X)
Il Drago
Oscuro e
Non aveva più
il controllo di se.
Aveva
liberato la bestia che albergava in lui per non avere alcun freno e combattere
al meglio.
Aveva anche
preso tutte le precauzioni per non ferire le sue sorelle ed i due umani che
erano assieme a loro.
Edo ora era
lì, immobile, perso nella sua stessa Oscurità, mentre ciò che teneva celato
dentro di se agiva come meglio voleva, senza che qualcuno lo potesse
fermare.
Ogni tanto
sembrava che qualcosa volesse giungere alle sue orecchie, ma qualsiasi parola
veniva soffocata dalle Tenebre.
Si sentiva
intorpidito, come se quello stato lo avesse condotto in un dormiveglia profondo,
dal quale non riusciva a svegliarsi.
Improvvisamente
una luce balenò in quella marea nera, accecandolo.
Da dove
poteva provenire tutta quella luce?
?: Mi
hai deluso ragazzo mio, non pensavo che ti saresti lasciato catturare
dall’Oscurità pur di raggiungere il tuo
scopo.
Giuseppe: Chi… chi sei? Di chi è questa
voce?
?: Io
sono ciò da cui sei nato, la creatura dalla quale hai ereditato i tuoi
poteri.
Giuseppe: Bahamut? Il Signore dei
Draghi?
Bahamut: Esatto. L’Oscurità aveva preso pieno controllo sul tuo
essere, rendendoti sordo ad ogni mio
richiamo.
Il ragazzo
non riusciva a vedere la creatura. Probabilmente quella che sentiva era solo la
sua voce, trasportata fino alla sua mente per telepatia.
Ma la voce
era più che sufficiente per comprendere la maestosità del
dragone.
Si trattava
di un essere di livello superiore a qualsiasi creatura, questo era
certo.
Giuseppe: Come mai sei qui?
Bahamut: L’Oscurità. Non deve essere lei a soggiogarti. Devi essere
tu a manipolarla. Se le Tenebre ti inghiottissero del tutto non saresti più
quello che sei.
Giuseppe:
Però io appartengo alle Tenebre, sono una creatura Oscura, prima o poi
accadrà e…
Bahamut: Non
puoi permetterlo. Non lasciare che Tenebras ti abbindoli offrendoti il suo
potere. Anche se sei un’Ombra ricorda che in un’ombra c’è sempre Luce, non solo
Tenebre.
Giuseppe: Io
però… non sono come te. Non c’è abbastanza Luce in
me…
Bahamut: A
chi credi appartenga questa Luce?
Giuseppe: Come?
Bahamut: La
tua terza sorella ha liberato
Giuseppe non
sapeva cosa dire.
Possibile che
quel piccolo scarto di Luce che cercava di proteggere potesse illuminare quella
densa Oscurità?
Bahamut: Ora
stà a te scegliere cosa fare. Decidi se seguire le Tenebre e servire Tenebras o
combattere per
Giuseppe: Una
decisione da seguire in eterno…
Bahamut: Non
è detto. Tu ti senti imperfetto perché sei immortale, ma sappi che puoi
diventare un umano in tutto e per tutto, pur mantenendo i tuoi
poteri.
Giuseppe:
Cosa? Come posso fare per diventare
umano?
Bahamut: Lo
saprai al momento opportuno. Dopo questa battaglia saprai quale strada dovrai
percorrere. Non sarà semplice, ma puoi farcela. Ricorda soprattutto questo:
Bahamut e Leviathan sono una grande squadra, ma Bahamut e
Improvvisamente
le Tenebre iniziarono a propagarsi di nuovo attorno al ragazzo, senza però
oscurare del tutto
?: Non
dargli ascolto figlio mio,
Giuseppe: Questa voce… Tu… tu sei…
Tenebras?
Tenebras: Si,
figlio mio. Ascoltami, segui tuo padre. Se lo farai avrai il pieno controllo
sull’Oscurità ed avrai ogni libertà che vorrai. Niente e nessuno potrà
ostacolarti.
Giuseppe non
sapeva cosa fare, né a chi dare ascolto.
Tenebras non
era un’entità preesistente, era semplicemente l’incarnazione dell’Oscurità.
Della sua Oscurità, quella dalla quale fu
creato.
Bahamut
invece era ciò dal quale aveva ereditato tutto. Curiosità, potenza, senso di
giustizia e via dicendo. L’unica differenza con Tenebras era che Bahamut non era
mai entrato in contatto con lui prima, né pretendeva di essere suo padre, cosa
che invece Tenebras sottolineava ad ogni occasione chiamandolo
figlio.
Giuseppe: Cosa… cosa
devo fare?
