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Autore: IMmatura    29/09/2014    1 recensioni
Sulle note di Pezzali, un viaggio a ritroso in una storia d'amore mai nata, o forse solo in attesa del momento giusto per sbocciare...
Dal testo:"Avevo di recente scoperto che aggrovigliare i capelli ad una ragazza non era un buon metodo di interazione sociale. Il più delle volte generava strilletti incontrollati del tipo “Ihhhh! La messa in piega!”.
Però i tuoi erano una specie di irresistibile gomitolo, per cui alla fine dovetti per forza toccarne almeno una ciocca. La presi tra due dita e la ricondussi lentamente dietro il tuo orecchio. Un rossore delicato sulla tua guancia umida.
-Ma...stavi piangendo?-"
[Partecipa al contest "Una canzone d'amore" indetto da corrienonfermarti sul forum di EFP]
[Nota: la "confusione" tra PROLOGO ed EPILOGO è voluta.]
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO 3

Luglio 2008

Con Giulia finì, appena dopo gli esami. Lei partiva, per frequentare l’università all’estero, e io non avevo mai creduto alle storie a distanza. Semplicemente smettemmo di vederci e sentirci, con una specie di tacito accordo che mi lasciò l’amaro in bocca. un amaro che sfogai senza pietà su di te, quando venisti a condividere con me i tuoi progetti. Solo una volta, nella mia vita, ho meritato davvero l’appellativo di stronzo, e fu in quel momento.

-Vado a Roma, li c’è un’ottima facoltà, così potrò specializzarmi in fretta e dopo il TFA...-

-Spiegami che cazzo devi farci con una laurea in lettere antiche!-

Sgranasti gli occhi, sorpresa. Me ne avevi già parlato, del tuo progetto di diventare un’insegnante. Di solito, per gioco, ti prendevo per le spalle gridando “Salvini, esci da questo corpo!” o cose simili. Tuttavia volevi mostrarti forte. La tua decisione era sentita nel profondo, e l’avresti difesa.

-Forse insegnare lettere antiche? Tu che dici?-

-Non prendermi per cretino. Lo sai che non ci vedremo più? Lo sai?- faceva male. Non capivo nemmeno perchè, ma faceva ancor più male, mentre lo dicevo. Mi sentivo abbandonato due volte, come un bambino che vuole essere libero, ma allo stesso tempo non riesce a rinunciare alla voglia di sentirsi al centro delle attenzioni di qualcuno.

-Ma che dici, ovvio che ci sentiremo, e ci vedremo alle vacanze...- sembravi quasi felice.

Come una scossa. Realizzai tutto così, con una versione dolorosa di un lampo di genio. Io ti piacevo. Non solo come amico. La nostra non era mai stata amicizia. Quindi per questo mi stavi abbandonando anche tu. Fui un vigliacco, egoista e vendicativo. Decisi di far impallidire il tuo volto, arrossato di tenerezza, e far spegnere il tuo sorriso. Volevo piangessi, quella volta. Perdonami, lo volevo davvero.

Ti urlai in faccia che erano tutte balle, che ci saremmo persi di vista come sempre accade in quei casi, che avresti avuto troppo da fare per occuparti di altro che non fosse il tuo stramaledetto latino. Che eri solo una stronza che metteva sempre una stupida lingua morta davanti alle persone. Ti rinfacciai di aver trovato il tempo di infilarmi in testa ogni stramaledetto paradigma, ma non di dirmi che, in realtà, volevi solo essere portata a letto.

Una sberla. Meritatissima, mi sento di aggiungere, con la saggezza di oggi.

Poi, come sempre, parole che mi dimostrarono quanto fossi più matura di me.

-Dovrei rinunciare al mio futuro perché tu hai ancora bisogno della bambinaia? Si, mi piacevi e mi sei sempre piaciuto, ma non ho mai agito con un secondo fine. Tutto quello che ho fatto, l’ho fatto per affetto sincero. Ho capito che mi piaceva insegnare proprio a furia di provare ad infilare cose in quella tua testa vuota! Mi hai aiutato a capire cosa volevo davvero e ho cercato di ricambiare...ma evidentemente mi sbagliavo. Pensavo di volere un rapporto con te, ma al momento non voglio vedere mai più la tua faccia in vita mia!-

Era così. Tu avevi capito tutto dall’inizio, compreso qual era il tuo posto nel puzzle. Io invece giravo ancora come un cane sciolto, mi sentivo in balia dell’incertezza e me la prendevo con te per questo. Ti costrinsi a ripeterlo stringendoti tra me e il muro, e strappandoti a forza un bacio amaro. Ringhiai persino qualcosa, nel farlo, per darmi un tono. Qualcosa tipo “E allora, non mi dai nemmeno un bacetto di addio?”

 

 


 

“...il bello è proprio riuscire a mettere ordine, a far stare bene tutti i pezzi, trovare il loro posto nel puzzle...”

  
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