto sarei riuscita a reggere ancora. Quando quell’estate ero partita per la Sardegna, ero convinta di trascorrere una stagione tranquilla, fra drink alla frutta, sdraio, balli serali e qualche bagno notturno, sicuramente non mi aspettavo di dovermi preoccupare di così tante cose.
Stavo ancora ragionando su ciò quando la macchina si fermò davanti alla casa gialla che ormai conoscevo da tempo.
A velocità supersonica scesi dal taxi, pagai l'uomo che mi fece un sorriso cordiale e poi corsi fino alla porta rendendomi conto che era aperta.
Così, con il cuore in gola cominciai a fare i gradini due a due prima di ritrovarmi davanti alla porta della soffitta con i battiti un po' troppo accelerati.
 
***
 
Immobile osservai la scena davanti a me senza riuscire a muovere neanche un muscolo. Nascosta dietro un grosso armadio, appoggiato sul pianerottolo davanti all’uscita, con il cuore in gola, le lacrime agli occhi, le gambe molli e la testa leggera.
«Mamma, mamma! Svegliati! Non lo farò più! Te lo giuro! Mamma!» Urlò Leonardo facendomi rabbrividire.
Dentro di me sapevo che non avrei mai dimenticato quel giorno, sua mamma per terra inerme, la mia paura che fosse morta e le mie lacrime che scendevano tutt'altro che silenziose nascoste solo dai singhiozzi di Leonardo molto più forti e vicini dei miei.
Ero terrorizzata.
Nonostante Leo l'implorasse, lei restava svenuta sul pavimento. Guardai quello che era il mio ragazzo con occhi velati abbassarsi anche lui in lacrime e scioccato tentare di rianimare la donna, mentre dalla sua bocca uscivano le stesse parole ormai da qualche minuto
«Non lo farò più, non voglio più quei soldi. Per favore, alzati!»
Sentendolo pronunciare quelle parole, tutti i tasselli cominciavano a tornare al loro posto.
Non riuscivo a credere a quello che aveva fatto! Non riuscivo a credere che fosse arrivato al punto di picchiare sua madre.
Ecco che cosa intendeva Marco quando mi aveva detto che ogni volta succedeva qualcosa di brutto. Ecco perché nei suoi occhi avevo scorto tutta quella paura.
Probabilmente, per l'ennesima volta Leonardo le aveva chiesto del denaro per bucarsi o chi sa cosa, giurandole che sarebbe stato l'ultimo buco, l'ultimo tiro. Solo in quel momento mi rendevo conto che lei sapeva, che quel pomeriggio quando io le avevo detto quella frase lei sapeva già tutto. Aveva fatto finta di niente, forse per non ammettere a se stessa che suo figlio era un drogato, forse perché non voleva problemi.
Incapace di fare un passo per aiutarla, con la sola idea in testa di non farmi vedere assolutamente dal mio ragazzo, mi rannicchiai ancora di più addosso all’armadio cercando di costruire la vicenda.
Era diventata ormai un'abitudine chiederle soldi per la droga.
Davanti ai miei occhi vedevo la scena che probabilmente si era svolta in quella casa pochi minuti prima.
Leonardo che le chiedeva dei soldi.
Il  "no" disperato di sua madre che aveva mandato il ragazzo su tutte le furie e il fatto che non fosse stato più in grado di controllarsi, di fermarsi.
Forse o meglio sicuramente le aveva dato due schiaffi con tutta la forza che aveva, proprio come aveva tentato di fare con Marco quando era arrabbiato, facendola svenire e con quell'idea lo vidi uscire correndo da quella casa dove vivevano in cinque!
Non che fosse brutta si intende, ma vivere in cinque se non addirittura sei in tre stanze con addirittura un gatto e un criceto, lo trovavo assurdo.
Sempre immobile mi avvicinai alla signora ancora stesa sul pavimento per controllare che fosse ancora viva e che non avesse gravi danni o altro facendo un sospiro di sollievo una volta accertatami di ciò.
Se non sbagliavo, come avevo già pensato pochi minuti prima, era a quello che si riferiva Marco e ciò significava che non era la prima volta che succedeva.
Terrorizzata dal sapere la verità presi un bicchiere d'acqua fredda e glie lo lanciai in viso facendo tossire la donna che mi guardò ad occhi sgranati. Forse quella non era stata l’idea migliore, ma era pure la prima cosa sensata da fare che mi era venuta in mente.
«G..Grazie... » mormorò la donna di fronte a me guardandomi con occhi velati di lacrime.
«Non c'è di che…»
«Sai, non credevo che avesse portato anche te, normalmente quando succede così preferisce stare da solo…»
«Infatti non sono venuto con lui, ma ho messo assieme alcune informazioni ed eccomi qui». Sussurrai, constatando che allora avevo ragione io, quella non era la prima volta che succedeva.
«Capisco, comunque mi dispiace per come mi sono comportata questa mattina».
«Non si preoccupi signora, io credevo non lo sapesse...» mormorai incerta, mentre lei scuoteva la testa contrariata. Se non altro sembrava non ci fosse nessun danno celebrale, nel momento esatto in cui le si erano aperti gli occhi, aveva iniziato ad essere attiva.