Bahamut: Stà
a te decidere. La vera libertà è poter scegliere tra Luce e Tenebre, così come
si ha il vero potere solo quando si può decidere se fare del bene o del
male.
Quelle parole
furono quelle che finalmente convinsero il ragazzo a
scegliere.
Era libero di
seguire ciò che voleva, senza dover tener conto di
nessuno.
Giuseppe: …
Ho deciso.
Il ragazzo
chiuse gli occhi, lasciando che le Tenebre penetrassero nel suo
corpo.
Quando li
riaprì aveva tra le braccia Suigintou. Al suo fianco Suiseiseki, visibilmente
preoccupata per la bambola alata.
Giuseppe la
porse delicatamente alla giardiniera, quindi fece riapparire Bahamut
Tear.
Giuseppe:
Come stà?
Suiseiseki:
Per fortuna è solo svenuta desu. Sai che stavi per mangiartela
desu?
Giuseppe:
Grazie per avermi fermato. Ma voi non dovevate rimanere nella
barriera?
Suiseiseki:
Ma rischiavi di colpire il tuo albero desu!
Giuseppe: Non
aveva importanza. Quella barriera funge anche da N-Field. Se mi fosse successo
qualcosa sareste tornati tutti a casa vostra.
Suigintou si
risvegliò in quel momento, guardandosi attorno sorrise
soddisfatta.
Suigintou:
Ce… ce l’abbiamo fatta allora…
Giuseppe:
Scusami per quello che ho fatto sorellina. Ora però raggiungete gli altri. È
giunta l’ora di finire questa battaglia. Ma prima…
Tenebras:
Allora, cosa hai scelto?
Giuseppe: Ti
interessa così tanto saperlo?
Il ragazzo si
alzò, rimanendo però di spalle alla creatura incappucciata che gli era dietro,
mentre la bambola indietreggiò, spaventata da quell’apparizione
improvvisa.
Tenebras:
Ovviamente. Una creatura del tuo calibro non è adatta alle fila della Luce. Le
Tenebre ti si addicono di più.
Giuseppe:
Allora perché non ne discuti con il mio fratellino?
Tenebras:
Come?
Giuseppe:
Fenice!
Giuseppe fece
apparire una seconda spada.
Questa aveva
un’elsa raffigurante una fenice rossa al cui centro era incastonata una sfera
rossa dalle venature bianche, mentre la lama, molto più sottile dell’altra, era
ancora una volta tinta di due colori, la parte esterna bianca, mentre l’interna
rossa.
Tenebras:
Cosa significa?
Lo spadaccino
si voltò di scatto, piantando la spada nel corpo
dell’entità.
Giuseppe: Io
sono una creatura Oscura, ma ho rinnegato ciò che le Tenebre nascondono sotto il
loro manto nero. Mi dispiace per te, ma io sono nato da Bahamut, ed anche se
sono la sua antitesi condivido la sua stessa opinione e saggezza. Non ho alcun
bisogno di te, né del tuo potere. Puoi sparire per quanto mi
riguarda.
Giuseppe
colpì Tenebras con lo spadone, dissolvendolo.
Finalmente si
era liberato del tormento che lo attanagliava da sempre.
Suiseiseki:
C- cos’era quello desu?
Giuseppe: Io
sono nato da un’Oscurità pura, alla quale solo successivamente è stata data un
po’ di Luce. Da quell’Oscurità è nato Tenebras, che rappresenta ciò che ho
rinnegato delle Tenebre e tutto ciò che ha comportato la mia immortalità. Lui…
era il mio eterno tormento.
Laplace uscì
allo scoperto assieme a Kirakishou, applaudendo il gesto dello
spadaccino.
Laplace: I
miei complimenti, non è da tutti liberarsi dei propri demoni con tanta abilità.
Ora, se permetti, riprenderei il combattimento da dove eravamo
rimasti…
Giuseppe:
Come desideri. Suiseiseki, porta Suigintou nella barriera, e non ammetto
discussioni.
Le due
bambole raggiunsero la barriera, che le lasciò entrare senza
problemi.
Il ragazzo
intanto si rivolse alla sua seconda spada e disse.
Giuseppe:
Allora, sei pronto fratellino? Dimostriamo che
Laplace:
Allora, intendi richiamare di nuovo la bestia che è dentro di
te?
Lo spadaccino
scosse il capo, sorridendo ironicamente.
Liberare un
dragone non era l’unico modo che aveva per diventare più
forte.
Giuseppe: No,
intendo perfezionarla e controllarla. Il dragone da solo non è completo, perciò
sarà la fenice a dargli ciò che gli manca ed a portarlo sulla retta
via.