«Beh, è un po' difficile non saperlo quando mi chiede soldi almeno una volta al mese».
«Succede solo una volta?» Chiesi incerta. Mi pareva strano, se veramente era un tossico dipendente avrebbe dovuto chiedere soldi un giorno si e uno no come minimo, soprattutto pensando alla misera pega che prendeva dal padre di Mara.
«Una volta al mese gli vengono questi attacchi e diventa un'altra persona, ma non sono mai riuscita a capire il perchè».
Annuii, forse io un'idea in testa ce l'avevo.
«Se le dicessi che centra suo marito lei cosa mi risponderebbe?» Domandai cautamente. sperando di non averla offesa o chi sa cos'altro.
«Dico che potrebbe essere possibile».
«Dice davvero?» Dissi saltando in piedi, mentre lei annuiva non del tutto convinta.
«Si insomma, se la sentirebbe di parlarmene?» Tentai ancora dopo qualche minuto di totale silenzio, sapendo benissimo che stavo toccando un tasto pericoloso.
«Hai evitato che i miei figli più piccoli mi vedessero in questa situazione, direi che te lo devo».
Annuii e mi sedetti nuovamente sul divano\letto vicino a lei pronta per sentire quello che stavo cercando di scoprire da tutta un'estate.
«Vedi Alessia, c'è stato un periodo in cui il mio ex marito se ne è andato» mormorò posando lo sguardo sul pavimento, in modo tale che non potessi guardarla negli occhi.
«In che senso? »
«Nel senso che da quando ci siamo messi insieme, non ha fatto altro che andarsene ogni volta che io partorivo, lo ha fatto con la nascita di Leonardo, poi con quella di Marco e avanti così».
«Intende dire che se ne andava e poi ritornava?» Domandai confusa, mentre la donna annuiva.
«Esattamente, nonostante ciò però, la vera separazione c'è stata con la nascita di Filippo».
«Non di Fabio?» Chiesi incerta dato che il piccolino di casa era Feda e non Fili.
«N.. no... » mormorò parecchio sulle spine facendomi annuire.
C'era qualcosa sotto e lo capivo, ma già il fatto che mi stesse raccontando di suo marito mi bastava.
Non volevo esagerare, già me ne rendevo conto, quello era un grosso passo avanti.
«Allora stavo dicendo, Leonardo fin da piccolo ha sempre visto mio marito come un eroe. Voleva essere esattamente come lui, cioè, un bell'uomo con tanto fascino e sempre accerchiato da amici e belle ragazze».
«Descritto così non mi sembra una cattiva persona» esclamai convinta, mentre la signora scuoteva la testa.
«Mi dispiace dissuaderti Alessia, ma le sue amiche erano per lo più prostitute».
«Ah…»  sussurrai incerta lasciandola proseguire.
«Mio marito amava apparire, ricordo che possedeva una macchina sportiva molto appariscente: tutto ciò che un ragazzino desidera avere da grande. Leonardo si sforzava di essere come lui, ma avevano due caratteri troppo diversi. Lui era così esplosivo nella sua spontaneità con tutti, e Leonardo così riservato; per me era uno sforzo riuscire a capirlo».
«Uno l'opposto dell'altro insomma?»
«Possiamo dire che di carattere, il mio ex assomiglia molto a Marco».
«Si però so che di aspetto è uguale a Leonardo».
«Oh si, uguali in tutto e per tutto come due gocce d'acqua!»
«Si me lo avevano detto, dopo che successe?».
«Beh ricordo così bene come ne parlava, come si comportava quando parlava di lui. Io non so cosa ci fosse fra di loro, ma sicuramente qualcosa di morboso. Non faceva altro che parlare di suo padre e si chiudevano ore a giocare da soli in camera. Crescendo però è cambiato qualcosa. Dentro di lui c'era sempre quella brama di voler essere come gli altri, poiché si sentivi profondamente diverso. C'era costantemente quella penombra che lo perseguitava, un'ombra che cercava di soffocare con tutte le sue forze! Credo che si ricordasse di un passato molto più lontano, durante la sua adolescenza, un passato che lo portava all'affannosa ricerca di essere come gli altri e che lo aveva condotto ad una trappola quasi perfetta, che avrebbe segnato la sua vita».
«E poi?»
«E poi è successo che se ne è andato e io ho convinto Leonardo ad andare a scuola in un paese poco lontano da qui per allontanarlo dai pettegolezzi che ormai erano sulle bocche di tutti».
Annuii seguendo attentamente ogni suo movimento.
«Successivamente ha trovato un amico fantastico e successivamente una ragazza con cui è stato per qualche mese quest’anno».
«L’amico era Lorenzo?» Chiesi incerta, mentre lei annuiva.
Ero incerta, se Leo aveva avuto una ragazza significava che ce l’aveva avuta mente io ero a Verona, ma come mai io non ne sapevo niente?
«Si, comunque ora ho sonno. Se non ti dispiace vorrei andare a dormire».
«Si ok…ho solo un’ultima domanda, lei crede che sia stato con l’allontanamento di suo marito che Leo ha iniziato a drogarsi?»
«Ne sono più che convinta…»  Sussurrò cogliendomi di sorpresa.

 
CIAOOOO
ALLORA COSA NE PESATE DEL CAPITOLO
FATEMI SAPERE:D!
  
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